domenica 31 dicembre 2017

Una firma per la scuola pubblica

Il 2017 si chiude con una mobilitazione in difesa di quel che resta della scuola pubblica in Italia, per chiedere che ci si fermi a riflettere sul senso e sulla opportunità di applicare una riforma - quella della Legge 107 - che la sta sgretolando, a colpi di test Invalsi, alternanza scuola-lavoro, insegnamenti di materie in inglese a chi non le sa in italiano, l'ennesima rimodulazione dell'esame di Stato.
Sono ormai oltre tremila i firmatari in poche ore dall'appello lanciato da Salvatore Settis, Massimo Cacciari, Tomaso Montanari, Umberto Galimberti, Nadia Urbinati, Michela Marzano, Romano Luperini, Roberto Esposito, Giovanni De Luna, Adriano Prosperi, Alessandro Dal Lago, Benedetto Vertecchi e Massimo Baldacci: insegnanti, educatori, studenti, genitori e cittadini.
"La scuola è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale" si legge nel documento che vi invitiamo a sottoscrivere alla pagina web https://sites.google.com/site/appelloperlascuolapubblica/.
Per i firmatari "bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce?".
Secondo loro "una scuola di qualità è basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle discipline. Letteratura, Matematica, Arte, Scienza, Storia, Geografia, Filosofia, in tutte le loro declinazioni, sono la chiave di lettura del mondo", "servono innovazioni che sappiano valorizzare inoltre l’interculturalità, la creatività e l’immaginazione, il pensiero critico e quello simbolico, nella didattica così come nell’impianto complessivo della scuola", "nell’era di instagram, twitter e dell’ e-learning, la relazione e la comunicazione 'viva' allievo/insegnante - nella comunità della classe - rappresentano fortezze da salvaguardare e custodire".
Insomma, urge chiedere insieme che si torni a fare scuola per educare i giovani a diventare cittadini sovrani di se stessi, non ad asservirsi a questo o a quel padrone.

sabato 30 dicembre 2017

Niger: non mitraglie, ma pompe d'acqua

Alla vigilia di Natale, Paolo Gentiloni ha annunciato di voler trasferire in Niger parte del contingente italiano presente in Iraq. Ed ha dato tre motivazioni per questa scelta: consolidare il paese, sconfiggere il traffico di esseri umani, combattere il terrorismo. Tre situazioni che hanno bisogno di essere analizzate in dettaglio per capire se si tratta di vere motivazioni o di retorica.
Stabilita': tutti riconoscono che in Niger, come negli altri paesi del Sahel, c'e' un'assenza crescente di stato. O meglio lo stato c'e', ma non al servizio della popolazione, bensi' di un'elite. Dal 1960, anno di indipendenza, il Niger ha conosciuto almeno sette regimi civili e quattro colpi di stato militari. Il potere e' conteso fra esercito, politici di carriera, grandi commercianti, capi religiosi. Lo stesso Mahadou Issoufou, attuale capo di governo, e' oggetto di molte critiche e se la missione italiana si prefiggesse di dare stabilita' all'attuale classe politica si renderebbe complice di quella che Jean-François Bayart studioso dell'Africa sub-sahariana, chiama privatizzazione dello stato.
In un articolo del 16 agosto 2017, "le Monde" denuncia che in Mali, Niger e Mauritania, "il sistema politico e' detenuto da un'elite predatrice che ha dato il colpo finale a cio' che rimaneva dello stato... E i risultati si vedono: Secondo il rapporto della Banca Mondiale "Le visage humain d'une crise regionale" meta' della popolazione del Niger vive al di sotto della soglia della poverta'. Il 44 per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di un ritardo di crescita, mentre il livello medio di scolarizzazione e' di un anno e mezzo. Le cliniche private per l'elite, si moltiplicano nella capitale, ma gli ospedali pubblici per la gente comune, sono piuttosto luoghi di morte che di cura.
E cio' nonostante il Niger dispone di una decina di campi profughi in cui ospita 166 000 rifugiati. Non persone che vogliono mettersi in viaggio per raggiungere l'Europa, ma persone che aspettano che torni la pace nei propri villaggi per tornarsene a casa in Mali o in Nigeria. Ad essi si aggiungono le decine di migliaia di migranti che mettono piede sul suolo nigerino non per restarvi, ma per transitare. Il loro punto di ritrovo e' Agadez, porta del deserto, dove il linguaggio utilizzato e' diverso dal nostro. Consci dei rischi che si apprestano ad affrontare, i migranti si autodefiniscono "avventurieri", mentre i proprietari di camion che li porteranno alla frontiera libica sono chiamati passeurs, trasportatori, non trafficanti d'uomini. In Niger se di qualcosa i migranti si lamentano e' per i prezzi esosi, non per la tratta. Per il costo del viaggio, per il costo dei viveri e dell'acqua, per le bustarelle da dare ai poliziotti affinche' li lascino passare nonostante la mancanza di documenti appropriati. Molti arrivano all'ultima oasi nigerina che non hanno piu' soldi e allora si fermano per mesi sperando di trovare un lavoro che permetta di raggranellare i soldi necessari a pagare il passaggio che li porti in Libia. Poliziotti, proprietari di camion, gestori di negozi, tutti cercano di strizzare i migranti di passaggio, ma non vanno nei villaggi della Nigeria, del Mali o del Senegal a prelevare giovani da deportare con la forza in Libia. Ed allora cosa significa combattere i trafficanti d'uomini? Arrestare un'intera regione e sequestrare un'intera economia? Non ci sarebbe piuttosto da combattere le cause della disoccupazione che spingono centinaia di migliaia di giovani ad affrontare financo la morte pur di cercare un futuro migliore in un continente ostile come l'Europa?
Combattere il terrorismo e' la terza motivazione portata da Gentiloni. Il terrorismo esiste, ma troppo spesso e' usato come alibi per avventure militari di ben altro genere. Considerato che in Niger ci sono gia' contingenti francesi, statunitensi e tedeschi, con l'arrivo degli italiani, gli eserciti stranieri presenti nel paese saranno quattro. I francesi ci sono addirittura dal 1961. Non era ancora trascorso un anno dall'indipendenza, che il nuovo governo del Niger aveva gia' firmato un accordo che garantiva alla Francia "la libera disposizione delle installazioni militari necessarie ai bisogni della difesa". Ufficialmente il colonialismo era finito, ma in zona rimanevano da proteggere gli interessi delle compagnie francesi che qualche anno piu' tardi si sarebbero arricchite dello sfruttamento di uranio.
E' arrivato il tempo di riconoscere che terrorismo e' espressione di malcontento e disperazione. E come ci ha ammonito Hiroute Guebre Sellassie, incaricata delle Nazioni Unite per il Sahel, "se non si fa nulla per migliorare l'istruzione, per creare occupazione e opportunita' per i giovani, il Sahel sara' non solo un incubatore di migrazione di massa, ma anche di reclutamento terroristico". Allora non sono i soldati che dobbiamo mandare in Niger, ma medici, infermieri e insegnanti. Non mitraglie, ma pompe d'acqua, perche' mai come oggi le parole di Sandro Pertini risultano vere: "Si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgenti di vita per milioni di vite umane che lottano contro la fame".
Francuccio Gesualdi, comune-info.net

venerdì 29 dicembre 2017

Danilo Dolci ci manca da vent'anni

Domani è il ventesimo anniversario della scomparsa di Danilo Dolci, sociologo, educatore e poeta che è stato per noi un solido e sicuro punto di riferimento per la nonviolenza e generoso organizzatore di attività e iniziative per la giustizia sociale.
Danilo fu tra i pochi italiani ad avere una ripetuta serie di candidature al Premio Nobel per la Pace (la prima volta il suo nome fu sostenuto addirittura dal celebre pedagogista Jean Piaget). Nato a Sesana, in provincia di Trieste, nel 1924, dopo gli studi di architettura a Roma e a Milano, nel 1952 si era recato a Trappeto, vicino a Palermo, e nel 1958 aveva fondato a Partinico (Pa) il "Centro studi e iniziative", per il riscatto economico e lo sviluppo organico e integrale della zona. Le numerose azioni di lotta nonviolenta con i contadini e i disoccupati, per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio militare, per lo smascheramento delle connessioni tra potere politico e mafia, per la ricostruzione dei paesi terremotati della Valle del Belice, gli costarono denunce e condanne, ma anche il sostegno di comitati di solidarietà in Italia e all'estero (la sua opera è conosciuta e apprezzata soprattutto negli Stati Uniti), la stima di personaggi come Aldo Capitini, Aldous Huxley, Ernst Bloch, Bertrand Russell, Norberto Bobbio, Noam Chomsky, Jurgen Habermas e Jean Piaget. Interminabile è l'elenco di volumi di poesie, racconti, saggistica pubblicati da Dolci, quasi tutti tradotti nelle principali lingue fino a farne uno degli intellettuali italiani più conosciuti nel mondo.

