venerdì 22 aprile 2011

A ROSA LUXEMBURG


Donna, il 1916 
ti vide, ciarliero, 
rinchiusa in un carcere 
perché rivoltavi 
il bello ed il brutto 
delle menti tedesche. 
Contro la guerra urlavi 
il tuo desiderio di pace. 
Contro i signori gridavi 
il tuo amore per i poveri. 
Allarme nei salotti 
della borghesia teutonica: 
il partito dei lavoratori 
cresce sempre più! 
Invecchiavi mestamente 
chiusa in una piccola cella 
conservando il magico equilibrio 
di quando fanciulla vagavi 
con le amiche nei prati. 
Appena uscita, 
fierezza e determinazione 
furon le tue compagne. 
Non più apatici secondini 
ad ascoltare i tuoi piani, 
non più clandestini volantini 
svolazzanti dalle sbarre. 
Sembrava l’ora buona. 
Ma non c’era ancora posto 
per i sogni di Spartaco 
in questa terra desolata. 
La rivolta, scoppiata a mezz’aria, 
fu vinta. 
Tempi duri, e grigi, 
per i poveri in Germania.  
Tu, anima, 
Rosa rossa, 
infiammatrice di pensieri 
ed azioni rivoluzionarie, 
fosti subito catturata 
con l’amico Karl, 
gentiluomo comunista, 
dai guardiani del terrore. 
Entravate ed uscivate 
dai comandi di polizia 
di tutta quanta Berlino.  
Su di una gradinata 
dopo l’ultima tortura 
un calcio di fucile 
calato con stupida violenza 
sulla tua nuca velata 
ti spezzò in testa gli ultimi pensieri. 
Poi la corsa, su di una carrozza. 
Velocemente sale un sordido ufficiale, 
la sua pistola  ti è già alla tempia. 
“Vi prego, non sparate” 
sussurrasti riversa. 
Piombo sordo 
colorò di rosso 
la tua morbida guancia. 
Si fermò la carrozza 
sopra l’ultimo ponte. 
Soldati, 
soltanto soldati 
ti presero il corpo. 
Lo accolsero inquiete 
le acque dello Sprea. 
Ritorni il tuo spirito 
a rincorrere ancora 
con tutti gli oppressi 
benedetti dalla terra pace e libertà, 
pace e libertà diverse. 
 
 flavio marcolini, 1991

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