lunedì 30 agosto 2021

Venti giorni in bici da Calcinato a Finisterre

Da Calcinato a Finisterre in mountain bike: 2352 km in venti giorni. E’ l’impresa in solitaria di Giacomo Girelloni, commerciante di 63 anni, che ha dedicato le sue ferie estive a questo impegnativo itinerario.
L’uomo non è nuovo a imprese del genere. “Anni fa – ricorda – una mattina mi son svegliato presto e sono andato ad Assisi in bici. Un’altra volta ho fatto tutta una tirata con un gruppo di ciclisti da Bergamo a Roma. Nel 2017 la Via Francigena, percorsa tutta, dal Gran San Bernardo fino alla capitale, insieme a un amico”. 
“Stavolta volevo partire molto prima, ma ho dovuto aspettare la seconda dose del vaccino antiCovid” racconta. “Fra l’altro mi ero ripromesso di allenarmi seriamente, ma a luglio il training è saltato spesso per i frequenti impegni di lavoro”.
“Avevo visto il film 'Il cammino per Santiago' di Emilio Estevez” spiega. “Entusiasmato da quella storia, avevo in testa di arrivare anch’io fino alla celebre località galiziana, spinto non tanto da motivazioni turistiche o devozionali, quanto piuttosto da una sfida personale”. 
“Scaricati dal web i percorsi e preparato il viaggio nei dettagli, sono giunto per strade secondarie - attraverso la riviera ligure, la Provenza e i Pirenei - fino a Saint-Jean-Pied-de-Port, in Aquitania. Da lì ho fatto tutta la ‘via francese’ per altri 800 km, fino a Santiago de Compostela, e poi in un'ultima giornata il tratto sino a Finisterre”.
Dalle 8 alle 10 ore in sella ogni giorno, una media quotidiana di quasi 120 km, con punte di 160. Non è come dirlo. “Ma quasi non me ne sono accorto” si schermisce. “Non posso dire di aver sofferto la fatica, non pensavo di avere una reazione così serena. Ho fatto quasi sempre strade poco battute ma asfaltate, i pochi pezzi di sterrata erano pieni di pietre. Decine di chilometri senza incontrare nessuno, ore e ore su e giù, in mezzo alla natura: boschi, prati, colline e clivi. Una esperienza di completa immersione in me stesso, rigenerante, con rarissimi incontri, sia per la via che negli alberghetti dove pernottavo giusto il tempo per una doccia, una cena e un sonno ristoratori”.
Al collo la conchiglia del pellegrino, Giacomo ha sempre tenuto il ritmo prefissato e giunto a Finisterre, dopo un’occhiata all’Atlantico – “c’era troppa gente, un vento insopportabile” – ha spedito la bici a casa con il corriere ed è ritornato in Italia in aereo.
Pochissime le parole scambiate con i pellegrini sul cammino. Piuttosto ammiravo i paesaggi sempre cangianti, con villaggi pittoreschi come Cebreiro, che m’è rimasto nel cuore. In Francia e in Spagna ho sempre pedalato con il vento contro: faceva girare le pale eoliche, e non solo. Santiago la sera in cui ci arrivai era gremita da migliaia di giovani un po’ da tutto il mondo”.
Che cosa resta di questa impresa? “Un reportage fotografico che gli amici si rimbalzano sui display dei loro telefoni, le canzoncine di Paolo Conte che fischiettavo per scacciare la fatica, la bellezza di alcuni tratti di strada dai quali poco prima era passato il Tour de France”. 
“Se l’ho fatta io, possono farla tutti” conclude l’ardito ciclista. “Ma ci si deve strutturare mentalmente, allontanando la tentazione di abbandonare ai primi ostacoli. Consiglio di farla a chi per un po’ di tempo desideri starsene da solo con i propri pensieri”.

