venerdì 25 giugno 2010

QUESTA LEGGE UCCIDE LA LIBERTA' DI INFORMAZIONE; SONO PRONTA A TRASGREDIRE




INTERVISTA A MARGHERITA HACK[di Cristiana Pulcinelli, da L'Unità]

In questo momento mi dispiace non essere una giornalista perché vorrei partecipare in prima persona a questa battaglia». L’astrofisica Margherita Hack ha appena festeggiato il suo ottantottesimo compleanno a Mercatale Val di Pesa. Ma né l’età, né il clima da vigilia della festa tolgono vigore all’indignazione di Margherita per la legge bavaglio e per i modi in cui è stata approvata. Cosa ne pensa della legge sulle intercettazioni appena passata al Senato con il voto di fiducia? «E’una vera vergogna. Questa legge è un aiuto per i delinquenti e i mafiosi, perché è risaputo che molti crimini si scoprono proprio grazie alle intercettazioni. Ma, del resto, c’è poco da stupirsi se si guarda chi c’è al governo: i migliori sono ignoranti e deboli, i peggiori una banda di delinquenti». Abbiamo deciso di chiamare i giornalisti alla disobbedienza civile e di violare la legge. Pensa che sia giusto? «La disobbedienza civile è necessaria quando le leggi sono contro la democrazia e la libertà. C’è il dovere di opporsi a una legge sbagliata. Io spero che tutti i giornalisti disobbediscano, anche quelli di destra che però considerano il loro lavoro un servizio per il pubblico e il loro dovere dare le notizie». Se le chiedessimo di firmare un articolo sul nostro giornale la cui pubblicazione violi la legge, lo farebbe? «Certamente sì, anzi mi dispiace non essere giornalista perché non posso partecipare in prima persona a questa battaglia». Reporters sans frontieres ha offerto ai giornalisti italiani di pubblicare sul loro sito gli articoli che non potranno essere più pubblicati in Italia e altre testate straniere offrono ospitalità. Pensa sia una forma di lotta utile? «Sì, però gli italiani non leggono i giornali nella loro lingua, figuriamoci gli stranieri. E’ un’iniziativa che avrebbe un’eco molto ridotta». Cosa direbbe ai giovani per convincerli a fare opposizione? «I giovani devono essere persuasi che la libertà d’espressione è un diritto a cui non si deve rinunciare. Altrimenti ci si avvia verso una dittatura. Noi che ci siamo passati lo sappiamo: la libertà d’opinione si deve difendere anche a costo di violare la legge. Quando sotto il fascismo furono promulgate le leggi razziali, era doveroso opporsi e violarle. Ora, per fortuna, non siamo a quel punto, ma il principio alla base di questa legge è lo stesso che era alla base delle leggi razziali: violare la libertà. I giovani dovrebbero sentire il desiderio di battersi contro questo». Cos’altro si può fare per far sentire la propria voce? «Oltre a disobbedire? Andare tutti in piazza, o fare la rivoluzione… ».

giovedì 24 giugno 2010

LENIN E LA LEGA LOMBARDA




il legame ce lo spiega Roberto Maroni, nell'ultima sua dichiarazione alla stampa; la copiamo dal sito dell' ANSA (che non è la squadra di Rostock):

