venerdì 31 agosto 2012

Un nuovo maxidepuratore per il Garda occidentale?



La notizia (in via ufficiale) è di poche ore fa. Il consorzio Garda Uno ha deliberato l'intervento di riqualificazione e potenziamento del vecchio impianto di depurazione per reflui zootecnici di Visano, attualmente in disuso. L'obsoleto e sottodimensionato impianto di Peschiera, nel quale erano convogliati i condotti (sub lacuali o interrati) verrà quindi affiancato dalla nuova piattaforma attualmente stimata con una capacità per 250 mila abitanti equivalenti, da ingrandire di ulteriori 100 mila per le presenze estive.
A Calcinato vige un affidamento transitorio del servizio idrico integrato, ma l'intenzione dell'amministrazione è quella di entrare a far parte del consorzio, acquisendo una quota azionaria (quale essa sia, non ci è dato saperlo). I dubbi avanzati in sede di affidamento temporaneo (ultimo consiglio comunale del 2011, convocato in fretta e furia tra natale e capodanno) e macinati nei mesi successivi (dall'eliminazione dello sportello dedicato in Comune, ai timori sulla lievitazione delle bollette) ora si fanno davvero pressanti: i soldi stanziati da ATO per il depuratore di Calcinatello e per il collettore proveniente da Campagnola di Bedizzole che fine faranno? Le relative opere verranno bloccate, in attesa della realizzazione dei nuovi megacollettori verso Visano? Il Comune di Calcinato (qualora entrasse a far parte di Garda Uno, per numero di abitanti, sarebbe il terzo più grande Comune del consorzio, dopo Desenzano e Lonato) avrà potere decisionale nelle scelte da operare in termini di priorità di opere e tariffazione?
Oramai è tardi per discutere se affidare il servizio idrico integrato (acquedotto e rete fognaria) a Garda Uno Spa sia stata una scelta corretta o meno: se l'intenzione è quella di far parte della società l'importante è non rimanere (come spesso accade per il nostro Comune) soggetto passivo.


Rifiuti: la lunga attesa del 'porta a porta'



Da anni è data come imminente. Visti i cassonetti sovente stracolmi nelle diverse piazzuole, con rifiuti disseminati anche nelle adiacenze, sono in molti da tempo a chiederlo in paese. Stiamo parlando dell'avvio del servizio di raccolta porta a porta dei rifiuti solidi urbani sul territorio comunale.
 Sull'argomento il 23 agosto i nostri consiglieri William Spassini e Flavio Vida hanno presentato una interrogazione al sindaco per "conoscerne i tempi e le modalità".
 Cosa risponderà la prima cittadina? Vi terremo informati.

giovedì 30 agosto 2012

Un fondo regionale di sostegno agli affitti



Dal 3 settembre fino al 31 ottobre 2012 a Calcinato sarà possibile fare domanda per ricevere il contributo regionale del Fondo di sostegno agli affitti, destinato ai cittadini la cui particolare fragilità economica non consente loro di rispettare le scadenze del canone di locazione.

 Il contributo potrà essere erogato direttamente ai proprietari dell'alloggio che dovranno garantire di non ricorrere a procedure di sfratto e di non aumentare il canone di locazione.
 Per maggiori informazioni sui requisiti per inoltrare l’istanza si può telefonare all'Ufficio Servizi Sociali ai numeri 030/9989221 o 030/9989236 o scrivere una mail all’indirizzo servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it.
 Naturalmente il Comune, prima dell'erogazione del contributo, verificherà la condizione di disagio economico acuto del nucleo familiare e attiverà procedure di controllo a campione sulla veridicità delle dichiarazioni e sui requisiti d'accesso al contributo.

mercoledì 29 agosto 2012

Oggi compie novant'anni Anna Maria Morelli, una ragazza del secolo scorso



Anna Maria Morelli è una splendida figura del Novecento calcinatese.
 Nata a Montecatini Terme, figlia del generale di corpo d’armata Antonio e cresciuta con la famiglia in diverse città del Nord Italia, approda a Calcinato alla vigilia della seconda guerra mondiale. Allieva dell’Istituto magistrale Gambara, frequenta i Padri della Pace, che animarono durante il conflitto una delle più solide e feconde fucine dell’antifascismo bresciano. Per aver nascosto delle armi nel brolo della casa di via Garibaldi, il fratello Giovanni verrà catturato dai nazisti e deportato a Mauthausen, lager dove morirà l’11 febbraio 1945. Durante una perquisizione dell’abitazione l’altro fratello Giulio riesce a fuggire, mentre lei stessa con la madre è arrestata e incarcerata nel novembre 1944 prima a Villa Feltrinelli, poi a Canton Mombello (dopo una condanna dal Tribunale speciale di Bergamo), dal quale uscirà il 25 aprile 1945, il giorno della Liberazione.
 Sposatasi con l’imprenditore Santo Mendini, nel dopoguerra lavora come maestra alle scuola elementare di Calcinato, fino al raggiungimento della pensione a metà degli anni Settanta. In classe e sul territorio anticipa con notevoli risultati i contenuti e le tecniche della pedagogia moderna, introducendo in classe strumenti e metodi di insegnamento all’avanguardia per quegli anni, dalla scrittura collettiva all’inchiesta giornalistica, dall’educazione ambientale all’insiemistica.
 Fra i suoi incarichi istituzionali si ricorda la presidenza della Casa di Riposo dal 1966 al 1972, periodo in cui viene realizzato l’ampliamento dell’edificio con la costruzione della nuova ala nord che lei stessa inaugura nel 1970.
 Dopo la scomparsa del marito, da qualche anno ha lasciato la casa in via Garibaldi per ritirarsi in un piccolo appartamento attiguo alla chiesa parrocchiale, dove coltiva la memoria di un secolo che ha attraversato sempre a testa alta.

martedì 28 agosto 2012

A Calcinato c'è un immobile sequestrato alla criminalità organizzata: che cosa ne facciamo?



Corre voce che a Calcinato sia presente un immobile sequestrato alla criminalità organizzata. Oltre che sulla stampa, ne trovate notizia sulla pagina web http://www.benisequestraticonfiscati.it/Joomla/index.php?option=com_content&view=article&button1=Cerca&id=64&Itemid=79®ione=3&provincia=15&comune=2129&tipo=0).
 Sull'argomenti i nostri consiglieri William Spassini e Flavio Vida hanno inoltrato una interrogazione al sindaco, in cui chiedono "di conoscere l’ubicazione e i dati catastali dell’immobile" e "se l’amministrazione comunale ha compiuto o intende compiere atti ufficiali per consentire al più presto l’utilizzo a finalità pubbliche dell’immobile".

lunedì 27 agosto 2012

E' in arrivo un'antenna di telefonia mobile sul municipio?



Il 23 agosto i nostri consiglieri William Spassini e Flavio Vida hanno presentato una interrogazione al sindaco per "conoscere se corrisponde a verità la notizia raccolta presso la cittadinanza secondo la quale sarebbe di prossima installazione sul tetto del palazzo municipale una antenna per l’irradiamento dei segnali di telefonia mobile".
In caso affermativo, chiedono "che venga prodotta la documentazione attestante il contratto (o convenzione) con la compagnia telefonica e siano rese note le precauzioni che verranno adottate a tutela della salute dei dipendenti e amministratori comunali".
Vi terremo informati.

