mercoledì 19 maggio 2021

Bedizzole: si riparla dell'impianto forsu

C'erano anche gli ambientalisti ieri alla prima Conferenza di Servizi convocata a Brescia per discutere il nuovo progetto presentato da A2A per un impianto di trattamento dei rifiuti che, in località Fusina a Bedizzole, ai confini con Calcinato e Lonato, dovrebbe trattare tutta la frazione umida dei rifiuti domestici (la cosiddetta forsu) della nostra provincia, producendo biometano e compost.
Vi hanno partecipato, fra gli altri, Laura Corsini del Comitato Cittadini, i consulenti del Laboratorio Ambiente Attilio Bonetta e Donatella Decise e Imma Lascialfari di Ambiente Futuro Lombardia.
“A2A avrebbe dovuto presentare il nuovo progetto di impianto – raccontano gli ecologisti presenti all'incontro - mentre i tecnici hanno illustrato solo alcune slide, peraltro non significative e carenti dei chiarimenti richiesti dalla Provincia all'atto del diniego al precedente progetto”.
Secondo loro “il progetto è un maldestro e rustico 'copia e incolla' del precedente, bocciato dalla Provincia lo scorso ottobre, riportando tra l’altro alcuni elementi peggiorativi. Nulla cambia: identico il luogo dove A2A chiede di realizzare l’impianto a Bedizzole, in una situazione di pressione ambientale e di presenza di realtà insalubri già oltre i limiti definiti da tutte le norme europee e nazionali”.
“Rispetto allo scorso anno oltre agli aspetti tecnici, anche la situazione ambientale, della qualità dell’aria e dei rischi per la salute pubblica, è peggiorata” osservano.
Entro la scadenza dei termini per le osservazioni al progetto - fissata per sabato 5 giugno - i comitati ambientalisti annunciano che presenteranno “una dettagliata e corposa documentazione tecnico-scientifica, impiantistica in grado di demolire qualsiasi velleità del colosso bresciano-milanese attraverso più di 87 solidi motivi ostativi”.
“Poiché i tecnici di A2A hanno esercitato uno sforzo minimo per copiare e incollare il progetto già bocciato e apportare alcuni peggioramenti, restano evidenti alcuni dati che dovrebbero allarmare i cittadini e gli amministratori locali”, afferma dal canto suo Stefano Apuzzo, direttore di Laboratorio Ambiente ed ex deputato.
Fra le criticità rilevate, “l'aumento del traffico pesante, il fatto che l’impianto non è collegato alla rete fognaria e deve smaltire enormi quantità di reflui, un flusso emissivo previsto di ben 270.000 m3/h pesantemente gravato di contaminanti, soprattutto ammoniaca”.
Il tutto in un'area già interessata da problemi odorigeni, alta velocità ferroviaria, impianti, discariche e realtà di trattamento rifiuti ad elevato impatto ambientale.

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