martedì 27 dicembre 2011

Le Acli a dìfesa dell'acqua bene comune

Ponte S.Marco, 23 dicembre 2011

Ill.mo Sig. Sindaco del
Comune di Calcinato

Oggetto: Richiesta chiarimenti

Il circolo Acli di Ponte San Marco intende comunicarle con la presente la più viva e attenta preoccupazione per il continuo succedersi di notizie che interessano il nostro territorio.
Il tema riguarda l’adesione del sistema di depurazione acqua del Comune di Calcinato alla AATO.
La perplessità maggiore è legata alla sottoscrizione di accordi con la Provincia di Brescia: come previsto dalla manovra Monti, infatti, l’esistenza degli enti provinciali terminerà a fine mandato.
Chi diventerà responsabile della gestione dell’acqua a quel punto e chi se ne occuperà? Finché non si è certi della sorte delle province, prendere decisioni così importanti in questo ambito pare essere forse un po’ avventato.
In caso si decida comunque di prendere accordi con tali enti, ci auguriamo che l’organizzazione sia gestita da un ente pubblico non a scopo li lucro (come il referendum ha stabilito), poiché questa è una scelta amministrativa le cui responsabilità politiche ricadono su chi governa, e per dovere, e per obbligo.
Inoltre, si ha notizia di informazioni sull’evolversi della procedura di adesione senza sapere ad ora le relative garanzie per i cittadini calcinatesi. Quello che ci interessa, in conclusione, è che non venga sprecato il patrimonio del nostro Comune in termini di impianti e che venga garantita la tutela dell’utenza rispetto allo stato attuale.
In attesa di riscontro, porgiamo distinti saluti.

Il presidente
Ettore Siverio

giovedì 22 dicembre 2011

Acqua azzurra

Martedì 27 dicembre approda in consiglio comunale a Calcinato la proposta di affidamento a una società esterna della gestione dei servizi idrici di acquedotto, fognatura e depurazione.
Per verificare insieme se la delibera assunta rispetterà l'opinione espressa dai cittadini che anche a Calcinato in stragrande maggioranza a giugno hanno votato sì ai due referendum sull'acqua bene comune, l'appuntamento è alle ore 20.45 in municipio.
Si preparino ad attendere gli interessati a capire se l’acqua di Calcinato verrà gestita fuori dal Comune, perché il tema è stato posto dal sindaco all'ottavo punto dell’ordine del giorno della seduta.

martedì 20 dicembre 2011

Acqua calda

L'ipotesi, ventilata nei giorni scorsi, di concedere entro fine anno in gestione la rete idrica e fognaria del Comune di Calcinato ha suscitato la reazione del locale Comitato Salute Ambiente, che ha diffuso una lettera aperta inviata al sindaco Marika Legati, in cui il presidente del sodalizio Roberto Sigurtà esprime netto dissenso nei confronti di questa possibilità.
Dal punto di vista economico gli ambientalisti giudicano "l’offerta ricevuta (si parla di "un vantaggio economico a sei zeri da parte della Società speciale della Provincia") priva dei basilari requisiti, commerciali e contrattuali. La compensazione economica potrebbe forse considerarsi allettante per un’amministrazione in crisi economica che limita la propria visione nel breve periodo, ma volgendo lo sguardo a una visione più prolungata (almeno decennale), il vantaggio economico si aggira a poco più di 200mila euro all’anno, ben inferiori alle rimanenze che il nostro servizio idrico già offre".
Per quanto concerne l'aspetto normativo sottolineano che "i riferimenti legislativi indicati sono superati e inesistenti alla luce degli esiti referendari, infatti il Comune non deve sottostare a nessuna scadenza al 31 dicembre". "E' evidente che il vuoto normativo attuale è tale da sconsigliare assolutamente una presa di posizione in materia per l’immediato futuro" osserva il Comitato.
Infine la questione politica. "Se lo scenario legislativo non è mutato verso la direzione della privatizzazione dell’acqua, anzi tutt’altro grazie all’espressione referendaria - rileva Sigurtà - non sussiste nessun rilevante vantaggio economico lungimirante o a lungo termine (anzi i costi delle tariffe aumenteranno e le disponibilità per il Comune diminuiranno a causa della mancanza dei proventi tariffari)".
Il rifiuto che il Comitato chiede al sindaco di opporre alla "proposta di cessione" è collegato a una richiesta di "chiarezza sul futuro della gestione, futuro che noi vediamo, in qualsiasi caso, con un’impostazione veramente consorziale tra i comuni, che cooperino e ne mantengono sia la responsabilità che la diretta gestione ognuno delle proprie infrastrutture, ma con una gestione partecipativa sui programmi e sugli investimenti".
E a mo' d'esempio, propone di "sostenere la proposta di legge d’iniziativa popolare redatta dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che racchiude al proprio interno le soluzioni per una gestione del ciclo dell’acqua come bene indispensabile all’uomo, da proteggere, tutelare e utilizzare in modo responsabile".
Dal canto suo, il primo cittadino ammette che "è arrivata una proposta di valorizzazione degli impianti da parte dell'Uffficio d'ambito provinciale, l'ex Ato, e da oltre un mese l'amministrazione sta procedendo alla consultazione degli organi preposti, dalla conferenza dei capigruppo consiliari alla commissione ecologia alla consulta ambientale".
"La nostra controposta è stata accettata con una lettera del 6 dicembre scorso dall'Ufficio d'ambito" informa. "Essa prevede investimenti di riqualificazione e miglioramento degli impianti. in particolare il depuratore di Calcinatello con la relativa dorsale di collegamento con tutto l'abitato e con gli insediamenti industriali a est di Ponte San Marco, opera per noi prioritaria".
Quanto ai riferimenti normativi fatti dal Comitato, il sindaco li giudica "non propriamente corretti, soprattutto dopo il referendum del giugno scorso, in quanto riguardano le modalità di gestione di servizio, ovvero i rapporti fra l'Ufficio d'ambito provinciale e le società che gesticono operativamante il servizio sui territori".
"Ma a noi - sottolinea Legati - interessa la normativa che riguarda la gestione del servizio idrico integrato, sulla quale non c'è dubbio che dal prossimo 1° gennaio non sarà più possibile amministrarla in economia come Comune. Ciò non significa privatizzare il servizio e il ciclo dell'acqua. Il comune non lo gestirà più direttamente, ma lo affiderà comunque a un ente interamente pubblico, la cui assemblea è formato da tutti sindaci della provincia. Fra l'altro, in sede di assemblea dei primi cittadini, è stata avanzata la proposta di privilegiare le società in house, interamente pubbliche".
E a questo proposito, conclude osservando che "le modalità d'ingresso e dell'affidamento sono diverse da comune a comune. Il nostro acquedotto è in buono stato e l'ufficio d'ambito ha riconosciuto questa prerogativa con una adeguata remunerazione economica per gli investimenti fatti in passato".
flavio marcolini

mercoledì 14 dicembre 2011

Una firma per abbassare i compensi dei politici eletti. Subito!

Invitiamo tutti gli amici e i compagni a sottoscrivere la petizione popolare per rendere illegale il trattamento privilegiato della classe politica.
La proposta di legge di iniziativa popolare punta all’“adeguamento alla media europea degli stipendi, emolumenti, indennità degli eletti negli organi di rappresentanza nazionale e locale”.
L’iniziativa, nata in modo trasversale ai partiti e promossa a livello nazionale dal gruppo “Nun Te Regghe Più” che prende il nome dalla canzone di Rino Gaetano, ha come obiettivo la promulgazione di una legge di iniziativa popolare formata da un solo articolo: “i parlamentari italiani eletti al senato della repubblica, alla camera dei deputati, il presidente del consiglio, i ministri, i consiglieri e gli assessori regionali, provinciali e comunali, i governatori delle regioni, i presidenti delle province, i sindaci eletti dai cittadini, i funzionari nominati nelle aziende a partecipazione pubblica, ed equiparati non debbono percepire, a titolo di emolumenti, stipendi, indennità, tenuto conto del costo della vita e del potere reale di acquisto nell’unione europea, più della media aritmetica europea degli eletti negli altri paesi dell’unione per incarichi equivalenti”
è possibile firmare all’ufficio anagrafe del comune di calcinato tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle ore 9 alle 12.30, il sabato dalle 9 alle 11, il martedì e il giovedì anche al pomeriggio dalle 16 alle 18.

lunedì 12 dicembre 2011

Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa.

In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. È mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma (SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!
È mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare queste assurde spese militari per ottenere i fondi necessari per la manovra invece di farli pagare ai cittadini? Ma ai 27 miliardi del Bilancio Difesa 2010, dobbiamo aggiungere la decisione del governo, approvata dal Parlamento, di spendere nei prossimi anni, altri 17 miliardi di euro per acquistare i 131 cacciabombardieri F35. Se sommiamo questi soldi, vediamo che corrispondono alla manovra del 2012 e 2013. Potremmo recuperare buona parte dei soldi per la manovra, semplicemente tagliando le spese militari. A questo dovrebbe spingerci la nostra Costituzione che afferma :”L’Italia ripudia la guerra come strumento per risolvere le controversie internazionali…” (art.11) Ed invece siamo coinvolti in ben due guerre di aggressione, in Afghanistan e in Libia. La guerra in Iraq (con la partecipazione anche dell’Italia), le guerre in Afghanistan e in Libia fanno parte delle cosiddette “guerre al terrorismo”, costate solo agli USA oltre 4.000 miliardi di dollari (dati dell’Istituto di Studi Internazionali della Brown University di New York). Questi soldi sono stati presi in buona parte in prestito da banche o da organismi internazionali. Il governo USA ha dovuto sborsare 200 miliardi di dollari in dieci anni per pagare gli interessi di quel prestito. Non potrebbe essere, forse, anche questo alla base del crollo delle borse? La corsa alle armi è insostenibile, oltre che essere un investimento in morte: le armi uccidono soprattutto civili.
Per questo mi meraviglia molto il silenzio dei nostri vescovi, delle nostre comunità cristiane, dei nostri cristiani impegnati in politica. Il Vangelo di Gesù è la buona novella della pace: è Gesù che ha inventato la via della nonviolenza attiva. Oggi nessuna guerra è giusta, né in Iraq, né in Afghanistan, né in Libia. E le folle somme spese in armi sono pane tolto ai poveri, amava dire Paolo VI. E da cristiani come possiamo accettare che il governo italiano spenda 27 miliardi di euro in armi, mentre taglia 8 miliardi alla scuola e ai servizi sociali?Ma perché i nostri pastori non alzano la voce e non gridano che questa è la strada verso la morte?
E come cittadini in questo momento di crisi, perché non gridiamo che non possiamo accettare una guerra in Afghanistan che ci costa 2 milioni di euro al giorno? Perché non ci facciamo vivi con i nostri parlamentari perché votino contro queste missioni? La guerra in Libia ci è costata 700 milioni di euro!Come cittadini vogliamo sapere che tipo di pressione fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’armi. Noi vogliamo sapere quanto lucrano su queste guerre aziende come la Fin-Meccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto-Melara, l’Alenia Aeronautica. Ma anche quanto lucrano la banche in tutto questo.E come cittadini chiediamo di sapere quanto va in tangenti ai partiti, al governo sulla vendita di armi all’estero (Ricordiamo che nel 2009 abbiamo esportato armi per un valore di quasi 5 miliardi di euro).
È un autunno drammatico questo, carico di gravi domande. Il 25 settembre abbiamo la 50° Marcia Perugia-Assisi iniziata da Aldo Capitini per promuovere la nonviolenza attiva. Come la celebreremo? Deve essere una marcia che contesta un’Italia che spende 27 miliardi di euro per la Difesa.E il 27 ottobre sempre ad Assisi, la città di S. Francesco, uomo di pace, si ritroveranno insieme al Papa, i leader delle grandi religioni del mondo. Ci aspettiamo un grido forte di condanna di tutte le guerre e un invito al disarmo.Mettiamo da parte le nostre divisioni, ricompattiamoci, scendiamo per strada per urlare il nostro no alle spese militari, agli enormi investimenti in armi, in morte.Che vinca la Vita!
Alex Zanotelli
per firmare http://www.ildialogo.org/appelli/indice_1314206334.htm