domenica 26 agosto 2012

Sulla vendita all'asta degli immobili comunali



Anche a Calcinato, come altrove, continua la politica delle alienazioni di proprietà comunali .
In vista (speriamo il più tardi possibile) c'è anche l'eventualità che i nostri amministratori vendano i due bar (Al Mattone in Piazza Repubblica e Four X al Parco Rovadino), locali che generano entrate correnti per il Comune (esigue, ma perché i canoni non sono stati aggiornati e rivisti).
Siamo curiosi di sapere in che modo la Giunta gestirà la vendita dei giardini pubblici (per esempio quello in via Bianchi a Calcinatello e altri  a Ponte San Marco): di solito alla vendita del terreno corrisponde la concessione di un’attesa edificatoria… ed in questo caso in deroga a qualsiasi strumento e legge! !. Non solo: questo atto significherebbe indebolire il Piano dei Servizi (non solo dal punto di vista del bilancio delle aree, da far quadrare in relazione tecnica, ma proprio in termini di riduzione di standard e servizi ad uso dei quartieri e dei vicinati) e venir meno alla logica che ha generato l’origine di questi frammenti. I giardini e i parcheggi in vendita sono frutto di cessioni -obbligatorie- eseguite in sede di attuazione dei diversi Piani di Lottizzazione. Si tratta quindi di aree tolte all’investitore privato, perché necessarie alla collettività, e quindi entrate a far parte del patrimonio (del) comune sotto forma di aree non fabbricabili.
Quale contorta logica porta adesso un’amministrazione a rivenderle? Spazi a suo tempo espropriati a un privato, secondo una convenzione registrata, incamerati e  poi merce da mettere all’asta?
Qualora non fosse così, chi sarebbe il folle che compra un giardino pubblico?
E’ evidente che sono state fatte delle perizie che attribuiscono valore a questi immobili; valore che viene trascritto tra le previsioni di introito (a bilancio) per spese in conto capitale (speriamo non in conto corrente).
Tra le altre aree di prossima alienazione ci sono l’ex testata uffici della FilMarco/Tessival (edificio sulla ex Statale 11) acquisito dopo un accordo capestro per la cessione di nuova volumetria alla ditta, che chiuse entro l’anno successivo. Edificio che, vista l’attuale conformazione di Ponte San Marco, tagliato in due dalla ex Statale, ha scarso (definizione fin troppo genereosa..) alcun valore. Nel PGT c'è una sorta di Piano norma (o ambito di trasformazione del tessuto consolidato) che identifica già l’intervento immobiliare che interessa il fabbricato (come se fosse già stato piazzato…).
Noi invece riteniamo sia necessario mantenerlo pubblico: per dotare la frazione di un centro civico, accorpando la sala consiliare in piazza preistoria (anche questa in vendita) la sede di ASC (attualmente in affitto), la posta (in affitto anch'essa e che ogni tre per due minaccia la chiusura – andando in un locale pubblico si potrebbe contrattare un canone agevolato) ed altri spazi sociali.
E, ancora, andrà in vendita il parcheggio esterno alla recinzione della Robes (ceduto perché previsto per standard…) ed attualmente utilizzato anche come stallo per autotrasportatori.
La considerazione generale è quindi che chi non sa amministrare un patrimonio e non controlla le proprie spese, lo mette in vendita per tappare i buchi: è la cosa più semplice ed apparentemente (quantomeno nell’immediato lo è) remunerativa.
Aree, più o meno inutili (la maggior parte lo sono), acquisite in forza di precise richieste (o di Piano, o di convenzioni, in cui è il Comune a comandare), che in tempi di crisi, diventano un costo.
Chilometri di verde stradale largo 50 cm, aiuole, rotonde, sputi interstiziali, che necessitano di manutenzione, taglio del verde, irrigazione, illuminazione,  generati da anni di superficialità amministrativa in cui sembrava più importante portare a casa migliaia di parcheggi e aiuole sparsi qua e là, piuttosto che pianificare e investire sul territorio, in termini di acquisizione di patrimonio immobiliare qualitativo (perché non concentrare, per esempio, le cessioni per costituire un parco, o un intervento di edilizia residenziale comunale, o residenze assistite per anziani, o uno spazio per il mercato settimanale del martedì?).
Non paga della triste esperienza del capannone ex Fimo, la cui asta è andata per tre volte deserta e non ha trovato acquirente neanche in trattativa privata, o dei tentativi scomposti di cedere i livelli (che esistono dal Medioevo) o i diritti di proprietà dei PEEP del 1985 (via Vantini e coop. La famiglia), la Giunta piuttosto che ridurre le spese continua ad alienare.
Sembra di vedere una sciatta signora che vende la bigiotteria ereditata dalla nonna, perché non può fare a meno di bere il cappuccino fuori casa tutte le mattine.
Proprio di questo stiamo parlando: le alienazioni non sono destinate alla realizzazione di un grande sforzo collettivo, travolgente, epocale, necessario, o di un’opera pubblica importante, ma solo al mantenimento di uno status quo inutilmente sopra le righe (elargizioni a pioggia, patrocini a destra e manca, consulenze pompate, compensi alla giunta insensati).
La prima regola di un buon amministratore è quella di non  mettere mai nulla in vendita, ma di farlo rendere.
E i nostri yuppies (targati Fininvest) che si fregiano di efficientismo, intraprendenza e imprenditorialità che fanno? Smantellano la prima azienda di Calcinato (il Comune) per pagarsi gli stipendi.
Complimenti!

sabato 25 agosto 2012

Il Comune di Calcinato e l'alta velocità ferroviaria



Nei giorni scorsi a Calcinato la giunta municipale ha approvato una delibera contro il progetto di linea ferroviaria ad alta velocità sulla tratta Brescia-Verona.
Premesso che “la tratta risulta ancora in progettazione preliminare” il documento osserva che “il territorio attraversato, in parte pianeggiante in parte collinare, è densamente urbanizzato, fittamente coltivato a vigneti di alto pregio e inoltre ospita diversi edifici produttivi, agricoli, manifatturieri, commerciali e turistici” e che “il progetto crea una serie di criticità di carattere progettuale, ambientale, ed economico, interrompendo numerosi collegamenti stradali e sovrappassi autostradali”.
Per il Comune di Calcinato “il costo dell’opera è già aumentato mediamente sino a 10 volte a causa delle gallerie, dei viadotti, delle opere complementari di aggiustamento e mitigazione. A ciò vanno aggiunti i costi degli espropri e dei risarcimenti che nella tratta in oggetto raggiungono valori di gran lunga superiori a quelli medi consueti dei territori agricoli”.
La Giunta prevede anche “un incremento del rumore, già assai elevato a causa dell’autostrada A4, della superstrada Brescia-Peschiera, della linea ferroviaria storica; pertanto le barriere acustiche, cosi come i rilevati verticali in cemento, incrementano ulteriormente gli impatti sul paesaggio morenico”, sottolineando che “non è stato ancora possibile avviare con i soggetti interessati un confronto costruttivo in ordine a tutte le questioni sollevate dal Comune di Calcinato quali per esempio l’inutilità dell’interconnessione con Brescia”.
Richiamata poi la possibilità di esaminare la proposta di “un tracciato alternativo di pari lunghezza, posto a sud dell’emiciclo morenico che eviterebbe impatti sul territorio agricolo di alto pregio riducendo i costi dell’opera di 8-12 volte rispetto a quelli del tracciato proposto nel progetto preliminare”, l’amministrazione diretta dal sindaco Marika Legati esprime “parere contrario alla tratta Brescia-Verona nel tracciato approvato con il progetto succitato” e si impegna “a proporre tutte le possibili soluzioni alternative per risolvere il problema sopra esposto, facendosi interprete, presso il governo e le opportune sedi, delle istanze del territorio affinché venga valutata l’opportunità di spostare il tracciato”.

venerdì 24 agosto 2012

Proprietà comunali all'asta



Continua a Calcinato la vendita dei “gioielli di famiglia” da parte dell’amministrazione comunale. Con l’obiettivo di incamerare risorse economiche preziose in tempo di crisi è stata indetta un’asta pubblica per l’alienazione di una nutrita serie di immobili di sua proprietà, in esecuzione delle deliberazioni del consiglio comunale del 27 dicembre scorso e del 2 luglio scorsi, nonché della giunta municipale del 31 luglio.
L’asta si svolgerà mercoledì 19 settembre nel Municipio in Piazza Aldo Moro, con il metodo delle offerte segrete, da confrontarsi con il prezzo posto appunto a base d’asta.
Alle ore 8.30 andrà all’asta l’area verde di via Francesco Bianchi a Calcinatello di mq 810 (prezzo a base d’asta 53mila euro), alle 9 l’area verde fra le vie Stazione e Berlinguer a Ponte San Marco (mq 600, prezzo 39 mila), alle 9.30 l’area verde in via Berlinguer a Ponte San Marco (mq 350, prezzo 23mila euro), alle 10 il parcheggio in via Rovadino a Calcinato (mq 6.188, prezzo 490mila euro), alle 10.30 il parcheggio in via Aleramo a Ponte San Marco (mq 3.535, prezzo 265mila euro), alle 11 il parcheggio in via dell’Artigianato a Ponte San Marco (mq 8.180, prezzo 613mila euro) e alle 11.30 il parcheggio nella traversa di via Statale a Ponte San Marco (mq 1.150, prezzo 86mila euro).