La Lega Nord ''non e' un partito separatista ma federalista, profondamente radicato sul territorio'', ''l'unico, vero partito che si ispira a chi sapeva cosa era un partito, cioe' Lenin. Uno schema dove c'e' uno che comanda e altri che danno esecuzione al progetto, che hanno compreso''. A spiegare cosi' l'ascesa del Carroccio nel panorama politico italiano e' stato questa sera il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ha preso la parola nel corso della presentazione del libro ''Leghiste. Pioniere di una nuova politica'' scritto dalla giornalista Cristina Giudici per l'editore Marsilio. Secondo Maroni c'e' ancora oggi, riguardo alla Lega, un deficit di comprensione'' se non una sorta di ''atteggiamento molto snob sia nei commentatori che nel panorama politico anche perche' - ha detto - ci si ferma alla prima fila di Pontida, quella di chi indossa l'elmo con le corna o fa folklore. Ma dietro - ha subito aggiunto - ci sono molte altre file''. In questo senso Maroni ha spiegato che la fase secessionista del Carroccio ''si e' chiusa nel 2000'' e che oggi qualcuno non ha capito, ''nella superficialita' dell'analisi'' che il partito ha ormai imboccato la strada della responsabilita' e del governo. Una Lega, ha aggiunto Maroni, che ha puntato soprattutto sull'organizzazione sin dal suo nascere. ''Berlusconi - ha infatti detto - ha teorizzato il partito leggero ma per noi non e' cosi' ed il nostro e' un partito pesante che investe nell'organizzazione''. ''Il Pci - ha poi spiegato il ministro leghista - aveva investito in un progetto ideologico che divideva la societa' in classi. Si e' trattato, come i fatti hanno dimostrato, di un investimento sbagliato. Noi siamo, invece, un partito post-ideologico che non si organizza su un'asse orizzontale destra-sinistra, ma su un'asse verticale, nord-sud. Abbiamo copiato dei modelli del Pci ma i nostri sono ideali territoriali. Non c'e' da stupirsi, allora, se gli operai che sono iscritti alla Cgil ci votano. Non e' una contraddizione. Noi - ha concluso Maroni - siamo di destra e di sinistra insieme e la nostra ambizione e' quella di agire su aree socio-economiche''.

mercoledì 23 giugno 2010

martedì 22 giugno 2010

INCONTRO COL PROF. GIULIO PALERMO




LUNEDI’ 21 GIUGNO 2010 – ore 20.45

presso la Sala Civica

Piazza della Preistoria – Ponte S. Marco (BS)

INCONTRO PUBBLICO

E’ ancora

crisi economica:

ma a che punto siamo?

Un’ occasione di approfondimento e dibattito tra crisi persistente, manovre finanziarie dell’Europa e dei Governi, e risposte del movimento dei lavoratori

Intervengono:

Sauro Di Giovambattista

studioso delle crisi

Giulio Palermo

Economista, docente e ricercatore di Economia Politica presso l’Università di Brescia. E’ stato funzionario ed esperto economico-finanziario presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

E’ autore di libri, saggi ed interventi di argomento economico.

PATOLOGIE ED EMERGENZE AMBIENTALI




Da tempo è al centro della discussione nella bassa bresciana orientale il problema di una corretta informazione, con dati precisi sulla diffusione di patologie correlabili ad aemergenze ambientali, su un teritorio che, considerata la presenza di numerose e vaste discariche e di una fitta rete di fabbriche, avrebbe forse bisogno di una seria indagine per avere il quadro della situazione.
In questa direzione si muove a Montichiari l’iniziativa di venerdì 25 giugno, quando alle ore 20.45 il locale circolo Legambiente e il gruppo SOS Terra organizzano alle ore 20.45, all’auditorium Gardaforum di via Trieste 62 a Montichiari, un convegno dal titolo “Proposte di tutela ambientale per la brughiera di Montichiari”. Nel corso della serata si discuterà “del carattere cumulativo della degradazione ambientale provocata in un’area da una serie di attività impattanti già realizzate, operative, progettate”, come recita il volantoino distribuito nella cittadina.
Oltre alle diverse esperienze realizzate nell'alto mantovano, anche la recente esperienza della “Analisi ambientale di Area vasta” per il Comune di Calcinato ha evidenziato la necessità di una indagine di epidemiologia ambientale nel distretto sanitario di Montichiari. L'auspicio è che questo primo passo sia l’inizio di una nuova consapevolezza fra i cittadini e le forze politiche e sociali.

sabato 19 giugno 2010

ADDIO A SARAMAGO, NOBEL COMUNISTA.