sabato 10 dicembre 2011

Lettera aperta al Presidente della Repubblica

Passano i Governi, ma i privilegi della chiesa cattolica restano immutati.
Dopo aver sostenuto fino all’ultimo momento il governo Berlusconi, tentando di massimizzare i vantaggi che potevano derivare per se stessa, sul piano dei cosiddetti “valori non negoziabili” (famiglia, leggasi opposizione totale a qualsiasi riconoscimento delle coppie di fatto etero e omosessuali; difesa della vita, leggasi sabotaggio della legge sull’aborto e opposizione a qualsiasi seria legge sul testamento biologico; educazione, leggasi privilegi anticostituzionali per le scuole private cattoliche e relativi finanziamenti), la chiesa cattolica ha “benedetto” la nascita del governo Monti, nel quale sono ben presenti e posizionati noti esponenti del mondo cattolico, in particolare Lorenzo Ornaghi, ministro dei Beni Culturali (già Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, vicino alla CEI e al cardinale Camillo Ruini), Andrea Riccardi, ministro della Cooperazione internazionale e dell’integrazione (fondatore della comunità di Sant’Egidio) e Renato Balduzzi, ministro della Salute (giurista e docente dell’Università Cattolica).
Opportunamente, sia il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, che il prof. Adriano Prosperi, dalle pagine di Repubblca, hanno osservato che i cattolici del governo Monti sarebbero stati chiamati a dar prova di essere “cattolici adulti” e non meri esecutori dei desiderata del Vaticano.
I primi passi del governo Monti in tal senso non paiono incoraggianti.
Come viene acutamente segnalato dal periodico on line “Lucidamente”, nel commentare le nomine dei sottosegretari del neogoverno, “non si era mai visto in tutta la storia repubblicana” che venisse nominato sottosegretario alla Pubblica Istruzione il preside di una scuola privata paritaria cattolica: ebbene, ciò è avvenuto, con la nomina di Elena Ugolini, militante in Comunione e Liberazione, nonché preside del Liceo privato paritario Malpighi di Bologna, recentemente assurto alle cronache per le percentuali del 100% dei propri allievi promossi, tutti con media di voti compresa tra il 9 e il 7, a fronte del pagamento di rette d’iscrizione annue di oltre € 4.000. “Lucidamente” si chiede, e noi con esso: “Come è possibile che a sovrintendere a questo compito sia chiamata, nel ruolo di sottosegretaria, una dirigente di una delle scuole da controllare? Non si crea un enorme conflitto di interessi?” Attendiamo risposte dal governo.
Il giorno 1° dicembre ricorreva la Giornata Mondiale della lotta all’AIDS. Laura De Pasquale, assistente del direttore di Radio rai 1 e dei Radiogiornali, all’inizio della giornata ha inviato una mail di comunicazione aziendale interna nella quale scriveva: “Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministro ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali”. Il neoministro della Salute, Renato Balduzzi, con qualche imbarazzo, ha seccamente smentito di aver ordinato la censura. Dobbiamo credergli? O forse rischia di configurarsi un eccesso di zelo di obbedienza clericale, viste le recentissime dichiarazioni del papa in Benin, che hanno ribadito la totale contrarietà della chiesa cattolica all’uso del preservativo nella prevenzione dell’AIDS?
In questi giorni il governo Monti ha varato il pacchetto dei provvedimenti anticrisi, che impongono durissimi sacrifici agli italiani. Il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, ha dichiarato perentoriamente che la tassa sui fabbricati (ex ICI, ora IMU) la dovranno pagare tutti, anche le imprese. Si è però dimenticato di osservare che in quei “tutti”, non è compresa, al solito, la chiesa cattolica, proprietaria di oltre il 25% del patrimonio immobiliare italiano. Il 5 dicembre, interrogato sulla questione ICI-chiesa cattolica da un giornalista straniero, il presidente del Consiglio Monti ha dichiarato: “E’ una questione che non ci siamo posti ancora”. Eppure, a fronte del fatto che oggi solo il 10°% delle proprietà della chiesa cattolica paga l’ICI, per un mancato introito nelle esangui casse dello Stato che viene stimato fra 600 milioni e 1 miliardo di euro, tale questione una qualche urgenza dovrebbe pur rivestirla. Per comprendere meglio il paradosso di questa esenzione clericale, occorre fare un salto indietro nel tempo. Come ci ricorda sul Riformista il giornalista Gianmaria Pica “nel 1992 il governo Amato stabilisce alcune esenzioni per le proprietà della Chiesa. La questione su quale tipo di edifici e proprietà dovessero essere esentati ha portato negli anni a diversi procedimenti giudiziari, fino al 2004 quando la norma viene in parte bocciata dalla Consulta che elimina le agevolazioni fiscali per gli immobili a scopo di lucro. L’esenzione, però, viene reintrodotta nel 2005 dal governo Berlusconi II che cambia la vecchia normativa, includendo gli immobili destinati ad attività commerciali tra quelli compresi nel diritto all’esenzione. Nel 2006, l’allora governo Prodi, modifica nuovamente la legislazione. Tuttavia un emendamento alla legge permise di mantenere l’esenzione per le sedi di attività che abbiano fini ‘non esclusivamente commerciali’ “, di fatto qualsiasi edificio, pur adibito a albergo o clinica o altro, che abbia al proprio interno e nelle proprie pertinenze un altarino, una cappelletta di pochi centimetri e così via.
Scommettiamo che il governo Monti, mentre taglia le pensioni e aumenta le tasse a tutti gli italiani, si guarderà bene dal reintrodurre l’ICI per la chiesa cattolica?
D’altronde quella dell’esenzione dell’ICI non è che soltanto una delle mille voci che costituiscono gli innumerevoli privilegi economici che lo Stato italiano riconosce ogni anno al Vaticano. Infatti le voci e le entità dei finanziamenti diretti e indiretti e delle esenzioni sono così ampie, fantasiose e diversificate da potersi sostenere, senza allontanarsi troppo dalla realtà, che esse corrispondano all’incirca a poco meno della metà della manovra finanziaria del nuovo governo e che sia agevole per chiunque prevedere che, se tali privilegi clericali venissero aboliti, ciò sarebbe sufficiente, da solo, a contribuire in modo significativo al risanamento delle finanze pubbliche. Il mercimonio tra lo Stato italiano e i suoi enti locali (Regioni, Province e Comuni) e Stato del Vaticano, oltre all’esenzione ICI, comprende otto per mille, cinque per mille, finanziamenti alle scuole private cattoliche, stipendi per gli insegnanti di religione, buoni scuola per pagare le rette alle scuole cattoliche, finanziamenti agli oratori cattolici, stipendi per cappellani militari ed ospedalieri, forniture idriche vaticane, contributi alle università cattoliche, prebende alle emittenti radiotelevisive vaticane, sussidi alla stampa cattolica, etc., etc., per arrivare a una cifra complessiva di circa 10 miliardi di euro all’anno. Sommessamente ci chiediamo: quand’è che gli italiani potranno essere informati di questi fatti in modo adeguato e quando si stuferanno di mantenere di tasca propria i costi esorbitanti della “casta” della chiesa? O forse il mantenimento dei propri privilegi economici costituisce la vera merce di scambio per il sostegno politico delle gerarchie vaticane al neogoverno Monti?
Nel frattempo il Capo dello Stato, il pur ottimo Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vero levatore e garante del governo Monti, trova il tempo per varare (come ci informa il Messaggero del 30 novembre) un decreto che stabilisce che le visite pastorali dei vescovi nelle scuole pubbliche italiane, durante l’orario di lezione, sono legittime. Tale decreto presidenziale rigetta il ricorso straordinario presentato dal padre di un alunno di Grosseto, che non aveva gradito la visita pastorale del vescovo locale nella scuola del figlio. Scrive Franca Giansoldati sul “Messaggero”: “Il decreto del Capo dello Stato si rifà al parere n. 335/2009 della Seconda Sezione del Consiglio di Stato nell’adunanza del 21 aprile 2010. I giudici amministrativi hanno riconosciuto che la ‘questione obiettivamente delicata e complessa in via generale, coinvolge profili che attengono alla libertà di culto e di coscienza e alla funzione di servizio pubblico degli istituti scolastici, statali e comunque integrati nella rete della scuola dell’obbligo’. Hanno però ritenuto di poterla ‘agevolmente risolvere sulla base delle norme che disciplinano l’autonomia delle istituzioni scolastiche’. La visita pastorale, si legge nel dispositivo del Consiglio di Stato ‘è avvenuta nelle ore di lezione, ma essa non si è svolta attraverso il compimento di atti di culto (eucaristia, benedizione, eccetera), ma attraverso una testimonianza sui valori, religiosi e culturali, che sono alla radice della catechesi cattolica’. Una analoga iniziativa poteva tranquillamente essere svolta da ministri di altre confessioni religiose presenti nella comunità territoriale in cui agisce la scuola ‘a condizione che essi siano portatori di valori coerenti con i principi di tolleranza e rispetto delle leggi e della Carta Costituzionale’. Vogliamo parlare seriamente di tale sentenza burlesca e di quanto i valori predicati dalla chiesa cattolica siano ispirati alla tolleranza e al rispetto delle leggi e della Costituzione italiane?
E il Capo dello Stato (verso cui pure nutriamo il massimo rispetto e stima), in qualità di garante della Costituzione, è sicuro di agire in modo consono al Suo alto mandato, con iniziative di tal genere? O tale episodio si inserisce in una serie di comportamenti presidenziali sul tema della laicità dello Stato che lasciano perlomeno perplessi?
Come non ricordare le Sue reiterate dichiarazioni, del tutto “politiche” e come tali del tutto opinabili, secondo le quali la questione dei rapporti fra Stato e chiesa cattolica nel nostro paese sarebbe stata definitivamente e ottimamente risolta una volta per tutte con l’inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione Repubblicana, avvenuta grazie all’approvazione dell’art. 7 all’Assemblea Costituente? E come non sottolineare come tale interpretazione sia radicalmente contestata dal miglior pensiero laico esistente nel nostro paese e da generazioni di cittadini e di studiosi di diritto laici e cattolici?
E come non rammentare l’inconsueta iniziativa di una lettera presidenziale che, un paio d’anni fa, accompagnò, sostenendolo in modo determinante, il ricorso del governo Berlusconi alla Grande Camera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, contro la sentenza della Piccola Camera della medesima Corte (presieduta dal giudice italiano Vladimiro Zagrebelsky) che l’anno precedente aveva coraggiosamente stabilito che l’esposizione dei crocifissi nelle scuole pubbliche italiane configurava una violazione dei principi di libertà religiosa degli studenti e della libertà educativa dei genitori?
Presidente Napolitano, possiamo permetterci, con tutto il rispetto per il Suo ruolo, la Sua persona e la Sua storia politica, di suggerirLe maggior prudenza sulle questioni della laicità dello Stato, astenendosi dal mettere in essere comportamenti ed atti che facciano sì che alcuni cittadini italiani (tanti o pochi è questione secondaria, ma certo tanto pochi non saranno), si debbano sentire stranieri in Patria?
Con stima e deferenza voglia gradire i miei ossequi