giovedì 23 agosto 2012

TAV Basso Garda Brescia-Verona: si preparano sorprese



Sono passati quasi vent’anni dall’approvazione del progetto preliminare, e connessa procedura di valutazione di impatto ambientale, della linea TAV tra Milano e Verona da parte dei Regione Lombardia; era il 1993. Oggi con una parte di linea già realizzata tra Milano e Treviglio ed una tratta in fase di realizzazione: la Treviglio – Brescia, da più parti si spinge per spostare la tratta tra Brescia a Verona verso Sud nella pianura Padana o meglio nell’Alto Mantovano. Una serie di iniziative di carattere istituzionale stanno spingendo in modo da forzare Governo CIPE e RFI a rivedere quella porzione di progetto che interessa l’area delle Colline Moreniche del basso Garda tra i comuni di Calcinato, Lonato, Desenzano, Pozzolengo, Peschiera e via dicendo fino a Verona. Una tratta per la quale si è rimasti alla fase di approvazione del progetto preliminare e sulla quale non vi è alcun finanziamento disponibile, sia per il completamento dell’Iter progettuale, che a maggior ragione per la sua realizzazione. La proposta di revisione del tracciato collinare è stata sancita in un incontro istituzionale avvenuto, su iniziativa della neo amministrazione di Centro sinistra di Desenzano del Garda, a Desenzano il 23 luglio scorso, alla presenza dei sindaci dei comuni bresciani e veronesi interessati, rappresentanti di Provincia di Verona e di Brescia ed onorevoli della repubblica. Introduzione al dibattito: una mozione presentata alla commissione trasporti del Senato su iniziativa degli onorevoli Montagnoli (lega) Fogliardi (PD) e altri nel giugno 2010 che impegnava il governo a rivedere il tracciato alta velocità nella tratta tra Brescia e Verona. Sulla base di quella Mozione ed alla presenza degli stessi Montagnoli e Fogliardi, nell’incontro di Desenzano del Garda è emersa la necessità di agire comunemente tra tutti sindaci della tratta, con iniziative di Consiglio Comunale, per sensibilizzare enti sovraordinati ad una radicale revisione del tracciato.
Quali le ragioni che spingono rappresentanti istituzionali a rivedere il tracciato? Proviamo a sintetizzarle:
1) la grave situazione di crisi economica che investe l’intera Europa ed i suoi fondamenti economici finanziari e di stabilità politica. In questo contesto gli interventi succedutisi a Desenzano sottolineano come sia insostenibile minacciare la stabilità di un contesto economico e turistico del basso Garda con un cantiere che causerebbe disagi e limiterebbe l’economia turistica dei luoghi per almeno un decennio.
2) Altro elemento di insostenibilità è rappresentato dalla distruzione di una consistente porzione di territorio oggi importante distretto economico agricolo di eccellenza per la produzione del Lugana. Si stima una perdita del 20% della superficie destinata a vitigno 200 ettari circa su quasi 1.100 ad oggi disponibili.
3) Ancora senza dubbio si pone un problema di impatto ambientale e di pesante compromissione di un territorio unico: l’anfiteatro morenico del Garda.
4) Infine forse la principale delle ragioni a fondamento della richiesta di un tracciato alternativo. La questione della crisi economica che favorirebbe una revisione del tracciato costoso perché fatto di gallerie, rilevati, trincee, quale quello gardesano a favore di un tracciato su un territorio più pianeggiante a sud dell’ambito morenico dove minori sono i manufatti da realizzare e di conseguenza minori i costi. Per alcuni si tratta di fare presto prima che il CIPE e RFI redigano il progetto definitivo e deliberino per il tracciato attuale. Nasce così la richiesta fatta ai vari comuni affinché deliberino in Consiglio Comunale la revisione del tracciato da inviare al Parlamento per le necessarie modifiche.
Due invece i grossi limiti dell’incontro del 23 luglio. Intanto nessuno dei comuni interessati allo spostamento della tratta, per intenderci quelli che dovrebbero subire la linea alternativa erano parte della delegazione istituzionale, semplicemente perché non invitati.
La seconda questione se si pone l’accento si questioni di carattere ambientale e di risparmio necessario nei costi di realizzazione, coerentemente si dovrebbe anche sostenere che l’ammodernamento della linea esistente rappresenta la soluzione meglio realizzabile in termini di tempi ed a un costo decisamente molto inferiore a qualsiasi altra opzione.
Naturalmente nel frattempo si organizzano anche i sindaci della presunta tratta a sud ribadendo la loro non disponibilità s subire la tratta di TAV sui loro territori.
Riteniamo che tra gli obiettivi del Comitato No Tav Bassa Garda si debba insistere con vigore sul continuare la campagna di informazione verso i cittadini del basso Garda. Insistere perché l’unica alternativa possibile sia la razionalizzazione, la modernizzazione e l’efficacia della linea storica esistente. Infine aprire un canale di dialogo con i cittadini dell’alto mantovano interessati dallo spostamento della linea per spiegare loro la assoluta inutilità del sistema di Alta Velocità Ferroviaria Italiano.

Comitato No Tav Basso Garda

mercoledì 22 agosto 2012

In arrivo due dossi su via Marconi




In molti si staranno chiedendo a Calcinato perché serviranno quasi 20 giorni, da lunedì 27 agosto a sabato 15 settembre, per la realizzazione dei dossi sul via Marconi, nel tratto compreso fra le vie Solferino e Gramsci, che in quel periodo resterà chiuso al traffico.
Se è buona l'idea di provare a ridurre l’elevata velocità dei veicoli che qualche volta vi sfrecciano pericolosamente, nulla si sa dei costi né delle motivazioni di tempi tanto dilatati.
I due attraversamenti pedonali rialzati sarano collocati all'altezza della banca e della biblioteca. Contestualmente sarà anche ripristinata in alcuni tratti la pavimentazione laddove necessita di manutenzione.

martedì 21 agosto 2012

E' Monti o Berlusconi?



Qualunque sia il giudizio di merito nella contesa tra il Quirinale e la magistratura di Palermo, è ormai chiaro l'accerchiamento che stringe d'assedio, tra applausi e rumorosi silenzi (soprattutto del Pd), i giudici che si occupano di indagare sulla trattativa tra uomini dello stato e mafiosi. Ogni giorno si aggiunge un tassello, con annunci di provvedimenti disciplinari, e riesumazioni della legge bavaglio, al mosaico di berlusconiana memoria. Abbiamo: un procuratore generale della Cassazione contro il pubblico ministero Antonino Di Matteo (con Antonio Igroia titolare dell'inchiesta stato-mafia) che ha osato rispondere ad alcune domande di Repubblica (senza nulla aggiungere a cose già note); il suo capo, Francesco Messineo che rischia, sempre per l'intervista incriminata, di vedersi sbarrata la strada verso la procura generale di Palermo; abbiamo, per ultimo, il procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, proposto al giudizio del Csm per aver commemorato il giudice Paolo Borsellino denunciando le connessioni tra politici e mafiosi (e ora rischia il trasferimento d'ufficio).
Se l'attacco in tre mosse contro gli eredi dell'antimafia di Falcone e Borsellino avviene dopo il ricorso del presidente Napolitano alla Consulta, per presunti sconfinamenti dei magistrati parlermitani nelle intercettazioni allegate alla loro inchiesta, è del tutto casuale. Tuttavia, il momento politico che stiamo vivendo sembra riportarci dentro la palude di Arcore. In particolare dopo l'ultima esternazione del presidente del consiglio Monti. L'uomo messo a guardia dello spread (con scarsi risultati) ora ha scoperto di essere un esperto costituzionalista, oltre che quirinalista provetto. Il professore ritiene «grave e peraltro evidente a tutti» che i magistrati non hanno rispettato la legge. «Evidente a tutti», come diceva Berlusconi quando si trattava di mettere su piazza l'ennesima balla. Se Monti avesse letto Zagrebelsky forse non avrebbe detto una simile sciocchezza.
Fatto è che dietro gli occhiali e l'aria professorale, il presidente del consiglio e i suoi ministri, ci rifilano delle evidenti fregature, magari sobrie e pensose, ma nella sostanza uguali a quelle del suo predecessore (il debito pubblico che macina record, la disoccupazione al galoppo, la recessione che accelera, il taglio bestiale ai diritti sociali in nome dell'equità...). Monti fa venire in mente il parolaio Berlusconi anche quando va all'estero e rilascia interviste in cui manifesta di avere in gran dispetto il parlamento e una gran voglia di sostituire la democrazia con la governance (salvo poi, altro déjà-vu, smentire se stesso). Del resto, quando all'inizio del suo governo, elogiava Marchionne e Gelmini, quando sfornava la controriforma delle pensioni e, sempre con sobrietà, svuotavano l'articolo 18, avremmo dovuto capire che, prima o poi, sarebbe arrivato anche l'attacco alla magistratura, fino al plateale sconfinamento (ha ragione il magistrato Ingroia) nella vicenda Napolitano-Consulta. Un perfetto ventriloquo di Berlusconi.
Purtroppo tutto accade senza una forte opposizione nel paese. Qualche giornale, qualche intellettuale, qualche partito, qualche sindacato si fa sentire. Invece le forze democratiche più importanti (Pd e Cgil) sono invischiate nella ragnatela del governo di emergenza. Ma siamo convinti che in autunno, con la crisi drammatica che attraversiamo e con il campanello d'allarme delle elezioni, la pax montiana non reggerà.
(Norma Rangeri, il manifesto, 19 agosto 2012)

