Il consiglio
comunale di Calcinato stasera alle ore 20.45 discuterà anche
la dismissione delle azioni della Banca Popolare Etica, possedute
dal Comune per un valore di poche migliaia di euro, pari allo 0,0119% del
capitale sociale, “in quanto non risultano strettamente
necessarie al perseguimento delle finalità istituzionali
dell’ente”, come sottolinea il documento in approvazione.
Si tratta naturalmente di una quota simbolica ma la cosa fa ugualmente riflettere, soprattutto in un paese tra i più vivaci per il mondo del volontariato cattolico e laico che appoggia il primo e più importante istituto di credito interamente al servizio del cosiddetto 'terzo settore'.
La notizia ci sorprende e ci amareggia anche per la fiducia e l´adesione concessa da oltre 400 enti locali e da 35mila soci (oltre 2mila dei quali bresciani) alla principale espressione della finanza etica in Italia. In 14 anni la filiale di Brescia ha aperto quasi 300 linee di credito, per oltre 31 milioni di euro, a cooperative, associazioni, consorzi, fondazioni, parrocchie, circoli e
imprese. Questi dati permettono di cogliere la valenza strategica della partecipazione a questa banca da parte dell´amministrazione comunale: in tempi di riduzione delle risorse pubbliche nei confronti del mondo dell´associazionismo e del volontariato, Banca Etica incrementa le opportunità di credito e costituisce un volano virtuoso verso un´economia reale e non finanziaria. La tensione etica, la responsabilità sociale e ambientale, il legame tra la produzione e l´utilizzo del risparmio in chiave locale sono elementi importanti e generalmente apprezzati da quanti sono chiamati ad amministrare un territorio.
In Italia sono soci di Banca Etica 9 regioni, 54 province e 324 comuni (di cui 22 bresciani). Per questi enti l´adesione non si è rivelato un costo bensì un investimento, sia per il valore sociale prodotto grazie agli investimenti realizzati nei settori meno garantiti e più deboli dell´economia; sia dal punto di vista finanziario poiché il valore della quota non si è svalutato, come avvenuto per i titoli azionari del settore bancario in generale, ma è aumentato.
Pertanto invitiamo il consiglio comunale a rivalutare il ruolo e la funzione strategica del Comune nel capitale sociale della banca e a considerare che l´eventuale dismissione, a fronte di un modesto rientro economico, avrebbe un impatto politico fortemente negativo sul mondo del volontariato e della cooperazione locali.
Si tratta naturalmente di una quota simbolica ma la cosa fa ugualmente riflettere, soprattutto in un paese tra i più vivaci per il mondo del volontariato cattolico e laico che appoggia il primo e più importante istituto di credito interamente al servizio del cosiddetto 'terzo settore'.
La notizia ci sorprende e ci amareggia anche per la fiducia e l´adesione concessa da oltre 400 enti locali e da 35mila soci (oltre 2mila dei quali bresciani) alla principale espressione della finanza etica in Italia. In 14 anni la filiale di Brescia ha aperto quasi 300 linee di credito, per oltre 31 milioni di euro, a cooperative, associazioni, consorzi, fondazioni, parrocchie, circoli e
imprese. Questi dati permettono di cogliere la valenza strategica della partecipazione a questa banca da parte dell´amministrazione comunale: in tempi di riduzione delle risorse pubbliche nei confronti del mondo dell´associazionismo e del volontariato, Banca Etica incrementa le opportunità di credito e costituisce un volano virtuoso verso un´economia reale e non finanziaria. La tensione etica, la responsabilità sociale e ambientale, il legame tra la produzione e l´utilizzo del risparmio in chiave locale sono elementi importanti e generalmente apprezzati da quanti sono chiamati ad amministrare un territorio.
In Italia sono soci di Banca Etica 9 regioni, 54 province e 324 comuni (di cui 22 bresciani). Per questi enti l´adesione non si è rivelato un costo bensì un investimento, sia per il valore sociale prodotto grazie agli investimenti realizzati nei settori meno garantiti e più deboli dell´economia; sia dal punto di vista finanziario poiché il valore della quota non si è svalutato, come avvenuto per i titoli azionari del settore bancario in generale, ma è aumentato.
Pertanto invitiamo il consiglio comunale a rivalutare il ruolo e la funzione strategica del Comune nel capitale sociale della banca e a considerare che l´eventuale dismissione, a fronte di un modesto rientro economico, avrebbe un impatto politico fortemente negativo sul mondo del volontariato e della cooperazione locali.
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