Vincenzo Rocca, del Movimento Nonviolento di Verona, ha scritto questa lettera aperta a suo figlio Zeno arrestato e rinchiuso in carcere a Padova in seguito ai fatti relativi alle manifestazioni dell'estate 2012 in Val di Susa con il Movimento NO TAV.
Pescantina, 29 gennaio 2012
Carissimo e amatissimo Zeno,
ti scrivo con il groppo in gola e le lacrime negli occhi e nel cuore.Tutta la mia persona è percorsa da sentimenti contrastanti. Sono comunquetutti sentimenti che nascono dalla “fame e sete di giustizia” e daquell’amore “per eccesso” che sento e so che ci accomuna, anche se simaterializza in modi diversi. Faccio fatica a far fluire i sentimenti perché prendono forma fisica, quasi incontrollabile e sorprendente. Miritrovo a piangere e mi lascio piangere.
Non sono lacrime di sola tristezza. Sono lacrime consapevoli di chi inquesti anni ti ha detto e ti ha scritto tutto quello che poteva e voleva comunicarti (e forse anche tutto quello di cui sono inconsapevolmente portatore).
Il tuo nascere, il tuo crescere, il tuo vivere ha sconvolto letteralmentela mia vita, mi sono lasciato sconvolgere fino quasi a perdermi. Ho lasciato che la matassa si ingarbugliasse fino a perderne il bandolo.Oggi, per usare un’espressione che ho appena letto in un libro di Vito Mancuso, sono tra i “perplessi”, ma pur sempre tenace e indomito nellaricerca di un senso, se non proprio di una “Verità”. Le esperienze che tumi hai costretto a vivere sono servite proprio a confermarmi nellaricerca.
Sabato per esempio ho partecipato a Padova a una manifestazione organizzata dai tuoi amici del “Pedro”: io non avevo intenzione dipartecipare, ma la mamma sentiva il bisogno di partecipare, di farequalcosa, e quindi l’ho accompagnata. La mia ritrosia era ed è giustificata dall’impossibilità di manifestare chiaramente, in quelcontesto, le mie idee e le mie posizioni che non coincidono perfettamente con quelle di chi aveva in mano il megafono. Sono contento però di essercistato, di essermi mischiato, perché ho sentito tanto calorenell’abbracciare il Ciolli, Luca, la Iaia, la Melli, la Betti, il Pippo,Eric, Giulio e tutti gli altri che hanno generosamente accolto un“eretico” nella loro manifestazione.
Non ho mai tirato sassi alla Polizia e continuerò a non farlo per rispettodella dignità umana che riconosco anche al mio peggior nemico. Ma ho imparato anche a non farmi cogliere con la pietra in mano pronto agiudicare e a lapidare l’adultera colta in flagrante. Non prenderò la tessera del partito dei farisei, è fin troppo a buon mercato, te la regalano se non sei sveglio e pronto a rifiutarla.
Spero che tu senta la mia vicinanza sempre e comunque.
Mi piace pensare che sia una questione che si può sintetizzare in uno sguardo. Io oggi sostengo con fierezza e leggerezza lo sguardo severo dichi mi legge padre colpevole, irresponsabile o, addirittura, complice. E’ lo stesso sguardo che offrirò alla Vaccari, giornalista che su L’Arena tiha dipinto in modo irrispettoso non conoscendo la tua storia, violando iprincipi elementari di un giornalismo onesto, nascondendo le fonti dietrole notizie e le notizie dietro le fonti, combinando confusione con pregiudizio. Proprio nel “giorno della memoria” si dimenticano i loro assordanti silenzi di ieri, rinnovandoli nell’informazione deformante dioggi. Ed è lo sguardo che ho offerto al tuo amico del Pedro quando l’ho sorpreso dicendogli: “Io non ho intenzione di fare la difesa d’ufficio dimio figlio, non sono venuto qui a fare “l’innocentista”, lo amo giàabbastanza”.
Non vedo l’ora che tu possa offrirmi il tuo sguardo, lo stesso sguardo chepotrai offrire ai tuoi giudici, se ci sarà il processo, e ai poliziottiche ti accusano, e magari anche alle loro mogli e ai loro figli. Ancheammettere i propri eventuali errori, e sapersene scusare, può risultare sorprendentemente rivoluzionario. Il giudice Caselli ha dichiarato che imagistrati inquirenti hanno lavorato “di cesello”: individueranno senz’altro con facilità anche il poliziotto che ti ha sparato un candelotto lacrimogeno in pieno petto. Siamo fiduciosi.
Non vedo l’ora che tu sia libero, libero anche da me e da queste forse inutili parole, libero di mettere la tua libertà in relazione con tutti isogni di libertà e di giustizia che ci sono nel mondo. Uomo.
Il tuo papà
Vincenzo
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