venerdì 27 agosto 2021

I compiti dell’ora

Le stragi, gli orrori e i disastri cui stiamo assistendo convocano l'umanita' a un impegno comune per il bene comune. 
Occorre riconoscere, difendere, inverare il diritto di ogni essere umano alla vita, alla dignita', alla liberta', alla solidarieta'. Occorre abolire le guerre e le dittature, occorre abolire tutte le uccisioni e tutte le oppressioni. 
Occorre contrastare l'ingiustizia e l'abuso con la lotta concreta e coerente per la giustizia e l'eguaglianza di diritti. 
Occorre contrastare la disumanita' e la violenza con la forza nitida e intransigente della nonviolenza. 
Occorre opporre alla sopraffazione e alla vilta' la solidarieta' che lotta per la liberazione, la convivenza e la sobria condivisa felicita' di tutte e tutti. 
Occorre opporre alla rapina, all'avidita' e al consumo egoista e sfrenato la condivisione fra tutte e tutti di tutto il bene e di tutti i beni, la preservazione di quest'unico mondo vivente. 
Occorre opporre al menefreghismo la responsabilita'. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che negano la piena umanita' di meta' del genere umano: il maschilismo e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che praticano la schiavitu': la schiavitu' e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che impongono gerarchie e sopraffazione tra diversi gruppi sociali, culturali, etnici: il razzismo e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che rapinano, sfruttano e consumano dissennatamente fino all'esaurimento i beni che devono essere invece condivisi fra tutte e tutti: il sistema colonialista, il potere mafioso, il dominio dei vampiri, e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che preparano, minacciano e fanno la guerra, che sempre e solo consiste nell'uccisione degli esseri umani: la guerra e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
Non sono ammissibili, e quindi vanno contrastati e aboliti, i folli e scellerati regimi, le folli e scellerate ideologie, che distruggono quest'unico mondo vivente e condannano le generazioni future alla sofferenza e all'estinzione: l'inquinamento, la devastazione, la desertificazione, la distruzione della biosfera e' gia' il fascismo, e' gia' l'abisso che tutto divora e distrugge. 
O l'umanita' abolira' la guerra o la guerra abolira' l'umanita'. 
O l'umanita' abolira' la violenza o la violenza distruggera' il mondo. 
Pace, eguaglianza di diritti, responsabilita' per il mondo, universale solidarieta', civile convivenza. 
Realizzazione di una societa' dell'umanita' intera in cui da ciascuna persona sia dato secondo le sue capacita' ed a ciascuna persona sia dato secondo i suoi bisogni. 
E' l'ora della solidarieta' che tutti gli esseri umani riconosce, raggiunge, difende, soccorre, accoglie ed assiste. 
E' l'ora della responsabilita' comune per il bene comune. 
E' l'ora della condivisione di tutto il bene e di tutti i beni. 
E' l'ora della nonviolenza che ad ogni violenza si oppone. 
E' l'ora della nonviolenza che tutte le vite si adopera a salvare.