[di Omero Ciai, da Repubblica]

Se n'è andato ad 87 anni il primo e unico Premio Nobel per la Letteratura in lingua portoghese. José Saramago è morto oggi, poco dopo le 13, nella sua casa di Tiàs, a Lanzarote (una delle Isole Canarie), dove risiedeva dal 1991 insieme alla moglie, Pilar del Rio, e alla fedelissima segreteria Pepa. Nato il 16 novembre del 1922 ad Azinhaga, un piccolo villaggio a nord di Lisbona, ottenne il Nobel per la letteratura nel 1998 dopo una esistenza segnata a lungo dalla provvisorietà e dalla povertà. La sua famiglia di braccianti agricoli si trasferì nella capitale dove suo padre ottenne un posto come agente di polizia ma per le difficoltà economiche e la morte improvvisa del fratello maggiore Saramago dovette lasciare gli studi e cercare lavoro prima come fabbro e poi come meccanico. Riuscì a pubblicare il primo racconto, "Terra del Peccato" nel 1947. Lo scarso successo però lo costrinse a fare altri lavori (impiegato in una agenzia di assicurazioni, tecnico amministrativo in una casa editrice), finché non divenne giornalista al "Diario de Lisboa". Dopo alcuni libri di poesia raggiunge una certa notorietà a metà degli anni Settanta, quando la "Rivoluzione dei garofani" portò via la dittatura militare, con la pubblicazione del "Manuale di pittura e calligrafia", cui seguiranno due dei suoi romanzi più famosi: "Una terra chiamata Alentejo" nel 1980 e "Memoriale del convento" nel 1982. Due anni dopo la consacrazione con "L'anno della morte di Ricardo Reis" e, più tardi, con un la "Storia dell'assedio di Lisbona" che esce nel 1989.

Ateo e comunista (si iscrisse al Pcp clandestino durante la dittatura di Salazar), ruppe con il governo del suo paese nel 1991 quando pubblicò "Il Vangelo secondo Gesù", un romanzo eterodosso sul Messia che scatenò una gran polemica. Il Portogallo rifiutò di presentare il libro in un premio letterario europeo e Saramago, infuriato, lasciò Lisbona per trasferirsi, ed autoesiliarsi, con la sua seconda moglie (e traduttrice), Pilar, alle Canarie. Il primo ministro di allora è il presidente portoghese di oggi: il conservatore Anibal Cavaco Silva.

Ma eretico e scomodo, Saramago, lo è stato sempre, in tutte le sue riflessioni ed in tutti i suoi romanzi tanto da diventare un punto di riferimento per la sinistra radicale in tutto il mondo. E' stato accusato di antisemitismo per le sue posizioni a favore dei palestinesi in Medio Oriente e, l'anno scorso con la sua ultima opera, "Caino", è tornato a scontrarsi con la Chiesa cattolica portoghese. Dello stesso periodo la battaglia con la sua casa editrice italiana, Einaudi, che rifiutò di pubblicare un libro, "Il Quaderno" tratto soprattutto dal suo blog, perché molto critico con Berlusconi. Nel 2004, dopo la primavera "negra" di Cuba, ruppe anche con Fidel Castro ma in seguito ci ripensò.

La politica è stata l'altra sua grande passione dopo la scrittura. In una intervista, concessa a Francesc Relea de El Pais l'anno scorso, Saramago ammise che forse il partito nel quale militava dagli anni Sessanta, (l'ultima formazione comunista europea che conserva "l'iconografia dei bolscevichi", bandiera rossa e falce e martello), era "ancorato nel passato". Ma aggiunse: "Abbiamo una eredità dalla quale non riesco a liberarmi. Ed è possibile che questa eredità storica non abbia molto a che fare con la realtà di oggi. Ma perché la realtà di oggi avrebbe ragione? I sentimenti sono importanti. Non riuscirei a riconoscermi in nessun altro partito che non fosse quello comunista portoghese: ci resto per rispetto di me stesso".

Con "Cecità", del 1995, il racconto di una epidemia che fa diventare ciechi tutti gli abitanti di una città, che è considerato il suo capolavoro, si apre la sua ultima tappa di scrittore. E' quella più critica sulla società di massa, la globalizzazione, il consumo e lo stesso funzionamento del sistema democratico europeo. Nel suo ultimo blog, pubblicato stamattina, Saramago scrive: "Penso che la società di oggi abbia bisogno di filosofia. Filosofia come spazio, luogo, metodo di riflessione, che può anche non avere un obiettivo concreto, come la scienza, che avanza per raggiungere nuovi obiettivi. Ci manca riflessione, abbiamo bisogno del lavoro di pensare, e mi sembra che, senza idee, non andiamo da nessuna parte".