Tullio Monti
Portavoce del Coordinamento Nazionale delle Consulte per la Laicità delle Istituzioni

venerdì 9 dicembre 2011

COME NON PAGARE ICI E IMU

1- ANDARE AL CATASTO
2- CAMBIATE LA CATEGORIA CATASTALE DELLA VOSTRA ABITAZIONE PER POTER BENEFICIARE DELL’ESENZIONE ICI IN :
B7 = Cappelle ed oratori non destinati all’esercizio pubblico del culto
O
E7 = Fabbricati destinati all’esercizio pubblico dei culti
3- DA ABITAZIONE A LUOGO DI CULTO PRIVATO O PUBBLICO DEL DIO SOLE
4- AL POSTO DEL CAMINO FABBRICARE UN PICCOLO CAMPANILE CON BATOCCHIO A BANANA
5- CREARE UN PALCO CON ALTARE DEVOZIONE
6- ATTENDERE I VIGILI SULL’ALTARE PER VERIFICA CATEGORIA E DESTINAZIONE D’USO
AMEN
Pasquale Caterisano, http://pasquale1.wordpress.com

mercoledì 7 dicembre 2011

Il solito ombrello, cambia lo stile

Un modo creativo per opporci al matrimonio dell’Italia con Mario Monti è pubblicare il fogliettone di Alessandro Robecchi sul quotidiano il manifesto di domenica 4 dicembre 2011.

Si parla di stile quando non si può parlare di sostanza. Quindi fino ad oggi il governo Monti è stato descritto con i toni elegiaci tipici di chi si sveglia da una lunga seduta di ipnosi e torna alla vita reale.
Il confronto è impietoso e i grandi giornali fanno a gara per farlo notare: al confronto dell' Alvaro Vitali che avevamo prima a capo del governo, ora abbiamo Shakespeare. Quello usava l'aereo di stato per andare dal salotto alla piscina, questo prende il treno. Quello di prima mentiva come un venditore di tappeti, questo parla a stento con le frasi secche di un bancomat: «È possibile effettuare una nuova operazione». Quello di prima si circondava di ceffi degni di un film sulla mafia marsigliese, questo parla alla pari con i banchieri di mezzo mondo, non guarda il culo alle deputate finlandesi, non fa cucù alla Merkel, non frequenta professioniste dell'amore e non viaggia con la scorta di avvocati. Quello di prima, tra capelli magicamente ricomparsi e cerone, sembrava un laboratorio di chirurgia estetica, quello di adesso è un signore elegante e posato.
La forma è salva, anche se il salto è vertiginoso e potrebbe creare qualche trauma. Da domani, però, la forma conterà un po' meno e si guarderà più alla sostanza. I tagli alle pensioni. I tagli alla sanità. Le tasse per i soliti che già le pagano. Le consultazioni invece delle trattative. Il Parlamento chiamato a dire signorsì. Quello di prima regalava nuove frequenze alle sue stesse tivù con una gara di dubbia correttezza (valore: oltre una decina di miliardi), quello di adesso conferma il regalo. Quello di prima spendeva come Creso in armamenti, bombardieri, caccia (oltre una quindicina di miliardi, ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa), quello di adesso non intende risparmiare un euro su quello spreco assurdo (ma probabilmente chi legge altri giornali e non questo non lo sa). Quello di prima andava a Porta a Porta, questo andrà a Porta a Porta. È il solito ombrello, direbbe Altan. Ma vuoi mettere lo stile?

martedì 6 dicembre 2011

Mercoledì 7 dicembre il Movimento nonviolento ricorda la morte di Saidou

A un anno dalla morte, mercoledì 7 dicembre il Movimento nonviolento commemora, con una manifestazione silenziosa in Piazza Rovetta a Brescia, Elhdy Saidou Gadiaga, il 36enne senegalese, in Italia da circa 15 anni, morto domenica 12 dicembre 2010 dopo che era giunto d’urgenza in ospedale dalla caserma dei carabinieri di piazza Tebaldo Brusato.
“In caserma è stato male, gli hanno aperto le porte della cella inutilmente” ricorda Adriano Moratto. “I soccorsi sono arrivati troppo tardi. E’ stato arrestato, in base alla legge Bossi-Fini e al pacchetto sicurezza del 2009, soltanto perché privo dei documenti per il soggiorno regolare in Italia. Se fosse stato fermato 13 giorni dopo, non avrebbero potuto arrestarlo perché con colpevole ritardo l'Italia il 24 dicembre ha recepito la Direttiva Europea in materia di rimpatri del 2008”.
“Elhdy Saidou Gadiaga non aveva commesso alcun reato” osserva. “Aveva semplicemente perso il lavoro: si è trovato così, con un permesso di soggiorno scaduto, come altri 684.413 stranieri nel corso del 2010 e mesi fa era stato colpito da un provvedimento di espulsione per immigrazione clandestina”. Sulla vicenda sono in corso accertamenti da parte della magistratura.
L’appuntamento di mercoledì, a partire alle ore 18, estende la solidarietà a tutti i migranti che quotidianamente attraversano il Mediterraneo per cercar fortuna in Europa.
Per informazioni e adesioni si può telefonare ai numeri 347.8640893 o 339.6243617 oppure inviare una e-mail all’indirizzo movimentononviolento.bs@alice.it.

lunedì 5 dicembre 2011

Aiutiamo il Mato Grosso!

L'Operazione Mato Grosso, il noto movimento di volontariato internazionale che dal lontano 1967 opera per sostenere alcune missioni in America Latina, promuove sabato 10 e domenica 11 dicembre una raccolta nelle abitazioni di Calcinato. I giovani del sodalizio terzomondista passeranno nelle case a ritirare materiali in ferro e indumenti usati.
Il centro di raccolta è presso l’oratorio don Vincenzo Bertini di Calcinato. Successivamente i materiali verranno distribuiti nell’ambito dei progetti di sviluppo in corso in alcune delle 70 missioni dell'Omg presenti in Bolivia, Brasile, Ecuador e Perù. Chi volesse dare una mano ai volontari può acquisire ulteriori informazioni telefonando a Nicola al 334.3377815.

sabato 3 dicembre 2011

Se avessero ascoltato Piero Calamandrei

Onorevoli colleghi, io non so se voi abbiate una impressione, che io ho vivissima: cioè che l'opinione pubblica non ha, in questo momento, molta simpatia e molta fiducia per i deputati. Vi è intorno a noi un'atmosfera, che tutti quanti avvertiamo, di sospetto e di discredito. Fondamentalmente al centro di questa atmosfera c'è la convinzione diffusa che molte volte l'esercizio del mandato parlamentare, il quale è conferito per il raggiungimento di scopi di pubblico interesse, possa servire a mascherare il soddisfacimento di interessi personali; e diventi un affare, una professione, un mestiere. Ora, nella massima parte dei casi questa impressione dell'opinione pubblica è sbagliata. Ma ci sono profonde ragioni che potrebbero spiegare perchè è sorta: ragioni che in parte risalgono lontano, ed in parte anche al ventennio trascorso. (...) Noi siamo gli innocenti parafulmini delle malefatte dei gerarchi del ventennio fascista. (...) E quindi può essere utile, facendo tesoro di questa esperienza, guardare, per quel poco che possono fare le leggi, là dove soprattutto vale il costume, come si possa chiudere alcuna di queste vie di infezione che minacciano l'organismo parlamentare. A questo scopo mira appunto il primo emendamento (...): «I componenti del Parlamento ricevono una indennità fissata dalla legge, che può essere determinata in misura più alta per coloro che non abbiano altri redditi.
(Piero Calamandrei, presentazione all'Assemblea Costituente di un emendamento all'art. 66, 10 ottobre 1947)

martedì 29 novembre 2011

La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia

A Firenze venerdì 9 dicembre dalle ore 10 alle 16 al Teatro Puccini, in Via delle Cascine 41, la Rete@sinistra - in collaborazione con Sbilanciamoci!, il manifesto, Lavoro e libertà - organizza il convegno “La via d’uscita. L’Europa e l’Italia, crisi economica e democrazia”.
Tra i relatori Rossana Rossanda, Maurizio Landini, Paul Ginsborg, Luigi Ferrajoli, Mario Pianta, Massimo Torelli, Gabriele Polo, Giulio Marcon, Guido Viale, Francuccio Gesualdi, Annamaria Simonazzi, Norma Rangeri, Donatella della Porta, Alberto Lucarelli, Mario Dogliani, Tania Rispoli.
L’Europa è sotto l’attacco della finanza, la crisi del debito pubblico ha travolto Grecia e Portogallo, investe Italia, Spagna e Francia; l’euro è in pericolo, l’Unione ha perso la rotta, la politica europea non sa dare risposte all’altezza della crisi. L’Italia ha un governo nuovo – come gli altri paesi del Sud Europa travolti dalla crisi – che progetta austerità e tagli di spesa non troppo diversi dalle politiche vecchie. A Bruxelles come a Roma le politiche liberiste lasciano fare alla finanza, peggiorano le condizioni di vita, non progettano uno sviluppo diverso, avvicinano una nuova grande depressione.
Non è una strada obbligata. Trovare una via d’uscita dalla crisi è possibile, cambiare direzione alla politica europea e italiana è necessario. E, oltre l’Europa, il nostro sguardo deve considerare i profondi cambiamenti in corso nel Mediterraneo e sulla scena internazionale.
Di questo si è parlato nel dibattito su “La rotta d’Europa” aperto nell’estate scorsa da Rossana Rossanda e animato da 50 interventi, apparso sui siti ilmanifesto.it, sbilanciamoci.info, e nella versione inglese su opendemocracy.net.
Di questo parla in Italia la “Controfinanziaria” appena presentata da Sbilanciamoci!, con le sue alternative praticabili, compatibili con l’esigenza di aggiustamento del bilancio dello stato e capaci di introdurre una discontinuità con l’azione del governo passato. Di questo parlano le proposte che vengono dal sindacato, dalle associazioni ambientaliste, di studenti, da reti della società civile; a un “programma per l’AltraItalia” è dedicato l’ultimo numero della rivista Micromega.
Dietro l’emergenza economica – a Bruxelles come a Roma – c’è un problema di democrazia. In Europa la democrazia è sempre stata debole e viene espropriata dal potere della finanza, dall’“autonomia” della Banca centrale europea, dall’asse Berlino-Parigi, le cui decisioni hanno fatto precipitare la crisi dell’euro. In Italia la democrazia è stata devastata dal berlusconismo, indebolita da una politica dei partiti sempre più lontana dalla società, e deve ora lasciare spazio alla natura “tecnica” del governo di Mario Monti e alla regia del Presidente della Repubblica.
È crisi della democrazia anche l’attacco ai diritti e alla dignità del lavoro, non più luogo di cittadinanza e partecipazione, ma mero ingranaggio della macchina produttiva, assoggettato alle dinamiche del mercato, privo di identità e voce.
Anche questa non è una strada obbligata. Una via d’uscita per la democrazia si trova in un profondo rinnovamento della politica, nelle pratiche di partecipazione, nella mobilitazione che ha portato alla vittoria alle amministrative e ai referendum del giugno 2011, nelle proteste degli “indignati” di tutto il mondo contro la crisi finanziaria. Tutto questo interroga i limiti della sinistra italiana, che non ha saputo cogliere queste spinte al cambiamento per cambiare se stessa, il proprio sguardo sul mondo e sull'Italia. Ed essere dunque protagonista della caduta di Berlusconi. Alla ricerca di queste vie d’uscita – per l’Europa, l’Italia e la democrazia – è dedicato l’incontro di Firenze, che ha l’obiettivo di chiarire i problemi dell’emergenza, avanzare proposte di alternative, estendere la discussione e le iniziative in tutta Italia.Vogliamo aprire una discussione concreta sulle politiche da realizzare e sulle forze in campo che possono cambiare direzione alle decisioni prese a Bruxelles e a Roma.
Il programma:
10.00 Prima sessione
La rotta d’Europa
Apertura dei lavori, Massimo Torelli
Rossana Rossanda
Mario Pianta
Luigi Ferrajoli
11.30 Domande e discussione
12.15 Seconda sessione
Italia, le alternative all’austerità, al debito, per il lavoro
Coordina Gabriele Polo
Giulio Marcon
Guido Viale
Francuccio Gesualdi
Annamaria Simonazzi
Maurizio Landini
13.30 Domande e discussione
14.15 Terza sessione
La democrazia, la politica
Coordina Norma Rangeri
Paul Ginsborg
Donatella Della Porta
Alberto Lucarelli
Mario Dogliani
Tania Rispoli
15.15 Domande e discussione
16.00 Conclusioni
Nel teatro sarà a disposizione un punto ristoro aperto dalle 11 alle 15.
per informazioni: info@reteasinistra.it cell. 347-0322101
www.reteasinistra.it
www.sbilanciamoci.info
www.ilmanifesto.it
www.lavoroeliberta.it