martedì 24 agosto 2021

La prima vittima della guerra è la verità

In Afghanistan quello che è accaduto negli ultimi 20 anni, dal 2001 al 2021, si è retto sulla menzogna, una montagna di bugie sostenute e diffuse dai militari combattenti delle varie fazioni, dai politici responsabili delle scelte fatte, dall’informazione al soldo degli interessi in campo. Poi ci sono le vittime in carne ed ossa, bambini, donne, uomini, morti o feriti sotto le bombe, negli attentati, negli scontri, o cercando di fuggire da un futuro di paura.
La guerra cambia il significato delle parole: gli invasori diventano liberatori, i terroristi diventano patrioti, i morti degli altri diventano effetti collaterali. 
L’attacco terroristico dell’11 settembre a New York (il primo della storia in diretta televisiva) non poteva rimanere senza risposta, ma quella dell’invasione dell’Afghanistan e dei bombardamenti su Kabul, è stata la più sbagliata: ha innescato reazioni a catena con variabili indipendenti e fuori controllo, che in vent’anni hanno determinato una situazione insostenibile. La fuga precipitosa degli eserciti stranieri lascia il campo in mano proprio a chi doveva essere battuto. E quel che è peggio, gli lascia in eredità un ingente arsenale di armi che dovevano “esportare la democrazia” e ora saranno al servizio del nuovo Emirato islamico: cambia ideologia, ma la violenza è la stessa. Un’intera generazione è cresciuta conoscendo solo la guerra come condizione di vita e di morte.
I risultati di quella guerra sono la diminuzione delle aspettative di vita degli afghani, la crescita della mortalità infantile, l’aumento della povertà e il calo dell’alfabetizzazione. Solo i produttori di sistemi militari si sono arricchiti a dismisura (con un rendimento addirittura dell’872% ci dicono gli analisti della Rete Pace e Disarmo, di Opal, di Milex, gli unici che forniscono i dati reali di questa guerra che all’Italia è costata 8,7 miliardi di euro).
Ora vige il caos ed è facile prevedere che si aprirà la stagione della guerra civile tra le diverse etnie sostenute da altre potenze esterne. Il bottino Afghanistan è troppo ghiotto, ricco com’è di materie prime (tra l’altro produttore dell’80% di oppio a livello mondiale), e la cui importanza strategica geopolitica è determinata dal suo ruolo di crocevia asiatico. Qualsiasi tentativo di semplificazione della storia e dell’attualità afghana porterebbe ad errori di valutazione, ma è fuori di dubbio che oggi le influenze maggiori sul suo futuro si giocano tra Pakistan, Cina, Russia, Turchia, Iran, ma anche sul ruolo che i giovani afghani vorranno prendere nelle proprie mani. In questi giorni i riflettori sono puntati sull’aeroporto internazionale di Kabul, ma la stragrande maggioranza delle persone, donne, uomini e ragazzi dell’Afghanistan di domani, sono nelle province, nelle periferie, nelle montagne e sugli altipiani di quella sterminata regione, dove i “corridoi umanitari” non arriveranno mai e dove si determineranno i destini di quelle persone. Le poche reali informazioni che abbiamo vengono dalle Organizzazioni non governative, anche italiane, o dalle Agenzie internazionali che sono e restano davvero presenti sul territorio nonostante i disastri combinati dall’operazione militare Usa-Nato. Sono le sole voci, insieme a quelle delle associazioni della società civile afghana, oggi ascoltabili e che possono parlare con dignità. Irricevibili e vergognose, invece, le parole ipocrite di politici e partiti che avevano sostenuto le ragioni dell’intervento armato, votato i finanziamenti della missione militare, e di giornalisti ed “esperti” che hanno giustificato la “guerra giusta” contro il terrorismo internazionale e per “liberare le donne” dal burka, ed ora ci spiegano, con la stessa faccia tosta, la necessità dell’aiuto umanitario, affidato a quelle stesse forze armate artefici del clamoroso fallimento militare. Ma davvero non si vergognano?
Davanti a questo sfacelo, ampiamente previsto da chi si è opposto a questa guerra infinita, come a tutte le guerre, ci sono solo tre cosa da fare:
- moltiplicare l’impegno nonviolento contro la preparazione della prossima guerra (contro l’industria bellica, contro i bilanci militari, contro le banche armate, per la smilitarizzazione e l’istituzione della difesa civile non armata e nonviolenta);
- offrire aiuto alle vittime della guerra, ai profughi che fuggono dalla violenza;
- sostenere l’islam nonviolento contro il fondamentalismo talebano, sull’esempio di Abdul Ghaffar, detto Badshah Khan (il Gandhi musulmano), che operò in Pakistan e Afghanistan, fondando il primo “esercito” nonviolento della storia addestrato professionalmente.

lunedì 23 agosto 2021

Jack Hirschman se n'è andato

Ieri è morto a San Francisco il  poeta americano Jack Hirschman, una delle voci più originali della letteratura internazionalista, che abbiamo incontrato diverse volte da queste parti negli ultimi anni, l'ultima nel 2019 alla Villa Romana di Desenzano, dove tenne un applauditissimo reading.

