lunedì 26 gennaio 2009

APPUNTAMENTI AMMINISTRATIVI DELLA SETTIMANA

stasera alle 20.30 coordinamento della lista; discussione sui temi: bilancio previsionale 2009, variazioni di bilancio, 2 varianti al PRG vigente;

martedì 27 ore 20.45, consiglio comunale;

mercoledì 28, commissione edilizia;

giovedì 29, commissione urbanistica;

linea.indipendente@hotmail.it

martedì 20 gennaio 2009

UNA CALCINATO MIGLIORE E' POSSIBILE

Laboratorio di democrazia partecipativa
per un futuro sostenibile, nonviolento e solidale



L'unico sistema che ha davvero coinvolto anche le classi dominanti
è il consumismo perché è l'unico che è arrivato fino in fondo,
che ha una aggressività perché quest'aggressività è necessaria
al consumo. Se uno è puramente sottomesso, segue l'istinto puro della
sottomissione come un vecchio contadino che chinava la testa e si rassegnava.
Sono dunque i valori del consumo che compiono il genocidio delle comunità viventi e reali.

Pier Paolo Pasolini

Questo è il carattere più visibile dell'epoca moderna:
il bisogno di un’agitazione incessante, di un mutamento
continuo, di una velocità crescente che riflette quella stessa
secondo la quale oggi si svolgono gli avvenimenti.

René Guenon

Il mondo che abbiamo creato è un prodotto del nostro pensiero;
non può essere cambiato senza cambiare il nostro modo di pensare.
Non si può risolvere un problema usando lo stesso modo di pensare
che ha creato quel problema.

Albert Einstein

La crisi consiste nel fatto che il vecchio muore
e il nuovo non può nascere.

Antonio Gramsci

Abbiamo sempre la verità che ci meritiamo.
Gilles Deleuze

NOI CITTADINE E CITTADINI DI CALCINATO

viviamo con preoccupazione il degrado sociale, ambientale e culturale che mercato, sviluppo e progresso, assunti a ideologia unica del vivere civile, hanno prodotto anche nel nostro comune. Assistiamo attoniti alla disgregazione di valori un tempo radicati in paese, come la solidarietà e la giustizia sociale, e al trionfo della mercificazione che l’idolatria del denaro, la ricerca esasperata del profitto e la pratica dell’iperconsumismo stanno realizzando anche qui da noi.

La globalizzazione capitalistica dell’economia produce effetti devastanti anche sulla vita dei calcinatesi: i poveri diventano sempre più poveri, mentre potere economico e ricchezza si concentrano sempre di più nelle mani di pochi gruppi di potere. Questo non è un fenomeno naturale, ma la conseguenza di un modo di gestire e regolamentare i rapporti economici e sociali

Il pensiero neoliberista domina i rapporti non solo di produzione, condiziona le menti e impone i propri standard di vita, con un intreccio perverso tra potere economico, potere politico e potere religioso. Si uniformano i consumi e si tende ad eliminare ogni diversità culturale, di costumi e tradizioni, ogni caratteristica e particolarità, ogni ricerca autonoma verso un diverso modello economico e sociale.

Contestiamo la crescente affermazione di una pratica devastante dello spreco e della distruzione: distruzione dell’ambiente, distruzione di valori, di lavoro, di coesione sociale, di democrazia. Quella di Calcinato è ormai diventata una società caratterizzata dal predominio assoluto dell’economia e dalla sua finanziarizzazione, una società che persegue la crescita economica continua e illimitata, a cui si accompagna la distruzione sistematica dell’ambiente e delle risorse naturali.
Sta crescendo però anche la consapevolezza in qualcuno che la strada che stiamo percorrendo non ha futuro e si diffonde nel dibattito politico fra i cittadini la volontà di cambiare. Noi vogliamo essere partecipi di questo movimento e guardiamo al futuro di Calcinato proponendoci di rifondare una teoria dello sviluppo su basi ecologiche e solidali.

Ci opponiamo alle variegate forme di subordinazione che, in nome del dominio del mercato, riducono persone e cose a pura merce, generano nuove ingiustizie e nuove forme di sfruttamento, rischi, incertezze precarietà, in una società sempre più dominata dall’egoismo dall’individualismo, dove la dipendenza consumistica, l’esasperazione della competitività e il culto della velocità producono alti livelli di stress e gravi forme di depressione.
Non è un caso che crescano vertiginosamente i consumi degli psicofarmaci e gli psicodrammi, ai quali soprattutto i giovani si abbandonano, sempre più spesso, con un senso di vuoto, di apatia e di disinteresse per la vita.
Negli ultimi anni il conflitto capitale-lavoro determina condizioni sempre più drammatiche per i lavoratori, specialmente per i più giovani, costretti alla precarietà permanente, con salari da fame, spesso con la messa in discussione dei diritti conquistati dai loro padri con decenni di lotte e di sacrifici. Particolarmente impressionanti sono le condizioni di vita e di lavoro della maggior parte degli stranieri immigrati a Calcinato, nei confronti dei quali abusi, umiliazioni, soprusi e brutale sfruttamento fanno parte ormai di una prassi consolidata.

Bisogna fermare la violenza, che è diventata il tratto fondamentale della società consumistica: violenza contro le persone, violenza contro le donne e i bambini; violenza contro i più deboli, contro l’ambiente e gli animali, nei rapporti economici e sociali; la violenza del potere, del fanatismo e del fondamentalismo integralista; la violenza della miseria, dell’ingiustizia e delle disuguaglianze; la violenza dell’emarginazione, dell’umiliazione, del razzismo e dell’intolleranza; la violenza delle parole, dei messaggi populisti, delle banalità e delle volgarità; la violenza dell’identità assoluta che si contrappone all’altro e respinge ogni diversità; la violenza con la quale si trasforma la persona in risorsa umana, per cui il suo diritto all’esistenza è funzione del grado di utilità per il capitale.
Ci opponiamo a questo modo di concepire l’immigrazione e a tutte le forme di razzismo e di intolleranza. Siamo per una politica orientata alla gestione nonviolenta dei conflitti, per il recupero della solidarietà sociale e per l’interazione paritetica delle culture.

