mercoledì 17 giugno 2009

DUE RIGHE DOVER(D)OSE


A PROPOSITO DI LOOK BACK IN ANGER

Look Back In Anger è una commedia scritta negli anni Cinquanta da John Osborne.
Tratta della relazione sentimentale generatasi da uno strano triangolo e del turbolento rapporto matrimoniale tra due dei protagonisti. In scena viene spesso rappresentata in uno spoglio monolocale dello Yorkshire, molto simile alla sede della lista in via XX settembre.

Numerosi sono i riferimenti alla commedia inglese nel nostro sito: da Beckett a Shakespeare, da Harold Pinter a Ben Jonson, fino a quello esplicito a Osborne.

Testo esplicitamente ironico, quello di Linea Indipendente da Osborne riprende la metafora del difficile rapporto tra coniugi, il linguaggio esplicito, la durezza del confronto.

Kenneth Tynan recensiva la commedia più o meno così: “(ci ritroviamo inaspettatamente)…la tendenza anarchica, l’istinto sinistroide, il rifiuto automatico delle abitudini "ufficiali", lo humour surrealistico (Jimmy descrive un amico omosessuale come "una Charlotte Bronte al femminile"), la promiscuità disinvolta, il senso di vuoto per la mancanza di una crociata per la quale combattere e, come sfondo a tutto ciò, la certezza che al momento del trapasso saremo ricordati”.

Tutti elementi che possiamo ritrovare, attualizzati al tema elettorale, in maniera inequivocabilmente ironica.

Alison, l’impassibile moglie borghese proveniente dall’upper class militare, sposata con Jimmy, un intellettuale maldisposto figlio della working class, campeggia in scene in cui i due si agitano continuamente in burrascosi dialoghi e atteggiamenti. La cosa che più urta Jimmy è l’estrazione borghese della moglie e il difficile rapporto che ha con la famiglia di lei, agli occhi della quale lui è un reietto della società.

La trasposizione all’ambito calcinatese crediamo sia inutile da esplicitare.

Alla fine il tutto si risolve. La commedia termina con una grande sorpresa -- una riconciliazione molto sentimentale fra Alison e Jimmy. Rifanno un vecchio gioco a cui erano soliti giocare, fingersi orso e scoiattolo, e lo spettatore suppone che da allora in poi vivono se non felicemente, almeno in uno stato di tregua. Il testo infatti, dopo un monologo incalzante e paratattico, a seguito di una riflessione sull’atarassia, come momento di meditazione silenziosa e distaccata (ecco il perché del silenzio nelle sedi del dibattito orale) si conclude con una frase che può essere tutto fuorché lapalissiana: non è più tempo per arrabbiarsi per le solite cose; don’t look back in anger.
E cioè : SMETTIAMO DI RICORDARE CON RABBIA.



Altre letture celano vizio, malizia, diffidenza e aggressività preventiva.



D’accordo sull’opportunità di discutere de visu dei contenuti: non ha senso lanciare degli anatemi sulla forma, quanto meno se non è stata semanticamente interpretata correttamente.

Alan Sillitoe, autore di Saturday Night e Sunday Morning e The Loneliness of The Long Distance Runner, ha scritto che Osborne (oggi riconosciuto uno dei più grandi drammaturghi a livello mondiale) "non ha contribuito al teatro inglese, ha innescato una mina e ne ha fatto saltare in aria una buona parte".



Più o meno quello che è successo nella lista Calcinato Migliore.




Con sincera costernazione abbiamo assistito a reazioni dettate da incomprensione; comunque colti i messaggi costruttivi giuntici, siamo sempre disponibili per il confronto, auspicando interventi da ogni parte, per una serena collaborazione.




Brutta bestia l'ignoranza: la mancanza di conoscenza genera l'incomprensione e la paura

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