Questo blog ha raccolto l'eredità a Calcinato del Gruppo Danilo Dolci, creato nel 1982 da una decina di giovani che per lungo tempo furono impegnati in attività e iniziative per l'animazione culturale della comunità, la tutela e valorizzazione dell'ambiente, le obiezioni di coscienza alla macchina militare e la nonviolenza, organizzate nella storica sede di via XX settembre, si fosse in tanti al caldo di brezze creative che non torneranno oppure in pochi al freddo di una stufa che non funzionava mai.
Ricordiamo bene gli incontri sul servizio civile, il lungo e variopinto drago costruito per la sfilata di carnevale, i cineforum in biblioteca, i dibattiti sull'internazionalismo, il convegno e il referendum autogestito sugli euromissili a Comiso, le campagne di disobbedienza civile, le feste rock nel Parco delle Rimembranze in piazza alta, le marce della pace, la mostra sul pittore Aleardo Arrighi, i manifesti antimilitaristi, la mobilitazione contro la prima discarica a Calcinatello.
Nei numerosi incontri in giro per il mondo Dolci era solito citare ironicamente questa nostra esperienza, notando come quello calcinatese fosse un caso unico di intitolazione di un'associazione  ad un personaggio ancora vivente.
Nel suo nome fummo in grado in quegli anni di coniugare la vivacità della generazione cresciuta negli anni Settanta con l'entusiasmo di chi si affacciava allora sulla scena culturale e politica calcinatesi. Fu
un'esperienza che non dimenticheremo.

giovedì 28 dicembre 2017

Bene Comune e l'impianto a Calcinatello

Preoccupa a Calcinatello la decisione della Provincia di dare il via libera alla “autorizzazione alla costruzione ed all'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica e calore alimentato da fonti rinnovabili (biogas)”, che la società bolzanina Abruzzo Energie dovrebbe realizzare a partire dall'anno prossimo in via Goito 31, nella località Cerreto a sud dei Garletti, verso il confine con il comune di Montichiari.
Ennio Allegri, capogruppo consiliare di Bene Comune, ritiene "evidente che la più completa assenza di informazione e dibattito negli organismi comunali competenti (dal consiglio comunale alla giunta municipale alle commissioni ambiente e agricoltura) ha impedito alla cittadinanza una presa di coscienza, lasciando che la decisione in Broletto fosse assunta senza alcuna consapevolezza né mobilitazione qui da noi”.
“Al di la delle finalità più o meno ecologiche - per Allegri - è inaccettabile l’effetto di accumulazione che si concentra sul nostro territorio, un effetto cocktail per anni sottovalutato e tuttora per nulla considerato nella sua ambigua e perversa capacità di causare danni permanenti all’ambiente e alle persone. Normative regionali e regolamenti eccessivamente permissivi consentono e favoriscono queste realizzazioni, ma la carenza di controlli sui processi di lavorazione, spesso demandati alle stesse aziende con procedure di campionamento discrezionali, non ci garantiscono nel tempo da possibili errori o abusi, come dimostrano le cronache di questi anni”.
“Resta ora da capire - conclude il capogruppo - come avviare in sede giuridica e politica una azione che contrasti la concretizzazione di un progetto proposto da una società che ha agganci insospettabilmente solidi con la maggioranza di destra che governa il Comune”. 

lunedì 25 dicembre 2017

Una mail al Presidente Mattarella, per favore

Aderiamo volentieri alla campagna epistolare verso il Presidente della Repubblica, invitando anche i lettori a scrivergli  affinché non sciolga prematuramente le Camere e dia al Parlamento il tempo necessario a deliberare l'adesione a due fondamentali proposte: il trattato per il disarmo atomico e la concessione della cittadinanza a tutti i bambini che sono nati e vivono in Italia.
Il modo più semplice e sicuro  per mandare messaggi al Presidente della Repubblica è attraverso il sito www.quirinale.it, nella homepage, cliccando in alto a destra sul simbolo della busta postale e poi compilando il modulo.
I messaggi devono essere brevi (meno di cinquemila caratteri). Noi abbiamo scritto il seguente:
"Egregio Presidente della Repubblica,
poiché nulla La costringe a sciogliere le Camere durante le vacanze natalizie (giacche' nulla impone che si debba andare al voto entro il mese di marzo, e come già più volte in passato si può benissimo fissare la data delle elezioni politiche entro giugno), Le chiediamo gentilmente di dare al Parlamento il tempo di deliberare su due temi di grande importanza: 1. in pro dell'adesione e della ratifica al Trattato Onu del 7 luglio 2017 per la proibizione delle armi nucleari; 2. in pro del riconoscimento della cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia e che in Italia vivono e studiano (legge già approvata anni fa dalla Camera dei Deputati che attende solo di essere confermata dal voto del Senato).
Confidando nella Sua attenzione e nel Suo discernimento, La salutiamo cordialmente.
firma, luogo e data, recapito del mittente".

Facciamo sentire al Presidente Mattarella la nostra voce!

sabato 23 dicembre 2017

Calcinatello: un altro impianto a biogas

Ci risiamo. A Calcinatello l'amministrazione provinciale ha dato parere favorevole alla “autorizzazione alla costruzione ed all'esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica e calore alimentato da fonti rinnovabili (biogas)”, che dovrebbe sorgere in via Goito 31, nella località Cerreto a sud dei Garletti, verso il confine con il comune di Montichiari.
Intestataria dell'istanza risulta la Abruzzo Energie srl, con sede legale a Bolzano. La produzione di energia elettrica avverrà mediante il funzionamento di un cogeneratore di 200 kW. Il calore recuperato dal gruppo di cogenerazione sarà utilizzato quasi completamente nel ciclo di produzione di biogas per il riscaldo del substrato, il quale necessita di energia termica per l’attivazione dei processi di fermentazione metanigena. Prodotto attraverso la fermentazione biologica di effluenti zootecnici (liquame bovino, letame bovino e pollina) e sottoprodotti di origine agroindustriale (melasso e sfarinati), il biogas verrà utilizzato come combustibile nell’impianto cogenerativo; l’energia elettrica così ottenuta sarà in parte consumata e in parte valorizzata con la cessione della stessa nella rete pubblica.
Il progetto prevede l’utilizzo di una tecnologia innovativa sia per la produzione e il trattamento di biogas, sia per la produzione dell’energia elettrica e termica, sia per il sistema di riduzione dell’azoto totale contenuto nel refluo digestato finale, previa adeguata separazione fra solido e liquido. La frazione liquida risultante, dopo il trattamento di abbattimento, sarà avviata ad utilizzazione agronomica secondo la normativa vigente.
Il Comune di Calcinato aveva espresso parere contrario a questo nuovo impianto con una nota del 16 giugno, evidenziando che "non risulta compatibile con le disposizioni generali e i parametri edilizi del Pgt" e ritenendo "il grado di incidenza paesistica del progetto molto alta e sopra la soglia di tolleranza". Successivamente l’Ufficio Vincoli Ambientali, Pianificazione, Ecologia della Provincia aveva osservato che "l’ambito si pone esternamente alla fascia di tutela dei 150 metri dal fiume Chiese, quindi in zona non soggetta a tutela paesistica"; tuttavia, rilevando "le criticità rappresentate nel parere del Comune", suggeriva "una revisione progettuale".
Si giungeva così alla Conferenza dei Servizi del 19 settembre nella quale il Comune riconfermava il proprio parere negativo osservando che "integrare il progetto originario con opere di mitigazione ambientali aggiuntive, costituendo una fascia vegetale più folta e realizzando un filare alberato, non modifica la posizione dell’impianto che si colloca sulla visuale di un punto panoramico di chiara leggibilità del paesaggio circostante".
Una successiva Conferenza dei Servizi il 6 ottobre vedeva la Provincia rilasciare il "parere favorevole", giudicando "le opere per la realizzazione dell’impianto nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione ed all’esercizio del medesimo di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti".
Fra l'altro, l’impianto, alimentato a biogas, avendo una potenza termica nominale complessiva inferiore a 3 mW, non è soggetto ad autorizzazione alle emissioni in atmosfera. I lavori di realizzazione dovranno iniziare nel 2018. In esso sarà "consentito esclusivamente l’utilizzo delle seguenti matrici: liquame bovino, letame bovino e pollina extraziendali" nonché "sfarinati di cereali e melasso extraziendali", purché siano soddisfatte le condizioni di legge per la loro qualificazione come sottoprodotti. L'autorizzazione prescrive espressamente "che nell’impianto non sono in ogni caso utilizzabili materiali qualificabili giuridicamente come rifiuti".