Pensiamo a un diverso modello di società, una società alternativa alla società della violenza, una società che sia compatibile con la diffusa fragilità ambientale e non sia dominata dallo strapotere del capitale, una società che combatte l’egoismo, le ingiustizie, la povertà e la fame nel mondo, rendendo possibile il miglioramento delle condizioni di vita delle persone più povere e creando le condizioni per salvare il nostro ambiente.

Pensiamo a una società fondata sulla nonviolenza, sul rispetto della persona, sui valori di giustizia sociale e di solidarietà, una società fondata su nuovi stili di vita e nuovi modelli di consumo, sul recupero delle relazioni umane e su un rapporto armonioso con la natura. Pensiamo ad una società in cui si valorizzino le diverse identità, che si fondi sull’osmosi di varie culture e nella quale ogni persona possa sviluppare un sentimento di appartenenza comunitaria. Una società fondata su rapporti di collaborazione, cooperazione e solidarietà, che possa garantire una vita dignitosa a tutti gli abitanti di Calcinato.

Pensiamo a forme di democrazia partecipativa per promuovere l’azione diretta dei cittadini alle decisioni che li riguardano, per favorire il cambiamento, qui e ora. L’amministrazione comunale è sempre più un organismo autoreferenziale, incapace di misurarsi con i mutamenti della società e di dialogare con i cittadini, che accentuano il loro distacco dalla politica. Noi vogliamo invece riportare i cittadini alla politica e renderli protagonisti di una rifondazione, su basi partecipative, della politica e della democrazia, intendendo la nonviolenza come potere del popolo.

Migliorare Calcinato è possibile: con politiche di intercultura e di solidarietà, con azioni concrete per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini, con iniziative efficaci di lotta all’inquinamento, di riduzione dei consumi energetici e dell’impatto ambientale, con la pratica del consumo critico e del boicottaggio, per uscire dalla spirale perversa del consumismo esasperato e orientare gli acquisti in funzione della loro sostenibilità etica ed ambientale, con interventi per ridurre l’uso di risorse non rinnovabili e diffondere le energie alternative.


PER QUESTI MOTIVI CI IMPEGNIAMO

1) A CONTRIBUIRE, CON LA NOSTRA INIZIATIVA, ALLA COSTRUZIONE DI UNA SOCIETA’ SOSTENIBILE, NONVIOLENTA E SOLIDALE

2) AD ADEGUARE I NOSTRI STILI DI VITA E I NOSTRI CONSUMI ALLA REALIZZAZIONE DI TALE OBIETTIVO, perché siamo convinti che il cambiamento possa avvenire già da adesso con l’azione quotidiana di ognuno di noi, con la modifica delle nostre abitudini, dei nostri comportamenti e dei nostri stili di vita, per caratterizzarli da maggiore responsabilità verso le persone e l’ambiente, in modo da poter svolgere un’azione consapevole di salvaguardia dell'umanità, del mondo naturale, e per una prospettiva di pace globale. In particolare ci proponiamo di ridurre gli sprechi e utilizzare il nostro potere di consumatori per orientare e indirizzare la nostra vita verso forme di giustizia, di equità sociale e di sostenibilità ambientale. Ci impegniamo quindi a non acquistare i prodotti dannosi per l’ambiente, i prodotti delle grandi società multinazionali, e in particolare delle aziende responsabili di comportamenti che provocano danni ambientali o che contribuiscono a creare situazioni di povertà, di sfruttamento e di ingiustizia sociale, dando invece la preferenza ai prodotti biologici, ai prodotti stagionali, a quelli del commercio equo e solidale, delle cooperative e dei produttori locali.

3) A COSTRUIRE UN’ESPERIENZA DI DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA
nella convinzione che, come si sta facendo in una miriade di realtà locali in Italia e nel mondo, sia possibile attuare una concezione completamente nuova della politica, secondo la quale i cittadini non si limitano a votare ogni cinque anni, ma partecipano attivamente, direttamente e responsabilmente alla gestione della vita pubblica e al cambiamento della realtà sociale, utilizzando in particolare lo strumento del Bilancio Partecipativo. E’ molto importante che i cittadini possano partecipare ai processi di trasformazione della città e del territorio, ma questa partecipazione non si deve realizzare con processi burocratici e formali, bensì con un potere reale e decisionale fondato su un confronto aperto e responsabile, un confronto alimentato dal calore umano da cui possa scaturire l’energia creativa necessaria per la realizzazione degli obiettivi del cambiamento. Ciò significa, innanzitutto, che gli amministratori comunali dovranno superare il vecchio vizio di pensare di avere la verità in tasca e dovranno dimostrare grande capacità di ascoltare: ascoltare chiunque abbia qualcosa da dire… e anche chi non dice niente perché è stanco di gridare al vento. Ascoltare soprattutto il variegato mondo del volontariato e dell’associazionismo: gente che crede nella forza delle idee e fa progetti anche senza soldi, senza sponsor, senza padrini. Fondamentale, in tale contesto, è la pratica del metodo del consenso che, pur nella sua complessità, consente di ragionare collettivamente per la definizione di scelte condivise, facendo convivere e valorizzando le differenze in un rapporto di reciproco rispetto e di reciproca fiducia. Il coinvolgimento diretto dei cittadini alle principali scelte amministrative e, più in generale, alla gestione della cosa pubblica, crediamo possa rappresentare il miglior antidoto alla crisi dei partiti, al dilagare del leaderismo politico e alla perdita di credibilità della politica e delle istituzioni pubbliche, contribuendo altresì alla realizzazione di una forma più elevata di democrazia.


