Cambiare si può!
costruendo una presenza alternativa
alle elezioni politiche del 2013
Trovare una "uscita di
sicurezza" dal pensiero unico, che propone la crisi come una calamità e i
sacrifici (per i pensionati, i giovani e i lavoratori) e lo smantellamento
della scuola e della sanità pubblica come amara medicina per salvarsi, è
possibile e necessario.
Mentre la politica ufficiale (che può
apparire in tv e che ha in mano tutta la stampa nazionale) si azzuffa tra un
Monti bis e il nuovo (?) di chi ha ossequiato e sostenuto Monti in parlamento,
votando la riforma Fornero sulle pensioni, la cancellazione dell’art. 18, la
drastica riduzione di finanziamenti alla Scuola e all’Università, la conferma
delle peggiori leggi del berlusconismo e la gabbia del fiscal compact e dei
vincoli di bilancio per continuare a foraggiare banche e speculatori
finanziari, il 1° dicembre scorso a Roma delegati
di fabbrica, studenti in lotta, rappresentanti dei movimenti sociali, del Forum
dell’acqua, dei No TAV e del No Dal Molin, di comitati, gruppi e associazioni
attivamente presenti nei territori, dei pacifisti che vogliono abbattere le
spese militari, insieme a magistrati come Antonio Ingroia o Giovanni
Palombarini, a personaggi del mondo della cultura come Moni Ovadia o Oliviero
Beha, a sindaci come Luigi De Magistris, a quelle forze politiche che non
hanno seguito le sirene delle istituzioni a tutti i costi, si sono incontrati, interrogati,
riconosciuti e con coraggio e ragione hanno creduto che
C A M B I A R E S I
P U Ò
e attorno a questa speranza hanno
chiamato a costruire un arcipelago che da queste energie possa trarre la forza,
perché alle prossime elezioni politiche i cittadini possano trovare una
proposta di alternativa al montismo, ai sacrifici a senso unico, al populismo
inutile e insieme una possibilità di progetto che abbia al centro il lavoro, i
diritti, la Costituzione ;
una lista di cittadinanza e di società politica attiva, che come tale sia
composta da singole persone, indipendentemente dalle tessere che possano avere
oppure non avere, e che si fondi sulla parità di genere (alternando “a
cerniera” donne e uomini) come cardine primario di democrazia.
Questo sarà possibile solo se la
costruiremo tutti INSIEME, DAL BASSO. Questo sarà possibile se lo faremo
SUBITO. Non è tanto o solo un’alternativa “di
sinistra” quella proposta: è qualcosa che può parlare a un mondo molto più
vasto, alternativo a questa visione bancaria e contabile dell’Europa e
dell’Italia, a una lettura della crisi che la usa come uno strumento di
distruzione di lavoro, stato sociale, diritti. Un mondo la cui identità
politica è legata alla sua soggettività, al suo vissuto e alle sue pratiche,
più che alle appartenenze o alle tessere di un tempo. Una società non solo
civile ma politica, radicalmente democratica nel momento in cui la democrazia e
la Costituzione
sono manipolate e devastate in nome delle esigenze dei mercati, per i quali
sono pericolose, sono rivoluzionarie.
L'Assemblea di Roma ha promosso assemblee
sui territori per verificare concretamente la fattibilità del progetto, cui
seguirà una seconda giornata nazionale; è indetta pertanto una A S S E M B L E A P U B B L I C A GIOVEDI’ 13 dicembre 2012 alle ore 20.30 alla
Casa delle Associazioni, in Via Cimabue 16 a San Polo.
Per aderire all'appello nazionale: http://www.cambiaresipuo.net/per-aderire/
...su compagni in fitta schiera! Rigorosamente indipendenti!
RispondiEliminaIl caro anonimo cita (malamente) l'incipit dell'Inno dei Lavoratori, canzone popolare scritta a fine Ottocento e cantata da milioni di operai e contadini in tutta Italia.
RispondiEliminaNe riproponiamo il testo integrale:
"Su fratelli, su compagne,
su, venite in fitta schiera:
sulla libera bandiera
splende il sol dell'avvenir.
Nelle pene e nell'insulto
ci stringemmo in mutuo patto,
la gran causa del riscatto
niun di noi vorrà tradir.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
La risaia e la miniera
ci han fiaccati ad ogni stento
come i bruti d'un armento
siam sfruttati dai signor.
I signor per cui pugnammo
ci han rubato il nostro pane,
ci han promessa una dimane:
la diman si aspetta ancor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
L'esecrato capitale
nelle macchine ci schiaccia,
l'altrui solco queste braccia
son dannate a fecondar.
Lo strumento del lavoro
nelle mani dei redenti
spenga gli odii e fra le genti
chiami il dritto a trionfar.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se divisi siam canaglia,
stretti in fascio siam potenti;
sono il nerbo delle genti
quei che han braccio e che han cor.
Ogni cosa è sudor nostro,
noi disfar, rifar possiamo;
la consegna sia: sorgiamo
troppo lungo fu il dolor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Maledetto chi gavazza
nell'ebbrezza dei festini,
fin che i giorni un uom trascini
senza pane e senza amor.
Maledetto chi non geme
dello scempio dei fratelli,
chi di pace ne favelli
sotto il pie dell'oppressor.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
I confini scellerati
cancelliam dagli emisferi;
i nemici, gli stranieri
non son lungi ma son qui.
Guerra al regno della Guerra,
morte al regno della morte;
contro il dritto del del più forte,
forza amici, è giunto il dì.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
O sorelle di fatica
o consorti negli affanni
che ai negrieri, che ai tiranni
deste il sangue e la beltà.
Agli imbelli, ai proni al giogo
mai non splenda il vostro riso:
un esercito diviso
la vittoria non corrà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.
Se eguaglianza non è frode,
fratellanza un'ironia,
se pugnar non fu follia
per la santa libertà.
Su fratelli, su compagne,
tutti i poveri son servi:
cogli ignavi e coi protervi
il transigere è viltà.
Il riscatto del lavoro
dei suoi figli opra sarà:
o vivremo del lavoro
o pugnando si morrà.