Nato a New York nel 1933, era salito alla ribalta nel 1966 per essere stato espulso, a causa della sua opposizione alla guerra (allora quella del Vietnam), dalla Ucla (l’Università di Los Angeles dove insegnava): fra le sue iniziative si ricorda l’attribuzione del massimo dei voti a tutti gli studenti destinati all'arruolamento per aiutarli a sfuggire alla guerra.
Sposato con la poetessa anglo-svedese Agneta Falk, Hirschman è stato molto vicino alla poliedrica esperienza culturale della beat generation di Allen Ginsberg e Lawrence Ferlinghetti. Icona vivente della controcultura americana: ha pubblicato oltre 100 libri di poesie e tradotto 35 opere straniere da otto diverse lingue.
Noto anche per essere stato professore di letteratura del giovanissimo Jim Morrison proprio alla Ucla (quando il cantante dei Doors provava a studiare cinema con Francis Ford Coppola), il poeta nei suoi versi denuncia i mille mali d’America.
Fra le sue opere più famose ci sono i “123 Arcani” (pubblicati in Italia dalle edizioni Multimedia di Salerno): uno lo aveva composto sulla tomba di Pasolini a Casarsa e si chiude con il palingenetico omaggio alla bandiera rossa: “ridiventa straccio e il più povero ti sventoli”.

giovedì 19 agosto 2021

Grazie agli ecovolontari del Comitato Cittadini

Dall'inizio dell'anno ogni giorno a Calcinato i volontari del Comitato Cittadini sono in giro - armati di guanti, carriole, rastrelli, falci e mascherina - impegnati nella raccolta dei rifiuti disseminati dalle persone incivili sul territorio.
Percorrono scientificamente le diverse aree del paese, rigorosamente a piedi, via per via, zona per zona. Migliaia sinora i sacchi riempiti con tonnellate di materiale raccolto, quali pneumatici, vecchi televisori, tappeti, bottiglie, giocattoli, plastiche, materiali edilizi, rottami ferrosi, tappeti, elettrodomestici, ma anche pezzi di amianto e altri materiali pericolosi.
Coordinate dall'inossidabile Valter Bellandi, uno dei più noti alfieri dell'ambientalismo nella zona, le persone mobilitate in questa pregevole attività sono una cinquantina.
“Abbiamo pianificato questa nostra campagna per oltre un anno - racconta Valter - monitorando pezzo pezzo tutto il territorio. E' stato poi elaborato un progetto analitico, attendendo invano un riscontro da parte dell'amministrazione comunale che non è mai arrivato. Si è troppo a lungo parlato di fototrappole, di controlli del vicinato e di altri dispositivi e procedure rimasti poi lettera morta. E intanto i mucchi di rifiuti aumentavano e nessun si muoveva. Allora siamo passati in azione programmando il calendario degli interventi e avviando nel gennaio scorso una poderosa campagna di raccolta per dare una ripulita al nostro territorio che abitiamo ed amiamo”.
"Nel nostro piccolo - sottolinea - noi non ci vogliamo certo sostituire a chi ha il compito di spazzare le strade e mantenere puliti i marciapiedi; ci occupiamo invece del recupero dell'enorme quantità dei rifiuti stagnanti, dispersi anche negli angoli più impensati del nostro Comune. Le zone più gravose le setacciamo il sabato perché è l'unico giorno della settimana in cui abbiamo a disposizione un camion”.
"Naturalmente - conclude - mentre operiamo ci guardiamo anche in giro. Tempo fa abbiamo filmato uno scarico nella roggia in pieno centro a Calcinato, dalle parti di via Stazione: gettava materiale fognario direttamente in roggia rilasciando un odore nauseabondo. Da noi allertata, la Polizia Locale è giunta immediatamente chiamando a intervenire gli uffici comunali preposti e gli enti incaricati".
Chi fosse interessato a partecipare alle prossime raccolte può contattare i membri del Comitato tramite la loro pagina Facebook.