LA CALCINATO CHE SOGNIAMO

Il paese dei bambini
Sogniamo una Calcinato dove i bambini possano camminare liberamente per strada o andare in bicicletta senza rischiare di essere travolti dalle auto, un paese che non sia soffocato dal traffico e dallo smog, ma un luogo d’incontro, accogliente e confortevole. Una Calcinato sostenibile, dove i bambini siano considerati indicatori sensibili di elevata qualità della vita per tutti i cittadini. Tutti i maggiori esperti per l’infanzia concordano sul fatto che i bambini non hanno bisogno solo di strutture e di servizi. Questo è il punto di vista degli adulti. I bambini vogliono cose semplicissime: acqua, terra, sabbia, alberi e, soprattutto, poter girare per strada tranquilli, organizzarsi da soli, senza dover dipendere da un adulto. Nel bambino che cresce la possibilità di fare esperienze autonome è un’esigenza fondamentale. Muoversi fuori da casa sviluppa l’autostima e contribuisce a un sano equilibrio psicologico.
La prossima amministrazione comunale quindi dovrà porre mano a un progetto complessivo di rivisitazione dell’organizzazione sociale calcinatese, in particolare per quanto riguarda la viabilità, il traffico e la gestione degli orari, collocando all’interno di tale progetto alcuni interventi operativi per la realizzazione degli obiettivi di maggiore vivibilità. Uno di questi è il progetto Piedibus, ovvero: “A scuola ci vado da solo”. Sperimentato con successo in numerosi comuni italiani, si tratta di un vero e proprio autobus che va a piedi. E’ formato da una carovana di bambini che vanno a scuola in gruppo, accompagnati da due adulti, un “autista” davanti e un “controllore” che chiude la fila. Il Piedibus, come un vero autobus di linea, parte dal capolinea e, seguendo un percorso stabilito, raccoglie passeggeri alle “fermate” predisposte lungo il cammino, rispettando l’orario prefissato. E’ il modo più sicuro, ecologico e divertente per andare e tornare a scuola. Oggi, all’entrata e all’uscita dei bambini, le scuole vengono prese d’assalto dalle automobili, che congestionano l’intera zona di traffico. Paradossalmente siamo proprio noi che, per proteggere i nostri figli, contribuiamo ad aumentare i pericoli e il degrado dell’ambiente. Promuovere l’andare a scuola a piedi è un modo per rendere il paese più vivibile, meno inquinato e meno pericoloso. Se si incontrano bambini che giocano per strada e nei cortili, vanno a scuola da soli e si muovono con disinvoltura nei pressi della loro casa, significa che Calcinato è sano, non solo per loro ma anche per gli anziani e per tutti i cittadini; un luogo di incontro, di scambio e di socializzazione.
Nella Calcinato che sogniamo dovrà essere istituita e valorizzata l’esperienza del Consiglio comunale dei ragazzi, uno strumento di coinvolgimento dei ragazzi alla vita amministrativa, perché la loro partecipazione è molto più importante di quanto possa sembrare. Quello che dicono i bambini e i ragazzi deve essere preso molto sul serio. In modo semplice e spontaneo, ci aiutano a guardare al mondo con occhi meno miopi.

Il paese delle donne
La cultura delle donne è portatrice di vita concreta, plurale e pluralista. Come diceva Gandhi, “per forza morale la donna è infinitamente più forte dell’uomo, possiede maggiore capacità di intuizione, una maggiore capacità di sacrificio, una maggiore perseveranza, un maggiore coraggio. Se la nonviolenza è la legge della nostra esistenza, il futuro è delle donne”. Ma il fatto che le nostre donne siano ancora oggetto di pesanti discriminazioni, soprattutto in ambito lavorativo e nella vita sociale, ci dice quanto lungo sia il cammino da percorrere per realizzare un’effettiva parità tra uomo e donna.
L’amministrazione comunale ha il dovere di agire per contribuire a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono la realizzazione del pieno riconoscimento dei valori e dei principi di pari dignità e pari opportunità tra uomini e donne, diffondendo altresì la cultura della parità e delle pari opportunità al fine di esaltare il valore della differenza di genere quale fattore positivo di crescita sociale.
Va altresì perseguito l’obiettivo di una presenza paritaria di genere nella società, nella politica e nelle istituzioni, con la consapevolezza che tale obiettivo non sarà raggiungibile se non si modificano in modo strutturale le attuali organizzazioni sociali e la loro cultura maschilista. E’ necessario che l’amministrazione comunale possa avvii un processo di trasformazione culturale, con iniziative che non restino un fatto episodico ma agiscano nel profondo della realtà sociale calcinatese, per avere una comunità a misura di donna, l’unica in grado di garantire ad ogni essere umano il diritto di cittadinanza.

Il paese per la pace
I problemi della pace e della guerra del nostro tempo, infatti, hanno ormai assunto una dimensione tale da investire direttamente le comunità locali e la vita delle persone. E’ per questo che è importante il ruolo degli enti locali, che hanno un rapporto diretto con i cittadini, per promuovere tra la gente, e in particolare tra i giovani, culture e comportamenti di pace, di fratellanza e di solidarietà.
A tale scopo proponiamo che il consiglio comunale di Calcinato aderisca al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani.
Chiediamo che l’amministrazione comunale si impegni a diffondere la cultura della pace e dei diritti umani, mediante iniziative culturali, di ricerca, di educazione e di informazione per fare del territorio comunale una terra di pace.
Le Nazioni Unite hanno proposto, qualche tempo fa, di introdurre l’educazione alla pace nei programmi scolastici entro il 2010. Crediamo sia opportuno che l’Amministrazione Comunale faccia propria questa proposta per tutte le scuole pubbliche della sua municipalità.

Un paese per i giovani
Al di là di sporadiche iniziative per lo più di vetrina propagandistica, a Calcinato l’amministrazione comunale non pensa troppo ai bisogni, alle necessità e alla educazione consapevole dei giovani. Occorre dunque pensare a un programma di politiche giovanili, che non deve certamente essere espressione di atteggiamenti paternalistici o falsamente accondiscendenti, ma deve caratterizzarsi con azioni e comportamenti che promuovano innanzitutto la cittadinanza attiva dei giovani, ne valorizzino le competenze e favoriscano forme di partecipazione culturale, sociale e politica alla vita della comunità. Bisogna fare in modo che le istituzioni cittadine siano più vicine ai giovani, facilitando la comunicazione tra giovani e istituzioni, riducendo i fattori di rischio e di emarginazione, attuando iniziative di prevenzione ed intervento nel disagio giovanile.
E’ importante, a tale proposito, garantire ai giovani la possibilità di espressione artistica, culturale e musicale, con i propri linguaggi e i propri modi di comportamento.
Vanno inoltre attivate forme di collaborazione con l’associazionismo giovanile e con le realtà associative presenti sul territorio per individuare luoghi di crescita formativa dove poter organizzare attività ludiche, musicali, di intrattenimento e iniziative culturali.
Una particolare attenzione deve essere dedicata alla promozione della pratica sportiva che, accantonando l’esasperazione agonistica e competitiva, sia fattore educativo, di crescita, di socializzazione, e possa svolgere una funzione di prevenzione del disagio.

