mercoledì 26 maggio 2021

l dialoghi shock alla Wte: «CHISSA' IL BIMBO CHE MANGIA IL MAIS CRESCIUTO SUI FANGHI»

Il dorso bresciano del “Corriere della Sera” oggi pubblica questo inquietante servizio dei giornalisti Gorlani e Rodella, che ringraziamo per il loro lavoro.

l dialoghi shock alla Wte: «CHISSA' IL BIMBO CHE MANGIA IL MAIS CRESCIUTO SUI FANGHI»

Le intercettazioni nella ditta finita sotto sequestro per traffico di rifiuti.

«Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente». Così parla Antonio Maria Carucci, laureato in Scienze geologiche e a libro paga della Wte, al telefono con Simone Bianchini, un contoterzista che quei fanghi li spandeva nei campi della bassa bresciana. Lasciano di sasso le intercettazioni telefoniche e ambientali condotte dai Carabinieri Forestali su delega della procura, contenute nelle 204 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Elena Stefana nell’ambito dell’inchiesta che conta 15 indagati e ha portato al sequestro della ditta bresciana produttrice di fanghi e gessi di defecazione.
Ben 150 mila le tonnellate finite nei campi degli agricoltori dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019. Agricoltori spesso ignari del potere inquinante di quelle sostanze, che — a detta di Arpa e del consulente della procura, l’ingegner Santo Cozzupoli — erano veri e propri rifiuti. Agli agricoltori gli addetti della Wte raccontavano si trattasse di scarti della produzione agroalimentare. «Sono un mentitore!... Io…finisco all’inferno» dice ridendo in modo spregiudicato ancora Carucci (ex dipendente della Cre srl di Sesto San Giovanni, che si occupa di trattamento di fanghi della depurazione in agricoltura, con alle spalle una condanna per traffico illecito di rifiuti) al telefono con Ottavia Ferri, dipendente della Wte, che replica, sempre ridendo: «Lo facciamo per il bene dell’azienda!».
L’azienda è quella dell’ingegner Giuseppe Giustacchini, amministratore delegato della Wte, finita al centro di esposti e denunce presentati dai cittadini già dal 2011 per le molestie olfattive prodotte dai fanghi. La Provincia negli anni le ha più volte contestato l’irregolarità delle lavorazioni, imponendo migliorie agli impianti e Arpa ha dimostrato il carico inquinante di quei fanghi, con il superamento dei limiti soglia per zinco, stagno, idrocarburi, toluene, fenolo, cianuri, cloruri, nichel-rame, solfati, arsenico, selenio. Ma è solo con l’inchiesta scattata a gennaio 2018, condotta dal pm Mauro Tenaglia (trasferito a Verona) e passata al collega Teodoro Catananti, che i Carabinieri Forestali dimostrano le condotte illecite e spregiudicate del «re» bresciano dei fanghi, dei suoi collaboratori e dei contoterzisti pagati (fino a 100 mila euro al mese) per spargerli sui terreni agricoli. Fanghi che stando all’accusa non venivano lavorati a norma di legge, risparmiando così una montagna di soldi, tanto che Giustacchini poteva recuperare la materia prima da società pubbliche e private ad un prezzo imbattibile. Dalle analisi prodotte con le autocertificazioni tutto però era regolare.
Giustacchini ha potuto contare anche sul supporto di Luigi Mille, direttore dell’Agenzia Interregionale per il fiume Po, che aveva un rapporto di consulenza con Giustacchini ed è finito indagato per traffico di influenze illecite. «Sfruttando relazioni esistenti (o comunque asserite) con altri pubblici ufficiali — scrive il gip nell’ordinanza — in particolare con Ettore Prandini (presidente Coldiretti), Fabio Rolfi (assessore all’agricoltura di Regione Lombardia), l’onorevole Guido Guidesi (ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), Fabio Carella (direttore generale Arpa Lombardia), Loredana Massi (funzionaria ufficio rifiuti della Provincia), indebitamente si faceva dare e promettere da Giustacchini denaro, vantaggi patrimoniali e altre utilità (regalie, incarichi di consulenze) quale prezzo della propria mediazione illecita verso i suddetti pubblici ufficiali». Autorità pubbliche, deve essere molto chiaro, che non sono in alcun modo coinvolte nell’indagine. L’ingegner Mille invece l’ 8 agosto 2018 viene intercettato negli uffici del settore Ambiente della Provincia, dove sollecita la funzionaria Massi in merito all’autorizzazione per il nuovo impianto Wte a Calcinato («sono venuto qui per la solita cosa, che aspetta una delibera…»), sentendosi rispondere che l’istanza era inammissibile: «L’è impossibile quel che domanda quel gnaro lì…sono arrivati i corpi di polizia e gli hanno fatto un casino».
La procura aveva chiesto alcune misure personali: gli arresti domiciliari nei confronti di Mille e di Cristian Franzoni (un contoterzista) e la custodia cautelare in carcere invece per Giustacchini e altri suoi dipendenti o terzisti che spargevano fanghi (oltre a Carucci anche Ottavia Ferri, Simone Bianchini, Vittorio Balestrieri, Gabriele Fogale). Per il gip, però, gli illeciti più gravi sono cessati dall’agosto 2019, con un primo blitz delle forze dell’ordine in azienda. Quindi non si ravvisa il rischio di reiterazione del reato o dell’inquinamento probatorio, viste le prove già raccolte in abbondanza. Il giudice ha però disposto il sequestro di 12,36 milioni di euro (per gli illeciti profitti ottenuti dal 1 gennaio 2018 al 6 agosto 2018): oltre 11 milioni a carico della Wte, altri 683 mila euro alla società lavorazioni agricole Gruppo Bianchini di Mazzano, 173 mila euro alla la società Agri E.N.T. srl di Calvisano, 81 mila euro alla società Franzoni Luca e Oscar (riconducibile a Cristian Franzoni) di Calvisano e 127 mila euro alla società di Balestrieri Vittorio &C-sas di Castelvisconti (Cr).
Nelle tante intercettazioni finite agli atti è però Giuseppe Giustacchini che (parlando con Simone Bianchini e Carucci) palesa come i fanghi non venissero trattati secondo le norme di legge, impartisce ordini su come camuffarli ed esprime la volontà di trovare a tutti i costi terreni dove spargerli ( « non mi faccio inc… dalla Forestale perché voi non mi avete trovato i terreni, perché la prossima volta mi chiudono eh!»). A lui e ai suoi sodali vengono contestati anche i reati di molestie olfattive e la creazione di discariche abusive, per la quantità abnorme di fanghi sparsi sui terreni decine di volte oltre i limiti consentiti.

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