venerdì 22 dicembre 2017

Nel 2018 il referendum sull'acqua pubblica

Il referendum provinciale per la ripubblicizzazione dell'acqua si farà entro la fine del 2018. L''impegno è stato preso ieri in consiglio provinciale dal presidente Pierluigi Mottinelli.
Appoggiato da 55 consigli comunali bresciani (fra cui Calcinato) in rappresentanza di oltre 300 mila cittadini, il referendum potrebbe addirittura essere accorpato alle elezioni politiche, facendo così scendere a 1,8 milioni di euro il costo di una consultazione che diversamente ne richiederebbe 3,6.

domenica 17 dicembre 2017

Disobbedite, disobbedite: qualcosa resterà...

Se ce lo dice anche Diego Piacentini, dal 2000 vicepresidente senior di Amazon e dall'altrieri cittadino onorario di Gambara, siamo a bolla.
Figlio di proletari originari del paese della Bassa e poi emigrati nel milanese alla fine degli anni '50 in cerca di fortuna, dopo una borsa di studio negli Usa e la laurea in Economia Politica alla Bocconi, Piacentini accettando il conferimento ha ricordato che "non basta essere bravi e preparati, ma occorre anche avere la dote della disubbidienza, non in senso scolastico ma cercando di cambiare, non dando sempre per scontato che le regole siano sempre giuste e accontentandosi delle risposte più facili".
Se qualcuno per le feste di fine anno decidesse di avere un po' di tempo per approfondire il tema, può chiederci una copia  del classico di don Milani L'obbedienza non è più una virtù: provvederemo a recapitarglielo a casa.
Quanto a Piacentini, l'anno scorso è stato nominato dal governo italiano Commissario per il digitale e l'innovazione; naturalmente lavora gratis.

sabato 16 dicembre 2017

6 milioni buttati nelle slot machine a Calcinato

Secondo i dati appena resi noti da Visual Lab, ogni calcinatese in media nel 2016 ha giocato alle slot machine 466,7 euro (rispetto ai 448,6 euro dell'anno precedente), per un importo complessivo di 6,03 milioni di euro giocati nei 59 apparecchi dislocati sul territorio comunale (4,6 per ogni mille abitanti). 
Rispetto al 2015, mentre le macchinette sono diminuite del 14,6%, le giocate sono aumentate del 4%.  

venerdì 15 dicembre 2017

No Tav: parla Venosi

Vi proponiamo una intervista sul Tav al fisico ambientalista Erasmo Venosi, ex membro della Commissione per la modifica del Piano nazionale dei trasporti presso l'omonimo ministero dal 2006 al 2008 e vicepresidente della Commissione per il rilascio delle autorizzazione integrate ambientali al Ministero per l'Ambiente dal 2008 al 2009.
Ci può spiegare come si configura la recente decisione della Corte dei Conti che - incaricata di verificare l'impatto sugli equilibri finanziari per il progetto della tratta Brescia-Verona della nuova linea ferroviaria ad alta velocità (costo 2 miliardi e 499 milioni di euro) - ha rispedito la documentazione relativa al Ministero dell'Economia e delle Finanze, sospendendo l'istruttoria per "incompletezza documentale"?
Questi progetti devono seguire regole, fissate dal legislatore sia nazionale che comunitario, che prevedono la redazione del primo livello progettuale, il progetto preliminare. Su questo si vanno a misurare gli impatti che determina sull'ambiente, con la Valutazione di impatto ambientale. Si dice: io per questa infrastruttura consumo tanto suolo, i cantieri per la costruzione producono tanta polvere, tanto rumore, tanta vibrazione. Tutti questi elementi che alterano l'ambiente vengono misurati, e alla fine il Ministero per l'Ambiente dà un parere positivo e contenente dei suggerimenti per migliorare il progetto, ad esempio porre delle barriere per contenere il rumore, mettere altri presidi per evitare le vibrazioni, mantenersi lontano dalle abitazioni quanto basta per contenere i campi elettromagnetici. Dopo questo procedimento, la norma prevede che il progetto sia approvato dal Cipe, presieduto dal Presidente del Consiglio, formato dai ministri competenti e integrato dal presidente della Regione nella quale si realizza l'opera.
Nel nostro caso il processo del Cipe si è concluso il 10 luglio. L'ulteriore e finale passaggio prevedeva che la Corte dei Conti facesse un'analisi economico-finanziaria delle disponibilità per la costruzione del progetto, andando a verificare se in bilancio dello Stato esistevano i soldi, oppure se era una promessa. Insomma, tutte le verifiche tecniche, contabili, di coerenza giuridica che un'amministrazione seria dovrebbe fare. La Corte ha verificato che ci sono delle incongruenze, che mancano dei documenti fondamentali, quindi non ha registrato la delibera del Cipe. Ciò ha comportato che la mancata autorizzazione abbia impedito di andare in Gazzetta Ufficiale. La pubblicazione avrebbe fatto scattare la triade indifferibilità - opera di pubblica utilità – urgenza; quindi non c'è per ora la possibilità del general contractor andare a fare gli espropri.
E adesso?
La mancata registrazione impedisce il procedere delle opere, per ora. Poi si vedrà, dalle motivazioni della Corte dei Conti, il livello di gravità o superficialità che le ha impedito alla Corte di registrare la delibera. E' ancora presto per dire se l'opera è solo differita nel tempo. Sarà una cosa abbastanza seria, presumo. La Corte una volta che interrompe si prende almeno 60 giorni per riaprire il progetto. Bisogna mettere insieme questo stop con l'imminenza del rinnovo del Parlamento che rende la cosa problematica.
Come può comportarsi il cittadino con i tecnici che si recano nella sua proprietà per le prime ricognizioni?
C'è un articolo che ancora esiste, il 41. Esiste la libertà di impresa esercitata all'interno di vincoli, nel rispetto dei diritti degli altri. La proprietà privata è ancora costituzionalmente tutelata. Per operare un esproprio o per entrare all'interno di una proprietà privata ci vuole il consenso del soggetto potenzialmente espropriato. A meno che non ci sia una dichiarazione di pubblica utilità, che non c'è, perché essa è legata alla registrazione della delibera da parte della Corte dei Conti. Fino a quando non ci sarà quel passaggio, tutte le pressioni saranno legittime per la volontà dei soggetti coinvolti, che potranno unirsi e dire no.

giovedì 14 dicembre 2017

Domani arriva in consiglio un bilancio fiacco

Il nuovo capogruppo consiliare di Bene Comune, Ennio Allegri, pur osservando che “dal punto di vista strettamente formale il bilancio per il prossimo anno si presenta come  ineccepibile", dichiara che "sul piano politico-amministrativo vanno mossi alcuni rilievi sostanziali”.
“Annotiamo con rammarico che l'addizionale Irpef resta al massimo imponibile, allo 0,8 per cento - osserva - uno dei pochi esempi di entità così considerevole nella nostra zona, per una imposta che in forma strettamente proporzionale va a colpire i percettori di redditi fissi e trasparenti, per lo più le fasce più deboli della cittadinanza”.
In materia di politiche abitative chiede poi di “capire cosa intenda la relazione programmatica allegata al bilancio quando parla della costruzione di sinergie fra pubblico e privato al fine di incentivare l'acquisto della prima casa alle giovani coppie residenti sul territorio comunale”.
Evidenzia inoltre “la rilevante spesa per gli interventi dedicati agli anziani – oltre 600 mila euro per il 2018 – che appare esorbitante rispetto agli altri settori dei servizi sociali: non si comprende come e dove siano distribuite queste risorse economiche”.
Sul fronte ambientale si sofferma sulla Tari, sottolineando che”continuano a non esserci i benefici economici promessi anni fa al momento della introduzione sul territorio comunale del sistema di raccolta porta a porta dei rifiuti solidi urbani. Non prevedere, nemmeno a medio termine, degli incentivi per chi si comporta virtuosamente non contribuisce di certo a rafforzare la coscienza ecologica alla base di questa sana pratica”. 
Infine informa che “permangono quasi 25 mila euro preventivati per programmi gestionali, canoni e assistenza informatici, che si potrebbero risparmiare passando a un sistema open source, come accade in numerosi altri Comuni italiani ed è previsto in via prioritaria dalla legge 134 del 2012. Cosa si attende a procedere almeno a effettuare una valutazione comparativa in materia?”.