Un paese dell’arte, della cultura e della creatività
Ancora oggi a Calcinato c’è chi vede la cultura come settore voluttuario e assolutamente accessorio rispetto alle politiche sociali. Crediamo invece che la cultura debba essere intesa come bisogno collettivo, e come tale partecipativo, e come fattore di coesione sociale. Di fronte a un’amministrazione comunale orientata alla marginalizzazione dei fermenti culturali in attività di nicchia, rispondiamo con un’idea diffusa, plurale e partecipata della cultura, che va liberata da burocratismi, rigidità e schematismi, affinché possa diventare elemento caratterizzante dell’identità della nostra comunità.
Si tratta non solo di valorizzare le iniziative organizzate dai gruppi e dalle associazioni, ma di sollecitare, incentivare e provocare l’energia positiva, la creatività, l’espressione artistica e culturale diffuse sul territorio. Musica, pittura, letteratura, cinema, poesia e ogni altra forma artistica e culturale non potranno che trarne giovamento, così come ne beneficerà la qualità della vita dei cittadini, mentre le risorse economiche destinate in tal modo alla cultura potranno creare effetti positivi per l’economia locale attraverso una politica integrata tra cultura, attività economiche e turismo.
Tra le iniziative che si potranno realizzare, pensiamo a momenti di dibattito e informazione sui temi di interesse della comunità, a corsi per favorire e promuovere l’acquisizione e la trasmissione di competenze e saperi, all’organizzazione di mostre d’arte per la valorizzazione degli artisti locali e ad attività di sostegno ai gruppi musicali presenti sul territorio, quali espressioni dirette di ricchezza culturale e sociale della comunità.
In tale contesto si dovrà superare la carenza scandalosa di spazi pubblici per le riunioni e si dovrà valorizzare il Cinema Teatro Marconi. Tutto ciò va collocato all’interno di un progetto culturale che si rivolga a una cittadinanza diffusa, rispondendo alla domanda di cosa siamo come comunità e quale identità vogliamo promuovere. Questo progetto, definito nelle sue linee essenziali dall’ente pubblico e aperto alla partecipazione dei privati, dovrebbe ruotare attorno a tre concetti: corpo, territorio e internazionalismo. La sua realizzazione dovrebbe avvenire attraverso il coinvolgimento di tutte le agenzie e associazioni culturali, utilizzando le diverse competenze che esse hanno acquisito sul campo.
In tale contesto, il Cinema Teatro Marconi dovrà aprirsi alla collaborazione con gli altri teatri della zona per creare laboratori di iniziative culturali e la sua gestione dovrà essere regolamentata per facilitarne l’utilizzo da parte di tutti i gruppi e di tutte le associazioni che ne abbiano necessità, per le prove e per le loro attività culturali.

Il paese dell’intercultura e della solidarietà
Negli ultimi tempi anche a Calcinato, pur in presenza di un sistema economico ricco e di un consumismo esorbitante, si è allargata l’area del disagio e della povertà. Le cause sono da ricercare, da un lato, nel forte flusso immigratorio, tanto che gli immigrati sono ormai oltre il 10% della popolazione, con tutti i problemi interculturali e sociali che ne derivano, dall’altro in una serie di fattori di carattere socio-economico, dalla riduzione del potere d’acquisto dei lavoratori e dei pensionati alla precarietà che condiziona pesantemente la vita dei lavoratori, e in particolare delle fasce più giovani, all’elevato costo degli affitti e alla ridotta presenza di offerte abitative di edilizia popolare. A tutto ciò si devono aggiungere le condizioni di solitudine di molti anziani e il disagio esistenziale che colpisce il mondo giovanile per un sistema di vita che esalta la mercificazione della vita e tende alla cancellazione dei valori umani. Si rende così necessario realizzare un “bilancio sociale” della realtà comunale e di come gli enti pubblici attuano le loro politiche sociali, sia sul piano economico che su quello interculturale e urbanistico. Soprattutto in una realtà come la nostra deve essere posto l’obiettivo di un incontro tra culture diverse per un arricchimento reciproco di valori, usi, costumi e tradizioni, con una reciproca contaminazione e modificazione. Ciò non significa perdere la propria identità culturale, ma anzi arricchirla e rafforzarla, nello spirito della tradizione. Va evitata la “progettazione” di altri quartieri ghetto o dormitori, mentre fondamentale è il coinvolgimento e la valorizzazione di tutte le realtà del volontariato sociale operanti sul territorio.

