Nel 1945 Niemeyer entra nel partito comunista brasiliano al quale resterà sempre fedele. Nel 1947 viaggia a New York per lavorare al Palazzo di Vetro dell’Onu. Nel 1951 l’originalità delle linee rotonde che contraddistinguono il suo lavoro si impone a livello mondiale: disegna a San Paolo il Parco Ibirapuera con la sede della Biennale e la Oca, una struttura in cerchio derivata dalle capanne degli indios. Nel 1952-53 costruì la propria casa a Rio de Janeiro, la Casa das Canoas, il suo capolavoro domestico. Nel 1957 a San Paolo firma l’immenso edificio residenziale Copan:140 metri, 38 piani.
Pochi anni dopo vince con Lucio Costa il concorso per il piano pilota della nuova capitale, Brasilia, che sostituirà Rio de Janeiro con una città avveniristica spostata più a nord, al centro della savana brasiliana. Niemeyer progettò un grande numero di edifici residenziali, commerciali e di governo.
Nel 1964 soffre sulla sua
pelle il golpe militare. Nel 1967 va esule a Parigi. Dell’anno seguente è il suo più famoso progetto in Italia: la sede della Mondadori a Segrate.
Torna in Brasile alla fine della dittatura e progetta il Memorial da
America Latina a San Paolo, e il Museo di Arte Contemporanea a Niteroi,
città dirimpettaia di Rio de Janeiro. Negli Stati Uniti vince nel 1988 il premio Pritzker, il Nobel dell’architettura. Nel 1996, riceve il Leone d’Oro della Biennale di Venezia
e nel 2000 disegna il progetto dell’auditorium di Ravello, inaugurato
nei primi mesi del 2010.
Nel novembre del 2006 Niemeyer si
è risposato all’età di 98 anni. In Spagna gli è stato intitolato il
Centro Culturale Internazionale Oscar Niemeyer, da lui progettato e
inaugurato nel 2011.
Per ricordarlo pubblichiamo un estratto del saggio "Brasilia", a lui dedicato nel giugno scorso dal giovane studioso Filippo Lamberti.
Il
progetto di Brasilia rappresenta il momento di sintesi e condensazione estetica
della architettura moderna brasiliana elaborata dagli architetti di Rio de
Janeiro nel ventennio compreso fra gli anni trenta e cinquanta.
L’architetto brasiliano porta ad esempio il
suo progetto per il Palazzo del Congresso, dove afferma che la composizione
dell’edificio è stata sviluppata seguendo i criteri di convenienza e
proporzione dell’architettura e dell’urbanistica, dei volumi, degli spazi
liberi, della profondità visiva e delle prospettive e, specialmente,
dell’intenzione di fornire alla composizione un carattere di alta
monumentalità. Afferma che se avesse studiato il Palazzo con uno spirito
accademico si avrebbe ora una costruzione in altezza che ostacola la vista,
invece di quella spianata che meraviglia molti per la sua imponenza, con la
vista che si estende in profondità oltre l’edificio, fra le cupole e che
abbraccia la piazza dei Tre Poteri e gli altri elementi architettonici. Le
cupole e le colonne caratterizzano tutti gli edifici dell’asse monumentale, dal
Palazzo del Planalto, a quello dell’Alvorada dando loro maggior leggerezza,
collocandoli come se fossero svincolati o appena leggermente posati a terra. Le
colonne sono state modificate appositamente per questo motivo, le forme a cuneo
e slanciate delle colonne del Palazzo presidenziale così come di quelle del
palazzo del governo creano attraverso entusiasmanti giochi di luce curve
armoniose e mostrano al visitatore aspetti e combinazioni nuove ed inattese
come non fossero cosa viva. Niemeyer conclude il suo saggio con queste parole:
“… nel concepire quei palazzi, mi sono preoccupato anche dell’atmosfera che
queste avrebbero dato alla Piazza dei Tre Poteri. Non la pretendevo fredda e
tecnica, con la purezza classica, dura, già prevista, delle linee rette.
