giovedì 23 agosto 2012
TAV Basso Garda Brescia-Verona: si preparano sorprese
Sono passati quasi vent’anni dall’approvazione del progetto preliminare, e connessa procedura di valutazione di impatto ambientale, della linea TAV tra Milano e Verona da parte dei Regione Lombardia; era il 1993. Oggi con una parte di linea già realizzata tra Milano e Treviglio ed una tratta in fase di realizzazione: la Treviglio – Brescia, da più parti si spinge per spostare la tratta tra Brescia a Verona verso Sud nella pianura Padana o meglio nell’Alto Mantovano. Una serie di iniziative di carattere istituzionale stanno spingendo in modo da forzare Governo CIPE e RFI a rivedere quella porzione di progetto che interessa l’area delle Colline Moreniche del basso Garda tra i comuni di Calcinato, Lonato, Desenzano, Pozzolengo, Peschiera e via dicendo fino a Verona. Una tratta per la quale si è rimasti alla fase di approvazione del progetto preliminare e sulla quale non vi è alcun finanziamento disponibile, sia per il completamento dell’Iter progettuale, che a maggior ragione per la sua realizzazione. La proposta di revisione del tracciato collinare è stata sancita in un incontro istituzionale avvenuto, su iniziativa della neo amministrazione di Centro sinistra di Desenzano del Garda, a Desenzano il 23 luglio scorso, alla presenza dei sindaci dei comuni bresciani e veronesi interessati, rappresentanti di Provincia di Verona e di Brescia ed onorevoli della repubblica. Introduzione al dibattito: una mozione presentata alla commissione trasporti del Senato su iniziativa degli onorevoli Montagnoli (lega) Fogliardi (PD) e altri nel giugno 2010 che impegnava il governo a rivedere il tracciato alta velocità nella tratta tra Brescia e Verona. Sulla base di quella Mozione ed alla presenza degli stessi Montagnoli e Fogliardi, nell’incontro di Desenzano del Garda è emersa la necessità di agire comunemente tra tutti sindaci della tratta, con iniziative di Consiglio Comunale, per sensibilizzare enti sovraordinati ad una radicale revisione del tracciato.
Quali le ragioni che spingono rappresentanti istituzionali a rivedere il tracciato? Proviamo a sintetizzarle:
1) la grave situazione di crisi economica che investe l’intera Europa ed i suoi fondamenti economici finanziari e di stabilità politica. In questo contesto gli interventi succedutisi a Desenzano sottolineano come sia insostenibile minacciare la stabilità di un contesto economico e turistico del basso Garda con un cantiere che causerebbe disagi e limiterebbe l’economia turistica dei luoghi per almeno un decennio.
2) Altro elemento di insostenibilità è rappresentato dalla distruzione di una consistente porzione di territorio oggi importante distretto economico agricolo di eccellenza per la produzione del Lugana. Si stima una perdita del 20% della superficie destinata a vitigno 200 ettari circa su quasi 1.100 ad oggi disponibili.
3) Ancora senza dubbio si pone un problema di impatto ambientale e di pesante compromissione di un territorio unico: l’anfiteatro morenico del Garda.
4) Infine forse la principale delle ragioni a fondamento della richiesta di un tracciato alternativo. La questione della crisi economica che favorirebbe una revisione del tracciato costoso perché fatto di gallerie, rilevati, trincee, quale quello gardesano a favore di un tracciato su un territorio più pianeggiante a sud dell’ambito morenico dove minori sono i manufatti da realizzare e di conseguenza minori i costi. Per alcuni si tratta di fare presto prima che il CIPE e RFI redigano il progetto definitivo e deliberino per il tracciato attuale. Nasce così la richiesta fatta ai vari comuni affinché deliberino in Consiglio Comunale la revisione del tracciato da inviare al Parlamento per le necessarie modifiche.
Due invece i grossi limiti dell’incontro del 23 luglio. Intanto nessuno dei comuni interessati allo spostamento della tratta, per intenderci quelli che dovrebbero subire la linea alternativa erano parte della delegazione istituzionale, semplicemente perché non invitati.
La seconda questione se si pone l’accento si questioni di carattere ambientale e di risparmio necessario nei costi di realizzazione, coerentemente si dovrebbe anche sostenere che l’ammodernamento della linea esistente rappresenta la soluzione meglio realizzabile in termini di tempi ed a un costo decisamente molto inferiore a qualsiasi altra opzione.
Naturalmente nel frattempo si organizzano anche i sindaci della presunta tratta a sud ribadendo la loro non disponibilità s subire la tratta di TAV sui loro territori.
Riteniamo che tra gli obiettivi del Comitato No Tav Bassa Garda si debba insistere con vigore sul continuare la campagna di informazione verso i cittadini del basso Garda. Insistere perché l’unica alternativa possibile sia la razionalizzazione, la modernizzazione e l’efficacia della linea storica esistente. Infine aprire un canale di dialogo con i cittadini dell’alto mantovano interessati dallo spostamento della linea per spiegare loro la assoluta inutilità del sistema di Alta Velocità Ferroviaria Italiano.
Comitato No Tav Basso Garda
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