domenica 9 maggio 2021

Una nuova primavera per La Malora

I campi della Cascina Malora a ridosso della strada provinciale 28 torneranno a vivere all'insegna dell'agricoltura sostenibile. Una buona notizia soprattutto per chi ha seguito con tristezza il progressivo degrado dell'antico rustico che per la tenacia dei proprietari, soprattutto dell'indimenticabile sindachessa Maria Bianchi, è riuscito a superare indenne insieme alle sue pertinenze la cementificazione selvaggia degli ultimi decenni del secolo scorso.
La Malora è un nome che suscita tante fantasie ma che, non avendo alcun riscontro documentario fino alla fine dell'Ottocento, può essere solo attribuito a qualche disgrazia economica dei suoi abitanti in un'epoca in cui bastava una grandinata o un'epidemia del bestiame per far andare in malora, cioè in rovina, tante famiglie del proletariato rurale.
Spirito libero, salde radici su territorio, anima di questa rigenerazione è Erica Cherubini, che fra una piantumazione e l'altra racconta il suo singolare progetto. “La mia esperienza a 360 gradi nel mondo del verde mi ha spinto a mettermi in gioco”.
Negoziante di fiori in centro a Brescia già negli anni '90, Erica ha poi operato a lungo nella gestione del verde indoor per hotel, ristoranti, aziende, allestimenti floreali per eventi e matrimoni, organizzazione di fiere e showroom.
“Nel '99 - racconta - aprii a Desenzano del Garda un mio laboratorio, 'Blooms unconventional floral decorations', con importanti collaborazioni nel panorama verde internazionale. “Attraverso diverse altre esperienze in questi vent'anni ho poi abbandonato ogni lavoro stabile e mi sono messa alla ricerca in movimento, tra fiori, piante e natura, guidata dalla mia creatività”.
Un marito e quattro figli non le hanno impedito di continuare a sognare e nel drammatico tempo della clausura da Covid-19 sboccia l'idea. “Da tempo la osservavo” sottolinea. “Nessuno ci vive da decenni; depredata e vandalizzata, in alcuni scorci si vede la natura prenderne possesso, benché i terreni attorno siano coltivati dalla Fattoria Serenissima e il giardino, mantenuto curato, conservi il disegno e le piantumazioni dell’ultimo tentativo di metterla a nuovo, senza farle perdere il sapore della tradizione contadina che si respira in ogni mattone”.
“Dal mio balcone in via della Filanda, al terzo piano di una palazzina, la vedevo ogni giorno e intanto gli anni passavano fra lavoro, figli, crescita personale” racconta. “Sognavo di viverci coltivando un pezzo di terra. Col Covid mi son ritrovata con un discreto vuoto professionale e molto tempo per riflettere su come provare a realizzare il sogno”.
“Da consulente e progettista per attività commerciali che si occupano di vendita di piante e fiori, mi definisco una green visual merchandiser: mi appassiona creare allestimenti, progettare spazi di vendita, studiare e sperimentare tecniche di coltivazione. Al di là di agricoltura biodinamica, sinergica, permacultura, non ci si può fossilizzare su un’unica tecnica: bisogna lasciarsi guidare dalla terra, ascoltarne i bisogni, le ferite, cooperare con lei per ottenere risultati, che si tratti di un pomodoro, fiori, frutta o benessere personale. Con questa avventura alla Malora andrò alla ricerca della mia tecnica, che scoprirò sul campo di giorno in giorno”.
“Grazie a un accordo con la proprietà - annuncia - ora mi ritrovo custode di oltre 7 mila mq proprio di fronte alla cascina dei miei sogni. Vi sorgerà una piccola agroforesta, progettata con Giuseppe Sannicandro, esperto di sistemi agroforestali. Parto da questa tecnica perché trovo affascinante l’idea di imitare il bosco, che ha un sistema di autoregolazione impeccabile: tutto crescerà lentamente, con un’attività legata a una passione e al desiderio di vivere a ritmi rallentati. Ci saranno un orto, un frutteto misto, fiori, cespugli, il tutto governato da consociazioni, rotazioni culturali e concimazioni naturali, per ottenere prodotti sani e nutrienti”.
“Ci vorranno alcuni anni per vedere i risultati - ammette - ma nel frattempo vorrei che questo spazio diventasse occasione per promuovere queste conoscenze”.
Da febbraio sono iniziati i lavori di impostazione del frutteto e dell’orto-giardino: “È bellissimo non solo lavorare conversando con le persone che hanno ricordi legati a questo sito, ma anche riportarvi qualcosa di bello da vedere, esperienze da condividere, un'area che diventi una sorta di aula a cielo aperto. Per le prime semine mi hanno aiutata le mie figlie e i e i figli di mia sorella, un’esperienza che spero di poter offrire ad altri bambini e ragazzi, per stimolare la loro curiosità e riavvicinarli all’agricoltura”.
“Vorrei infine che chi da queste parti abbia varietà tradizionali delle nostre zone da salvaguardare (fiori, frutti o ortaggi) si senta libero di rivolgersi a me” conclude. “Troveremo uno spazio e me ne prenderò cura, inserendoli nella foresta, come una biblioteca botanica all’aria aperta”.

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