mercoledì 13 dicembre 2017

La Corte dei Conti ferma il Tav (per ora)

Una prima, timida, buona notizia dal fronte No Tav arriva da Roma. La Corte dei Conti, che aveva il compito di verificare l'impatto sugli equilibri finanziari di questa grande opera publica del costo di 2 miliardi e 499 milioni di euro, ha rispedito la documentazione relativa al Ministero dell'Economia e delle Finanze, sospendendo l'istruttoria per "incompletezza documentale".
Quindi la reativa delibera n. 42, approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) lo scorso 10 luglio, non è più all'esame della Corte e i tempi sono destinati ad allungarsi di un bel po'. 
Con tutta probabilità il Ministero dell'Economia e delle Finanze dovrà provvedere a completare la documentazione per ora lacunosa. Poi dovrà rispedire la delibera alla Corte dei Conti, che avrà fino a 60 giorni di tempo per esaminarla.
Solo una volta avuto il via libera dalla Corte ci potrà essere la firma del contratto con Ferrovie dello Stato e Cepav Due e quindi la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l'entrata in vigore del provvedimento, con i successivi espropri e la presa di possesso delle aree di cantiere.
Intanto arriviamo al nuovo anno: per il 4 marzo sembra verranno convocate le elezioni politiche e sono in molti a giurare che la decisione sarà presa con il nuovo governo. Un motivo in più per recarsi alle urne.

martedì 12 dicembre 2017

Discutiamo del bilancio comunale per il 2018

Il bilancio preventivo del Comune di Calcinato mercoledì 13 dicembre passerà sotto la lente d'ingrandimento della lista per il Bene Comune, che ne discuterà in una assemblea dalle ore 20.30 nella sala civica Morelli in Piazza della Repubblica.
Venerdì 15 dicembre alle ore 20.45 in municipio sarà poi convocato il consiglio comunale. Il provedimento di programamazione economico-finanziaria sarà al centro dell'attenzione. L'orientamento della maggioranza di destra che guida il Comune è quello di confermare le aliquote di Tasi, Imu e addizionale comunale all'Irpef anche per il 2018. E' inoltre in programma l'approvazione di una “nota di aggiornamento al Documento unico di programmazione 2018-2020”, dopodiché si passerà appunto all'esame del bilancio di previsione 2018/2020 con i relativi allegati.


sabato 9 dicembre 2017

No Tav: mercoledì assemblea a Molinetto

Il movimento No Tav mercoledì 13 dicembre alle ore 20.30 organizza un convegno alla scuola media statale Fleming di viale della Resistenza 2 a Molinetto di Mazzano.
La scelta del luogo non è casuale: la cancellazione dello shunt di Montichiari, ossia la deviazione a sud della città di Brescia, modifica sostanzialmente il passaggio dell’Alta velocità ferroviaria in questo comune, con un probabile quadruplicamento della linea a fianco di quella storica e la possibile apertura di un cantiere logistico sul territorio di Mazzano.
Come abbiamo più volte ribadito, si tratta di un progetto assolutamente inutile, lontano dal voler risolvere problematiche legate alla mobilità ferroviaria. Un progetto costoso, da oltre 60 milioni di euro al chilometro (oltre sei volte la media europea), che incide pesantemente sui disastrati conti pubblici italiani, togliendo risorse preziose a servizi essenziali quali istruzione, bonifiche ambientali e sanità. Un progetto dannoso per il territorio che attraversa con pesanti ricadute sia ambientali che economiche.
In passato il progetto ha subito pesanti stroncature dai massimi organi statali in materia di valutazione dei progetti infrastrutturali ed è tuttora privo di un adeguamento alle norme antisismiche attuali, di un'analisi aggiornata del rapporto fra costi e benefici, di una valutazione d’impatto ambientale aggiornata e, addirittura, della copertura finanziaria per completare l’opera.

mercoledì 6 dicembre 2017

Gestione dell'acqua: verso il referendum

La commissione di garanzia, istituita dal Consiglio Provinciale di Brescia per valutare la richiesta della consultazione popolare avanzata dal Comitato referendario Acqua Pubblica, ha riconosciuto come  ammissibile la proposta, sostenuta da 55 Comuni fra cui Calcinato, in rappresentanza di oltre 300 mila abitanti.
Per la commissione, composta da Silvio Troilo, Adriana Apostoli ed Edoardo Carlo Raffiotta, il quesito «appare univoco, chiaro e articolato in modo da non condizionare l'espressione del voto».
La finalità del quesito è di affidare la gestione del servizio idrico integrato ad una società di capitale integralmente pubblico, un modello consentito dall'ordinamento, come del resto stabilito dal Consiglio di Stato con una sentenza del luglio scorso.
Prima del voto, che dovrebbe tenersi in primavera, l'ultimo passaggio formale sarà il via libera del Consiglio provinciale.

martedì 5 dicembre 2017

Monitoraggio sulla qualità dell'aria a Brescia

L’Italia è il paese europeo con il record di morti premature causate dal biossido di azoto (NO2): 17.290, in un anno. Eppure, le amministrazioni non prendono provvedimenti adeguati a limitare la circolazione dei veicoli diesel, i principali responsabili di questo inquinante dell’aria.
Per cambiare questa situazione di stallo che danneggia la salute di tutti, le associazioni che aderiscono a Basta Veleni, insieme all'associazione Cittadini per l’Aria Onlus, che ha ideato il progetto, invitano a partecipare alla campagna NO2, NO GRAZIE – STOP AI DIESEL IN CITTA’.  
Cercasi volontari NO2, NO GRAZIE - STOP AI DIESEL IN CITTA’ propone ai cittadini di Brescia un monitoraggio dal basso della qualità dell'aria. Chi aderisce dovrà posizionare un campionatore davanti a casa, all'ufficio, a una scuola. Un’azione semplice e veloce, che però consente di ottenere dati importanti.
Per partecipare basta andare sulla pagina facebook https://www.facebook.com/BastaVeleni/ e lì troverete le informazioni dettagliate. Versando un piccolo contributo economico che verrà poi usato per la realizzazione del progetto bisogna dare la propria adesione entro il 31 dicembre 2017. Ad inizio 2018 verranno quindi distribuiti i campionatori e, compatibilmente con gli aspetti organizzativi, nel mese di febbraio verrà effettuata la misurazione. I dati raccolti verranno quindi analizzati e raccolti in mappa che verrà presentata nel corso di un evento pubblico.
Quello proposto da Basta Veleni è uno schema giù collaudato. Tra febbraio e marzo di quest'anno, Cittadini per l'Aria ha coinvolto oltre 200 milanesi, che hanno monitorato nell’area metropolitana l’aria fuori dalle loro case. Con risultati terribili, visualizzati in una mappa messa on line sul sito dell’associazione. Su base mensile, il 96% dei campionatori ha misurato concentrazioni di NO2 superiori al limite di 40 µg/m3 prescritto dalla legge su base annua. Solo 8 campionatori passivi sono rimasti sotto il limite. Vista la gravità della situazione e la mancata adozione di provvedimenti per bandire i diesel al più presto da parte dell’Amministrazione Comunale, alla quale gli esiti del primo progetto sono stati presentati a luglio, Cittadini per l’Aria ha ritenuto necessario replicare l’esperienza, concentrandosi su asili nido, scuole materne, elementari, medie, licei e i loro alunni. 
Oltre a Brescia e Milano, il monitoraggio verrà effettuato anche a Roma, con l'associazione Salvaiciclisti, mentre a Bologna sarà Aria Pesa a gestire in proprio l’intero progetto. NO2, NO GRAZIE è realizzato grazie al contributo di Patagonia e al sostegno di Client Earth, organizzazione non profit attiva in Europa e nel mondo, che cerca soluzioni pratiche alle sfide ambientali del nostro tempo, utilizzando gli strumenti del diritto e della scienza. Proprio insieme a ClientEarth, Cittadini per l’Aria ha fatto ricorso al TAR della  Lombardia lo scorso febbraio per chiedere alla Regione l’aggiornamento, attualmente in corso, del PRIA, il Piano Regionale di Interventi per la qualità dell’Aria. 
Le cause e gli effetti dell’inquinamento atmosferico da NO2 Il traffico veicolare, e in particolare quello dei veicoli diesel, è la sorgente che più contribuisce ai livelli di ossidi di azoto (NOx), di cui l’NO2 fa parte. I veicoli diesel, anche se di ultima generazione, emettono, nella grandissima maggioranza, quantità di NOX mediamente 4/5 volte superiori il limite di legge. Il biossido di azoto provoca irritazioni delle mucose, asma, bronchiti, edemi polmonari ed enfisemi. I soggetti più a rischio sono bambini, anziani e persone già affette da patologie all’apparato respiratorio. Le ultime ricerche scientifiche hanno inoltre messo in evidenza effetti nocivi sul feto, sullo sviluppo polmonare di neonati e bambini e danni al sistema cognitivo dei più piccoli e degli anziani. 