lunedì 20 agosto 2012

Giuseppe Guerzoni a Calcinatello



Forse lo sanno in pochi, ma a Calcinatello, in una villa patrizia nell'attuale via Bixio, visse per lunghi anni il patriota garibaldino Giuseppe Guerzoni.
Noto per essere stato il biografo di Garibaldi, Guerzoni era nato a Mantova nel 1835 ma si era trasferito a Calcinatello con la famiglia a soli 7 anni. A 13 fugge da casa per partecipare a Milano alle Cinque Giornate, ma il padre lo riconduce al paese.
Nel 1853 viene coinvolto in un progetto di moto mazziniano rapidamente fallito. Poi inizia gli studi universitari di Legge a Pavia, poi diventati di Lettere a Padova. Nel 1856 va in esilio volontario in Piemonte con la moglie, da cui avrà un figlio. La morte della donna lo costringe a rientrare a Calcinatello nel 1857. Qui scrive le opere teatrali "Il colera", "Vigilia di Natale" e "La vocazione". Nel 1859, alla guida di cento volontari bresciani, è tra i Mille: è promosso maggiore e, accanto a Nino Bixio, suggella la propria devozione a Garibaldi diventandone il segretario. Combatte a Milazzo, al Volturno e a Capua.
Nel 1865 Guerzoni diventa deputato nel Parlamento Italiano, carica che manterrà per 10 anni. Sensibile alle problematiche sociali, a lui si deve la legge sulla proibizione dell'impiego dei bimbi nelle professioni girovaghe. Nel 1874 è nominato professore di letteratura all'Università di Palermo, nel 1876 in quella di Padova. Sono di questo periodo i volumi "il Primo Rinascimento", "Teatro Italiano nel secolo diciottesimo", "Terzo Rinascimento" e "Rapporto tra l'arte e la filosofia". Ma le sue opere più importanti sono la "Vita di Nino Bixio" del 1875 e la "Vita di Garibaldi" del 1882, testi ancora oggi indispensabili per chi vuole conoscere questi due personaggi.
Nel 1876 Giuseppe Guerzoni si trasferisce a Montichiari, dove muore nel 1886 a soli 51 anni. La salma verrà sepolta nel cimitero di Giubiano a Varese, mentre il figlio Arnaldo, che visse alungo nella casa di via Bixio dopo la morte del padre, è sepolto a Calcinatello.

domenica 19 agosto 2012

Calcinato nella tragedia della Grande Guerra



Esce in questi giorni il primo volume della ricerca storiografica “Calcinato zona di guerra. Storia politica e sociale di una comunità agricola di fronte alla Grande Guerra e alle sue conseguenze”. Il libro è dedicato in particolare al rapporto fra “Mobilitazione bellica e società dal 1915 al 1919” ed è pubblicato da Gaspari editore (pagine 304, euro 15).
Ricercatore al Museo della Guerra Bianca di Temù, Pellegrini ha lavorato all’opera per oltre tre anni, indagando “l'evoluzione delle dinamiche sociopolitiche dalla crisi del sistema liberale fino all'instaurazione della dittatura fascista, analizzando i rapporti tra le classi, le tendenze progressiste e reazionarie e la stratificazione di memorie separate del conflitto”, come spiega presentando l’attività svolta.
La ricerca si è sviluppata nei fondi documentari inediti dell'Archivio storico comunale di Calcinato e di quelli dei comuni limitrofi, nonché all'Archivio di Stato di Brescia, all'Archivio Centrale di Stato di Roma, all'Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito di Roma, agli Archivi parrocchiali di Calcinato e Calcinatello, a quello diocesano di Brescia, alla Fondazione Ugo Da Como, e consultando altri fondi privati e fonti memorialistiche.
“Con la mobilitazione del maggio 1915 e l'imposizione degli istituti della zona di guerra - racconta lo storico - le classi subalterne di Calcinato, comunità di 5mila abitanti nella quale convivevano tradizionalismo agrario e significative presenze industriali, videro interrompersi il processo di emancipazione che si stava sviluppando attraverso la prassi rivendicativa socialista e cattolica”.
“Lo smantellamento delle strutture politiche dopo la guerra creò fratture insanabili in un tessuto sociale fortemente stratificato, in bilico tra progresso e reazione. Questo primo saggio analizza gli stati d'animo nella società locale, evidenziando resistenze e spirito adattivo di fronte all'autoritarismo militare, seguendo la gente comune nel vissuto quotidiano: al fronte e nelle dinamiche familiari, nelle campagne e nelle fabbriche, nei rapporti di classe e tra queste e gli elementi di controllo e stabilizzazione dello status quo, nelle relazioni fra cittadini e autorità, tra militari e civili e tra autorità civili e autorità militari sul territorio”.
“L’obiettivo - sottolinea - è valutare le distorsioni economiche e sociali che contribuirono a determinare le tensioni del dopoguerra e la deriva reazionaria dopo l'incandescente biennio rosso nella Calcinato ‘covo del bolscevismo bresciano’, evidenziando elementi di rottura e continuità nella rielaborazione dell’esperienza della Grande Guerra”.
Dimensioni, private e pubbliche, drammi personali, familiari e collettivi che il tempo sembrava aver rimosso dalla memoria e che invece tornano a intrecciarsi sapientemente in queste pagine.
“Al primo volume – conclude Pellegrini - ne seguiranno altri tre, nei quali mi soffermerò sul periodo dalla smobilitazione al consolidamento del fascismo, sull’esperienza della guerra nella creazione della memoria divisa e sull’istituto della raccomandazione politica in zona di guerra”.
flavio marcolini

giovedì 16 agosto 2012

Ballata per l'ultimo nato




Il 7 ottobre di dieci anni fa
moriva Pierangelo Bertoli.
Ci manca la sua chiarezza,
ci manca la sua poesia,
ci manca la rabbia della sua allegria.

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Un bimbo raccoglie nel morbido viso l'amore che strappa il sorriso
La madre lo copre con oro ed argento e muore per farlo contento
Il padre si arma per fargli di scorta montando di guardia alla porta
Amato, protetto, coperto di lana, la vita è tenuta lontana
E passa quei giorni contento e beato perché non conosce il peccato
E niente lo sfiora e niente gli accade nutrito soltanto di fiabe
E allora la vita ti segna la faccia cambiandoti giorno per giorno
E ad ogni esperienza ti lascia la traccia che tu non raccogli all'intorno.

Poi passano gli anni, finisce alla scuola e cambia per tutti alla fola
L'amico più brutto, l'amico più bello e quello di un altro livello
E nella sua mente germoglia il pensiero,distingue già il rosso e il nero
Impara la storia, il nome dei santi, impara ad odiare i briganti
E quando il nemico verrà alla partita la patria ti chiede la vita
La patria, la legge, la fede, l'onore è fumo che chiamano amore
Allora la vita ti segna la faccia cambiandoti giorno per giorno
e ad ogni esperienza ti lascia la traccia che tu non raccogli all'intorno.

C'è un uomo che passa su un bolide rosso,ti schizza del fango da un fosso
Se il vescovo parla in un giorno di festa tu devi chinare la testa
Per il tuo padrone, per il tuo signore, sei merce di scarso valore
Sei forza, lavoro, dai piedi alla chioma sei solo una bestia da soma
Venduta la mente per quattro parole, avuto il tuo posto nel sole
E quando tu parli non è la ragione, sei solo un juke-box a gettone
Allora la vita ti segna la faccia cambiandoti giorno per giorno
E ad ogni esperienza ti lascia la traccia che tu non raccogli all'intorno.

Hai preso una moglie,è nato un germoglio,lo guardi con tenero orgoglio
Sarà accarezzato, nutrito, difeso quell'angelo appena disceso
Andrà alla tua scuola,avrà il tuo pensiero,berrà dal tuo stesso vangelo
E come suo padre farà la trafila, andrà a ingrossare le fila
Avrà i suoi padroni, avrà i suoi maestri, un mucchio di sogni modesti
E come suo padre juke-box a gettone starà nel suo bravo cantone
Allora la vita ti segna la faccia cambiandoti giorno per giorno
e ad ogni esperienza ti lascia la traccia che tu non raccogli all'intorno.

mercoledì 15 agosto 2012

Agosto




Agosto. Improvviso si sente
un odore di brace.
Qualcosa che brucia nel sangue
e non ti lascia in pace,
un pugno di rabbia che ha il suono tremendo
di un vecchio boato:
qualcosa che urla, che esplode,
qualcosa che crolla,
un treno è saltato.

Agosto. Che caldo, che fumo,
che odore di brace.
Non ci vuole molto a capire
che è stata una strage,
non ci vuole molto a capire che niente,
niente è cambiato
da quel quarto piano in questura,
da quella finestra
Un treno è saltato.

Agosto. Si muore di caldo
e di sudore.
Si muore anche di guerra
non certo d'amore,
si muore di bombe, si muore di stragi
più o meno di Stato,
si muore, si crolla, si esplode,
si piange, si urla.
Un treno è saltato.