lunedì 28 novembre 2011

No all’acquisto di nuovi cacciabombardieri F-35

Noi sottoscritti
CHIEDIAMO
al governo di attuare il risanamento del bilancio statale apartire dal taglio drastico delle spese militari.
DICHIARIAMO CHE
votare a favore di missioni militari volte a partecipare ad azioni di guerra all’estero viola l’articolo 11 della Costituzione;
non sosterremo politicamente con il voto i partiti che in Parlamento voteranno a favore dei finanziamenti per tali missioni o per l’acquisto di cacciabombardieri F-35, ovvero i partiti che si dichiareranno favorevoli alle suddette iniziative, se non rappresentati in Parlamento.

Luisa Morgantini, Alex Zanotelli, Andrea Gallo, Vittorio Agnoletto, Moni Ovadia, Mao Valpiana, Francesco Vignarca, Enrico Peyretti.

Informazioni e adesioni su www.peacelink.it

sabato 26 novembre 2011

Ah, il pio governo Monti!

Ah, il pio governo Monti! Che sciocca e pianificata malafede voler sanare l'economia con l'economia! Come se essa non dipendesse dalla salute della cultura civile ma fosse il toccasana metafisico che cambia il segno dei veleni terra terra che l'hanno ammazzata.
L'economia si sana se si bonificano le sacche dell'ignoranza, dei privilegi di troppe caste, della superstizione, dell'ingiustizia sociale, del razzismo, dell'omofobia, del razzismo, dello sfruttamento minorile, del clericalismo, dell'evasione fiscale, in altre parole, della violenza di uno Stato tanto più militarizzato e terrorista quanto più profittatore e latitante.
Aldo Busi

venerdì 25 novembre 2011

Salviamo i cani di Green Hill!

Sabato scorso da tutta Italia sono arrivate a Montichiari tantissime persone a protestare contro Green Hill e contro l’amministrazione comunale che continua a voler chiudere gli occhi e mantenere in piedi questa struttura di sofferenza.
Circa 4.000 manifestanti si sono riuniti davanti alPalageorge per poi sfilare in corteo nel paese, nel centro e fino al Municipio, simbolo in questo momento del conflitto con il sindaco ElenaZanola.
Questo corteo è nato come necessità immediata di dire la nostra e di aggiungere fiato sul collo al sindaco, in un momento di alta attenzionesul caso Green Hill e sulla vivisezione. In un momento in cui davvero il sindaco, se non avesse già deciso a priori da che parte stare, potrebbechiudere quel lager senza esitazioni. In un momento in cui era necessario esserci anche noi, noi che abbiamo lanciato questa lotta e svelato almondo la realtà di questo allevamento-lager, ma anche quel “noi” che racchiude tutti, tutti quelli che ogni volta a migliaia sentono forte ilgrido disperato di quei cani e che vogliono la loro libertà.
In sole due settimane siamo riusciti a portare migliaia di persone a raccolta e riempire le strade di Montichiari di un solo grido: Green Hill deve chiudere! Questo anche grazie a tutti coloro che si sono impegnati nelle loro zone per promuovere il corteo e organizzare pullman e a tutti quelli che hanno fatto anche viaggi lunghissimi pur di esserci. Fin dall’inizio sapevamo che non sarebbe probabilmente stata una giornata facile. Il sindaco da parte sua aveva provato a vietarci o renderci impossibile il corteo, per ovvie ragioni. Dapprima una richiesta dicauzione per eventuali danni che sarebbero potuti accadere, cosa assolutamente illegale e anticostituzionale, poi le evidenti pressioni pernon farci ritrovare in Piazza del Municipio. Ma anche se il ritrovo èstato spostato in una zona più defilata, il corteo ha comunque bloccato laviabilità delle principali arterie di Montichiari per tre ore, ha invasola città diramandosi addirittura in due spezzoni, uno dei quali è entratoin piazza del Duomo, che non era prevista, potendo essere visibile a tutti nel pieno centro del paese e riempiendolo per tutto il pomeriggio di cartelli, slogan, musica, discorsi.
Vedere il Municipio protetto da transenne e polizia ha reso chiaro quale sia in questo momento a Montichiari l’oggetto del conflitto e chi abbia davvero paura della rabbia, chi sa di non avere giustificazioni, di doversolo proteggere le proprie malefatte dietro a scuse, scudi e manganelli.
Tutta Italia ha parlato di questa giornata e ancora una volta si sonopuntati riflettori sulla vivisezione, di cui Green Hill è solo un simbolo eclatante, ma che continua a uccidere un milione di animali ogni anno nelgran segreto dei laboratori, senza che nessuno sappia. E tutta Italia adesso sa che c’è una persona, il sindaco, che deve delle spiegazioni serie, non il solito scaricabarile senza senso che continua a ripetere come un mantra per cercare di discolparsi.
Abbiamo purtroppo notato però in questa lunga e strana giornata anche alcune cose fastidiose e preoccupanti all’interno del corteo. Da una parte molte persone che sono arrivate fino a Montichiari, anche da lontano,senza nemmeno avere letto i nostri comunicati, le motivazioni del corteo, cosa saremmo andati a fare. Arrivate quindi alla cieca e pretendendo chesi facesse poi quello che loro avrebbero ritenuto migliore o che siaspettavano, senza però conoscere la situazione a livello locale o lastrategia con cui ci muoviamo, senza nemmeno chiedere spiegazioni o volerdiscutere, cosa che abbiamo provato a fare ripetutamente. Alcune di queste persone sembravano così preparate ad arte per mettere in cattiva luce la nostra campagna e il Coordinamento, così inutilmente aggressive, così infervorate nell’incitare gli altri, anche con atteggiamenti sospetti,tanto da farci pensare seriamente alla presenza di provocatori, mandati dachi possiamo solo supporlo.
Tra le proposte che più circolavano c’era la volontà di andareall’allevamento. Capiamo benissimo la rabbia, ma ci vuole anche un po’ dibuon senso.In questi due anni abbiamo organizzato diverse manifestazioni davanti a quel lager, il mese scorso ci siamo addirittura arrampicati su uno dei capanni e l’abbiamo assediato per più di 24 ore, altre volte invece abbiamo espresso il nostro dissenso davanti a chi ha la responsabilità ditenere aperto o collaborare con quell’inferno. Questo corteo era nato perportare una voce di dissenso in paese e creare una pressione sul Comune.Green Hill è defilato in una zona industriale, dove per arrivarci dobbiamofare strade assolutamente deserte e che per nessuno è un problema sevengono chiuse, dove nessuno ci vede, se non le centinaia di poliziottiche ci avrebbero bloccato all’accesso di via San Zeno.
Se Sindaco e Questura hanno pressato per non farci avere piazza del Municipio, mentre è stato esplicitamente detto che un corteo verso Green Hill o un presidio lì sotto non sarebbe stato un problema, possiamo capire dove è che non ci vogliono e che noi dobbiamo stare, a puntare simbolicamente il dito sulleresponsabilità di chi non vuole saperne di chiudere quel lager. Molti hanno detto che il municipio è chiuso di sabato, forse non sapendo che anche dentro l’allevamento a parte i cani prigionieri non c’era assolutamente nessuno a cui dare fastidio e da cui farsi sentire, e chel’allevamento probabilmente non lo avremmo nemmeno visto.
Non vogliamo di certo reprimere la rabbia e l’energia che abbiamo visto sabato, ma ricordiamoci che non sono i cortei una volta ogni qualche mesegli unici momenti di lotta, così come non sono momenti in cui sfogare le proprie frustrazioni. La lotta deve essere quotidiana, incessante, capillare. Questa è l’unica possibilità di salvare gli animali dalmassacro legalizzato di cui sono vittime, nei laboratori così come negliallevamenti intensivi o nei macelli. Ognuno di noi può fare la differenza per questi animali, con le proprie scelte personali, con la diffusione diinformazione, con la partecipazione e la creazione di proteste costanti edi pressione, con l’azione. Abbiamo di fronte un cambiamento epocale erivoluzionario da compiere, e non possiamo permetterci di aspettare ancora. Ogni giorno e ogni notte sono momenti per portare questo cambiamento.Siamo stati anche accusati di volere il monopolio della lotta contro GreenHill. Questo è assurdo, oltre che falso.Chiunque ha il diritto di manifestare e di lottare, come meglio crede, perla liberazione animale. Non vogliamo di certo avere la prerogativa sulleiniziative organizzate per portare avanti questo obiettivo, ma ci parescontato che chi prende parte a presidi, cortei, o campagne organizzati o portati avanti da altri, dovrebbe come minimo condividerne i presupposti, l’impostazione e le idee. Quello che vogliamo è solo poter gestire leiniziative che organizziamo nel modo che preferiamo, nei metodi, neicontenuti e nelle scelte strategiche. Quello che desideriamo è certamentela chiusura di questo allevamento, ma anche comunicare quello che pensiamo circa la condizione degli animali in questa società, la vivisezione, ilcambiamento che desideriamo, il mondo liberato che sogniamo.
Chi dice di lottare in difesa di tutti gli esseri viventi non puòaccettare che una tematica come l’abolizione della schiavitù animale sia slegata dalle forme di schiavitù e sfruttamento che riguardano gli individui umani. Se vogliamo un mondo diverso, dove gli animali non siano considerati inferiori perché di altra “specie”, non possano essere cavie per i laboratori, non possano essere considerati oggetti o merce da vendere a peso, dobbiamo per forza di cose desiderare che queste pratiche e queste concezioni discriminatorie cessino anche verso gli umani. Dobbiamo far sìche anche nessun individuo umano sia considerato inferiore, discriminato, umiliato, usato come cavia, picchiato e incatenato solo perché differisceda noi nella specie, nel colore della pelle, nella lingua, nell’orientamento sessuale o nella religione. Perché se vogliamo abbracciare l’idea rivoluzionaria che anche gli umani sono animali,abbattendo quindi lo specismo e mostrando la necessità di accordare agli altri animali gli stessi nostri diritti alla vita e la libertà, èparadossale poi non accordarli ad alcuni animali umani. Ci sembra una coerenza necessaria per un movimento che vuole abbattere una delle più grandi e radicate discriminazioni della società e che vuole creare un mondo completamente diverso, in cui l’empatia abbia la meglio sul profitto.
Coordinamento Fermare Green Hill

