SCUOLA: L’89% DELLE RISORSE DESTINATE AGLI STUDENTI DELLE PRIVATE
Formigoni e la scuola lombarda: prima di tutto i ricchi
Che la scuola privata goda in questi anni di attenzioni particolari, e molto generose, da parte dello Stato e delle Regioni, è cosa risaputa. Tristemente risaputa, se si pensa quanto povera e negletta è nel contempo la scuola pubblica, costretta ad una stentata sopravvivenza, con l’alibi della crisi, con i tagli della cosiddetta riforma Gelmini. Dire che vi “manca perfino la carta igienica” è il meno (la si può portare da casa... anche se è grottesco). Ben più grave che manchi la possibilità di finanziare un progetto, una visita d’istruzione, del materiale di laboratorio o di biblioteca, o addirittura la supplenza degli assenti per malattia o per maternità.
Ma siamo nel risaputo, benchè di gravità crescente. A meritare invece lo stupore della novità sta la dimensione finanziaria assunta dalla generosità pubblica verso la scuola privata e la sua utenza. Cifre ormai scandalose, almeno in Lombardia. Con situazioni, particolari (ma non tanto) che “gridano vendetta....”, verrebbe evangelicamente voglia di dire, visto che i beneficiati fanno del loro credo religioso il motivo del loro diritto all’assegno pubblico.
Lasciamo parlare le cifre. 50 milioni di euro è la quota del proprio bilancio che la Regione Lombardia destina alla scuola. Di questi, ben 44,8 milioni (l’89%) finiscono in bonus ai frequentanti la scuola privata (il resto va nel sostegno ai disabili, accolti solo dalla scuola pubblica, e in borse di studio legate al merito, rispettivamente 1,9 e 3,5 milioni). E siamo già al primo dato eclatante: alla platea degli studenti lombardi del privato, che sono solo il 9% (nove per cento), è destinato l’89% di quanto la Regione mette di suo per l’istruzione.
Ma a chi vanno realmente, e come, questi soldi? Vanno a quanti, studenti e famiglie, ne facciano domanda, naturalmente, e siano nelle fasce di reddito ammissibili. Nessun favore e nessuna dicriminazione, affermano Formigoni & company.
Però al bonus possono accedere solo quanti pagano una retta di frequenza, e non è tale la tassa d’iscrizione: la qual cosa esclude subito lo studente “pubblico”. E il cui reddito familiare non ecceda il tetto fissato dall’Indicatore reddituale della Regione Lombardia, diverso dall’Indicatore di Situazione Economica Equivalente nazionale (l’Isee), che con una serie di abbattimenti tutti lombardi, consente di arrivare fino198mila euro l’anno. Nessun altro indicatore viene preso in considerazione oltre al reddito dichiarato, non la proprietà di case, terreni, depositi bancari, tipo di auto o altro. E con un’autocertificazione, sulla fiducia. Diversamente dal pensionato, ad esempio, che, se vuole la social card deve compilare il cosiddetto Isee, e tutte queste cose deve dichiararle o certificare di non averle.
Il risultato è che tra i 61mila che ne fanno domanda e che ottengono l’assegno, due su tre degli studenti del “privato”, ben il 51% risulta di reddito alto o medio alto (superiore ai 50mila euro annui), solo il 25% si colloca in fascia bassa o medio bassa (sotto i 30mila). Redditi autocertificati. Cosa che forse spiega il mistero sollevato con una lettera ai giornali da un impiegato della Regione addetto alla partita: ovvero di come possano certe famiglie, con redditi dichiarati vicino allo zero, ripetuti negli anni, pagare rette di 10mila euro l’anno per il figlio alla scuola privata.
Ed è così che in nome della “libertà di scelta formativa” Formigoni da anni fa clientela e demagogia di classe, tra i ceti benestanti (cattolici o fintamente cattolici), che incassano ben volentieri quella che per molti è solo una mancia (poco più di mille euro, mediamente, per certi redditi alti, sono ininfluenti). Lo stesso modo di distribuzione del bonus è indicativo: un voucher, distribuito tramite una società privata, spendibile in una vasta gamma di esercizi, compresi luoghi di divertimento o di oggettistica frivola.
Una politica in crescendo, oltretutto, con stanziamenti aumentati del 66% in otto anni, dal 2002 al 2010, in controtendenza rispetto all’avarizia crescente che Stato e Regioni mostrano verso la scuola pubblica ed i bisogni, forse maggiori, di tanti che la frequentano.
E’ indiscutibilmente il reddito di certe famiglie a garantire la loro libertà di scelta scolastica, ma Formigoni ritiene opportunisticamente (ma anche ideologicamente) che a queste si debba prioritariamente venire in soccorso. Non al diritto allo studio dei tanti in una scuola pubblica sempre più povera di risorse. Non agli studenti delle tante famiglie colpite dalla crisi.
Tranquillamente appoggiato, in questo e altro, dal Pdl e dalla “popolare” Lega Nord.
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