sabato 2 dicembre 2017

No Tav: le ragioni di un esposto

Questa mattina si è tenuta presso la Sala della Biblioteca di Peschiera del Garda una conferenza stampa indetta da noi per presentare con l’avv. Fausto Scappini l’esposto alla Corte dei Conti che abbiamo notificato relativamente al progetto AV/AC Brescia-Verona.
Il progetto è al vaglio della Corte dei Conti proprio in questi giorni e noi auspichiamo che la Corte tenga conto dei gravi elementi che incidono negativamente sull’economicità dell’opera sia in termini di costi che in termini di benefici potenzialmente raggiungibili.
Riportiamo qui uno stralcio dell’esposto con i punti essenziali che abbiamo sollevato:
“Come risulta dal verbale della seduta del 15 dicembre 2016 dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il progetto contestato è talmente inadeguato, anche in materia di sicurezza delle opere e di obsolescenza delle normative utilizzate per la redazione del progetto, da aver ottenuto il parere negativo dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ha aspramente criticato la progettazione nonché l’inadeguatezza, anche tecnica, delle soluzioni adottate in base a della normativa ampiamente superata ed ha invitato il Governo a rivedere completamente il progetto – Lo stesso Governo, con il Documento di Programmazione Economica (deliberato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile 2017) ha disposto la revisione del progetto ( project review) della tratta AV/AV Brescia – Verona (quantomeno per lo shunt di Brescia) nonché la sua sottoposizione all’analisi costi – benefici .
Il progetto della tratta Brescia – Verona risulta ormai completamente stravolto rispetto al progetto originario, ma, grazie ad interpretazioni legislative a dir poco forzate, a provvedimenti
derogatori approvati ad hoc, ed alla “abnormità” del sistema di realizzazione dei lavori pubblici per lotti costruttivi non funzionali, si è pervenuti all’approvazione del progetto definitivo contenente la
dichiarazione di pubblica utilità, oltre il quale sarà difficile tornare indietro senza un grandissimo spreco di denaro pubblico. […]
La sensazione evidentissima che si ricava dall’approfondimento delle questioni direttamente o indirettamente connesse alla progettazione dell’Alta Velocità è quella di una situazione in cui ha avuto importanza solamente l’aspetto economico (scegliendo il progetto in assoluto più dispendioso) ed invece non sembra essere stata adeguatamente valutata la situazione ambientale ed economica del territorio (turismo, agricoltura ecc.), nè sembra essere stata comparata la situazione ambientale con le esigenze da perseguire con la tratta ferroviaria, anche a livello di valutazione degli interessi prevalenti né, infine, sembrano essere state valutate soluzioni alternative praticabili e rispondenti a ciò che chiede l’Europa.
Il parere della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale espresso il 28 agosto 2003 non ha neppure preso in considerazione l’opzione zero e le opzioni alternative perché, nonostante la realizzazione della linea ferroviaria comporti gravi ripercussioni sul territorio, vi sarebbe una “limitata gravità degli impatti” con la “possibilità di limitazione dei medesimi” e tutto questo consentirebbe di escludere “la necessità di approfondire lo studio della c.d. alternativa 0” nonché la necessità di escludere le opzioni alternative.
Laddove il Governo Locale (Friuli Venezia Giulia) ha ritenuto troppo impattante sul territorio la linea a 300 km/h è stata scelta una tipologia (ammodernamento della linea tradizionale e tratta a 200
km/h) assai meno costosa e meno impattante.
La stessa modifica del tracciato approvata con il progetto definitivo, che ha eliminato lo shunt di Montichiari, dimostra che gli obbiettivi di ammodernamento potevano essere ottenuti anche con studi diversi e molto meno dispendiosi.
E’ bene ricordare inoltre che per la conformazione stessa del territorio e per la vicinanza delle fermate di sosta progettate quest’alta velocità non sarà mai nemmeno in grado di raggiungere
le velocità ipotizzate.
Da ultimo sembra utile ricordare al Giudice Contabile, dal momento che la situazione non è ancora irreversibile, che riguardo i costi dell’opera, nel primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue (relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo – Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 03/02/2014) si può leggere: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto
Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della Parigi-Lione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”.
La nostra posizione riguardo questo progetto non cambia e proseguiamo determinati nella richiesta del rispetto delle leggi e delle normative, di cui le grandi opere non posso e non devono essere esenti, e della tutela dei cittadini che troppo ignari, con le proprie tasse, finanziano quest’enorme speculazione italiana.
Coordinamento No Tav Brescia-Verona

giovedì 30 novembre 2017

No Tav: esposto alla Corte dei Conti

Sabato 2 dicembre alle ore 11:30 presso la Sala della Biblioteca, piazzetta Catullo, 4 a Peschiera del Garda il Coordinamento No Tav Brescia-Verona convoca una conferenza stampa per presentare con l’avv. Fausto Scappini l’esposto alla Corte dei Conti che abbiamo notificato relativamente al progetto AV/AC Brescia-Verona. Il progetto è al vaglio della Corte dei Conti proprio in questi giorni e noi auspichiamo che la Corte tenga conto dei gravi elementi che incidono negativamente sull’economicità dell’opera sia in termini di costi che in termini di benefici potenzialmente raggiungibili. Riportiamo qui uno stralcio dell’esposto con i punti essenziali che abbiamo sollevato: “Come risulta dal verbale della seduta del 15 dicembre 2016 dell’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici il progetto contestato è talmente inadeguato, anche in materia di sicurezza delle opere e di obsolescenza delle normative utilizzate per la redazione del progetto, da aver ottenuto il parere negativo dell’Assemblea del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che ha aspramente criticato la progettazione nonché l’inadeguatezza, anche tecnica, delle soluzioni adottate in base a della normativa ampiamente superata ed ha invitato il Governo a rivedere completamente il progetto Lo stesso Governo, con il Documento di Programmazione Economica (deliberato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile 2017) ha disposto la revisione del progetto (  project review  ) della tratta AV/AV Brescia – Verona (quantomeno per lo shunt di Brescia) nonché la sua sottoposizione all’analisi costi – benefici . Il progetto della tratta Brescia – Verona risulta ormai completamente stravolto rispetto al progetto originario, ma, grazie ad interpretazioni legislative a dir poco forzate, a provvedimenti derogatori approvati ad hoc, ed alla “abnormità” del sistema di realizzazione dei lavori pubblici per lotti costruttivi non funzionali, si è pervenuti all’approvazione del progetto definitivo contenente la dichiarazione di pubblica utilità, oltre il quale sarà difficile tornare indietro senza un grandissimo spreco di denaro pubblico. [...] La sensazione evidentissima che si ricava dall’approfondimento delle questioni direttamente o indirettamente connesse alla progettazione dell’Alta Velocità è quella di una situazione in cui ha avuto importanza solamente l’aspetto economico (scegliendo il progetto in assoluto più dispendioso) ed invece non sembra essere stata adeguatamente valutata la situazione ambientale ed economica del territorio (turismo, agricoltura ecc.), nè sembra essere stata comparata la situazione ambientale con le esigenze da perseguire con la tratta ferroviaria, anche a livello di valutazione degli interessi prevalenti né, infine, sembrano essere state valutate soluzioni alternative praticabili e rispondenti a ciò che chiede l’Europa. Il parere della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale espresso il 28 agosto 2003 non ha neppure preso in considerazione l’opzione zero e le opzioni alternative perché, nonostante la realizzazione della linea ferroviaria comporti gravi ripercussioni sul territorio, vi sarebbe una “limitata gravità degli impatti” con la “possibilità di limitazione dei medesimi” e tutto questo consentirebbe di escludere “la necessità di approfondire lo studio della c.d. alternativa 0” nonché la necessità di escludere le opzioni alternative. Laddove il Governo Locale (Friuli Venezia Giulia) ha ritenuto troppo impattante sul territorio la linea a 300 km/h è stata scelta una tipologia (ammodernamento della linea tradizionale e tratta a 200 km/h) assai meno costosa e meno impattante. La stessa modifica del tracciato approvata con il progetto definitivo, che ha eliminato lo schunt di Montichiari, dimostra che gli obbiettivi di ammodernamento potevano essere ottenuti anche con studi diversi e molto meno dispendiosi. E’ bene ricordare inoltre che per la conformazione stessa del territorio e per la vicinanza delle fermate di sosta progettate quest’alta velocità non sarà mai nemmeno in grado di raggiungere le velocità ipotizzate. Da ultimo sembra utile ricordare al Giudice Contabile, dal momento che la situazione non è ancora irreversibile, che riguardo i costi dell’opera, nel primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue (relazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo - Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione del 03/02/2014) si può leggere: “L’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili. Secondo gli studi, l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro al chilometro nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni di euro tra Torino e Novara, 79,5 milioni di euro tra Novara e Milano e 96,4 milioni di euro tra Bologna e Firenze, contro gli appena 10,2 milioni di euro al chilometro della ParigiLione, i 9,8 milioni di euro della Madrid-Siviglia e i 9,3 milioni di euro della Tokyo-Osaka. In totale il costo medio dell’alta velocità in Italia è stimato a 61 milioni di euro al chilometro. Queste differenze di costo, di per sé poco probanti, possono rivelarsi però una spia, da verificare alla luce di altri indicatori, di un’eventuale cattiva gestione o di irregolarità delle gare per gli appalti pubblici”  .  La nostra posizione riguardo questo progetto non cambia e proseguiamo determinati nella richiesta del rispetto delle leggi e delle normative, di cui le grandi opere non posso e non devono essere esenti, e della tutela dei cittadini che troppo ignari, con le proprie tasse, finanziano quest’enorme speculazione italiana.
Coordinamento No Tav Brescia-Verona