giovedì 24 novembre 2011

Lunedì 28 novembre c'è il consiglio comunale

Lunedì 28 novembre approda in consiglio comunale a Calcinato il nodo della commissione sport, attraverso la discussione di una interrogazione presentata da William Spassini e Flavio Vida che, per conto del gruppo Linea Indipendente, chiedono all’amministrazione comunale un chiarimento sui lavori e l’utilità delle commissione, “a seguito di reiterate segnalazioni da parte dei membri indicati dai gruppi di minoranza”.
“In luglio – spiegano i due consiglieri - per mezzo di formale comunicazione i membri di minoranza, ai sensi del regolamento avanzavano richiesta di convocazione della commissione; essa non ha trovato accoglimento entro i termini stabiliti e non le è stata data una risposta”.
“Nel frattempo – sottolineano i due consiglieri di opposizione - l’amministrazione ha patrocinato numerose attività sportive, alcune di rilevanza sovracomunale, senza coinvolgere gli organi consultivi. Lamentiamo quindi il venir meno del senso della commissione: quella della partecipazione e del coinvolgimento del maggior numero possibile di persone alle attività municipali”. In apertura di seduta risponderà loro il vicesindaco Alberto Bertagna.
Fra gli altri argomenti posti all’ordine del giorno della seduta si segnalano approvazione del regolamento per l’istituzione e il funzionamento del consiglio tributario, l’assestamento definitivo al bilancio di previsione per l’anno in corso, l’esame del Piano d'intervento per l’attuazione del diritto allo studio, la nomina dei rappresentanti dei genitori in seno al comitato di gestione dell’asilo nido Magica Bula di via Stazione, l’analisi della convenzione tra i comuni del distretto della Bassa bresciana orientale per la gestione del servizio tutela a favore dei minori sottoposti a provvedimenti dell'autorità giudiziaria, la sdemanializzazione di un reliquato stradale in via Stazione e la contestuale autorizzazione all’alienazione.
L'appuntamento per gli interessati è alle ore 20.45 nella sala consiliare in municipio.

martedì 22 novembre 2011

Un Gruppo di acquisto solidale a Calcinatello

Anche nella nostra provincia stiamo assistendo al diffondersi di esperienze che propongono nuove forme di un’economia che ha scelto di chiamarsi solidale ed è basata sul rispetto dell’uomo, che si lega al territorio e dà forte risalto al rapporto tra le persone e la difesa dell’ambiente. E così sorgono un po’ dovunque botteghe del commercio equo, sportelli di banca etica, uffici del turismo responsabile, piccoli produttori di alimenti biologici.
In questa galassia da qualche tempo c’è posto anche per il Gruppo di acquisto solidale (Gas) di Calcinatello, che da qualche anno lavora per uscire dalle logiche commerciali tradizionali e orientare il mercato e i consumatori verso un consumo critico e consapevole.
Autogestito con la modalità della partecipazione volontaria e attiva, il sodalizio no profit raccoglie decine di famiglie che mediamente coprono quasi metà del loro budget mensile per alimentari e vestiti con questa originale forma di acquisto, basato su alcuni principi fondamentali, la valorizzazione della dimensione locale, l’economia di giustizia, la sostenibilità sociale ed ecologica dei prodotti, l’eticità della filiera produttiva.
Sugli scaffali del Gas si trovano un po’ tutti i generi alimentari del commercio equo e solidale con i paesi in via di sviluppo (cacao, caffè, zucchero, miele, frutti esotici, thé, tisane, riso, funghi, succhi di frutta, biscotti, cioccolato, farine) man anche arance siciliane, riso piemontese, formaggi biologici bresciani, e ancora detersivi ecocompatibili, conserve, cereali, legumi che hanno in comune la caratteristica di avere prezzi non determinati dalle multinazionali che troppo spesso monopolizzano i mercati, ma da una rete di produttori e cooperative agroalimentari che garantiscono la qualità sociale e la genuinità dei prodotti.
I consumatori interessati a questa singolare esperienza conviviale possono consultare il sito web http://gascalcinato.blogspot.com.

sabato 19 novembre 2011

Il 26 novembre torniamo in piazza per l'acqua, i beni comuni e la democrazia

Partiranno anche da Brescia i pullman per portare i cittadini interessati a partecipare alla manifestazione nazionale “per l’acqua, i beni comuni e la democrazia”, organizzata sabato 26 novembre a Roma da un vasto cartello di associazioni cattoliche e laiche. A promuovere il viaggio è il Comitato Acqua Pubblica, intenzionato a rafforzare con un amassicci apresenza il risultato dei referendum del giugno scorso, quando la maggioranza assoluta del popolo italiano ha votato “per l'uscita dell'acqua dalle logiche di mercato, per la sua affermazione come bene comune e diritto umano universale e per una gestione pubblica e partecipativa del servizio idrico”, come spiegano gli organizzatori.
“Ad oggi nulla di quanto deciso ha trovato attuazione” sottolineano. “La legge d'iniziativa popolare è ferma nei cassetti del Parlamento e gli enti locali continuano a gestire il servizio idrico come prima e, grazie ai diktat della Bce, il Governo ha rilanciato, attraverso l'art. 4 della manovra estiva, una nuova stagione di privatizzazioni. Governo e poteri forti resisi conto che il popolo ha votato contro di loro, hanno semplicemente deciso di abolire il popolo, producendo una nuova e gigantesca espropriazione di democrazia”.
Quello che avviene per l'acqua per il Comitato “è solo il paradigma di uno scenario più ampio dentro il quale si colloca la crisi globale. Un sistema insostenibile è giunto al capolinea, ma i poteri forti ne hanno deciso la prosecuzione, attraverso la continua restrizione del ruolo del pubblico a colpi di necessità imposte dalla riduzione del debito e dai patti di stabilità, la consegna dei beni comuni al mercato, tra cui la conoscenza e la cultura, lo smantellamento dei diritti del lavoro, la precarizzazione dell'intera società”.
Sabato 26 l’appuntamento è alle ore 5.30 dal Piazzale Iveco. Informazioni e prenotazioni i n. 338/0951715 o 328/0096615

venerdì 18 novembre 2011

Domenica 20 novembre c'è Ramona Parenzan a Calcinato

Cosa accade ogni giorno all’interno di un gigantesco condominio composto da 480 appartamenti e abitato, in estate, da circa tremila persone con lingue, culture e provenienze differenti?
Lo racconterà domenica 20 novembre a Calcinato Ramona Parenzan presentando il volume ”Babel Hotel” (Infinito Edizioni, pagg. 144 , euro 17, prefazione di Gian Antonio Stella) nel quale raccoglie una serie di “vite migranti nel condominio più controverso d’Italia”.
Scrittori, poeti e musicisti, ma anche mediatori e operatori interculturali di diversa provenienza geografica raccontano in queste pagine una realtà babelica, traducendo in narrazione i dati reali delle interviste e le esperienze vissute in prima persona all’interno di questo microcosmo a Porto Recanati. Il libro si offre così come un progetto di scrittura in cammino, una “presa di parola” collettiva sul tema delle città plurali, della loro possibile interculturalità ma anche delle diverse forme di marginalizzazione sociale causate dal sentimento di paura legato all’arrivo dei migranti.
Laureata in filosofia, Ramona Parenzan è laureanda al corso di specialistica in sociologia della multiculturalità; da anni lavora nella nostra provincia come formatrice e operatrice interculturale.
Nel corso dell’iniziativa organizzata dal Gruppo libertario Spartaco, oltre all’intervento dell’autrice, ci saranno un intrattenimento musicale e la lettura di brani del testo. L’appuntamento è alle ore 17 alla Sala Civica Morelli in Piazza della Repubblica.

giovedì 17 novembre 2011

Una pattuglia civica per un paese pulito

Da qualche tempo a Calcinato è in azione una vera e propria, anche se informale, pattuglia civica di netturbini fai da te. Si tratta di cittadini che, a mani nude o armati di guanti e sacchetti, ripuliscono i luoghi in cui camminano andando a scuola o al lavoro, in palestra o in biblioteca, dal dottore o al bar.
“Nessun angolo viene risparmiato, il suolo pubblico è fatto oggetto di ogni tipo di aggressione, iniziando dai rifiuti disseminati ovunque per finire con gli atti vandalici sulle cose pubbliche (fontane, lampioni, staccionate, cassonetti, contenitori che si trovano nei parchi ecc.)” racconta la signora Itala, l’esile folletto dal passato scout che ha dato inizio a quella che in paese è diventata un tendenza, seppure di nicchia.
“Si possono trovare semplici cartacce, brandelli e frammenti di materiali vari, pacchetti vuoti di sigarette, polistirolo, indumenti usati, involucri alimentari di ogni tipo anche con parte del contenuto, bottiglie di vetro, plastica, lattine, contenitori in tetrapak di ogni dimensione - spiega - lanciati da automezzi in movimento, nascosti nelle siepi o nei cespugli, lungo le scarpate, nei prati e nei campi, infilati in ogni anfratto possibile, a volte difficilmente recuperabili o inaccessibili”. Con guanti monouso e borsine, queste persone raccolgono tutto ciò che è possibile lungo i loro percorsi, depositando i rifiuti nei cassonetti di raccolta differenziata. “Sporcare dove si passa purtroppo è diventata la norma” osserva Monica, insegnante che ha seguito di buon grado l’esempio di Itala. “Oltre a far sparire i rifiuti in vista sulla strada, mi capita di richiamare, alla raccolta delle deiezioni dei loro animali, noncuranti passanti a spasso con cani. Alla scuola media poi un’ingegnosa bidella si è inventata il premio ‘Riempiamo i nostri cestini’, assegnato a fine anno ai ragazzi della classe che ha raccolto più rifiuti. E’ un’iniziativa che meriterebbe di essere ripresa in altre forme sul territorio, per recuperare il rispetto degli spazi e dei beni comuni”.
A Gianni, invece, ex operaio ora in pensione, accade di “dover ripristinare l’ordine e la pulizia nelle isole ecologiche dove, forse per la fretta, qualcuno abbandona spesso i rifiuti fuori dalle campane”, mentre Roberto, impiegato, raccoglie “quantità enormi di volantini pubblicitari, davvero troppi e inutili qui da noi, caduti dalle casette postali in strada, portandoli poi nei cassonetti per la carta”.
“Spero che nessuno si senta offeso, perchè ciò non è certamente nelle nostre intenzioni” conclude ancora Itala. “Anzi, le aspettative sono di trovare sostenitrici e sostenitori”.

