martedì 23 marzo 2010

PANE E CIOCCOLATA







Lun 22/03/10 13:50 , "agoperrini@libero.it" ha inviato:

Zurigo, mercoledì 17 marzo. Di lui si sa poco. Meno di 29 anni, in Svizzera dal 2005, rifiutava di essere espulso dopo il rifiuto della domanda di asilo. Non mangiava per protesta da alcuni giorni. Nessuno sa quanti.
Gli hanno legato le mani, i piedi, le ginocchia, le braccia. In testa gli hanno messo a forza un copricapo imbottito, simile a quello dei boxeur. Lo aspettava un volo speciale. In Svizzera quelli che resistono li portano via così: di notte, incatenati, trasportati a forza su aerei riservati, dove nessuno puň vedere, e, forse, indignarsi.
E' – lo dice il portavoce della polizia Marcel Strebel – la procedura ordinaria.Una procedura sospesa di gran fretta dopo “l’incidente” mortale all’aeroporto di Zurigo. “60 poliziotti per 16 uomini” raccontano Julius ed Emmanuel, anche loro destinati alla deportazione forzata. “Ci trattano come animali”. Julius racconta di aver parlato con il ragazzo morto nella sala dove li avevano richiusi, prima di isolarli nelle cabine. “Mi sembrava stesse bene”. “Ci hanno legati così stretti da farci male: alcuni ragazzi gridavano per il dolore”.
Uno non ce l’ha fatta. In quest’Europa di muri e galere c’è chi muore così.

Rompiamo il silenzio. L’indifferenza ècomplicità.

Dai uno squillo all’ambasciata svizzera, che questa morte non sia un fatto
“normale”.
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