La quarta sezione del Consiglio di Stato martedì scorso ha respinto l’istanza del capo della comunità nomade di Calcinatello, Branko Radulovic, il quale chiedeva di sospendere gli effetti della sentenza del Tar di Brescia che dava il via libera allo sgombero del campo di via Campagna, dopo un lungo contenzioso fra i proprietari dell'area e il Comune.
Si tratta di un insediamento da tempo al centro di polemiche, dislocato da anni in un'area di 2.400 mq adiacente all'autostrada Serenissima, che ospita appunto alcune famiglie di nomadi.
Formalmente ora è quindi aperta la strada ai mezzi e al personale che potrebbero demolire le costruzioni abusive – baracche in legno, porticati e servizi igienici – realizzati nella zona senza licenza edilizia.
Come si ricorderà, nel gennaio scorso il Tar cittadino aveva dichiarato fondata e legittima l’ennesima diffida del Comune, che sta tentando di ripristinare la legalità dal lontano 1999 con una nutrita serie di ordinanze di demolizione non rispettate. I giudici di via Zima autorizzavano la demolizione dei manufatti illegali e disponevano l’acquisizione da parte dell’amministrazione comunale di alcune parti dell’area occupate dai nomadi, il cui ricorso ha fatto slittare i tempi di qualche mese.
Per la quarta sezione del Consiglio di Stato, presieduta da Anna Leoni che aveva come giudice relatore Sandro Aureli, “il doppio vincolo costituito dalla zonizzazione agricola e dalla presenza della fascia di rispetto autostradale non permette di considerare ammissibile la realizzazione di una serie di moduli abitativi”.
Le due sentenze quindi consentirebbero ora al Comune di procedere all'abbattimento delle strutture presenti sulla superficie e all’acquisizione dell’area. Ma i giudici di Palazzo Spada lasciano spazio ad un’ulteriore interlocuzione fra le parti, ventilando la possibilità che “siano concesse delle proroghe per motivi umanitari o si avvii tra le parti un confronto per definire il progetto di un campo nomadi regolare”. E la questione potrebbe diventare materia da plasmare con le adeguate opportunità, in vista della redazione del Piano di governo del territorio, magari prevedendo nell’ambito del nuovo strumento di programmazione urbanistica una struttura attrezzata, da costruire da parte del Comune con i fondi della Unione Europea (in Italia sovente sottoutilizzati dagli enti locali), nel quale possano accedere famiglie che si impegnano a mandare i minori a scuola, a garantire visite periodiche dei servizi sociali in relazione alla situazione dei minori e dei servizi tecnici comunali per la tutela del patrimonio pubblico affidato, a dichiarare l'identità e il numero degli ospiti entro un limite massimo da stabilire. Ciò eviterebbe quello a cui abbiamo assistito in passato: situazioni di degrado e di marginalità, brodo di coltura di forme di illegalità che qualche volta sono salite pure alla ribalta delle cronache.
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