martedì 15 novembre 2011

Tagliamo le spese militari: no all'acquisto di nuovi cacciabombardieri

Anche se nessun giornale ne ha parlato, sabato 12 novembre si è tenuta a Novara la manifestazione contro la decisione governativa di “spendere” 16 miliardi di euro per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F35. Decisione assunta e riconfermata dagli ultimi tre governi che si sono alternati in parlamento.
La manifestazione ha visto la partecipazione di circa 1500 persone, numerosa la presenza dei vicentini che in città si devono digerire il raddoppio della base militare americana e numerosa la presenza dei Valsusini che vedono il loro territorio dichiarato “zona strategica di interesse militare”.
Alla manifestazione hanno partecipato varie associazioni tra cui il Mir e il Movimento Nonviolento, Pax Cristi, Legambiente, gli umanisti e gli anarchici. Il corteo ha sfilato per la città, a volte applaudito e a volte alla presenza di qualche negoziante (pochi per fortuna) che abbassava la saracinesca del negozio. Ai vigili urbani presenti è stato regalato un ramoscello di ulivo.Anche se con un numero di persone limitato, questa manifestazione vuole essere un punto fermo nel ribadire il nostro “ripudio della guerra” e dei suoi strumenti di morte.

lunedì 14 novembre 2011

Con Ferlinghetti al Caffé Trieste

I giovani dovrebbero fare gli esploratori, ha scritto Lawrence Ferlinghetti, poeta di San Francisco ed editore delle più grandi penne della Beat Generation. E la poesia, in questo caso, è il territorio più vasto in cui perdersi e trovarsi di nuovo.
Con lui ha conversato a lungo Olga Campofreda, realizzando la docu-fiction "Caffè Trieste" (Giulio Perrone editore, pp. 126, euro 10).
"Caffè Trieste" sta a metà fra il reportage narrativo e la guida poetica alla città di San Francisco: l’esplorazione geografica s'intreccia a quella letteraria ed umana attraverso lo sguardo di una giovane scrittrice che intraprende un pellegrinaggio alla ricerca delle radici dei suoi miti. Dieci giorni a Frisco rincorrendo un incontro - quello con Ferlinghetti - che comporterà una serie di altri incroci inattesi: da Jack Hirschman e la sua Brigata di Poeti Rivoluzionari a Neeli Cherkovski, poeta, amico intimo e biografo di Charles Bukowski. Una serie di interviste che si stagliano nella storia come racconti, racconti che si lasciano leggere come parabole. Il Caffè Trieste, nel cuore di North Beach, è lo scenario contro il quale tutto si muove, attraverso una serie infinita di caffè ordinati e bevuti d’un sorso, sigarette accese e consumate, le suole contro l’asfalto, sempre, per arrivare fin dove si spinge lo sguardo, fin dove suggerisce la poesia. Si legge, questo libro, per conoscere i luoghi di Kerouac, Ginsberg, Bob Dylan attraverso le parole di chi li ha vissuti come testimone. E si finisce poi per scoprire quanto oltre il mito è sopravvissuto, sorpassandolo.
Chi volesse ricevere una copia del volume può scriverci a linea.indipendente@hotmail.it

sabato 12 novembre 2011

La mela avvelenata

Dal quotidiano il manifesto di ieri pubblichiamo l'illuminante editoriale della direttrice Norma Rangeri.

L'applausometro al seguito del senatore Mario Monti, timoniere di un governo di emergenza nazionale dal Pdl al Pd, va di pari passo con la bordata di fischi contro le voci che invece indicano la via maestra delle elezioni. Non c'è tempo per i bizantinismi del Palazzo, meglio mettere tra parentesi la politica per dare tutto il potere all'economia.A caratteri cubitali il messaggio viene inviato dalla prima pagina del giornale di Confindustria ("Fate presto"), per spiegare che i tempi della politica (della democrazia) sono troppo lenti e poco conciliabili con quelli della crisi finanziaria. Quindi si può al massimo concedere un rapido passaggio parlamentare per il via libera a Monti, ma chiedere agli elettori come uscire dalla crisi non si può. In altra forma, lo stesso pensiero unico è replicato sulle colonne del Corsera, in prima linea nella battaglia a sostegno «delle qualità super partes» di Monti, come scrive il direttore De Bortoli. Siccome il gettonatissimo candidato a palazzo Chigi è chiamato a salvare l'Italia con «scelte impopolari», sarà bene non mischiare l'alto incarico con gli intralci delle forze politiche (una traduzione dei famosi «lacci e lacciuoli»). Come se essere super partes e impopolari fosse oggi il valore aggiunto, la chiave di volta necessaria per uscire vivi dalle macerie del berlusconismo. Come se dopo il colossale spostamento della ricchezza del paese dal lavoro al profitto (8 punti di Pil: ogni anno 120 miliardi di euro), eredità dell'ultimo quindicennio italiano, non fosse ancora giunta l'ora di chiamare al governo una politica esplicitamente di parte, di quella parte che, altrimenti, sotto le macerie resterà sepolta.
Su queste pagine Guido Viale sottolineava il monopolio degli economisti nel dibattito sulla crisi finanziaria. Avergli delegato la "narrazione" degli eventi, che fossero liberisti e keynesiani, ha avuto l'effetto, e lo vediamo in queste febbrili giornate, di camuffare le leggi dell'economia come leggi di natura. L'abbuffata liberista che ha precipitato il mondo nel terremoto di questi anni, ora pretende di indicare la ricetta e la cura. E può farlo senza l'intralcio e l'impaccio di doverne rispondere ai cittadini.
Le dimissioni di Berlusconi sono persino difficili da credere, come è difficile svegliarsi da un incubo che ha segnato la psicologia collettiva. Tra le pesanti eredità del quindicennio, oltre al disfacimento sociale (ieri dati Istat denunciavano la cifra di cinque milioni di disoccupati: il doppio della media europea), allo svuotamento di ogni principio di rappresentanza, all'annichilimento di qualunque regola di convivenza civile, ci sono i semi avvelenati dell'antipolitica. Che ancora fruttificano, dando a un governo libero da questi partiti il colore rosso della mela avvelenata.

venerdì 11 novembre 2011

Le armi leggere uccidono

E' uscita la quarta edizione dell'Annuario dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere, che ha sede a Brescia. Nato nel 2004, l'organismo raccoglie diversi movimenti e associazioni per la pace e monitora la produzione bellica, offrendo materiali di riflessione e strumenti informativi per lo sviluppo di una cultura nonviolenta. Leggere le pagine di questo volume fa davvero impressione. Chi ne volesse copia può scriverci una e-mail a linea.indipendente@hotmail.it.

giovedì 10 novembre 2011

Dalla Regione arriveranno a Calcinato i contributi per il maltempo

Dopo le piogge alluvionali del 4 e 5 settembre scorsi, che hanno colpito anche il nostro Comune, la Giunta regionale nella riunione di ieri ha approvato una delibera che delimita la zona territoriale in cui si possono applicare "le provvidenze previste dal decreto legislativo del 29 marzo 2004 n.102 per i danni alle infrastrutture rurali connesse all'attività agricola e alle opere di bonifica". Si tratta dei Comuni di Calcinato, Lonato e Montichiari. La Giunta ha anche deciso di inviare al Ministero competente la proposta di "declaratoria della eccezionalità dell'evento piogge alluvionali" in quanto si ritiene che ci siano condizioni obiettive di danno tali da giustificare il riconoscimento dei caratteri di eccezionalità delle piogge. Speriamo bene.

mercoledì 9 novembre 2011

Il tempo è dei filosofi

Il modello di università popolare di filosofia fondato anni fa a Caen da Michel Onfray approda anche a Brescia, dove lo Spazio Gaia Bella di via Tommaseo 36 apre un originale corso per tutti gli appassionati di questa disciplina.

A condurlo è il prof. Roberto Catalano, docente al Liceo Don Milani di Montichiari. Già collaboratore della Mondadori, il docente ha da poco terminato un articolato dottorato di ricerca in filosofia del linguaggio tra Palermo, Cosenza e Plymouth e conduce trasmissioni in alcune emittenti radiofoniche locali.

Il ciclo – ci dice Catalano - nasce in seguito all’incontro con la prospettiva nota con il nome di pratiche filosofiche, sviluppata con un percorso formativo alla Scuola di psicofilosofia di Milano”.

“Il mondo della scuola – sottolinea - mi ha fatto toccare con mano quanto bisogno ci sia oggi di filosofia, per le giovani menti e non. Una filosofia pratica però, pensata come un impegno che mira a coinvolgere le persone in uno sforzo di chiarificazione e di produzione di un pensiero che produca bene comune”.

“Filosofi - osserva - sono tutti coloro che costruiscono relazioni dialogiche e intramano il proprio pensare al pensare dell’altro. La filosofia può e deve ritornare ad essere, incarnata in chi si fa carico di tale missione, luogo in cui si fondono l’amore per la sapienza e la saggezza”.

Dopo una introduzione ad alcune tematiche fondamentali del pensiero occidentale e al lessico specifico del sapere filosofico, le lezioni seguiranno un andamento tematico per offrire ai partecipanti un nuovo punto di vista sulla tradizione della razionalità che ci forma, a partire dalla ‘sanità del piacere’ e, sulla scorta proprio degli insegnamenti di Onfray, per una vera e propria filosofia della corporeità.

L’appuntamento è sempre alle ore 21. Per informazioni e iscrizioni si può telefonare alla segreteria organizzativa del corso al n. 347/9992175.

martedì 8 novembre 2011

Per una mappatura della toponomastica fascista

Credo utile ricostruire una piccola mappa della nuova vergogna, della toponomastica infame, ovvero di tutte le vie, targhe, premi ma anche proposte per musei o monumenti che si legano a esponenti del fascismo e che alcune città promuovono, apertamente o subdolamente.
Magari anche ricordando che in qualche altro luogo fasci e frasi di Mussolini restano (solo per pigrizia?) in bella - cioè brutta - evidenza.
Se credete che questa idea possa coinvolgere tutte e tutti bene, la realizzeremo un pezzo alla volta, e poi io la riassumerò su www.ildirigibile.eu.Chi vuole collaborare può scrivere a pkdick@fastmail.it.
Daniele Barbieri

lunedì 7 novembre 2011

Giovedì 10 novembre alla sala Morelli il film "L'uomo che verrà"

Giovedì 10 novembre alle ore 20.45 il cinematografo libertario del gruppo Spartaco propone alla sala Morelli, in Piazza della Repubblica a Calcinato, la proiezione del film “L’uomo che verrà”, che il regista Giorgio Diritti ha girato sulla strage di Marzabotto. Nel cast recitano Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi ed Eleonora Mazzoni.
La vicenda, raccontata nella versione originale in dialetto bolognese, è quella della bimba Martina, di 8 anni, nell’inverno 1943 alle pendici del Monte Sole, non lontano dal capoluogo. Unica figlia di una famiglia di contadini che, come tante, fatica a sopravvivere, la protagonista ha smesso di parlare da quando anni prima ha perso un fratellino. Nel dicembre la mamma rimane nuovamente incinta e Martina vive nell'attesa del nuovo fratellino, mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene alla luce, durante il terribile rastrellamento delle SS passato alla storia come la strage di Marzabotto, che costò la vita a circa 800 persone.
L'ingresso è libero.
Flavio Marcolini

domenica 6 novembre 2011

Teniamo pulito il nostro paese

A Calcinato e dintorni purtroppo la situazione non cambia e quello che vedo non mi piace, mi fa arrabbiare, mi crea disagio e sofferenza. Nessun angolo viene risparmiato, il suolo pubblico è fatto oggetto di ogni tipo di aggressione, iniziando dai rifiuti disseminati ovunque per finire con gli atti vandalici sulle cose pubbliche (fontane, lampioni, staccionate, cassonetti, contenitori che si trovano nei parchi ecc.). Si possono trovare semplici cartacce, brandelli e frammenti di materiali vari, pacchetti vuoti di sigarette, polistirolo, indumenti usati, involucri alimentari di ogni tipo anche con parte del contenuto, bottiglie di vetro, di plastica, lattine, contenitori in tetrapak di ogni dimensione.