mercoledì 18 agosto 2021

Digitalizzato l'archivio storico di Calcinato

Le radici della comunità calcinatese affondano in lunghi secoli dalla storia finalmente consultabile in formato digitale grazie al bibliotecario Pierangelo Bono, custode da decenni del patrimonio documentario depositato nell’archivio comunale, che sarà ora a disposizione degli interessati in modalità più agevoli e innocue per le ingiallite carte che lo compongono.
“Con due distinte determinazioni la Giunta Municipale ha favorevolmente accolto un progetto che mi stava particolarmente a cuore prima della conclusione della mia attività qui in biblioteca” annuncia Pierangelo, che ha appena ultimato “la digitalizzazione dei registri di Antico Regime, mentre quella della sezione storica della nostra anagrafe dal 1840 in avanti - in special modo i sei volumoni dei fogli di famiglia – è stata affidata a una ditta specializzata nel settore ad ampio formato”.
“Si tratta di un’opera necessaria – spiega - sia per la tutela e per una migliore conservazione, sia per agevolare la fruizione da parte degli studiosi di documenti che sarebbero irriproducibili una volta persi o danneggiati”.
La digitalizzazione dei documenti, manoscritti e testi di pregio inseriti nell’archivio storico comunale è avvenuta nella sede di via XX settembre con uno scanner planetario di dimensioni fino all’A3, senza nessun tipo di danno ai fogli.
“Durante i secoli XV-XVIII del dominio veneto – racconta il bibliotecario, richiamando la premessa storica all’Inventario d’Archivio - il nostro Comune fa parte della quadra di Rezza­to. Giovanni Da Lezze, podestà di Brescia tra il 1609 e il 1610, ne descrive il territorio, elencando i beni e i proventi comunali, nominando le istituzioni religiose e civili. Racconta del ‘Castello con fosse’ e di ‘una bella piazza con sottoportici... botteghe de fornai e con la becaria, spicieria, et altri luochi commodi’; spiega che la seriola derivata dal Chiese alimenta ‘sei ruote di mulini detti di Sopra e di Sotto’. A quei tempi il Comune, oltre ai mulini, possiede e incanta la ‘Rassega’ e la ‘Masnadora da oglio’. In questa terra ‘grossa et habitabile per esservi perfettissimo aere’, gli abitanti si occupano per lo più dei campi e dell’allevamento; pochi i mercanti di biade e buoi. I due Monti di Pietà affittano frumento e biade ai contadini poveri consentendo di non interrompere la coltivazione delle terre. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Elisabetta si trova nella piazza accanto al Castello, ma vi sono altre piccole chiese, una dedicata a San Vincenzo (patrono del Comune), una nella contrada di Ponte San Marco e una presso il Monastero di San Francesco”.
Significativa anche “la digitalizzazione del cospicuo Istrumentario, contenente in copia i contratti stipulati dal Comune dal 1454 al 1787 con privati, che ci fa comprendere il determinarsi, il crescere, il consolidarsi e, soprattutto nel secolo XVIII, l’impoverirsi del patrimonio comunale consistente in diritti d’acque, appezzamenti e mulini. Dell'attività contabile rimane invece il piccolo registro ‘Aquarum’ del 1654-1655, che contiene le partite dei contribuenti delle acque irrigue”.
Ci sono poi le fondamentali deliberazioni della “Generale Vicinia, l'assemblea di tutti i capifamiglia che aveva anche il compito di nominare ogni anno i consoli e gli altri incaricati, tutti con ruoli speci­fici di governo, gestione e tutela dei beni co­muni”.
Sei unità rappresentano il frammento documentale della Cappellania Scarpina, istituita nel 1665 da Andrea Scarpini e amministrata dal Comune. “Si tratta degli elenchi della riscossioni dei livelli di una masseria, con le spese sostenute dai massari, i saldi annuali di cassa e decreti di approvazio­ne del maneggio di cassa”.
Il secondo intervento è quello sulle 1541 carte raccolte nei sei registri della prima anagrafe comunale (chiamati Libri delle famiglie), del 1870. “Per le loro dimensioni (cm 77x54) e un’altezza media dorso di 12-15 cm, queste 3082 pagine sono facilmente deteriorabili in sede di consultazione e fotocopiatura e pertanto abbiamo deciso di affidarli a una ditta specializzata che lavora per l'editoria. Nei suoi studi di Milano effettuerà le operazioni di digitalizzazione in pdf tramite scanner planetari, modalità che non arreca nessun tipo di danno in quanto le operazioni avvengono dall’alto non a contatto con il documento”. Quest'ultima parte del prezioso lavoro verrà terminata entro la fine dell'estate.