Un paese ecologicamente sostenibile
Gli amministratori devono predisporre politiche per ridurre al minimo l’inquinamento e il consumo di energia, incentivando, tra i cittadini, il risparmio termico, l’uso di lampade a basso consumo energetico e di lampade fotovoltaiche da giardino, la bioarchitettura e l’installazione di pannelli solari.
L’amministrazione comunale può, ad esempio, mettere a disposizione incentivi fiscali o edificatori, adeguando in tal senso i propri regolamenti edilizi e urbanistici, per “assorbire” i maggiori costi, a carico dei privati, derivanti da un migliore isolamento dei fabbricati e dall’adozione di impianti a risparmio energetico.
Essa deve dare il buon esempio affidando a una ditta specializzata (una ESCo, Energy Service Company o Energy Saving Company) il compito di verificare i margini di risparmio energetico che si possono ottenere intervenendo, con un progetto di ristrutturazione energetica, sugli immobili di proprietà comunale, riducendo al minimo gli sprechi, le inefficienze e gli usi impropri di energia. Si valutano così quali sono le tecnologie più efficaci, come ad esempio l’installazione di pannelli solari, per utilizzare al meglio l’energia e quali sono le spese d’investimento necessarie per migliorarne l’efficienza.
Un altro intervento è l’approvazione di una delibera con la quale si introducono gli acquisti verdi nella pubblica amministrazione: carta riciclata, gestione sostenibile degli uffici, criteri ambientali negli appalti, ecc.
Grande attenzione va dedicata, inoltre, alla riduzione del consumo di risorse naturali, intervenendo in particolare sul risparmio idrico. L’acqua è la risorsa più importante che abbiamo e da tempo è sottoposta a pesanti e lucrosi processi di privatizzazione che determinano, immancabilmente, aumento delle tariffe, utili giganteschi per le società di gestione e dissesti ambientali. La disponibilità di acqua è sempre più scarsa, il fiume Chiese raggiunge spesso il proprio minimo storico, le falde si abbassano sempre di più e le riserve idriche segnano lunghi periodi di crisi. Ci sembra non sia più rinviabile l’adozione di un piano di risparmio idrico, che consenta di limitare i consumi ed evitare gli sprechi, coinvolgendo tutti i principali interlocutori: agricoltori, attività produttive e cittadini. Tra i vari interventi necessari segnaliamo: un censimento dei pozzi privati e la verifica dei loro livelli di consumo, l’incentivazione all’acquisto dei riduttori di flusso da applicare a rubinetti e docce, la realizzazione di interventi per la raccolta e l’utilizzo dell’acqua piovana, nonché una campagna d’informazione e di sensibilizzazione sui tanti piccoli interventi e accorgimenti che è possibile realizzare in ogni casa per ridurre il consumo d’acqua. E’ inoltre opportuna una verifica della politica tariffaria, per disincentivare i consumi idrici di grandi quantità.
Per quanto riguarda i rifiuti pensiamo all’adozione di appositi iniziative per ridurre il consumo di imballaggi, valutando le soluzioni più efficaci per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, come ad esempio il porta a porta, e puntando all’ulteriore incremento della quota di raccolta differenziata.

Quale sviluppo?
Si pone la necessità di rivedere i criteri con cui è stato sinora programmato lo sviluppo urbanistico, tenendo conto sia della necessità di ridurre al minimo l’uso del territorio per l’attività edilizia, sia del numero spropositato di alloggi sfitti attualmente disponibili (secondo alcune stime quasi 600), per i quali è scandaloso che non sia ancora stato fatto un preciso censimento. Occorre considerare che, se entro certi limiti l’incremento delle attività economiche e degli alloggi abitativi può produrre benessere per la comunità, quando si supera il punto di equilibrio che il territorio può esprimere, tenendo conto delle sue diverse componenti territoriali, economiche, logistiche e sociali, gli effetti sono prevalentemente negativi. Ciò si verifica quando l’ambiente risulta essere troppo compromesso da attività antropiche, che diventano sproporzionate rispetto al resto del territorio, e nello stesso tempo la comunità non riesce più a garantire le infrastrutture e i servizi sociali che l’incremento della popolazione richiede.
Riteniamo che oggi l’espansione urbanistica di Calcinato abbia già superato quel punto di equilibrio e che pertanto sia da escludere un’ulteriore espansione urbanistica, mentre sia da perseguire una politica di valorizzazione e di pieno utilizzo del patrimonio edilizio esistente. D’altra parte non si capisce per quali motivi la comunità dovrebbe ricercare continuamente costanti ed elevati ritmi di crescita, che provocano il depauperamento e la progressiva distruzione di ciò che rimane delle nostre risorse naturali, dovendo poi ricorrere, per sostenere tali ritmi di crescita, all’immigrazione di lavoratori stranieri. Le conseguenze di tutto ciò sono evidenti: aumento della popolazione, criticità ambientale, traffico caotico, centro storico congestionato, qualità dei servizi a rischio, qualità della vita al ribasso.
Ci sembra quindi necessario ragionare innanzitutto in un’ottica di programmazione intercomunale, avendo come obiettivo il consolidamento e la qualificazione del nostro apparato economico e produttivo. Si tratterà di valutare, sulla base di una precisa analisi socioeconomica, se e in che misura prevedere nuovi insediamenti industriali, che dovranno comunque essere caratterizzati da requisiti di indiscussa sostenibilità ambientale. Tali requisiti dovranno valere anche per i processi di riconversione aziendale che l’amministrazione comunale dovrà incentivare, allo scopo di orientare l’attività economica locale verso produzioni ecocompatibili, verso un sistema dei servizi ad alto valore aggiunto e in direzione dell’economia della conoscenza.

Sogniamo una Calcinato dove il territorio è considerato un valore in sé, un patrimonio da salvaguardare e da usare con moderazione, non una merce da privatizzare, sfruttare e saccheggiare senza limiti, una merce messa a disposizione, praticamente senza limiti, dei costruttori edili, delle società immobiliari, delle imprese industriali e di chiunque si faccia avanti per occupare il suolo con colate di cemento.
Nella città che sogniamo la politica urbanistica non la decidono le imprese edili e le società immobiliari e chi amministra tiene conto della necessità di rispettare il territorio, proteggendolo invece di distruggerlo, conservandone l’energia positiva. A tale proposito riteniamo sia opportuno, in previsione dell’elaborazione del P.G.T, Piano di Governo del Territorio, individuare tutti gli interventi di salvaguardia del territorio, e in particolare delle zone collinare e fluviale, che si intendono realizzare, in modo da inserirli nel P.G.T., come ad esempio il ripristino di percorsi e sentieri interrotti e l’eventuale acquisizione di aree golenali collinari.

La salute, la sicurezza e la qualità della vita dei cittadini devono essere tenute in grande considerazione dall’amministrazione comunale, la quale ha facoltà di deliberare alcuni importanti atti amministrativi quali, ad esempio, l’installazione di centraline per misurare il livello di inquinamento (in particolare delle micidiali polveri sottili) nei centri abitati e nelle aree industriali, l’approvazione di un piano della viabilità per ridurre e snellire il traffico di automobili soprattutto nei punti più critici, l’affidamento di un incarico ad una azienda di autotrasporto per verificare la fattibilità di un sistema di trasporto pubblico, puntuale ed efficace, tale da disincentivare l’uso dell’auto nei centri abitati e offrire ai cittadini una valida alternativa al trasporto privato. Il sindaco, inoltre, si può attivare per utilizzare al meglio i poteri che la legge gli affida, in quanto responsabile della salute pubblica: può costituire un’apposita sezione dei vigili urbani e, in collaborazione con Asl, Provincia, Regione, Carabinieri e gruppi di volontari allo scopo sollecitati, garantire un discreto controllo del territorio per l’attività di prevenzione ambientale, ecologica e sanitaria.