Lanciati da automezzi in movimento, nascosti nelle siepi o nei cespugli, lungo le scarpate, nei prati e nei campi, infilati in ogni anfratto possibile a volte difficilmente recuperabili o inaccessibili.
Ma cosa faremo quando ci sarà la raccolta differenziata porta a porta e spariranno i cassonetti?
Anche la Roggia Marina non viene risparmiata: sulle sue acque galleggiano rifiuti di vario genere che si depositano sul fondo fra le alghe oppure si incagliano sotto le arcate dei ponti.
Per non parlare del nostro fiume Chiese. Mi si stringe il cuore nel vedere com'è ridotto: i rami spogli cresciuti nel suo alveo (soprattutto dopo una piena) sono talmente impigliati di rifiuti da sembrare vele a brandelli di barche abbandonate.
Lungo via Cavour a Calcinatello, dove la strada curva e il fiume forma una grande ansa, l'argine e il muretto costruiti anni fa, sono completamente invasi da una fitta vegetazione; immagino che, a causa della mancanza di adeguata manutenzione e pulizia, la natura prevalga sul cemento. In questo caso purtroppo non è un fatto positivo.

Con guanti monouso e borsine, raccolgo tutto ciò che è possibile lungo il mio percorso, depositandolo nei vari cassonetti e cercando di differenziarne la raccolta.
Ho iniziato anni fa in vacanza al mare, in varie zone d'Italia (soprattutto lungo le spiagge), e, per quanto sembri una battaglia persa, ho continuato.

Vorrei andare orgogliosa del mio paese, che ci fosse più sensibilità, responsabilità, attenzione per l'ambiente, la natura, le cose che ci circondano, non ultimi per gli animali che fanno parte del nostro territorio.

Penso sia nostro dovere rispettare il luogo in cui viviamo. Basta poco e non costa nulla rendere migliore e più accogliente questa terra. Con questo impegno, faremmo anche un grande regalo a noi stessi.
Serve amarla di più e renderci conto che è anche nostra ed è la sola che abbiamo.

Spero che nessuno si senta offeso, perchè ciò non è certamente nelle mie intenzioni. Anzi, le mie aspettative sono di trovare sostenitrici e sostenitori.

Itala Boschetto

sabato 5 novembre 2011

Perché non sciogliere il popolo?

Ringraziando Rossana Rossanda per la sua intelligenza del reale, pubblichiamo l'editoriale del quotidiano il manifesto di ieri.

Credevo che ci fosse un limite a tutto. Quando Papandreou ha proposto di sottoporre a referendum del popolo greco il «piano» di austerità che l'Europa gli impone (tagli a stipendi e salari e servizi pubblici nonché privatizzazione a tutto spiano) si poteva prevedere qualche impazienza da parte di Sarkozy e Merkel, che avevano trattato in camera caritatis il dimezzamento del debito greco con le banche. Essi sapevano bene che le dette banche ci avevano speculato allegramente sopra, gonfiandolo, come sapevano che Papandreou aveva chiesto al Parlamento la facoltà di negoziare, e che una volta dato il suo personale assenso, doveva passare per il suo governo e il parlamento (dove aveva tre voti di maggioranza). Ed era un diritto, moralmente anzi un dovere, chiedere al suo popolo un assenso per il conto immenso che veniva chiamato a pagare. Era un passaggio democratico elementare. No?
No. Francia e Germania sono andate su tutte le furie. Come si permetteva Papandreou di sottoporre il nostro piano ai cittadini che lo hanno eletto? È un tradimento. E non ci aveva detto niente! Papandreou per un po' si è difeso, sì che glielo ho detto, o forse lo considerava ovvio, forse pensava che fare esprimere il paese su un suo proprio pesantissimo impegno fosse perfino rassicurante. Sì o no, i greci avrebbero deciso tra due mesi, nei quali sarebbero stati informati dei costi e delle conseguenze. Ma evidentemente la cancelliera tedesca e il presidente francese, cui l'Europa s'è consegnata, avrebbero preferito che prendesse tutto il potere dichiarando lo stato d'emergenza, invece che far parlare il paese: i popoli sono bestie; non sanno qual è il loro vero bene, se la Grecia va male è colpa sua, soltanto un suo abitante su sette pagava le tasse (e non era un armatore), non c'è parere da chiedergli, non rompano le palle, paghino. Quanto ai manifestanti, si mandi la polizia.
E per completare il fuoco di sbarramento hanno aggiunto: intanto noi non sganciamo un euro. Erano già caduti dalle nuvole scoprendo nel cuor dell'estate che la Grecia si era indebitata oltre il 120 del Pil. E non solo, aveva da ben cinque anni una «crescita negativa» (squisito eufemismo). Né i governi, né la commissione, né l'immensa burocrazia di Bruxelles se n'erano accorti, o se sì avevano taciuto; idem le banche, troppo intente a specularci sopra. Perché no? I singoli stati europei hanno dato loro ogni libertà di movimento, le hanno incoraggiate a diventare spregiudicatissime banche d'affari, e quando ne fanno proprio una grossa, invece di mandar loro i carabinieri, corrono a salvarle «per non pregiudicare ulteriormente l'economia».
In breve, la pressione è stata tale che Papandreou ha ritirato il referendum. La democrazia - in nome della quale bombardiamo dovunque ce lo chiedano - non conta là dove si tratta di soldi. Sui soldi si decide da soli, fra i più forti, e in separata sede. Davanti ai soldi la democrazia è un optional.
Nessun paese d'Europa ha gridato allo scandalo. Né la stampa, gioiello della democrazia. Non ho visto nessuna indignazione. Prendiamone atto.

venerdì 4 novembre 2011

Mai più morti invano

Alle sei del mattino del 4 novembre del 1918 a Villa Giusti veniva firmato l’armistizio. Terminava così la Prima guerra mondiale. In quel mondo che sembrava felice, ricolmo delle speranze del nuovo secolo nascente, erano stati mandati a combattere, l’uno contro l’altro, 70 milioni di esseri umani. Di questi, 9 milioni non sono più tornati a casa. Altri milioni rimasero invalidi, menomati, impazziti, distrutti nei corpi e nella psiche. Da quell' "inutile strage" (Benedetto XV) sarebbero sorti i nazionalismi ed i fascismi del XX secolo, che avrebbero preparato la carneficina della seconda guerra mondiale.
Oggi noi vogliamo ricordare i morti di tutte le guerre. Di ieri e di oggi. Vittime innocenti delle lucide follie e strategie dei potenti della terra. L'interesse economico, la sete di potere, l'arroganza nazionale di chi si vuole rappresentante e portatore di civiltà e valori superiori da imporre ad altri, le ideologie totalitarie così come l'uso fondamentalista delle religioni non possono essere il pretesto per giustificare altri conflitti bellici, sotto qualsiasi sigla o motivo essi vengano condotti e motivati. Che il 4 novembre non sia "festa della forze armate" ma momento di memoria e di impegno per disarmare l'animo individuale, le coscienze di tutti e le mani degli uomini, distruggendo quelle armi che garantiscono la ricchezza di pochi e perpetuano la sofferenza dei più. 4 novembre 2011: contro tutte le guerra e tutti gli eserciti.
Massimo Bracchi, Guido Cangianiello, Claudia Capra, Matilde Capra, Mimmo Cortese, Roberto Cucchini, Lucia Fanetti, Pierluigi Fanetti, Marco Maffeis, Adriano Moratto, Alma Paghera, Luciano Raineri, Marina Renzi

giovedì 3 novembre 2011

Il compagno Guido Puletti rivive nei disegni di Valentina

L’indimenticabile storia di Guido Puletti rivive per mano della nipote Valentina Bani, che in omaggio alla fulgida vita dello zio ha dato alle stampe il libro “Segni” (pagg. 95, euro 20), uscito per i tipi di Marco Serra Tarantola. Si tratta di un volume illustrato con la tecnica dei disegni a matita, corredati da testi di Paola Gualtieri. Il tema è la singolare biografia di questo militante rivoluzionario argentino che sfuggì alla dittatura del suo paese, animò tante battaglie della sinistra antagonista in Italia e finì assassinato da una banda di militari a Gorni Vakuf, in Bosnia, il 29 maggio 1993 insieme ai volontari Sergio Lana e Fabio Moreni, mentre portava gli aiuti umanitari alle popolazioni colpite dal conflitto.
La capacità di cogliere il senso degli eventi storici di cui è stata testimone nel loro sviluppo diacronico si coniuga in queste tavole con l’abilità, non solo tecnica, che la giovane artista bresciana dimostra nell’immortalare le singole vicende che hanno visto protagonista la famiglia di origine di Guido, lui stesso e la generazioni successiva, diventando per lei un salvagente dall'incomprensione e dall'incomunicabilità, per trovare un punto di contatto tra il silenzio del suo mondo attento al dettaglio e il mondo esterno colmo di rumori e grossolanità.
Sabato 5 novembre la Bani presenterà il volume alle ore 18 alla Galleria Mr Libro, in via Garibaldi 6 a Castiglione delle Stiviere. Per l’occasione inaugurerà una mostra antologica dei suoi disegni. 30 anni, laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, la disegnatrice ha esposto le sue opere artistiche - quadri, fotomontaggi, fumetti, illustrazioni e poesie - in diversi eventi tra le quali la terza edizione della Biennale internazionale degli artisti figurativi sordi a Roma, e recentemente ha tenuto una perfomance all'ultimo Festival d'Oeil a Reims, in Francia.
f.marcolini

mercoledì 2 novembre 2011

“Unico testimone un ascensore” approda a Castelvenzago

A conclusione della terza edizione della rassegna “L’altro festival” domenica 6 novembre nell’aula magna dell’azienda agricola “Piano B” a Castelvenzago, nel verde della campagna fra Lonato e Desenzano del Garda, l’associazione “Un tè nel deserto” propone lo spettacolo teatrale “Unico testimone un ascensore”, liberamente tratto dal romanzo “Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio” di Amara Lakhaous Diretto da Barbara Pizzetti, vede sul palcoscenico recitare gli attori Gianluigi Bergognini, Antonella Carella, Ezio Cavagnini, Claudia Quaranta, Beatrice Ribelli, Maria Ribelli, Silvia Visini e Danilo Zeni.
La vicenda è ambientata in un vecchio stabile popolare di piazza Vittorio, emblema di un quartiere, il rione Esquilino, cuore multietnico e nevralgico di Roma. L’omicidio di un losco personaggio soprannominato “il Gladiatore” e la scomparsa del principale sospettato, un uomo dal passato tragico e dalla dubbia identità, sono gli elementi centrali della vicenda che funge da pretesto per inscenare una galleria di ritratti. Ognuno degli inquilini, italiani ed extracomunitari (più o meno integrati), svela le farsesche piccolezze, le ottuse rimostranze e i tragicomici pregiudizi dell’Italia contemporanea. L’ascensore del palazzo, oggetto di tante accese con tese condominiali, diviene così testimone non soltanto del crimine in esso compiuto, ma anche di come e quanto la mancanza di parole e di conoscenza reciproca sia foriera di disperazione e violenza, del fatto che la verità non sia mai una sola.
L’appuntamento è alle ore 18. L’ingresso è gratuito.

