Si può finalmente leggere sulle pagine della rivista “Filigrane” un'ampia anticipazione de “La locanda al Pas dj Còrf”, il magnifico poema tuttora inedito di oltre mille versi, per lo più decasillabi e settenari, scritti interamente in dialetto bresciano, da Bilizì de Serét, pseudonimo che si è scelto (il perché chiedetelo a lui) il nostro Carlo Filippini per questo suo esordio letterario.
“Nato a Calcinato nel 1952 in una cascina di contadini poco distante dal Chiese” si legge nella nota biografica, con riferimento alla venusta località Cerreto, che come una bella sconosciuta s’addorme in riva al fiume, appunto.
Brioso e avvincente è lo stile dell’opera, pazientemente bulinato
nell’arco di trent’anni. Ambientata nel secondo dopoguerra, essa narra tre
intriganti giornate di un curioso narratore che approda ad una località remota,
il Passo dei Corvi appunto, sulle colline moreniche dell'entroterra
gardesano, catapultato in una serie di avventure mozzafiato. In
particolare, egli si ritrova invischiato nell’innocente tresca di due giovani,
Sbrilì e Malina, reciprocamente infatuati e animati da una prorompente
vitalità. In uno scambio di ruoli ingenuo e insieme audace, la coppia raggira
chi la incontra, mentre l’uomo scopre una ad una le indoli degli abitanti
dell’antica locanda che dà il titolo al poema, gestita dai sagaci osti Scandriù
e Tartana.
Sfolgorante l’episodio in cui, nel corso di una bizzarra festa nel
locale, la giovane Malina è sfidata da un’esperta donna in una esilarante gara
di seduzione, con quel che di grottescamente buffo ne segue.
A chi non conosca il nostro vernacolo, la pur arguta traduzione in
lingua italiana a fronte di ogni pagina dell’originale dà solo una pallida idea
del caleidoscopico sfavillio lessicale e semantico messo in campo dall’autore.
In queste pagine rivivono infatti, accanto a paesaggi incantati e luoghi
dimentichi della modernità, messi ubertose di espressioni e termini dialettali
da tempo desueti, che restituiscono sapere agli oggetti descritti e sapore alle
emozioni e sentimenti evocati.
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