Claudio Lolli, 1975

martedì 14 agosto 2012

Si può chiedere un contributo parziale al pagamento delle rette scolastiche



Sul sito del Comune di Calcinato è stata messa inspiegabilmente in fondo alla homepage - curiosa la distinzione fra 'notizie in evidenzia' (le altre) e 'news' (questa) - e quindi è bene diffondere la notizia: da lunedì 20 agosto a venerdì 14 settembre si potranno inoltrare all'Ufficio Servizi Sociali del Comune le richieste di esonero parziale delle rette scolastiche per i propri figli.
Per poter fare la richiesta è necessario che il valore Isee del nucleo familiare di appartenenza dello scolaro non sia superiore a 6.095 euro, , ma non possono fare richiesta i genitori di minori che frequentino l'asilo nido comunale di Ponte San Marco o la sezione ‘primavera’ della scuola dell'infanzia Mazzoleni di Calcinatello.
Le istanze verranno successivamente valutate dai Servizi Sociali che ne determineranno l'entità nel limite della disponibilità a bilancio e in base ad una graduatoria.
Per informazioni ci si può rivolgere all'Ufficio Servizi Sociali ai numeri 030/9989221 o 030/9989236 oppure via mail all’indirizzo di posta elettronica servizi.sociali@comune.calcinato.bs.it.

lunedì 13 agosto 2012

Verso la sistemazione del nuovo cimitero di Calcinato



Si avvia forse a soluzione l’annoso problema del cimitero nuovo di Calcinato, che quando fu realizzato tredici anni fa presentò subito una serie di criticità e infiltrazioni legate alle diverse opere che ne componevano la struttura.
Si sono da allora succedute diverse amministrazioni senza riuscire a venirne a capo. Ora un pool di progettisti e imprese si è fatto carico della sistemazione di tutti i difetti strutturali e architettonici dell’opera, che sorge dall’altro lato di via Cimitero rispetto al camposanto storico.
“Tali imprese – ha dichiarato alla stampa l’assessore ai lavori pubblici Nicoletta Maestri - eseguiranno direttamente i lavori e gli interventi indicati nel progetto esecutivo predisposto dai tecnici coinvolti e approvato dal Comune”.
“Le opere - ha sottolineato - dovranno essere ultimate entro i primi mesi del 2013, quando finalmente la nostra comunità potrà vedere risolte le spiacevoli problematiche che hanno coinvolto in questi anni il nostro cimitero e godere di una struttura degna di tale nome”.

domenica 12 agosto 2012

In marcia gioiosa e mai allineata



È un grigio giorno di marzo in Svizzera, a fine Ottocento, sulle rive di un lago che «splende con la superficie liscia color acciaio» - aria dolce e fresca, fiori gialli e ronzio di api, odore di erba e di miele. Una giovane donna scrive al suo innamorato, che dovrebbe raggiungerla e invece rimanda e rimanda, mentre lei a ogni treno va alla stazione sperando nel suo arrivo. «Mi trovo tanto sola qui. Non abbiamo passato in questo posto nemmeno tre settimane insieme. Andremo ancora in barca? E faremo una lunga gita in montagna? Sbrigati, cuore mio, vieni al più presto», lo prega; poi d'improvviso conclude la lettera con una ben diversa richiesta: «Non scordarti di portare il materiale sul cartismo».

Una voglia ostinata di felicità
Attraverso vicende tumultuose che segnano la storia del Novecento e un'esistenza che brevemente ma pienamente ne partecipa, nell'esperienza di Rosa Luxemburg convivono e si intrecciano sempre la cura del legame interpersonale e la centralità di un impegno politico fatto di studio e azione; così, in quel giorno di marzo attende con ansia Leo Jogiches, amante e compagno di lotta, ma anche «il materiale sul cartismo» utile alla conoscenza di questo movimento e delle sue battaglie nell'Inghilterra di primo Ottocento. E gode, come sempre sarà, della natura - attenta a coglierne suoni e odori per parteciparne appieno in un dialogo che saprà rasserenarla anche in prigionia: «Le cinciallegre mi assistono fedelmente davanti alla finestra, conoscono bene la mia voce e sembra che gli vada a genio se io canto», scriverà nel gennaio 1917 a Luise Kautsky, cui la lega un affetto non toccato dai dissensi col marito di lei.
Il desiderio di una semplice, quasi animale felicità la accompagna consapevolmente: «ho una voglia maledetta di essere felice e sono pronta giorno dopo giorno a combattere per la mia 'dose di felicità' con l'ostinazione d'un mulo» - scrive a Leo da Berlino nel 1898 - e questo desiderio non è per lei distinto né tantomeno opposto alla dedizione alla causa socialista. Tipico «rivoluzionario di professione» di grandi capacità organizzative, Jogiches era, per dirla con Hannah Arendt, «uomo d'azione e di passioni, e sapeva come agire e come soffrire» - vide il suo irruente comportamento nel deteriorarsi del rapporto con Rosa, fino a minacciarla di morte quando lei iniziò una relazione con il figlio di Clara Zetkin, Kosta. Ma forse non sapeva «come si ama», avrebbe osservato Rosa a dieci anni dalla tempestosa rottura, che non compromise però la stima e l'affetto radicati nella vicinanza di intenti. A Natale 1916 gli aveva mandato in dono una tavola di Turner che lui aveva rifiutato, ritenendo un «vandalismo» smembrare l'album cui essa apparteneva. «Autentico Leo, nevvero?» - commenta lei nella lettera a Luise già citata - e insiste che «se alla prima occasione mi vien voglia di calare a terra un paio di stelle per regalarle a qualcuno come gemelli da polso, nessun freddo pedante deve impedirmi col dito levato di portar lo scompiglio in tutti gli atlanti scolastici di astronomia».

Contro i toni piagnucolosi
Dopo la fase iniziale del rapporto con Jogiches, l'intensa attività politica - per Rosa in particolare intervallata da periodi in carcere - li aveva portati a vivere lontani, e nelle lettere lei ripetutamente chiede una parola gentile, una maggiore attenzione all'intimità e alla vita quotidiana degli affetti, che non cancellino ma rendano anzi più forte la comune tensione verso un mondo senza ingiustizie. Per lei era fondamentale «rimanere umani», saper «gettare con gioia la propria vita sulla grande bilancia del destino, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola», come scrive dalla prigione a Mathilde Wurm nel dicembre 1916, dopo aver inveito contro il «tono piagnucoloso» e «le povere anime da quattro soldi» della dirigenza del partito socialdemocratico tedesco (Spd), e essersi ripromessa - a fronte di tale viltà, che già aveva coinvolto il partito nell'appoggio alla guerra - di restare «dura come l'acciaio affilato» e, appena tornata libera, cacciare quella «compagnia di ranocchi con suono di trombe e schiocchi di frusta».
Tenera e severa, sempre fedele ai doveri della militanza rivoluzionaria e sempre affascinata dalla bellezza del mondo; pronta a precipitarsi «con tutte le mie dieci dita sulla tastiera mondiale, in modo che rimbombi», ma anche a far tesoro della solitudine forzata in prigionia rallegrandosi comunque «se le cose vanno bene anche senza di me», e accontentandosi di contemplare nuvole «sempre nuove e sempre più belle» - come scrive a Luise nell'aprile del 1917, mentre «agiscono e decidono le grandi invisibili, plutoniche forze del profondo» e lei è invece «per costrizione esterna (...) 'in permesso' per la storia mondiale».
Capace di mille sfaccettature e però coerente nell'apertura al cambiamento, Rosa voleva tutto. Poesia e lotta, amore e comunanza intellettuale, dolci sere profumate di fiori e infuocate riunioni politiche, una famiglia, dei bambini e la rivoluzione. Chiudersi ai piaceri della vita - l'arte, il sesso, la natura - per darsi senza esclusioni a un ideale, chiudersi infine alla propria interiorità - non è così che si costruisce il socialismo, se esso significa soprattutto, come era per lei, trasformazione profonda del modo di essere, insieme e oltre ai cambiamenti nell'organizzazione sociale e nelle strutture economiche.
Lamentando in una lettera a Robert Seidel la legnosità retorica della stampa della Spd, ne individuava la ragione nel fatto che «la gente dimentica quasi sempre, nello scrivere, di attingere alle più intime risorse interiori per misurare fino in fondo l'importanza e la verità» di quello che va sostenendo, e ripropone meccanicamente gli argomenti a favore della causa invece di «riviverla ogni volta, ogni giorno, ad ogni articolo (...) per trovare parole più fresche e più spontaneamente capaci di esprimerla». Quanto a lei, è decisa a cercare forme espressive fuori dalle regole, per poter «agire sulle persone come un tuono. Non per l'oratoria, ma per la ricchezza delle analisi, la sincerità delle convinzioni, la potenza dell'espressione», scrive a Jogiches nel 1899, mentre scopre e mette alla prova le sue capacità in un giro elettorale tra i minatori polacchi dell'Alta Slesia.
Donna, polacca, ebrea, con una fatale tendenza a «non marciare mai allineata» (e dunque anche a rifiutare identificazioni restrittive di nazionalità, sesso o cultura) - Hannah Arendt la definisce «una outsider (...) in un paese che non amava e in un partito che cominciò presto a disprezzare». A fronte di questo triplice svantaggio è la sua capacità di «agire sulle persone come un tuono» - in comizi e riunioni, attraverso gli scritti, nel lavoro alla scuola di partito - a farla accettare dalla dirigenza della Spd, cui non lesina critiche per l'atteggiamento attendista anche quando l'azione spontanea delle masse, vera levatrice della rivoluzione, chiederebbe ben diverso coraggio, e a cui soprattutto non perdonerà l'assenso alla guerra. Nel cuore della polemica che la oppone a Kautsky, Bebel scrive a Victor Adler di non voler rinunciare a lei, perché alla scuola è considerata da tutti «radicali, revisionisti e sindacalisti (...) come la miglior insegnante».
La accettano, dunque, ma come a malincuore, e senza mai davvero riconoscerle la statura di pensatrice teorica che giustamente rivendicava; aldilà di possibili critiche, è innegabile ad esempio che in L'accumulazione del capitale (1913), sottolineando per prima la centralità del problema della domanda, abbia posto con forza la questione dell'impulso del capitale a quella che oggi chiamiamo globalizzazione - con il riprodursi ovunque dei meccanismi produttivi e di consumo e con la preponderanza del capitale finanziario nella politica internazionale. Forse anche per questo, per non essere relegata a occuparsi della «questione femminile» lasciando agli uomini il campo della teoria marxista, non volle mai assumere un ruolo di primo piano nel movimento delle donne, pur apprezzando attivamente il lavoro in questo ambito dell'amica Clara Zetkin.
Sebbene avessero divergenze profonde, è Lenin che coglie e sottolinea la sua levatura, auspicando dopo la sua morte la pubblicazione completa dei suoi scritti perché servano «da utili manuali nella formazione delle future generazioni di comunisti di tutto il mondo». Giacché «un'aquila può a volte volare più basso di un pollo, ma un pollo non potrà raggiungere le altezze di un'aquila. Rosa Luxemburg (...)malgrado i suoi errori (...) era ed è un'aquila».