martedì 1 novembre 2011

Ho conosciuto un uomo

Ho conosciuto un uomo che aveva spiegato le sue ali di libertà

contro le maglie intricate e semplificanti di mille macchine automatiche

un uomo che cantava mentre gli altri facevano lunghi discorsi

che mai si fregiava di aver letto Marx Lenin e Mao

perché alle stalattiti dell'ideologia comunista

di gran lunga preferiva i voli nel cielo libero del Susquehanna,

le rotondità della sorella dello zio Wiggily del Connecticut,

la ribellione all'appiattimento egualitario propugnato da novelli Cesari

che bruciavano l'aria con i loro moti di stizza.

Un uomo che, ubriaco di parole, se ne tornava alle cinque del mattino

nel santuario in riva al fiume di acqua agrodolce e scura

nel suo letto di tessuto bianco formato John Donne

tra i suoi libri sporchi del sudore degli indici rosicchiati.

Un uomo che le tenaglie della vita avevano ridotto a pezzi

immediatamente rimontati nel libero cielo della sua creatività

lontano dalla pazza folla del paese sudicio e invisibile

vicino alle formiche, alle cicale, agli scriccioli girovaghi,

sempre cercando di risalire la china della nostra vita.

Un uomo che da tempo immemorabile e ormai consunto

aveva smesso di aspettare la liberazione e cercava spazi

in cui i suoi occhiali potessero posarsi e le sue scarpe riposare

senza che fosse costretto a salutare un dongiovanni dall'aria pellegrina

magari involontariamente incontrato per la stretta via.

Un uomo il cui andare era fermo e tuttavia ritmato,

simile alla peluria del pulcino che, bagnato dal liquido materno,

se ne esce pigolando dal pollaio ben deciso ad affrontar la vita

e a coglierne i teneri frutti senza timore reverenziale.

Un uomo fuori posto, fuori età, fuori senso in questa maledetta terra

dove la bontà è il pensiero del domani ed il niente è ancora tutto.

Dove il vecchio Neal con le sue dodici amanti pagate a rate

non riuscirebbe a rimediare nemmeno una donna da marciapiede.

Dove Zoroastro non farebbe che parlare alle stelle in cielo

inascoltato in mezzo a tanto clangore, fragore, clamore, rumore.

Dove Angela non è riuscita a resistere più di vent'anni

rimirando cogli occhi il contrario di questo grigio deserto.

Dove non nasceranno più le menti più belle,

offuscate dal progetto orripilante di una massificazione omologante.

Dove Pasolini, genio tra i pochi che in questa terra mai rifulsero,

finì sotto le ruote di un'automobile la sua splendida esistenza.

Un uomo che la saggezza ha mantenuto giovane vecchio tra vecchi giovani,

un uomo che l'arte ha consacrato sulla strada della divinità.

Un uomo scevro da violenze e menzogne ma continuamente proteso

verso le montagne magiche in cui si dice vivesse Seymour

dopo la sua morte terrena e quella dei suoi innumerevoli fratelli.

E se Socrate ritornasse a vivere

darebbe a lui il posto accanto al fuoco nella sua povera stanzetta

e si farebbe insegnare a oltrepassare le Scilla e i Cariddi

del moralismo contrabbandato per bene comune.

Un uomo che per diciassette ore ho visto zufolare con allegria

davanti a tristi e grigi terreni occupati da tristi e grigi soldatini imberbi,

che si è fumato sessanta sigarette in sei ore

chiedendo ancora un vermouth prima di uscire nella notte

piena di stelle e tuttavia oscura

della sua pungente e dolorosa solitudine invecchiata.

Un uomo che raccoglie pietre come altri contano anni

che rosicchia i dogmi addestrati o sinistrati

e impazzisce per The Raven, per la scoppiettante Suite

e per i biondi capelli di una ragazza il cui nome mi ricorda

la felice età delle pecore intente ed occupate

a bere il sudore delle compagne.

Un uomo che ha spezzato i flutti del tempo

e i ritmi senza meta della vita vuota e vana

di milioni di persone che passando da uno scatolone all'altro

trascorrono e gettano piccoli pezzi di storia

in pasto a piovre affamate di plastica e assetate di Coca-Cola.

Un uomo che urlava e urla la sua gioia disperata

dietro a tutta quella brava gente che purifica i propri cancri

con Chanel acquistato nell'ennesimo negozio metropolitano

che - se non sai dov'è - ci arrivi appena voltato l'angolo.

Un uomo che non ha bisogno

di calze, cappelli, maglie o pantaloni

perché la sua carne grimaldelliana

spezza tutte le serrature,

rompe tutti i cardini,

apre a tutti tutte le porte dell'infinito.

© flavio marcolini, 1987

lunedì 31 ottobre 2011

Un'ora di silenzio per i migranti defunti tentando di giungere in Europa

Mercoledì 2 novembre il Movimento Nonviolento torna in Piazza Rovetta a Brescia per l’ “ora di silenzio” organizzata dalle ore 18 alle 19 in solidarietà con i migranti che quotidianamente attraversano il Mediterraneo per cercar fortuna in Europa.
“Oggi che si commemorano i defunti - osserva il portavoce Adriano Moratto - ricordiamo che dal 1988 almeno 13.056 persone sono morte annegate nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico verso le Canarie (2.049 soltanto dall'inizio del 2011), 8.244 non sono mai state recuperate; 1.703 o più persone invece son decedute nell’attraversare il Sahara dal 1996”.
“Sono persone che muoiono giorno dopo giorno, anno dopo anno” sottolinea. “E i loro corpi, le loro storie, le loro vite finiscono nell’oblio, seppelliti in fondo al Mediterraneo o nel deserto libico, per la violenza, gli stenti, l’indifferenza. Sono morti senza nome, cancellati dalla vita e dalla memoria. Lo sanno le loro madri, i loro padri, le loro sorelle, i loro fratelli le loro figlie e i loro figli: li hanno visti partire e non ne hanno saputo più nulla. Non hanno un posto in cui andare a piangerli. Per loro non una tomba. Per loro non un fiore”.
Per informazioni e adesioni si può telefonare ai numeri 347.8640893 o 339.6243617 oppure inviare una e-mail all’indirizzo movimentononviolento.bs@alice.it.

domenica 30 ottobre 2011

Linea Indipendente è fuori di sé

A Calcinato la vita politica negli ultimi anni si è ridotta alla sterile contrapposizione fra due coalizioni che si sono alternate alla guida della comunità, rinchiudendosi sempre più in una sorta di “cittadella del potere” riservata ai pochi addetti ai lavori.

Noi riteniamo necessario liberare la discussione da questi limiti, rilanciando la partecipazione della cittadinanza affinché si riappropri del diritto-dovere di decidere consapevolmente del proprio futuro, con procedure democratiche, mentalità dialogante e spirito costruttivo.

Per fare ciò pensiamo che si debba creare una lista politica che raccolga l’eredità della parte migliore di quanto a sinistra si è mosso a Calcinato fino a ieri, ma che oggi non esiste quasi più: un movimento alternativo alle destre e autonomo dal Partito Democratico, che si ponga l’obiettivo di promuovere e tradurre nella nostra comunità, con iniziative e proposte concrete e credibili, i valori legati alla libertà di tutte e di tutti, alla solidarietà verso i più bisognosi, alla tutela del territorio e dell’ambiente.

Il motivo che ci guida è quello di creare un luogo di confronto e dibattito sulla situazione concreta del nostro Comune, di dare testa e gambe su cui camminare ad una autonoma visione dei problemi, del presente e del futuro della nostra gente e del nostro territorio.

Cerchiamo perciò di approfondire le questioni prima di proporre le soluzioni ai problemi, di promuovere la partecipazione dei cittadini prima di decidere cosa fare.

Guardiamo all’oggi e progettiamo il domani, con questi obiettivi per la nostra comunità:

· la difesa dell’ambiente da vecchie e nuove cave e discariche, oltre che da faraoniche opere pubbliche come l'alta velocità ferroviaria;

· la salvaguardia del territorio da uno sviluppo urbanistico ed edilizio esagerato, più legato a particolari interessi economici che ai reali bisogni della collettività;

· la diffusione di pratiche virtuose legate al risparmio e all’efficienza energetica nell’ edilizia pubblica e privata, e l’incentivazione all’ utilizzo di fonti energetiche alternative (come il solare e il fotovoltaico);

· promuovere un piano di edilizia veramente economica e popolare (anche per ridurre gli affitti delle case di proprietà privata), piano assurdamente trascurato proprio in questi ultimi vent’anni, durante i quali i governanti ci hanno ‘regalato’ il più vistoso incremento edilizio che Calcinato abbia mai sopportato nella sua storia;

· la promozione della raccolta porta a porta dei rifiuti e il contestuale studio di sistemi innovativi per il servizio istituendo una tariffa che premi chi riduce e ricicla i rifiuti;

· una gestione della spesa pubblica più sobria e oculata, che non butti il denaro pubblico in cementi, sovvenzioni e luminarie, ma consenta di risparmiare il più possibile per trovare i fondi necessari (e mai sufficienti) per l’istruzione pubblica, per il potenziamento dei servizi sociali e di assistenza, per rilanciare l’iniziativa del Comune nei settori della cultura e dell’aggregazione sociale;

· la partecipazione dei cittadini attraverso comitati di quartiere e di frazione (per la diretta e responsabile gestione del potere, intesa come servizio comunitario) e con forme di consultazione popolare che precedano l’approvazione del bilancio comunale e dei piani delle opere pubbliche;

· la riassunzione sotto il controllo del Comune e dei suoi organi tutti i servizi che in questi anni sono passati in gestione a società separate o private (la farmacia, l’acquedotto, il cimitero, la raccolta dei rifiuti, la gestione del verde e degli impianti sportivi) senza miglioramenti della qualità dei servizi resi ai cittadini;

· la promozione della convivenza e del rispetto dei diritti e dei doveri di tutti i cittadini e le cittadine, di ogni colore, etnia e nazione che a Calcinato vivono, lavorano, studiano, si impegnano, si divertono e si confrontano con gli altri.