Il centro storico
Con lo studio preliminare di riqualificazione affidato al prof. Cesare Pellegrini l’amministrazione comunale si trova di fronte a un’occasione storica per ridisegnare l’immagine, la fisionomia e l’identità del centro storico di Calcinato. Grande è la responsabilità di chi è chiamato a decidere e grandi sono le possibilità di ricomporre equilibrio ed armonia affinché il centro storico si riprenda la sua anima recuperando la sua funzione originaria di aggregazione sociale, soprattutto da parte di giovani e anziani, ma grandi sono anche i rischi di aggravarne ulteriormente, e forse definitivamente, il degrado, la frammentazione e la perdita di identità. Crediamo che, per scongiurare tale sciagurata prospettiva, lo studio debba essere propedeutico a un ragionamento generale e a una valutazione complessiva, sia per riattualizzare la sua identità e consentirne una riappriopriazione sociale, storico-culturale e commerciale, sia per porre mano ad una revisione della viabilità.
Consideriamo quindi un grosso errore aver proceduto all’approvazione della variante al Piano regolatore generale per realizzare il Centro diurno integrato, senza avere nemmeno un’idea di riordino generale del centro storico, sia in termini strutturali che di viabilità, ed è auspicabile che tale verifica venga fatta al più presto. C’è il rischio, infatti, che il centro storico vada incontro alla perdita definitiva della propria identità, con possibili conseguenze negative sulla situazione, già precaria, della viabilità. Già oggi il centro cittadino è soggetto ad un’emergenza traffico che, soprattutto nelle ore di punta, crea non pochi problemi. E’ dunque facile intuire che, con la realizzazione di questa ulteriore struttura senza aver fatto una verifica complessiva dei flussi di traffico, il centro storico possa rischiare il collasso e che i suoi abitanti siano condannati a subire gli effetti sempre più deleteri dello smog e della paralisi del traffico. Il progetto preliminare del Centro diurno integrato, di per sé apprezzabile e condivisibile, dovrà tenere conto di tale verifica. I problemi del centro storico dovranno essere risolti pensando, oltre che al recupero della sua funzione di aggregazione sociale. Alcune soluzioni potrebbero essere la pedonalizzazione della Piazza Alta e dei principali percorsi di interesse storico, la creazione di collegamenti rapidi dai parcheggi e dai nuovi parcheggi previsti alle vie e alla Piazza, anche attraverso la meccanizzazione di eventuali risalite e discese, l’apertura al pubblico delle corti interne ai fabbricati, facilitando gli attraversamenti da una corte all’altra per moltiplicare i fronti percorribili. Va quindi incentivato il recupero dei fabbricati dismessi e di minore pregio, adeguando i regolamenti esistenti al Piano organico di riferimento, in un’ottica di incentivo per i soggetti privati coinvolti.

Periferie e quartieri
Non meno importanti del centro storico, le periferie richiedono interventi di riqualificazione che vadano incontro alle esigenze dei cittadini. Generalmente non si tratta di grossi interventi, ma sono spesso significativi della dimostrazione di interesse e di attenzione che l’amministrazione comunale dovrebbe assicurare ai propri cittadini. Invece, purtroppo, anche le richieste più scontate non trovano ascolto e si creano situazioni di evidente sperequazione.
Va completamente rivisto il rapporto tra l’amministrazione comunale e i diversi quartieri, oggi praticamente inesistente. Non c’è alcun coinvolgimento nelle scelte amministrative né la benché minima disponibilità ad ascoltare le esigenze dei quartieri e programmare, secondo criteri di priorità condivisi, la realizzazione degli interventi necessari. Per non parlare delle assemblee di frazione, che non esistono e non sono nemmeno scritte nel vocabolario della giunta comunale. E’ evidente che ciò denota gravi carenze di democrazia sostanziale che vanno senza indugio superate con la messa in atto di procedure di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini alla vita amministrativa comunale.

L’edilizia popolare
L’edilizia popolare non è mai stata tenuta in grande considerazione, ma negli ultimi anni ha raggiunto livelli di tale inconsistenza da far gridare allo scandalo e all’irresponsabilità. Praticamente nulla è stato fatto per dare una casa con un affitto ragionevole alle famiglie più povere, che sono costrette a pagare canoni d’affitto scandalosamente esorbitanti, mentre si moltiplicano qua e là gli scantinati adibiti ad abitazione, con le persone che ci abitano costrette a vivere in condizioni incivili.
L’amministrazione comunale ha lasciato quasi tutto il mercato delle abitazioni nelle mani delle società immobiliari senza offrire reali opportunità diverse, con le case popolari dell’Aler e con le cooperative di abitazione, in grado di calmierare il mercato degli affitti e quello immobiliare. E’ una grave mancanza che riteniamo debba essere colmata al più presto.

Il Piano degli orari e dei tempi
E’ noto che nell’organizzazione sociale del nostro paese esistono problemi di conciliazione tra i tempi e gli orari di lavoro e quelli per la famiglia e la cura. Questi problemi riguardano particolarmente le donne, tanto più perché continuano ad essere femminili i compiti legati alla crescita e all’educazione dei figli e quelli legati alla cura di anziani, malati, disabili. Le difficoltà di conciliazione finiscono quindi per diventare un problema di pari opportunità, che in qualche misura influisce sugli squilibri e sulle differenze di accesso alle carriere professionali che si riscontrano tra uomini e donne. E’ per questi motivi che riteniamo di dover proporre l’adozione, da parte del consiglio comunale, di un Piano territoriale dei tempi e degli orari della comunità, in relazione agli orari di lavoro pubblici e privati, degli uffici periferici delle amministrazioni pubbliche e delle attività commerciali, tenendo conto degli effetti sul traffico, sull’inquinamento e sulla qualità della vita.



