domenica 31 dicembre 2017

Una firma per la scuola pubblica

Il 2017 si chiude con una mobilitazione in difesa di quel che resta della scuola pubblica in Italia, per chiedere che ci si fermi a riflettere sul senso e sulla opportunità di applicare una riforma - quella della Legge 107 - che la sta sgretolando, a colpi di test Invalsi, alternanza scuola-lavoro, insegnamenti di materie in inglese a chi non le sa in italiano, l'ennesima rimodulazione dell'esame di Stato.
Sono ormai oltre tremila i firmatari in poche ore dall'appello lanciato da Salvatore Settis, Massimo Cacciari, Tomaso Montanari, Umberto Galimberti, Nadia Urbinati, Michela Marzano, Romano Luperini, Roberto Esposito, Giovanni De Luna, Adriano Prosperi, Alessandro Dal Lago, Benedetto Vertecchi e Massimo Baldacci: insegnanti, educatori, studenti, genitori e cittadini.
"La scuola è e deve essere sempre meglio una comunità educativa ed educante. Per questo non può assumere, come propri, modelli produttivistici, forse utili in altri ambiti della società, ma inadeguati all’esigenza di una formazione umana e critica integrale" si legge nel documento che vi invitiamo a sottoscrivere alla pagina web https://sites.google.com/site/appelloperlascuolapubblica/.
Per i firmatari "bisogna chiedersi, con franchezza: cosa è al centro realmente? L’educazione, la cultura, l’amore per i giovani e per la loro crescita intellettuale e interiore, non solo professionale, o un processo economicistico-tecnicistico che asfissia e destituisce?".
Secondo loro "una scuola di qualità è basata sulla centralità della conoscenza e del sapere costruiti a partire dalle discipline. Letteratura, Matematica, Arte, Scienza, Storia, Geografia, Filosofia, in tutte le loro declinazioni, sono la chiave di lettura del mondo", "servono innovazioni che sappiano valorizzare inoltre l’interculturalità, la creatività e l’immaginazione, il pensiero critico e quello simbolico, nella didattica così come nell’impianto complessivo della scuola", "nell’era di instagram, twitter e dell’ e-learning, la relazione e la comunicazione 'viva' allievo/insegnante - nella comunità della classe - rappresentano fortezze da salvaguardare e custodire".
Insomma, urge chiedere insieme che si torni a fare scuola per educare i giovani a diventare cittadini sovrani di se stessi, non ad asservirsi a questo o a quel padrone.

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