domenica 15 agosto 2021

Un’ignobile canea fascista

In questa estate funestata dalla scomparsa di Gino Strada, un uomo che in 25 anni ha costruito una organizzazione che ha curato milioni di persone che altrimenti sarebbero rimaste senza alcuna assistenza, dobbiamo assistere al crescendo dei deliri di fascisti dichiarati e di esponenti della Lega filofascisti.
Ha iniziato l’amministrazione leghista di Novara, capoluogo Medaglia d’Oro al Valor Militare per il contributo dato alla Resistenza e alla lotta al fascismo, che ha proposto di intitolare una via a Giorgio Almirante, riconosciuto dalla giustizia italiana come "fucilatore di italiani", e indimenticato, attivo segretario di redazione fino all’ultimo numero del giornale "La difesa della razza", una delle principali colonne della campagna razzista (antiebraica e non solo) del regime fascista.
Poi è arrivato Claudio Durigon, leghista, nientemeno che sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze (!) a proporre pubblicamente di cancellare il nome di Falcone e Borsellino e di ripristinare quello di Arnaldo Mussolini in un parco pubblico di Latina. Proprio quell’Arnaldo, fratello del duce, che tanta parte ebbe nella costruzione del regime e nella attiva repressione di ogni libertà di stampa.
Ultimo (per ora) arriva bello bello Andrea Santucci, uno che è stato fino a poco fa consigliere comunale leghista a Colleferro, nel Lazio, a chiedere di cambiare nome a Roma al Piazzale dei Partigiani per intitolarlo ad Adolf Hitler.
Si tratta di una strategia. La Lega di Salvini strizza l’occhio alla destra fascista, in cerca di qualche voto. E non si ferma di fronte a nulla.
Ma proporre di intitolare una piazza della Repubblica italiana ad Adolf Hitler non è una boutade, non è una battuta di spirito. Si tratta di una criminale apologia di un criminale responsabile di una politica che il mondo ha pagato con decine di milioni di morti, con una guerra mondiale, con l’abominio dei campi di sterminio.
Il presidente del Consiglio Draghi deve dire se davvero nel suo governo, che ha appena celebrato le centinaia di vittime civili di Sant’Anna di Stazzema, può esserci posto per un sottosegretario che disprezza i giudici Falcone e Borsellino, martiri della lotta alla mafia, e ammira un campione della dittatura e un nemico giurato della libertà e della democrazia.
Quanto ad Andrea Santucci si applichino le leggi vigenti che puniscono l’apologia dell’ideologia nazista, che è costata al mondo la più terrificante carneficina della storia.
Dario Venegoni

sabato 14 agosto 2021

Depuratore del Garda: presidio permanente davanti alla Prefettura di Brescia

Da lunedì 9 agosto decine di amici e compagni animano il presidio a oltranza in Piazza Paolo VI a Brescia, nella zona della Prefettura, per ribadire che la nomina del Commissario per la depurazione del Garda costituisce un grave atto antidemocratico che ha determinato uno strappo istituzionale. 
In qualsiasi momento del giorno o della notte è possibile unirsi al presidio permanente, passare per avere informazioni e aggiornamenti, sostenere la mobilitazione in corso, coordinata da decine di associazioni ambientaliste di tutta la provincia raccolte nel Tavolo Basta Veleni, che contesta le ipotesi di nuovi impianti di depurazione, oltre alla scelta governativa di nominare un Commissario per la depurazione del Garda nella persona del Prefetto di Brescia, il quale - come ormai noto - ha deciso di dare il via libera a un sistema di depurazione delle acque del Garda basato su due impianti, localizzati a Gavardo e a Montichiari.

venerdì 13 agosto 2021

“Io non sono pacifista, io sono contro la guerra”

Stamattina è morto in Normandia il medico milanese Gino Strada, militante del movimento contro la guerra e fondatore di Emergency, l’associazione umanitaria che dal 1994 cura gratuitamente in tutto il mondo le ferite e le vittime di conflitti, armi, violenze e miseria.
Ci mancheranno la sua operosità, la sua lucidità, il suo coraggio, la capacità di avvertire come arrecata a sé ogni ingiustizia subita dai poveri e dagli oppressi, l’irremovibile determinazione nel denunciare sempre tutte le guerre come crimini commessi contro l’intera umanità.