martedì 28 novembre 2017

Tav: dopo un quarto di secolo, ci siamo?

Stando alle notizie pubblicate dalla stampa locale in questi giorni, a 25 anni dalla prima volta che ne abbiamo sentito parlare, sembra che stavolta il progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Verona stia per diventare realtà.
Per ora è all'esame della Corte dei Conti, che deve dare il via libera per gli espropri delle aree, la cantierizzazione e i lavori veri e propri, i quali dovrebbero durare 87 mesi, per un costo di 2.499 milioni di euro. 
La Corte ha aperto l'istruttoria per il «controllo preventivo di legittimità», logica conseguenza dela delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica, che il 10 luglio scorso ha varato il progetto definitivo della nuova linea. 
Quando la Corte dei Conti avrà finto il suo lavoro, l'atto potrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi diventerà legge in 15 giorni. Nella più rosea (per lorsignori) previsione, i cantieri apriranno entro fine gennaio, a partire dal lotto funzionale relativo alla galleria di 7,7 chilometri fra Lonato e Desenzano, appartenente alla prima «tratta funzionale» che va dal «Lotto Brescia-Est» a Mazzano fino al «nodo di Verona escluso».
La tratta da Mazzano fino alle porte di Verona è quella che il Cipe ha finanziato con 1.892 milioni di euro su un totale di 2.499 milioni dell'intera opera.

lunedì 27 novembre 2017

Consiglio comunale: da giovedì tocca a Ennio

Applicando il gruppo consiliare Bene Comune il criterio della rotazione degli eletti, nei giorni scorsi la nostra capogruppo Tiziana Spreafico ha rassegnato le proprie dimissioni dalla carica. 
A prendere il suo posto di consigliere, nella seduta appositamente convocata dal sindaco Marika Legati per giovedì 30 novembre alle ore 20.15 in municipio, sarà Ennio Allegri, già membro di minoranza nelle commissioni comunali per l'ambiente, per la sicurezza e per l'agricoltura. 
67 anni, residente con la famiglia a Calcinatello, Ennio è una figura storica della sinistra in paese: consigliere comunale dal 1985 al 1995 (nel 1986 fu l'unico a votare contro la realizzazione della prima discarica sul nostro territorio, quella per rifiuti solidi urbani in località Antica Idrovora) e poi presidente del consiglio di amministrazione della scuola materna Mazzoleni, ora da qualche anno è in pensione, dopo una vita di lavoro come macchinista ferroviere. 
A lui i nostri miglior auguri di buon lavoro al servizio della comunità.

domenica 26 novembre 2017

Rotazione consiliare: bilancio di un'esperienza

Sono diventata consigliere comunale per Bene Comune senza avere avuto il tempo di pensarci molto e ho iniziato questa esperienza per puro spirito di servizio verso il mio gruppo.
Devo ammettere che è stata un’esperienza positiva sotto vari aspetti: ho conosciuto un po’ più da vicino la macchina amministrativa di un Comune, ho potuto dialogare con cittadini, associazioni, comitati che operano sul territorio e capire, almeno un poco, i problemi delle persone che vivono a Calcinato, ho potuto scambiare idee e riflessioni con persone che, come me, svolgono il compito di fare opposizione e trovare con esse dei punti in comune d’azione.
In questi venti mesi le questioni sul tappeto sono state di notevole importanza: il problema delle molestie olfattive in località Barconi di Calcinatello, il passaggio del Tav sul nostro territorio, la questione di Acque Bresciane e la proposta di referendum provinciale, l’ampliamento della discarica Gedit, tutti argomenti di cui noi di Bene Comune ci siamo sempre occupati con grande passione per il nostro spirito ambientalista.
Io ho cercato di far sentire la nostra voce nelle sedi istituzionali (riunioni dei capigruppo consiliari e dei comitati cittadini, mozioni e interrogazioni consiliari), negli incontri con i comitati, nella partecipazione alle manifestazioni pubbliche di protesta. Mi sono resa conto che lo spazio d’azione per le opposizioni è molto ristretto: la maggioranza può decidere senza il nostro consenso e le sedute dei consigli comunali sono scadute spesso in battibecchi personali. Io ho sempre cercato di agire in coerenza con i miei ideali politici, dicendo no con convinzione quando le proposte erano in conflitto con essi, ma formulando anche proposte condivisibili, come l’utilizzo della stazione di Ponte San Marco da parte del Comune, votata al’unanimità dai consiglieri. Ora lascio ad Ennio Allegri il testimone e gli auguro buon lavoro.

Tiziana Spreafico

venerdì 24 novembre 2017

Rotazione per Bene Comune in consiglio comunale: Tiziana Spreafico si è dimessa

Egregio Signor Sindaco,
applicando il gruppo consiliare Bene Comune il criterio della rotazione degli eletti, rassegno le mie dimissioni dalla carica di consigliere comunale.
Colgo l'occasione per porgere a Lei e a tutti i colleghi i miei migliori auguri di buon lavoro al servizio della comunità.
Cordialmente.
Tiziana Spreafico