ALCUNE BUONE INIZIATIVE CHE MERITANO ATTENZIONE

Consumo critico, boicottaggio, commercio equo e solidale
Consumo critico significa fare la spesa nei negozi e nei supermercati escludendo i prodotti che possano incorporare comportamenti antisindacali, comportamenti che provocano danni all’ambiente, che siano fonte di ingiustizie o comunque eticamente inaccettabili. In questa categoria troviamo, generalmente, quasi tutti i prodotti delle grandi società multinazionali. Il boicottaggio è un non-acquisto motivato, supportato da apposite campagne di promozione e finalizzato alla realizzazione di un determinato obiettivo. In questo modo, il mancato acquisto dei prodotti di un’azienda può spingere quell’azienda a modificare i propri comportamenti, accogliendo in tutto o in parte le richieste che sono alla base del boicottaggio.
Le multinazionali svolgono un ruolo fondamentale nella diffusione del neoliberismo globalizzato, che provoca ingiustizie sempre più drammatiche e devastazioni ambientali spesso irreversibili: sono potenti, condizionano i governi, dettano legge nelle istituzioni economiche internazionali e dominano il mondo, ma sono giganti dai piedi d’argilla.
Il loro strapotere può essere intaccato se ognuno di noi prende innanzitutto coscienza della forza che, in quanto consumatore e potenziale acquirente dei loro prodotti e dei loro servizi, ha nelle proprie mani e agisce di conseguenza, selezionando i propri acquisti, in sintonia con le iniziative e le campagne messe in atto su scala globale. Un’indicazione utile è quella di non acquistare prodotti di marca, generalmente di proprietà di multinazionali (che, oltre tutto, costano mediamente il 40% in più di quelli non pubblicizzati), preferendo i prodotti del commercio equo e solidale, quelli del movimento cooperativo, delle aziende locali, i prodotti artigianali e, preferibilmente, i prodotti a basso impatto energetico e ambientale (Ogm-free, prodotti biologici, confezioni con imballaggi ridotti, ecc.).
Il commercio equo e solidale assicura a tutti i cittadini l’acquisto di prodotti che incorporano un valore aggiunto molto importante, costituito dal rispetto dell’ambiente e dalla garanzia di prezzi equi corrisposti ai produttori dei paesi più poveri del mondo. Si può dire che è la massima espressione di eticità globale, a cui dovrebbe corrispondere una presenza e un impegno sul territorio per contribuire a far nascere esperienze locali alternative, rendere le comunità locali il più possibile autosufficienti in modo che si possano proteggere dagli effetti dannosi del mercato mondiale e sensibilizzare i cittadini sulla necessità di cambiare le regole del commercio internazionale.L’apertura di una bottega del commercio equo e solidale a Calcinato è, per noi, un obiettivo prioritario.

La Banca del Tempo
Dobbiamo imparare a riprenderci il nostro tempo, che oggi si è ridotto soprattutto a due grandi scopi, funzionali all’attuale sistema economico: il lavoro e il consumo. Si dedica più tempo al lavoro per ottenere un maggiore potere d’acquisto e si usa la restante parte per acquistare i beni materiali, molti dei quali superflui. Si entra così in un circolo vizioso, che ci porta a scandire il tempo quotidiano in ritmi frenetici ed aberranti: più lavoro = più soldi = più acquisti = più desideri = necessità di avere più soldi = più lavoro… e tutto ricomincia daccapo. Tutto ciò ci porta ad avere, nei confronti del tempo, un atteggiamento consumista ed efficientista: ogni ora deve essere sfruttata per fare il maggior numero di cose possibile, traendone il massimo di vantaggio. Dobbiamo riappropriarci del nostro tempo, per diventarne protagonisti e non più per esserne dominati. Ritmi di vita più lenti ci portano a vivere i rapporti umani in termini qualitativi e non più meramente quantitativi. La dimensione della qualità ci consente di dare più valore all’altro e di scoprirne le differenze, superando così discriminazioni, preconcetti e rifiuti. Una nuova cultura non è possibile senza un mutamento dell’esperienza del tempo e per tale mutamento può essere di aiuto l’organizzazione della Banca del Tempo, un’associazione a base volontaria in cui si scambiano prestazioni ed eventualmente beni senza l’intermediazione del denaro. La Banca del Tempo nasce grazie all’osservazione che, se il denaro è merce virtuale e col denaro si paga il tempo lavorato, è possibile organizzare un circuito economico alternativo, dal quale il denaro sia completamente escluso e nel quale invece sia il tempo lavorato, opportunamente contabilizzato, a costituire il “deposito” del “correntista”. Con la Banca del Tempo si mettono in contatto persone disponibili a scambiarsi servizi e prestazioni, con la possibilità di conoscersi e scambiarsi aiuti che riguardano la vita quotidiana: è uno scambio alla pari, senza la mediazione del denaro e senza alcuna differenza tra le varie professioni. Così si rivitalizzano le identità locali e si afferma una nuova coscienza ecologica, di rispetto dell’ambiente e del bene comune, così compromessi dall’attuale modello sociale ed economico.

Gruppi di acquisto solidale
Un’altra iniziativa che merita di essere presa in considerazione è rappresentata dai Gruppi di acquisto solidale (GAS), esperienze di acquisto collettivo da parte di gruppi di famiglie, orientate secondo criteri precisi di salute, benessere, rispetto della natura, solidarietà verso i produttori, diritti di tutti i popoli del mondo e delle future generazioni. I GAS hanno come finalità l’acquisto di beni e servizi per la realizzazione di una concezione più umana dell’economia, cioè più vicina alle esigenze reali dell’uomo e dell’ambiente, formulando l’etica del consumare in modo critico che unisce le persone invece di dividerle. Anche in questo caso, come per la Banca del Tempo, si tratta di uscire dalle logiche di un’economia dominata dalla merce e
dal denaro per prefigurare un’economia che abbia come protagonisti le persone, le relazioni, la vita, secondo il motto: piccolo, locale e solidale, perché solo nel piccolo e nel locale è possibile ridurre gli sprechi, prendersi cura della natura e trasformare le dinamiche commerciali in rapporti fra le persone. I principali interlocutori dei GAS sono quindi i produttori biologici, le piccole aziende responsabili, gli artigiani che conservano antichi saperi, le cooperative sociali, i negozi del commercio equo e solidale.