martedì 3 agosto 2021

Per un mondo libero dalle armi nucleari

A 76 anni dal bombardamento atomico americano di Hiroshima, il Movimento nonviolento e l'associazione Fuji manifestano venerdì 6 agosto alle ore 18.30 a Brescia nel Chiostro del Museo di Santa Giulia (con ingresso da via Piamarta 4) per un mondo libero dalle armi nucleari.
Dopo la commemorazione storica di quei tragici eventi alle ore 18.30, alle ore 20 ci sarà il momento di convocazione energetica “Vibrazioni di vita”, con un bagno di gong operato da due suonatori.
Realizzata in collaborazione con il Comune e con la Fondazione Brescia Musei, l'iniziativa intende fare memoria delle vittime delle bombe di Hiroshima e Nagasaki “vicino alle piante tenacemente sopravvissute ai bombardamenti” ospitate nel luogo in cui essa si svolgerà.
Ricordiamo infatti che fra le essenze arboree del giardino a Santa Giulia ci sono da anni un aogiri proveniente da Nagasaki e un kaki trapiantato da Hiroshima.
“La minaccia dell´uso delle armi nucleari oggi è ancora molto preoccupante” osserva il portavoce del Movimento Nonviolento, Adriano Moratto, presentando l'iniziativa.
“Esistono nel mondo oltre 20mila testate nucleari, di cui almeno 2mila pronte all´uso immediato. In Italia - sottolinea - il governo, nonostante la pandemia in corso e la crisi economica, intende spendere per il solo acquisto di 90 bombardieri F35, idonei al trasporto di ordigni nucleari, almeno 12 miliardi di euro. Noi diciamo no alle armi nucleari e agli F35 e alla assurda pretesa di riportare a Ghedi nuove testate nucleari. Le bombe atomiche sono un arma di aggressione per distruzioni di massa, non possono servire a difenderci”.
“Nell'ambito della campagna nazionale “Italia ripensaci!” - conclude - chiediamo al Parlamento di aderire al Trattato Onu per la messa al bando delle armi nucleari entrato in vigore in sede internazionale lo scorso 22 gennaio. E' necessario riconvertire la spesa militare in spesa sociale: le armi atomiche sono economicamente insostenibili ed eticamente inaccettabili”.

lunedì 2 agosto 2021

Depuratore del Garda: una assemblea a Lonato

Assemblea dei comitati ambientalisti del Basso Garda e della Bassa bresciana mercoledì 4 agosto a Lonato per concordare le attività e iniziative da organizzare per fermare il progetto di localizzare il depuratore delle acque del Garda nei siti dei comuni di Gavardo e Montichiari.
A convocare il meeting è il Comitato Citalo, che proporrà di redigere un documento unitario sulla base del quale sviluppare percorsi di opposizione alla decisione prefettizia.
Il gruppo lonatese era già stato in prima fila già dalla scorsa primavera per contrastare l'opzione di realizzare l'opera nella frazione di Esenta, che si era profilata per un breve periodo. "Pur essendo composto da cittadini di Lonato, paese risparmiato dalla decisione del Commissario", Citalo sottolinea che "non esulta ma si associa al coro di indignazione per la scelta di Gavardo-Montichiari come sede del depuratore, perché sempre più convinto che il territorio sia un bene comune che deve essere tutelato sempre e ovunque".
Gli ambientalisti lonatesi "deplorano poi il comportamento e la volontà del Commissario che non ha voluto prendere in considerazione il progetto di rifacimento della condotta sublacuale con depuratore a Peschiera e la politica locale che con miopia ha difeso il suo orticello permettendo così che la scelta calasse dall'alto".
"Il principio Divide et Impera ancora una volta ha dato i suoi frutti" osservano. "Ora è nostro auspicio che i Comitati ritrovino l'unità per le future battaglie che devono avere un solo obiettivo: la condotta sublacuale come unico progetto, perché comporta minor impatto ambientale e minori costi per tutti. E' pertanto necessario ricomporre le differenti strategie tra territori, che si sono dimostrate penalizzanti nel confronto con le controparti. Per questo ci incontreremo insieme mercoledì alle ore 19 nella nostra sede di Via De Gasperi 46”. Per informazioni e ragguagli la segreteria organizzativa dell'incontro risponde al 340/2712285.