mercoledì 22 novembre 2017

Appello per il disarmo atomico

Nella tragica situazione che l'umanità si trova ad affrontare, riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi per valutare i pericoli sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del documento che segue.
Non parliamo, in questa occasione, come appartenenti a questa o a quella nazione, continente o credo, bensì come esseri umani, membri del genere umano, la cui stessa sopravvivenza è ora in pericolo. Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra comunismo e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione a riguardo. Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare.
Tenteremo di non utilizzare parole che facciano appello soltanto a una categoria di persone e non ad altre. Gli uomini sono tutti in pericolo, e solo se tale pericolo viene compreso vi è speranza che, tutti insieme, lo si possa scongiurare.
Dobbiamo imparare a pensare in modo nuovo. Dobbiamo imparare a domandarci non già quali misure adottare affinché il gruppo che preferiamo possa conseguire una vittoria militare, poiché tali misure ormai non sono più contemplabili; la domanda che dobbiamo porci è: "Quali misure occorre adottare per impedire un conflitto armato il cui esito sarebbe catastrofico per tutti?"
La gente comune, così come molti uomini al potere, ancora non ha ben compreso quali potrebbero essere le conseguenze di una guerra combattuta con armi nucleari. Si ragiona ancora in termini di città distrutte. Si sa, per esempio, che le nuove bombe sono più potenti delle precedenti e che se una bomba atomica è riuscita a distruggere Hiroshima, una bomba all'idrogeno potrebbe distruggere grandi città come Londra, New York e Mosca.
E' fuor di dubbio che in una guerra con bombe all'idrogeno verrebbero distrutte grandi città. Ma questa non sarebbe che una delle tante catastrofi che ci troveremmo a fronteggiare, e nemmeno la peggiore. Se le popolazioni di Londra, New York e Mosca venissero sterminate, nel giro di alcuni secoli il mondo potrebbe comunque riuscire a riprendersi dal colpo. Tuttavia ora sappiamo, soprattutto dopo l'esperimento di Bikini, che le bombe atomiche possono portare gradatamente alla distruzione di zone molto più vaste di quanto si fosse creduto.
Fonti autorevoli hanno dichiarato che oggi è possibile costruire una bomba 2500 volte più potente di quella che distrusse Hiroshima. Se fatta esplodere a terra o in mare, tale bomba disperde nell'atmosfera particelle radioattive che poi ridiscendono gradualmente sulla superficie sotto forma di pioggia o pulviscolo letale. E' stato questo pulviscolo a contaminare i pescatori giapponesi e il loro pescato.
Nessuno sa con esattezza quanto si possono diffondere le particelle radioattive, ma tutti gli esperti sono concordi nell'affermare che una guerra con bombe all'idrogeno avrebbe un'alta probabilità di portare alla distruzione della razza umana. Si teme che l'impiego di molte bombe all'idrogeno possa portare alla morte universale - morte che sarebbe immediata solo per una minoranza, mentre alla maggior parte degli uomini toccherebbe una lenta agonia dovuta a malattie e disfacimento.
In più occasioni eminenti uomini di scienza ed esperti di strategia militare hanno lanciato l'allarme. Nessuno di loro afferma che il peggio avverrà per certo. Ciò che dicono è che il peggio può accadere e che nessuno può escluderlo. Non ci risulta, per ora, che le opinioni degli esperti in questo campo dipendano in alcuna misura dal loro orientamento politico e dai loro preconcetti. Dipendono, a quanto emerso dalle nostre ricerche, dalla misura delle loro competenze. E abbiamo riscontrato che i più esperti sono anche i più pessimisti.
Questo dunque è il problema che vi poniamo, un problema grave, terrificante, da cui non si può sfuggire: metteremo fine al genere umano, o l'umanità saprà rinunciare alla guerra? E' una scelta con la quale la gente non vuole confrontarsi, poiché abolire la guerra è oltremodo difficile.
Abolire la guerra richiede sgradite limitazioni alla sovranità nazionale. Ma forse ciò che maggiormente ci impedisce di comprendere pienamente la situazione è che la parola "umanità" suona vaga e astratta. Gli individui faticano a immaginare che a essere in pericolo sono loro stessi, i loro figli e nipoti e non solo una generica umanità. Faticano a comprendere che per essi stessi e per i loro cari esiste il pericolo immediato di una mortale agonia. E così credono che le guerre potranno continuare a esserci, a patto che vengano vietate le armi moderne. Ma non è che un'illusione. Gli accordi conclusi in tempo di pace di non utilizzare bombe all'idrogeno non verrebbero più considerati vincolanti in tempo di guerra. Con lo scoppio di un conflitto armato entrambe le parti si metterebbero a fabbricare bombe all'idrogeno, poiché se una parte costruisse bombe e l'altra no, la parte che ha fabbricato le bombe risulterebbe inevitabilmente vittoriosa.
Tuttavia, anche se un accordo alla rinuncia all'armamento nucleare nel quadro di una generale riduzione degli armamenti non costituirebbe la soluzione definitiva del problema, avrebbe nondimeno una sua utilità. In primo luogo, ogni accordo tra Oriente e Occidente è comunque positivo poiché contribuisce a diminuire la tensione internazionale. In secondo luogo, l'abolizione delle armi termonucleari, nel momento in cui ciascuna parte fosse convinta della buona fede dell'altra, diminuirebbe il timore di un attacco improvviso come quello di Pearl Harbour, timore che al momento genera in entrambe le parti uno stato di agitazione. Dunque un tale accordo andrebbe accolto con sollievo, quanto meno come un primo passo.
La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra. E' questo che vorremmo far capire, tanto all'Oriente quanto all'Occidente.
Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un'estinzione totale.
Invitiamo questo congresso, e per suo tramite gli scienziati di tutto il mondo e la gente comune, a sottoscrivere la seguente mozione:
In considerazione del fatto che in una futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e che tali armi sono una minaccia alla sopravvivenza del genere umano, ci appelliamo con forza a tutti i governi del mondo affinché prendano atto e riconoscano pubblicamente che i loro obbiettivi non possono essere perseguiti mediante una guerra mondiale e di conseguenza li invitiamo a trovare mezzi pacifici per la risoluzione di tutte le loro controversie.                               (1955)
Albert Einstein (scienziato), Bertrand Russell (filosofo), Max Born (Premio Nobel per la fisica), Percy W. Bridgman (Premio Nobel per la fisica), Leopold Infeld (Professore di fisica teorica), Frederic Joliot-Curie (Premio Nobel per la chimica), Herman J. Muller, (Premio Nobel per la fisiologia e medicina), Linus Pauling (Premio Nobel per la chimica), Cecil F. Powell (Premio Nobel per la fisica), Jozef Rotblat (Professore di fisica), Hideki Yukawa (Premio Nobel per la fisica)
(Traduzione italiana di Aurelia Martelli)

lunedì 20 novembre 2017

Partita da Ghedi nel pomeriggio la Carovana delle donne per il disarmo nucleare

Mentre come una doccia fredda giungeva la notizia che l'aeroporto militare è destinato a essere ampliato per ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, il movimento per la pace lunedì è tornato a manifestare davanti alla base di Ghedi.
Da qui oggi è partita la Carovana delle donne per il disarmo nucleare, in contemporanea con altri luoghi significativi (Aviano, Livorno, Pisa, Trieste, Firenze, Napoli, dove si trovano basi e porti nucleari), per confluire a Roma l'11 dicembre davanti al Presidente della Repubblica, a cui chiederà di essere ricevuta al Quirinale, il giorno dopo la consegna a Stoccolma il Premio Nobel per la Pace proprio alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
“A Ghedi sono stoccati 20 ordigni, le famigerate bombe B61 destinate ad essere presto sostituite dalle più moderne e distruttive B61/12, maggiormente idonee ad essere montate sui nuovi caccia F35” dichiara Giovanna Pagani, presidente della Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà, sottolineando che “uno degli scopi principali della Carovana è ottenere che l’Italia sottoscriva il bando delle armi nucleari approvato dall’Onu il 7 luglio scorso”.
“Nel contempo - aggiunge - ci impegniamo per la riduzione delle spese militari, in particolare evitando l'acquisto degli F35 e il reimpiego di quelle risorse preziose per la sanità, le pensioni, la messa in sicurezza delle scuole e la lotta alle emergenze sociali”.
“La nostra Campagna - informa - ha ottenuto il sostegno di 234 parlamentari italiani dei più diversi schieramenti, che si sono impegnati a far ratificare dal Governo il trattato approvato all'Onu e disarmare questa e le altre basi nucleari sul territorio nazionale”.
Giovanna conclude giudicando “sconvolgente e insopportabile” la notizia che il ministero della difesa ha pubblicato nei giorni scorsi un bando da 2,5 milioni di euro per la progettazione a Ghedi di nuove strutture militari - hangar di manutenzione, shelter per ospitare i velivoli, magazzini, palazzina di comando - per un preventivo di spesa di oltre 60 milioni di euro”.