Arresti e clandestinità
Rosa aveva seguito con gioia e ansia gli avvenimenti della prima rivoluzione russa, e alla fine del 1905 era tornata clandestinamente nella natìa Polonia, clandestinamente lasciata dopo aver appena finito le scuole superiori perché già sotto controllo della polizia zarista, ma nelle cui vicende politiche era rimasta attiva, fondando con Jogiches il partito socialdemocratico della Polonia e della Lituania, in opposizione al partito socialista polacco di cui non condivideva le posizioni a favore dell'indipendenza nazionale. Ora anche lì si susseguivano scioperi spontanei, e malgrado i rischi lei voleva fare attivamente la sua parte. Verrà arrestata nel 1906, e in quell'anno scrive Lo sciopero generale, il partito e i sindacati, dura condanna del conservatorismo della burocrazia sindacale ed esaltazione dell'azione delle masse a preferenza dell'idea leninista di un partito rigidamente strutturato - in parte una ripresa di concetti precedentemente espressi in Questioni di organizzazione della socialdemocrazia russa (1904), in cui attaccava il «super-centralismo voluto da Lenin (IN QUANTO) dettato non da un'intuizione positiva e creativa, ma da uno sterile spirito da guardiano notturno. La sua prima cura è di controllare l'attività di Partito, e non di fecondarla; di restringere il movimento, piuttosto che di allargarlo; di soffocarlo, e non di educarlo».

Gli sbagli di Lenin
Di nuovo in carcere, nel 1918 Luxemburg dedica alla nuova rivoluzione russa, di cui pure è appassionata sostenitrice, un'analisi che ne mette in luce anche aspetti negativi; soprattutto non può accettare le scelte di ferrea e repressiva organizzazione adottate dai bolscevichi. «La libertà riservata soltanto ai seguaci del governo, ai membri di un partito - siano pure essi numerosi quanto si voglia - non è la libertà. La libertà è sempre la libertà di colui che pensa diversamente» dichiara senza infingimenti, affermando più oltre che: «La pratica del socialismo esige tutta una trasformazione intellettuale delle masse degradate da secoli di dominazione borghese. Nessuno lo sa meglio (DI) Lenin. Soltanto, egli si sbaglia completamente sui mezzi: decreti, potere dittatoriale degli ispettori di fabbrica, penalità draconiane, regno del terrore sono altrettanti palliativi. La sola strada che conduca alla rinascita è la scuola stessa della vita pubblica, la più larga e illimitata democrazia, l'opinione pubblica». Senza libertà «la vita muore in tutte le istituzioni pubbliche, essa diviene una vita apparente, in cui la burocrazia è l'unico elemento che resta attivo. (...) alcune dozzine di capi-partito, di una energia inesauribile e di un idealismo senza limiti, dirigono e governano; (...)un governo di consorteria, una dittatura, è vero, ma non la dittatura del proletariato: la dittatura di un pugno di politicanti, cioè una dittatura nel senso borghese».
Ma anche nella più aspra critica, rimane l'ammirazione per la rivoluzione e per i bolscevichi che si sono messi alla sua guida, e che certo non possono «pretendere di fare dei miracoli perché una rivoluzione proletaria esemplare e impeccabile in un paese isolato, esaurito dalla guerra, strangolato dall'imperialismo, tradito dal proletariato internazionale, sarebbe un miracolo».
Luxemburg sottolinea sempre che gli errori che denuncia - gravi e se non corretti forieri di peggiori sviluppi - sono in gran parte dovuti alle circostanze storiche, soprattutto alla colpevole ignavia della «socialdemocrazia di questo occidente altrimenti sviluppato (CHE) è composta di miserabili vigliacchi e lascerà dissanguare i russi, stando tranquillamente a guardare», come già scriveva nel novembre 1917 a Luise Kautsky.
In quella stessa lettera, malgrado avesse da poco dovuto affrontare anche il dolore della morte di Hans Diefenbach, forse il suo ultimo amore, Rosa insiste ancora una volta sulla necessità di saper godere e apprendere: «adesso abbiamo - almeno qui - così splendide miti giornate primaverili, le serate con la luna d'argento sono così belle. (...) Io sono immersa fin sopra le orecchie nella geologia (E) presa da paura se penso quanto poco ho ancora da vivere e quanto ci sarebbe ancora da imparare». Davvero le sue lettere «nel pieno della tormenta, nel pieno del massacro di tutta una giovane generazione (...) respirano la gioia di vivere», come scriveva Simone Weil recensendone una pubblicazione in Francia, e «manifestano un'aspirazione alla vita e non alla morte, all'azione efficace e non al sacrificio».

Il canto delle cinciallegre
Luxemburg aveva in verità poco ancora da vivere - sarà assassinata nel gennaio 1919, morendo come aveva desiderato «sulla breccia», anche se nel suo intimo si sentiva vicina piuttosto alle amate cinciallegre, tanto da volere sulla sua tomba niente più che «due sillabe: 'Zvi-zvi' (...) il richiamo della cinciallegra, che io imito così bene da farne accorrere un'enorme quantità, ogni volta che faccio il loro verso. (...) in questo zvi-zvi (...) c'è da qualche giorno (...) il primo leggero trasalimento della primavera imminente; nonostante la neve, il gelo e la solitudine, noi - le cinciallegre e io - crediamo nell'arrivo della primavera!», aveva scritto nel febbraio del 1917 a Mathilde Jacob. È quella che Weil chiama «la concezione stoica della vita» di Rosa Luxemburg, capace di «essere a casa propria nell'universo, qualunque evento vi si possa produrre» - una «gioia e amore per la vita (FONDATE) nel suo spirito e nella sua forza morale. Per questo ancora oggi possiamo seguire il suo esempio».

(Paola Bono, il manifesto, 11 agosto 2012)

sabato 11 agosto 2012

Con i magistrati delle procure siciliane



Insieme a decine di migliaia di cittadini e associazioni in tutta Italia, Linea Indipendente sostiene i magistrati delle procure siciliane, le cui indagini sono in questi giorni oggetto di attacchi collegiali da parte di Quirinale, Governo, Csm e Avvocatura dello Stato.
La verità e la trasparenza non possono mancare in democrazia. Quindi è necessario che i magistrati possano serenamente indagare sui rapporti tra Stato e mafia, cercando di fare chiarezza e giustizia: essi devono essere messi e lasciati nelle condizioni di fare il loro delicato e importante lavoro, senza ingerenze né pressioni.

venerdì 10 agosto 2012

Una lettera preoccupata



Una compagna del movimento ci ha scritto questa mail, che pubblichiamo con piacere, chiedendo ai lettori di esprimere le proprie valutazioni.
"Salve,
come unica proposta per apportare migliorie al PGT vi consiglio di aderire al PROTOCOLLO D'INTESA PER LA TUTELA DELLA LEGALITA' NEL SETTORE DEGLI APPALTI DI LAVORI PUBBLICI. Potreste utilizzare questo progetto nella prossima campagna elettorale.
A Calcinato vi è la presenza di quattro beni confiscati, non so quali siano e non so se vengano utilizzati in modo appropriato.
Intanto vi invito a vedere un documentario che la Rete Antimafia di Brescia ha realizzato e a breve verrà proiettato a Calcinato.
Cordiali saluti"