Desideravo vederla, al contrario, piena di forme, sogno e poesia. Forme nuove,
che sorprendessero per la leggerezza e la libertà di creazione. Forme che non
pesassero sulla terra, come un’imposizione della tecnica, ma che mantenessero i
palazzi quasi in sospensione, leggeri e bianchi, nelle notti senza fine
dell’Altipiano. Forme di sorpresa e d’emozione, che alleviassero il visitatore
– magari per qualche istante – dai problemi difficili, a volte insuperabili,
che la vita fa pesare su tutti gli uomini.”
L’uso
frequente dei pilotis e la conseguente apertura della superficie sottostante
l’edificio rappresentano una soluzione architettonica non solo tecnica ma anche
funzionale alla scala urbana. A Brasilia viene introdotto il concetto del piano
terra libero, in questo modo lo spazio del terreno diventa continuo e
ininterrotto e dunque in un certo senso illimitato.
In questo
modo si crea una relazione indissolubile fra il disegno dell’edificio ed il
paesaggio, fra la forma dell’edificio ed il vuoto: questi due concetti sono la
chiave di volta di tutta l’architettura brasiliense: forma in relazione, in
continuità con il paesaggio e viceversa, come se ci fosse una continuità fra le
due.
Oscar
Niemeyer pubblica nel 1961 un saggio intitolato “Minha expêriencia em Brasília”
(La mia esperienza a Brasilia), nel quale espone tutte le proprie sensazioni e
commenti sulla sua opera in generale e specialmente su Brasilia. Si sofferma a
lungo su un punto chiave della sua architettura: la forma libera.
Niemeyer
ritiene che per raggiungere la categoria di opera d’arte un’opera
architettonica abbia bisogno, come condizione fondamentale, di presentare un
contenuto di “creazione”, ovvero un contributo personale dell’architetto. In
mancanza di questa condizione, l’opera architettonica diviene solo una
ripetizione di forme e soluzioni già note che ben presto si fanno superate ed
accademiche. Niemeyer si dichiara favorevole alla libertà plastica, quasi
illimitata, una libertà che non si subordini servilmente alle ragioni della
tecnica e del funzionalismo. Questa libertà per l’architetto genera
un’atmosfera di estasi, di sogno e di poesia.
Tuttavia,
continua Niemeyer, molti settori dell’architettura contemporanea sono timidi
nei confronti di questa libertà plastica e continuano ad adottare passivamente
soluzioni ripetute difendendo intransigentemente i principi del funzionalismo:
ragioni costruttive, convenienze di modulazione ecc., argomenti che non reggono
quando si parla di opere speciali, come una capitale, dove il problema
economico è secondario. Questi esigono che gli edifici siano contenuti in
piante semplice e compatte e che mirino a volumi puri e geometrici, in questo
modo fanno rientrare in queste forme prestabilite dei programmi complessi che
richiederebbero, proprio per aderire alle ragioni funzionali che essi tanto
difendono, strutture più complesse ed elaborate. E così per mantenere il
purismo desiderato, che tuttavia è apparente, creano il vero formalismo. Con
questo sistema gli edifici pubblici, le scuole, i teatri, i musei ecc., vanno
acquistando degli aspetti identici nonostante funzioni così diverse a cui sono
adibiti.
Niemeyer
afferma di non pretendere di assumere una posizione di lotta nei confronti
della corrente in questione, ritrovandovisi dentro alle volte anch’egli, ma di
non sottovalutare l’architettura più libera e creatrice, da lui preferita,
nell’ambito della quale cerca di orientare i propri progetti non basandoli mai
sulle imposizioni radicali del funzionalismo ma, al contrario, sulla ricerca di
soluzioni nuove, diverse e sempre logiche, nella convinzione che ciò che rimane
oltre ai contrasti fra forma e funzione, sono soltanto le soluzioni belle,
inattese e armoniose.
Cercando informazioni su Oscar Niemeyer ho trovato questo blog, ma c'è un errore sulla morte del maestro, lui è morto nel 2012 con 105 anni. Saluti
RispondiElimina