Un libro troppo presto dimenticato è il pregevole volumetto “I racconti di Carlo”, scritto a Ponte San Marco da Gianluca Agosti, figura nota per aver giocato in passato come attaccante nel Calcinato (giunse anche a militare negli allievi del Brescia nell’anno 1978-79).
Si tratta di una interessante serie di memorie di storie e vicende locali, che fu pubblicata alla fine del 1998 dalla Tipolitografia Tagliani.
L'opera presenta parti autobiografiche, ma raccoglie anche alcune vicende che l'autoree non ha vissuto direttamente. Si può insomma considerare uno spaccato della formazione della generazione che oggi va dai 40 ai 50 anni.
Leggendolo si passano in rassegna i diversi momenti della vita di Agosti. Dalla prima infanzia, con la precoce passione per il calcio, agli anni della scuola elementare con un maestro visto più come fratello maggiore, alle prime esperienze adolescenziali: la musica, il ballo, l’aggregazione.
“Erano tempi di trasgressione leggera: la prima sigaretta, i capelli lunghi, l’hard rock” ricorda. “Alex, un famoso disc jockey, ci faceva conoscere la musica dei Deep Purple che noi ballavamo scatenati in pista mentre tutti ci osservavano. Ma eravamo ragazzi perbene, la nostra era un po’ una finta trasgressione. Facendo sport, stavamo bene attenti a non bere, a non fumare e andavamo sempre a letto molto presto”.
Una parte importante nel testo occupano anche gli anni dello studio superiore, trascorsi all’Itc “Ballini”, della quale lo scrittore ricorda “la serietà e l’impegno, gli insegnanti molto preparati”, pur con qualche inevitabile scontro con gli alunni.
Ma il volume è anche un omaggio a Ponte San Marco. ”Sento di amarlo” dichiara “perché qui ho le mie radici; qui la vita è maggiormente a misura d’uomo e, in un mondo che va verso la globalizzazione, ciò assume una dimensione un po’ diversa, più armonica”.
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