giovedì 9 agosto 2012

Il municipio si allarga



Nei giorni scorsi a Calcinato la giunta comunale ha approvato il progetto definitivo concernente l’edificio denominato “ex Filanda”, per consentire l’ampliamento della sede municipale.
“Realizzato negli anni ’60, l’edificio, consiste in una costruzione regolare in pianta e in elevazione di un piano interrato e tre piani fuori terra” racconta l’assessore ai lavori pubblici Nicoletta Maestri. “Il piano terra ed il piano interrato ospitavano fino a qualche anno fa una unità commerciale e i pertinenti spazi di servizio, mentre ai piani superiori si trovavano unità residenziali”.
“Per l’immobile - spiega - è già stato elaborato un possibile modello distributivo-funzionale per un nuovo fabbricato sostituto dell’esistente, quale ampliamento dell’attuale sede municipale. Tale soluzione permette una ottimale distribuzione funzionale e una resa antisismica. A tal proposito il Comune di calcinato ha ottenuto un contributo regionale pari a 422.825,46 euro dall’Ufficio protezione civile, polizia locale e sicurezza, in quanto il nuovo edificio diventerà edificio strategico dal punto di vista della Protezione civile in caso di calamità naturale. Anche per questo motivo, lo spazio destinato ai server e a tutta l’impiantistica di prima emergenza verrà ricollocato nella nuova sede”.
“Ogni piano del nuovo fabbricato - prosegue - sarà dotato di uno spazio centrale di disimpegno, connesso a ogni piano da un nuovo corridoio di collegamento al vano scala-ascensore dell’attuale municipio. Il piano terra ospiterà la nuova stazione della polizia municipale e gli uffici dei servizi sociali (luoghi fortemente frequentati dal pubblico) e sarà dotato di ingressi indipendenti dallo spazio circostante esterno (con accessi diretti alle funzioni). Il primo piano ospiterà uffici politico-amministrativi e la segreteria, il secondo piano gli uffici tecnici, mentre il piano interrato sarà adibito ad archivio, quale ampliamento dell’esistente archivio presente nell’adiacente interrato del municipio”.
“Secondo l’ipotizzato futuro riordino dell’attuale sede municipale - conclude - il piano terra ospiterà uffici demografici, protocollo e l’ Ufficio relazioni con il pubblico, il primo piano l’area economico-finanziaria, l’area pubblica istruzione, cultura e sport e gli uffici dell’Azienda Servi Comunali, mentre al secondo piano si troveranno gli uffici degli assessori e gli archivi degli uffici tecnici”.

mercoledì 8 agosto 2012

Sportello di consulenza sul PGT



Come avevamo promesso in consiglio comunale, proseguiamo la campagna di informazione e consulenza sul Piano di governo del territorio adottato il 20 luglio scorso. In quella seduta la posizione radicalmente critica verso il PGT aveva portato i nostri due consiglieri, William Spassini e Flavio Vida, ad abbandonare l’aula senza partecipare nemmeno alla votazione.
Nel PGT adottato è del tutto assente una visione generale dello sviluppo del paese. Piccoli interventi in risposta alle esigenza di carattere privato non possono sostituire un’idea complessiva di sviluppo del territorio, determinabile invece con ben altre potenzialità progettuali e prevedendo, per esempio, il Parco sul fiume Chiese, il Parco delle Colline, il mercato a chilometro zero, una ridefinizione della rete di trasporto comunale, un riassetto della struttura viaria, l’incentivazione alle produzioni agricole di qualità tracciabile.
Noi ora giudichiamo necessario offrire ai cittadini tutte le informazioni necessarie sui contenuti e le modalità attuative di questo fondamentale strumento di programmazione urbanistica, mediante uno sportello di consulenza nei pomeriggi di giovedì 9, 16, 23 e 30 agosto dalle ore 16 alle 18 nella sala civica Morelli in Piazza della Repubblica.
Saremo là con un pool di tecnici e il nostro gruppo consiliare, a spiegare agli interessati cosa contiene questo documento amministrativo, il nostro punto di vista sull’argomento e le osservazioni che stiamo redigendo per una analisi critica del Piano. Per i cittadini sarà possibile prendere visione dei documenti constatando quanto succede alle loro proprietà.
Gli interessati possono prenotare un appuntamento, naturalmente del tutto gratuito, scrivendoci una mail a linea.indipendente@hotmail.it.

martedì 7 agosto 2012

Un bambino di Vighizzolo scrive a Bresciaoggi



Pubblichiamo un'altra lettera, questa volta apparsa sull'edizione odierna di Bresciaoggi. L'amarezza che la pervade ci riguarda. E non solo perché Vighizzolo è a un tiro di schioppo da qui.

"Se fossi un cane di Green Hill e vivessi in un allevamento infernale, un giorno, un ministro e tante persone buone lotterebbero per me senza neppure conoscermi, per il principio che ogni essere vivente ha diritto a certe condizioni di vita (luce, aria, spazio).
Ma sono un bambino di Vighizzolo che vive accanto a 11 discariche pari a 9.382.000 mc di rifiuti tossici, pericolosi ecc. ecc. Per me nessun ministro si è mosso, nessuna persona che non mi conosce si è mobilitata per il principio che io debba respirare aria pulita che non puzzi di marcio priva di polveri sottili e di fibre di amianto.
Se io fossi un cane di Green Hill sarei cresciuto in prigione.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e non vivo in prigione ma agli arresti domiciliari, infatti spesso sono costretto a giocare in casa, perché a volte se gioco in giardino mi viene nausea e mal di testa.
Se fossi un cane di Green Hill potrei sognare che un giorno qualcuno mi! venga a salvare e andarmene dalla mia prigione.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e da qui non potrò andarmene mai: la mia casa non la vuole comprare nessuno.
Nessun cane di Green Hill paga per stare dove sta.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e i miei genitori per la mia casa che non ha nessun valore pagano tasse a uno Stato e a un Comune che non ci tutela.
Se fossi un cane di Green Hill non potrei uscire a passeggiare.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e anch´io non posso uscire a passeggiare, nella mia via passano, violando il codice stradale, «i camion delle cave» (le mamme delle discariche). Per me è troppo pericoloso camminare vicino alle loro ruote così alte, in una strada stretta deformata dal loro peso e priva di marciapiede.
Se fossi un cane di Green Hill vivrei in un capannone orribile, ma privo d´amianto.
Ma sono un bambino di Vighizzolo, dove quest´anno trascorro le mie vacanze, faccio il bagno in una pis! cina da 59 euro, a volte ho paura: chissà se qualche fibra di! amianto ha deciso di tuffarcisi dentro?
Se fossi un cane di Green Hill avrei un fiuto infallibile.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e non ho un olfatto particolarmente sviluppato, né i mezzi e le competenze di un tecnico ASL o ARPA, ma con il mio piccolo naso di bimbo so individuare esattamente l´origine dell´odore disgustoso che mi avvelena.
Se fossi un cane di Green Hill per certe persone la mia vita varrebbe un sacco di soldi.
Ma sono un bambino di Vighizzolo e per certe persone la mia vita vale meno di niente.
W i cani di Green Hill, finalmente liberi, ma adesso è ora che qualcuno pensi ai bambini di Vighizzolo".
Lettera firmata

lunedì 6 agosto 2012

Una lettera sulla Tav da Calcinato



Sul Giornale di Brescia del 1° agosto 2012 abbiamo letto questa significativa lettera che fa riflettere sugli effetti che il progetto dei treni ad alta velocità potrebbe avere anche dalle nostre parti.

"Vi scrivo in merito alla questione «Tav e via Toscana» che da una settimana semina sconcerto e preoccupazione tra i residenti della via e non. Sono la nipote di una dei tanti anziani che vivono in questa zona, una dei tanti nonni e nonne che hanno visto arrivare, crescere e poi partire generazioni su generazioni, un'anziana che come tanti ha visto la città cambiare, crescere e «mangiarsi» campi e prati in nome della modernità e dell'efficienza.
Il giorno venerdì 20 luglio apprendiamo da un articolo del vostro Giornale che a breve inizieranno i lavori per l'ampliamento della linea ferroviaria adiacente a via Toscana per garantire il passaggio della tratta Milano-Verona della Tav. Senza entrare nel merito «Tav o no Tav?», vorrei soffermarmi sulle modalità con cui siamo venuti a conoscenza che tra qualche mese le 25 famiglie residenti saranno costrette ad abbandonare le proprie case: leggendo un articolo di giornale.
Forse era più corretto, o meglio più dignitoso, essere avvisati tramite una comunicazione del nostro Comune o della nostra Circoscrizione o delle Ferrovie dello Stato ed ItalFerr? Ciò non avrebbe sicuramente attenuato il dolore, la rabbia e l'inquietudine, ma almeno non avrebbe fatto sentir queste famiglie abbandonate e prese in giro. È veramente difficile credere che nessun rappresentante di queste istituzioni sapesse. A parer mio è altrettanto ipocrita, riferendomi alle dichiarazioni del vicesindaco Rolfi, addossare la colpa ad altri, promettere solidarietà solo ora e rimandare la questione a settembre.
Certo è che nessuno si è interrogato sulle possibili conseguenze che una notizia di tale portata avrebbe generato in persone anziane, per esempio, costrette a ricominciare tutto daccapo, a lasciar affetti costruiti in questi anni per ripartire chissà dove, lontani dalle proprie abitudini e certezze. Anziani, padri e madri di famiglia, giovani sono venuti a conoscenza del fatto mentre, come ogni giorno, sfogliavano il nostro quotidiano cittadino: «Guarda! Sul giornale c'è una fotografia di casa!», «C'è la casa dei nonni sul giornale!»... già...
Anziani che in questa via hanno cresciuto i loro figli e nipoti. Mogli e bambini che trent'anni fa quando passava il treno lo salutavano perché lì lavorava il marito o il papà. Padri e madri di famiglia che tra le mille preoccupazioni d'oggi, ora devono affrontare anche questa. Giovani che avevano scelto di iniziare il loro cammino proprio lì, magari dove prima vivevano i nonni e già devono cambiare rotta. Certo, tutto in nome del progresso, ma dietro queste poche parole si nascondono ricordi, sacrifici, speranze, sicurezze, affetti, abitudini che io non sono in grado di trasmettere a chi non le ha vissute.
Il motivo che mi spinge a scrivere questa lettera è l'amara constatazione di come la classe politica e chi sta nei vari posti di comando puntualmente non si interessi dei problemi della gente comune (salvo durante i periodi di campagna elettorale), pensando all'interesse di pochi (che guadagnano molto) a discapito di molti (che perdono la casa).
Mi chiedo se anche gli abitanti di altre zone, come ad esempio gli abitanti delle case vicine a via Mantova a Brescia, oppure Ponte San Marco, oppure Lonato avranno l'amara sorpresa di sapere dal giornale che forse anche le loro case sono a rischio esproprio, chissà?"
Stefania Reali - Calcinato