venerdì 17 novembre 2017

Lunedì siamo a Ghedi per il disarmo nucleare

Lunedì 20 novembre alle ore 14 saremo a Ghedi, da dove  la Carovana delle donne per il disarmo nucleare si muoverà, contemporaneamente  alle  partenze da altri luoghi significativi (Aviano, Livorno, Pisa, Trieste, Napoli ecc.) dove si trovano basi e porti nucleari), per confluire a Roma il 10 dicembre davanti al Presidente della Repubblica, a cui si chiederà di ricevere una delegazione della Carovana. 
Il 10 dicembre è una data importante perché quel giorno verrà consegnato il premio Nobel per la pace 2017 alla Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.
Perchè da Ghedi? Perchè è una base militare tristemente famosa in quanto da lì sono decollati i Tornado che hanno bombardato l’Iraq e l’Afghanistan e hanno partecipato a “missioni di pace” in molti paesi, fra i quali la Libia, la ex Jugoslavia e la Siria.
A Ghedi, inoltre, sono stoccati 20 ordigni nucleari, le famigerate bombe B61 destinate ad essere presto sostituite dalle maggiormente micidiali B61/12, più idonee ad essere montate sui nuovi caccia F35.
Bisogna anche ricordare che la base di Ghedi dovrebbe essere chiusa ai sensi del trattato di non proliferazione delle armi nucleari, e che uno degli scopi principali della Carovana è quello di ottenere che l’Italia sottoscriva il bando delle armi nucleari approvato dall’ONU il 7 luglio 2017.
Di questi tempi l’iniziativa della Carovana è quanto mai necessaria se guardiamo ai venti di guerra atomica e ai tanti generali e capi di stato emuli di Stranamore che predicano soluzioni finali.
La Carovana delle donne per il disarmo nucleare è sostenuta in Italia da molte associazioni nonviolente e antimilitariste.
Lunedì l’appuntamento è a Ghedi davanti alla base militare, in via Castenedolo 85, alle ore 14. Interverrà, fra gli altri, Giovanna Pagani, presidente di WILPF (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà).

giovedì 16 novembre 2017

Tav: un vertice stasera in municipio

Stasera alle ore 20.30 nella sala consiliare in municipio a Calcinato è stato convocato dal sindaco Marika Legati un incontro sul progetto della nuova linea ferroviaria ad alta velocità, riservato agli assessori, ai capigruppo consiliari, ai membri della commissione urbanistica e lavori pubblici e a un portavoce per ciascuno dei due comitati ambientalisti.
  

venerdì 10 novembre 2017

Festa No Tav a San Martino

IL ccordinamento No Tav Brescia-Verona domenica 12 novembre dalle ore 10:30 alle 19 presso l' agriturismo Armea a San Martino della Battaglia (una delle realtà che verrebbe pesantemente colpita in caso venisse realizzato il progetto di alta velocità ferroviaria) ad una giornata conviviale con il seguente programma:
DALLE ORE 10.30 STAND ENOGATRONOMICO con ingresso-contributo a sostegno delle spese del coordinamento NOTAV Brescia-Verona. - DEGUSTAZIONE VINI di produttori locali, alcuni dei quali potrebbero essere direttamente colpiti dal passaggio del TAV. ASSAGGI BIOLOGICI, LOCALI, EQUI E SOLIDALI, in collaborazione con l'associazione "VERSO IL DISTRETTO DI ECONOMIA SOLIDALE del BASSO GARDA" e il progetto PICCOLA DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
ORE 12:00 MOMENTO INFORMATIVO con i tecnici: il professor ERASMO VENOSI e l'avvocato FAUSTO SCAPPINI, che ci aggiorneranno sulle ultime novità riguardanti il progetto TAV.
ORE 15:00 presentazione con AUTORE del libro BANDITI DELL' ALTA FELICITA'
ORE 17:00 MUSICA E APERITIVO  : musica dal vivo con i "FIGLI UNICI" e aperitivo finale.

martedì 7 novembre 2017

Venerdì c'è il consiglio comunale

Venerdì 10 novembre è convocato in municipio a Calcinato il consiglio comunale. Fra i diversi argomenti posti all'ordine del giorno dal sindaco Marika Legati si segnalano la comunicazione di un prelevamento dal fondo di riserva”, la proposta di “estinzione anticipata di Buoni Ordinari Comunali e conseguente variazione al bilancio di previsione per l'anno in corso”, lo scioglimento della convenzione di Segreteria con il comune di Villanuova sul Clisi e la nomina dei nuovi rappresentanti dei genitori del Comitato di gestione dell'asilo nido comunale Magica Bula.

lunedì 6 novembre 2017

I No Tav richiamano i sindaci

Domani verranno depositate dai Comitati No Tav locali lettere di richiamo ai propri sindaci in merito al progetto Tav Brescia-Verona. Il deposito avverrà nei Comuni di Brescia, Calcinato, Lonato del Garda, Desenzano del Garda, Peschiera del Garda, Castelnuovo, Sona, Sommcampagna, Verona. 
La lettera di richiamo ha l’obbiettivo di mettere i sindaci di fronte alle loro responsabilità in merito alle questioni più gravi relative al progetto Tav Brescia-Verona. In particolare, si richiama al verbale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in data 15 dicembre 2016 Protocollo 44/16, che riporta gravi criticità del progetto TAV riguardanti le norme tecniche di costruzione in zone sismiche riclassificate e sulla compatibilità idraulica dei ponti. Il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici dà pareri obbligatori, ma non vincolanti; ricordiamo però che si tratta del massimo organo pubblico esperto in materie tecniche e che gli elementi evidenziati dovrebbero preoccupare non poco chi abita i territori ed i sindaci che li amministrano in primis. Lo stesso verbale riporta: “… Non sono pertanto state utilizzate le vigenti Norme tecniche per le costruzioni approvate con DM 14/01/2008, e ciò per quanto attiene tutti gli aspetti progettuali, sia ad esempio, quelli riferiti all’azione sismica, sia quelli concernenti la compatibilità idraulica dei ponti”. Ovvero, nel 2014 per redigere il progetto definitivo sono state utilizzate le norme tecniche risalenti al 1996, quando dal 14 settembre 2005 esistono nuove norme tecniche aggiornate approvate con decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. E’ quindi lo stesso Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici a esprimere forte preoccupazione: “… L’ Assemblea rileva, pertanto che il riferimento ad un quadro normativo non più attuale è tale da comportare non trascurabili effetti sulle condizioni di sicurezza, specie in relazione alla ridefinizione della sismicità di base”. 
Con questa lettera di richiamo si pone inoltre all’attenzione degli amministratori locali la questione dei siti contaminati: nella verifica di ottemperanza i siti contaminati o potenzialmente tali e interferiti dal tracciato sono 40. La situazione ambientale, devastata da discariche legali e non, del territorio bresciano e veronese è ben nota alle cronache. Attraverso questa lettera di richiamo si chiede ai Sindaci della tratta di adempiere concretamente alle funzioni previste per il loro ruolo dalla legge, di tutela della salute e della sicurezza dei propri cittadini e dell’ambiente che li circonda. Nelle scorse settimane sui quotidiani locali Mazzoncini, direttore e amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, sancisce quest’opera così come progettata come “necessaria ai nostri figli” perché l’interesse comune è “pensare al futuro”. Ed ancora, 19 Sindaci della tratta con Mottinelli, presidente della provincia di Brescia, insieme a Governo e RFI, dichiarano l’opera prioritaria per la Provincia ponendo la massima attenzione alle “compensazioni per i comuni come Montichiari che hanno avuto opere propedeutiche al vecchio tracciato” e che ora si trovano esclusi dal progetto. Altri sindaci ancora, con capofila il sindaco di Desenzano Malinverno, dichiarano di non voler proseguire con i ricorsi legali se le mitigazioni concordate per i siti critici del Lavagnone e il Santuario del Frassino fossero confermate nel progetto. Com’è possibile che le criticità espresse dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici non vengano minimamente prese in considerazione e si dichiari quest’opera cosi come progettata “necessaria per i nostri figli”? Questa lettera di richiamo ha l’obbiettivo di far assumere concretamente le proprie responsabilità ai Primi Cittadini sulle conseguenze che quest’opera avrà sul territorio, sulla salute e sulla vita di chi vive queste zone. I mezzi per continuare ad opporsi al Tav ci sono, non farlo è una scelta e come ogni scelta avrà delle conseguenze di cui dovranno rispondere. 
Il richiamo verrà inviato inoltre a tutte le principali Autorità:  al Presidente del  Senato, alla Presidente della Camera, al Ministro dei Trasporti, al Ministro dell’Ambiente, al Ministro della Economia e Finanze, al DIPE, al Segretario del CIPE, al Ministro Luca Lotti, al Presidente della Commissione Ambiente della Camera, al Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, ai Capigruppo dei partiti rappresentati in Parlamento, al Presidente della Commissione Speciale VIA/VAS, al Presidente della Regione Lombardia e Veneto, ai Presidenti delle Commissioni Via /Vas delle Regioni Lombardia e Veneto, ai Capigruppo dei partiti politici rappresentati in Regione Lombardia e Regione Veneto.