Alla fine di quest’anno scolastico a Ponte San Marco terminerà il ciclo della scuola primaria la prima classe di bambini che hanno avuto modo di sperimentare il modello orario della settimana corta.
Ciò dà l’occasione a Roberto Cappiello, portavoce dell’associazione genitori di Calcinato e membro del Consiglio di istituto, per un intervento pubblico nel quale sottolinea che “tale modello orario è stato molto utile ai bambini, alle famiglie e all'Istituto comprensivo”.
Dopo aver ricordato che “la settimana corta prevede un orario articolato su cinque giorni, con 30 ore a settimana più 10 ore di mensa”, Cappiello osserva che “tale modello orario era stato richiesto da una trentina di famiglie che non avevano la possibilità di prendere i loro bambini alle 13 poiché il loro lavoro non lo consentiva”.
“Grazie alla loro determinazione, all'appoggio dell'Associazione genitori, alla lungimiranza dell'allora dirigente scolastico Fiorella Sangiorgi e alla sensibilità dell'allora assessore all’istruzione Marika Legati - racconta - è potuta partire questa esperienza. La scelta è caduta sul plesso di Ponte San Marco perché era l'unico ad essere dotato di una mensa interna, e perché da un questionario alle famiglie voluto dall'attuale dirigente Michele Falco, era emersa una maggiore richiesta di questo modalità da parte dell'utenza di quella frazione”..
“Naturalmente – osserva - se i genitori avessero potuto tenere a casa i propri figli il pomeriggio, lo avrebbero fatto volentieri, ma non essendo purtroppo possibile hanno dovuto ingegnarsi e cercare una soluzione. Oggi possiamo dire che si tratta di un esempio praticabile e sostenibile, nonostante i continui tagli al personale e all'eliminazione delle ore di compresenza dovute alla riforma Gelmini”.
In cinque anni oltre cento famiglie hanno potuto usufruire di questo modello orario, in mancanza del quale avrebbero sicuramente portato fuori i loro bambini, iniziandoli sin dalla più tenera età ad una vita da pendolari, ad avere amici a Lonato piuttosto che a San Vito o a Montichiari”. “Nessun problema - commenta il genitore - sarebbero sopravvissuti ugualmente, ma in un mondo sempre più frantumato e concentrato sul singolo individuo, si sarebbe contribuito ad aumentare la già forte disgregazione sociale e si sarebbe aggiunto un altro motivo per vivere sempre di meno il proprio territorio, proprio perché le relazioni si sarebbe costruite all'esterno”.
“Crediamo che tutti debbano essere orgogliosi di un simile risultato, che testimonia come, se di fronte a richieste dettate da motivazioni meritevoli di attenzione, si lavora nell'interesse della comunità e si danno le giuste risposte, a guadagnarci è l'intera comunità, che col tempo sarà più ricca di occasioni di incontro, di collaborazione e di relazioni”.
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