venerdì 10 febbraio 2012

COMPRIAMO SPAZZANEVE, NON GLI F35

Siamo a più di quaranta vittime per l'ondata di maltempo e neve che si è abbattuta in Italia. Del resto, si dirà, siamo nella media, sono centinaia in Europa, soprattutto a est, tra i senza tetto e i settori più poveri della società, lì dove il welfare è stato già cancellato.
Ma in Italia - storicamente alla prova di terremoti, allagamenti, frane, alluvioni e gelo - è ancora più sorprendente ed è più di un bollettino di guerra. E' il risultato della mancata previsione e del mancato controllo del territorio, dell'incuria verso i servizi collettivi, della strumentalità e manipolazione con cui si è organizzata nel Belpaese la cosiddetta "protezione civile". A morire e a soffrire sono i più deboli, i malati, gli anziani, le donne, i bambini. Dovrebbero essere i più protetti civilmente, invece in questa occasione sono stati e sono abbandonati.
Isolati nei paesi che nessuno può ancora raggiungere o sulle strade cittadine e sulle autostrade bloccate, mentre si rimpallano responsabilità per scoprire che i mezzi o sono pochi o proprio non ci sono, che gli spazzaneve magari vecchi sono inutilizzati, nascosti nei depositi comunali, che chi li ha non li usa per paura di rovinarli, che l'energia viene sprecata e comincia a mancare. Così precipita nella scoperta del disastro la consapevolezza mancata sulla realtà della crisi del paese.
È un bollettino di guerra persa. E la metafora con la guerra non è occasionale. Perché, mentre abbiamo inviato costosissimi contingenti militari a combattere sanguinose quanto inutili e controproducenti guerre prima in Iraq, ancora in Afghanistan e infine in Libia, accade che alcuni comandi territoriali dell'esercito italiano alla richiesta di soccorso dai comuni colpiti dalla neve, non solo non si sono precipitati ad aiutare, ma al contrario hanno inviato in modo solerte il conto preventivo delle spese. Ha su questo risposto ieri il ministro dell'ambiente Clini: "Per ora i soccorsi militari non costeranno ai comuni". Ma non è questione ambientale. Dovrebbe parlare il generale-ministro della difesa Giampaolo Di Paola che ha il potere effettivo di indirizzare l'operatività delle Forze Armate. Che infatti tace. Del resto come stupirsi di questo silenzio? Il ministro-generale della Nato Di Paola, con vellutato e ovattato appoggio bipartisan, sta per comprare ben131 cacciabombardieri F-35 al costo complessivo di più di 15 miliardi di euro, l'equivalente del 40% della finanziaria lacrime e sangue che il governo tecnico Monti vuole imporre a tutti noi. Un costo che andrà ad aggravare pesantemente il debito pubblico e che sarà finalizzato alla guerra. L' F-35 infatti è uno strumento, "fulmineo, distruttivo e inaspettato", di morte, è concepito per le missioni di attacco, compreso il first strike, il micidiale primo colpo con missili armati anche di testate atomiche.
Un solo F-35 costa almeno 110 milioni di euro. Quanti spazzaneve si possono comprare con il costo di un solo cacciabombardiere di morte? Cosa merita un paese che, per riempire gli arsenali militari, cancella la sicurezza civile e i servizi sociali?

(Tommaso Di Francesco, il manifesto, 09.02.2012)

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