La Giunta regionale ha recentemente approvato il piano di ridelimitazione dei comprensori di bonifica e irrigazione. I comprensori passeranno da 22 a 12 in Lombardia e da 5 a 2 nella nostra provincia.
Il provvedimento conclude un iter avviato nel 2008 in seguito all’accordo fra Stato e Regioni che proponeva a i Comuni di razionalizzare la situazione. Cosa che la Lombardia fece avviando un processo di ridefinizione dei consorzi, delimitati sulla base di omogeneità idrografiche e idrauliche, anche sulla base di uno studio predisposto dalla facoltà di Agraria dell’Università statale di Milano.
Il Bresciano verrà suddiviso longitudinalmente in due parti, corrispondente al bacino dell’Oglio e quello del Chiese. La prima raggrupperà il Consorzio Sinistra Oglio, il Consorzio di miglioramento fondiario di secondo grado del Mella e dei fontanili e il Consorzio di bonifica Biscia, Chioda e Prandona. Il secondo comprenderà il Consorzio del Medio Chiese e quello di bonifica fra Mella e Chiese.
Fra tutti, quello storicamente più organizzato e istituzionalmente inquadrato è il Consorzio del Medio Chiese, capofila nella sede di Calcinato dei consorzi bresciani nei numerosi incontri che hanno portato all’importante provvedimento regionale.
Il suo presidente, Luigi Lecchi, è membro fra l’altro del direttivo della ‘Unione regionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari’ (Urbim). “Noi siamo sempre stato favorevoli al riordino dei consorzi, purché se ne valorizzasse il ruolo, poiché nel nostro caso non si tratta affatto di procedere a una riorganizzazione amministrativa per abbattere i costi” afferma.
“I consorzi – spiega Lecchi – sono organismi di autogoverno, sui quali vigilano gli utenti associati. Da essi derivano le nostre entrate con cui copriamo tutte le spese, dalla manutenzione agli stipendi. All’interno del consorzio applichiamo concretamente il principio della sussidiarietà, assicurando canoni uniformi anche per zone più costose, quelle collinari di parte del nostro territorio, in cui i sistemi di pompaggio determinano bollette dell’energia elettrica più alte”.
“C’era qualche preoccupazione che le decisioni e le attività venissero spostate altrove, lontane dai territori dove da centinaia di anni i consorzi operano, garantendo anche una forma di protezione civile in occasione di eventi meteorologici particolarmente impegnativi”. Ma il provvedimento regionale ne ha invece rispettato e valorizzato le prerogative, costruendo un percorso condiviso e partecipato.
Entro la fine dell’autunno è in programma una serie di adempimenti amministrativi che avranno come meta la fusione dei cinque consorzi esistenti nei due previsti a livello provinciale, i quali saranno operativi dal prossimo anno. Per gestire la fase transitoria verrà istituito un organo collegiale che si doterà di uno statuto provvisorio e prevederà le elezioni di un nuovo consiglio di amministrazione. In questo ambito verranno definiti i nuovi rapporti giuridici e i trasferimenti dei patrimoni e del personale.
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