Dopo una serie di verifiche nei propri archivi, l’ufficio tecnico del Comune di Calcinato in questi giorni ha inviato circa 500 lettere raccomandate ad altrettante famiglie nelle quali informa che ”risulta ancora pendente la regolarizzazione dei diritti di allaccio alla fognatura”, invitando i destinatari ai provvedere al versamento dei diritti (o alla sua integrazione) alla tesoreria comunale entro dieci giorni, per importi generalmente compresi fra i 100 e i 200 euro.
Numerose sono state le persone che hanno segnalato alla nostra redazione l’accaduto, sottolineando che la stragrande maggioranza dei casi riguarda allacciamenti risalenti agli anni ’90.
“Nei giorni scorsi – spiega il sindaco Marika Legati per precisare la questione - abbiamo rintracciato alcune centinaia di pratiche non concluse di richieste di allacciamenti fognari, concernenti un periodo molto esteso, che va dal 1992 al 2010; in sostanza in esse non vi era la cedola attestante il versamento dei diritti di allaccio”.
“A quel punto – dichiara il primo cittadino – avevamo due possibilità: o ripartire daccapo con l’iter procedurale aggiornandolo alla luce delle attuali normative o condurre a conclusione le procedura attraverso la doverosa riscossione dei diritti di segreteria, ultimo atto della pratica. Abbiamo percorso questa seconda strada, non considerando decadute le domande presentate: ciò consente fra l’altro ai cittadini di chiudere l’insieme delle pratiche propedeutiche al rilascio della dichiarazione di agibilità dei propri immobili”.
L’emissione in massa di queste istanze di regolarizzazione dei diritti di allaccio alla fognatura ha creato non pochi problemi: code in posta per ritirare le lettere raccomandate nei frequenti casi in cui non era stato possibile recapitarle a domicilio per l’assenza dei destinari, richieste di informazioni in municipio e la necessità per quasi tutti di rovistare negli incartamenti documentali di casa, per accertare la veridicità di quanto letto nelle lettere. Qualcuno è persino riuscito a scovare in vecchi faldoni la ricevuta dell’avvenuto versamento, effettuato a suo tempo, di quanto dovuto. I più si stanno interrogando sul da farsi, consultando commercialisti, legali e architetti.
E proprio un architetto, Flavio Vida, capogruppo in consiglio degli ecologisti di Linea Indipendente, sta coordinando le consulenze a chi ha ricevuto l’inattesa ingiunzione. “E’ evidente che il Comune sta raschiando il fondo del barile, ma in questo caso raccoglie solo le schegge” osserva.
“Ci hanno contattati in molti per avere delucidazioni” racconta. “Stiamo lavorando con un pool di legali per dare supporto a questi cittadini, specialmente agli anziani o a chi in questi anni ha effettuato una compravendita di un immobile”.
Per Vida “non si possono pretendere pagamenti di allacciamenti che si presume non siano stati effettuati, quanto meno per le pratiche precedenti il 2002. Il codice civile stabilisce che ogni diritto disponibile si estingue allorché il suo titolare non lo esercita per un determinato periodo di tempo; se la prescrizione massima è di 10 anni, è singolare che il Comune pretenda dai cittadini la copia di quietanze di pagamento (risalenti anche a 18 anni fa), che l’ente stesso non ha conservato nei propri archivi. Per fortuna diverse persone le hanno in casa e le esibiranno, a dimostrazione del fatto che le lettere sono state inviate indistintamente, non a seguito di un effettivo riscontro di un'insolvenza, cercando di fare cassa confidando nella negligenza degli utenti”.
“E' curioso - conclude il consigliere - che la necessità di questa verifica sia emersa a seguito della recentissima cessione del servizio a Garda Uno: non era più corretto, anche nei confronti del nuovo gestore, consegnare un apparato in ordine?”.
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