I diritti del malato
La privatizzazione della sanità voluta dal governo e dalla regione, mentre non ha assicurato il miglioramento gli standard qualitativi delle prestazioni sanitarie, ha di fatto cancellato le attività di prevenzione sul territorio e ha provocato, nello stesso tempo, un aumento delle spese sanitarie. Nell’affermare la necessità di una scelta chiara a sostegno della sanità pubblica, rileviamo il bisogno di assicurare la presenza, sul nostro territorio, di una realtà organizzata che abbia come finalità il rispetto dei diritti del malato.

No Ogm
Dichiarare Calcinato comune antitransgenico, Ogm free, con una delibera del consiglio comunale potrebbe rispondere alla domanda di sicurezza alimentare e ambientale dei cittadini, vietando la coltivazione di organismi geneticamente modificati e la somministrazione di bevande e cibi contenenti Ogm in uffici pubblici e mense scolastiche, ospedali e case di cura convenzionate.

Agricoltura biologica
L’amministrazione comunale dovrebbe farsi carico della necessità di avviare il recupero, nell’attività agricola, di una condizione di equilibrio e di armonia nel rapporto uomo-natura, riducendo l’inquinamento da pesticidi dei terreni agricoli e recuperando la fertilità della terra con la diffusione dell’agricoltura biologica.

Biomasse e biocarburanti
Sostenere la proposta di legge di iniziativa popolare, predisposta dalla Coldiretti, per la promozione della produzione e dell’impiego di biomasse e di biocarburanti di origine agricola.

Slow Food
Difesa dell’ambiente, della biodiversità, delle tradizioni locali e dei diritti dei popoli alla sovranità alimentare e alla genuinità del cibo, promozione della qualità nel comparto enogastronomico mondiale, diffusione della conoscenza delle produzioni artigianali e locali. Sono questi gli obiettivi di Slow Food, un’associazione internazionale no profit nata in Italia nel 1986, che si batte contro l’omologazione dei sapori, contro l’agricoltura intensiva e le manipolazioni genetiche, contro l’omologazione del mercato globalizzato, che penalizza la piccola produzione di qualità. E’ una rete di persone che si incontrano, che si scambiano conoscenze ed esperienze. Questa associazione è partita dal cibo, dal bene elementare ma universale che sta a fondamento della vita, e ne ha rivendicato la lentezza del suo consumo per riscoprire la convivialità, il mangiare secondo ritmi non imposti, con le lentezze di un tempo non misurato, non scandito, non programmato, individuando così un motivo di critica radicale dell’intera civiltà industriale. E’ un’associazione che ha fatto dell’apprezzamento gastronomico un atto politico, perché dietro a un buon piatto ci sono scelte operate nei campi, sulle barche, nelle vigne, nelle scuole, nei governi. E ogni scelta ha un sapore diverso. La gioia del mangiare genuino non è la mania, un po’ snob, dell’edonista solitario. Tutti hanno interesse a un cibo genuino, fatto di elementi non inquinati dalla chimica, uscito da un ambiente salubre, dove la manipolazione dell’agricoltore esalta e non mortifica la creatività della natura. Vivere bene e mangiare sano non è la colpevole ricerca di un vantaggio privato e solitario, ma richiede, per realizzarsi, uno straordinario vantaggio collettivo: la salubrità ambientale delle campagne, la difesa della salute degli agricoltori e un progetto ambientalista di portata generale. Viene inoltre sollecitata la responsabilità del consumatore perché il consumo di prodotti inquinati danneggia non solo la propria salute ma anche quella dei contadini che usano i pesticidi, così come il consumo dei prodotti delle multinazionali che sfruttano brutalmente i produttori diventa connivenza con le tante e clamorose ingiustizie che lacerano il mondo. Ci piace constatare che la “filosofia” di questa associazione è in sintonia con gli obiettivi che vogliamo perseguire.

Cani e canili
In un’ottica di maggiore sensibilità verso gli animali, riteniamo sia da rivedere il rapporto con il canile intercomunale. Il canile dovrebbe essere sempre l’“ultima spiaggia”, la soluzione che viene presa quanto non si può più farne a meno, preferendo però la collocazione di questi animali negli ambienti più confortevoli delle famiglie calcinatesi disposte ad adottarli. Oltre a realizzare un risparmio economico per il bilancio comunale, perché ogni cane tolto dal canile significa una retta in meno da pagare, si potrebbero così assicurare migliori condizioni di vivibilità per questi animali.







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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

1) Siamo un movimento di donne e di uomini che ricercano un’alternativa nonviolenta all’attuale modello di società. Nei fatti siamo un nuovo soggetto politico locale.
2) Non siamo contro i partiti, ma ci collochiamo fuori da essi. Riconosciamo il loro ruolo fondamentale e indispensabile nel sistema democratico italiano, ma siamo convinti che nella fase attuale, di fronte alla crisi di credibilità del sistema dei partiti e di fronte al distacco della gente dalla politica, sia necessario agire con il coinvolgimento diretto dei cittadini su azioni e contenuti che, offrendo risposte allo stato di incertezza e di insicurezza di fronte al futuro, prospetti un’alternativa di salvaguardia ambientale, di giustizia sociale e di miglioramento della qualità della vita.
3) Questo documento è una bozza e sarà sempre tale, anche quando avrà ottenuto la sua stesura definitiva, perché deve essere considerato come un compagno di viaggio, uno strumento di lavoro che si perfeziona e si modifica durante tutto il cammino che intendiamo percorrere, in modo partecipato, con i gruppi, le associazioni, gli incontri di quartiere e i contatti diretti con i cittadini che contribuiranno al suo arricchimento.
Vogliamo creare le condizioni affinché tutti gli abitanti di Calcinato possano partecipare alla stesura di un progetto per delineare il futuro della loro città.

PROVE TECNICHE DI TRASMISSIONE


inauguriamo oggi il nuovo blog di linea indipendente, spazio aperto per osservazioni, proposte, critiche suggerimenti, informazioni, lamentele, disagi e speranze