domenica 5 agosto 2012

Dalle belle città date al nemico



Straordinariamente inattuale è la decisione della Compagnia della Stampa Massetti & Rodella di pubblicare la ristampa anastatica di un cult book della memorialistica resistenziale bresciana, quel “Brigata Perlasca” (246 pagine, 12 euro) del partigiano Emilio Arduino - nome di battaglia Giacomo - che formò e temprò all’antifascismo militante più di una generazione di giovani.
Inattuale perché il volume parla con passione di valori ed eventi oggi dimenticati, dei quali spesso si calpesta finanche la memoria senza riflettere sul fatto incontestabile che fu grazie al successo di quella straordinaria epopea se oggi si può pensare e dire liberamente, anche dalle nostre parti, tutto e il contrario di tutto, in pubblico e nel privato.
Arricchita da una presentazione di don Angelo Chiappa, una nota biografica di Giordana Masi Arduino, una postfazione di Nicola Galvani (a nome degli studenti del Liceo statale Enrico Fermi di Salò che hanno curato la trascrizione del libro in formato elettronico) e un’analisi storica di Rolando Anni sulla sua complessa costruzione, l’opera torna quindi a circolare, a due anni dalla morte del suo autore e a 48 dalla prima pubblicazione a botta calda per i gloriosi tipi dell’editore Vittorio Gatti.
Da queste pagine sgorga caloroso e avvincente il racconto della lotta di liberazione condotta da Arduino insieme ai compagni fra la Val Sabbia e la Val Trompia, una vicenda drammatica che li costrinse a rifugiarsi sulle nostre montagne per quello che lui chiama “un ghiribizzo di libertà”. Il giovane Emilio, di formazione marxista, si trovò a combattere nelle file delle Fiamme Verdi, intrecciando fecondi vincoli di amicizia e solidarietà con i coetanei cattolici e senza mai scadere nell’irrispettoso vilipendio degli uomini che si trovo a fronteggiare per ridare alla patria giustizia e libertà.
Pur scritte a pochi mesi dal 25 aprile 1945, le parole di Arduino – poi al lavoro come professore di lettere all'Istituto magistrale “Gambara” di Brescia – contengono sovente già un senso disincanto e amarezza. La quotidianità della vita dei “ribelli per amore” vi è raccontata senza alcuna retorica, come una realtà semplice, fatta sia di umane debolezze sia di momenti di eroico sacrificio. “Singolare fenomeno di monellaggio in calzoni lunghi”, la Resistenza per lui “costituì lo schiaffo più formidabile contro la tirannia dell’ordine costituito, contro la riverenza alle baffute tradizioni, contro l’ ossequio alle borghesi regole del verosimile”.
Sobrio ed essenziale, lo stile appare pervaso dalla sottile ironia che fu poi il tratto caratteristico del suo autore, una figura cristallina che fu tra l’altro giudice popolare durante il primo processo per la strage di piazza della Loggia, intuendo da subito i depistaggi che tanta fatica sarebbero costati ai giudici nella ricerca della verità. Ma anche questa è una storia di scarsa attualità, visti i recenti, inconcludenti approdi della tortuosa vicenda processuale su quell’ennesimo, orribile, attentato fascista.
Flavio Marcolini

sabato 4 agosto 2012

Verso il 6 agosto



In vista del 6 agosto, 67° anniversario dei bombardamenti atomici americani sul Giappone, tre sindaci della nostra provincia hanno inviato una lettera i loro colleghi invitandoli ad aderire alla campagna internazionale “Sindaci per la Pace”, lanciata dai primi cittadini di Hiroshima e Nagasaki per una moratoria totale degli armamenti nucleari.
Antonio Bazzani, Oscar Panigada e Michele Orlando (sindaci rispettivamente di Bovezzo, Pisogne e Roncadelle) nella loro missiva ai colleghi spiegano che “la campagna è nata nel 1982 ed ha coinvolto primi cittadini di città di tutto il mondo che hanno formalmente aderito a quel progetto, impegnandosi nella realizzazione del Piano 2020 Vision, che si propone di giungere all’abolizione totale della produzione, dell’uso e del possesso di armi nucleari entro il 2020. Attualmente hanno aderito alla campagna 5.296 città in tutto il mondo, di cui 234 in Italia e 23 nella provincia di Brescia”.
“Troppo facilmente - scrivono - si sottovaluta il potere reale ed effettivo delle armi nucleari di mettere fine alla specie umana. Più di 20mila testate esistono ancora oggi nel mondo. Di queste, circa duemila sono pronte al lancio immediato ed irreversibile. L’incubo dell’olocausto nucleare purtroppo rimosso dalla coscienza dei più, forse proprio a causa della sua insopportabile natura, può divenire pertanto realtà in ogni momento. Finché esisteranno armi nucleari vi sarà sempre il pericolo che prima o poi vengano usate. L’unica vera precauzione è il disarmo nucleare totale”.
Per adesioni alla Campagna dei Sindaci per la Pace si può scrivere una mail a movimentononviolento.bs@alice.it oppure telefonare ai numeri 030/3229343 o 339/6243617.

venerdì 3 agosto 2012

Il PGT approvato è finalmente visibile, ma fino al 30 agosto



Adottato dal consiglio comunale il 20 luglio scorso nella formo che abbiamo raccontato, il Piano di Governo del Territorio di Calcinato è ora depositato in libera visione al pubblico nella segreteria comunale e all’ufficio tecnico in municipio fino a giovedì 30 agosto, negli orari di apertura al pubblico dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle ore 12.30 e nel pomeriggio di giovedì dalle 16 alle 18.
Ne dà notizia l’amministrazione comunale, che pubblica tutti gli atti del Piano sul sito www.comune.calcinato.bs.it. Trascorso tale periodo, nei trenta giorni successivi, ossia da venerdì 31 agosto a lunedì 1° ottobre, chiunque potrà presentare osservazioni (in triplice copia e in carta libera) all’ufficio protocollo generale del Comune. Il modello da utilizzare è scaricabile sempre dal sito web del Comune.
Al lavoro, compagni!

giovedì 2 agosto 2012

Flash mob antiatomico lunedì 6 alla stazione di Brescia



In occasione dell'anniversario del bombardamento atomico americano di Hiroshima, il Movimento Nonviolento organizza lunedì 6 agosto a Brescia una manifestazione nel piazzale davanti alla stazione ferroviaria, “per un mondo libero d armi nucleari”.
“Ci troveremo alle ore 8 in punto” racconta il portavoce Adriano Moratto. “Un quarto d’ora più tardi, alle 8.15 (ora dell'esplosione della bomba), ci sarà il flash mob con volantinaggio: consisterà in tre minuti di silenzio e completa immobilità in una posizione che ciascuno a suo piacimento assumerà cercando di immaginare cosa stesse facendo un qualsiasi abitante di Hiroshima nell'attimo dell'esplosione”.
L’obiettivo è quello di rappresentare simbolicamente la realtà quotidiana che in un attimo fu spazzata via quella mattina a Hiroshima.
“Per cercare di riconoscerci e farci riconoscere dai passanti abbiamo deciso di indossare una maglietta bianca, il colore del lutto in Giappone” spiega Moratto.
“A 67 anni da quella tragedia, la minaccia dell'uso delle armi nucleari oggi è ancora attiva" sottolinea. "Esistono nel mondo oltre 20mila testate nucleari, di cui almeno 2mila pronte all’uso immediato”.
“In Italia – osserva - il governo, nonostante la crisi economica intende spendere per il solo acquisto di 90 bombardieri F35, idonei al trasporto di ordigni nucleari, almeno 12 miliardi di euro. Noi diciamo no alle armi nucleari e agli F35 e chiediamo di riconvertire la spesa militare in spesa sociale: le armi nucleari sono economicamente insostenibili ed eticamente inaccettabili”.