Nella sua casa di Montichiari Aldo Busi mi accoglie in cucina, con il mestolo in una mano e la forchetta nell’altra. “Sono l’unico che compra la carne da bollire solo per il brodo” esordisce. “Un lusso per pochi, a 6 euro e 90 al chilo. La carne la regalo ai vicini e bevo il brodo come lassativo”.
Il brodo è sul fuoco, ma oggi il piatto è un altro. “Spaghetti con baccalà, uvetta e pinoli” avverte sorvegliandone la cottura.
64 anni il 25 febbraio, un nuovo romanzo che continuamente bulina (ma non dice che il titolo, “El especialista de Barcelona”), un processo per presunta diffamazione di Miriam Bartolini (alias Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi) fissato per il 7 marzo che sul sito www.altriabusi.it sta convogliando centinaia di sottoscrizioni di solidarietà, giorni interi spesi a dribblare le attenzioni della stampa nazionale.
“Faccio una vita monastica - racconta - vivendo alla grande una vita che nessuno ha mai provato a fare nemmeno per un’ora. Una vita da uno che è omosessuale più per scelta politica che erotica, anche se per una manciata di anni mi sono divertito come un riccio ibridato con un porcello, uno di sinistra in una nazione dove la sinistra è una piccola parte della destra, uno anticlericale, uno che paga tutte le tasse in un paese di evasori e non accetta lavoro in nero”. E intanto apparecchia lesto piatti, bicchieri e posate.
“Molti dicono che battaglio indefesso come altri respirano, ma io non me ne accorgo. Sarà che pulso di vita un po’ più del normale, mi hanno trovato anche il battito accelerato all’ultimo elettrocardiogramma, buon segno, colpetto in arrivo”.
“Nessuno mi chiama perché tutti pensano che i miei telefoni siano sotto controllo, voce che ho messo in giro io” sorride. “Meglio, se sono controllati: almeno chi orecchia può imparare qualcosa di bello. Non avere niente da nascondere ma tutto da rivelare ha i suoi irresistibili estetismi”. Grattugia il parmigiano con lena paesana. Poi scende le scale e ne riemerge con un Barbera d’Alba Riverdito. “E’ dei Butti, neh! Finirà magari anche questo nel romanzo, come la Bialetti da otto, il Vim, la Ryanair e l’aeroporto di Orio al Serio, tutti marchi ai quali bisogna essere grati citandoli quando si può. Preferirei citare l’aeroporto di Montichiari-Munticiàr, sia chiaro, ma non posso fare l’apologia dei cimiteri detti anche cattedrali nel deserto ovvero, in questo caso, nel dormitorio”.
In preparazione al processo, con certosina pazienza sta compulsando testi sull’età di Berlusconi, i retroscena, i particolari, le implicazioni, le alleanze delle sue carriere di imprenditore e di politico: “Ne ho piene lo storie di questa magistratura, fatta per lo più di gente smaniosa di giudicarmi, come già accaduto, consultando il catechismo invece del codice penale. Già a vedere un crocefisso in un’aula giudiziaria mi viene l’orticaria e mi tocco” commenta. “Col Dna cattolico in circolo, i reati vengono rimossi, i peccati perdonati e niente cambia mai. Invece solo se i reati corrispondono a leggi liberamente concordate, laiche e immanenti, risulta evidente la necessità della responsabilità civile dei delitti, che sono quelli commessi non solo dai delinquenti ma anche dai giudici che sbagliano condannando innocenti o emanando sentenze smaccatamente politiche. Comunque, sono stufo anche di sentir parlare della sconveniente banalità del bene: per molti disgraziati non sarebbe più semplice chiedere di fare il lavapiatti invece che il pizzo ai ristoranti che taglieggiano? Come fai a dormire sapendo che il prezzo del tuo sonno, del tuo benessere, del tuo annidarti in un clan, del tuo avere santi in paradiso e dappertutto è il dolore della famiglia a cui hai fatto del male e che quale mezzo di sopravvivenza non ha che se stessa? Dopo Tangentopoli la magistratura ha inanellato quasi solo sentenze o futili o inutili. Di esemplare ce n’è una ogni 20 anni, l’ultima è quella della ThyssenKrupp, adesso sto aspettando quella per le vittime dell’amianto, sempre a Torino. Per lo più la giustizia si limita a paralizzare corpi già semiparalizzati da incidenti stradali, emettendo sentenze definitive in media dopo 12 anni dal fatto. E pensare che la giustizia si alimenta con le nostre tasse, proventi dell’economia sana del paese. Che poi io mi chiedo, se da statistiche il 40% del fatturato è frutto di economia criminale significa che un 40% di criminalità c’è in tutti i settori della vita produttiva e istituzionale e sindacale e di massa spicciola. Avrà mai il restante 60% la forza di unirsi ed espellere le mele marce? O finirà per marcire pure lui? Marcire tutti assieme appassionatamente è tanto più comodo!”.
“Io sono un uomo d’ordine, per quanto orribile sia questa espressione fascistissima, però né fanatico né antidemocratico, nel senso che il primo a sottoporsi a un ordine terzo e non personalistico sono proprio io” dichiara. “E non posso tollerare in cabina di comando uomini che stanno all'Italia come il comandante Schettino alla Costa Concordia”.
Il suo cruccio è questo: “Continuo a chiedermi come abbia fatto questa gente ad arrivare ai posti chiave. Possibile che non ce ne sia altra? Per stare lì bisogna sentirsi a proprio agio nel sistema delle convenienze reciproche, mafia inclusa, anche se poi il problema, ormai, non è stabilire chi è mafioso, ma chi non lo è. Chi invece mantiene la propria testa vigile e il cuore incorrotto fa la fine di Impastato, Ambrosoli, Livatino, Falcone, Borsellino, don Diana…. Perché un deficiente o un pregiudicato qualsiasi siede in Parlamento e io a casa mia? Assurdo, no? No: nel deficiente e nel pregiudicato innalzato agli onori l’italiano riconosce se stesso e le sue aspirazioni più segrete, in me il babau della sua coscienza sporca”.
Sugli italiani è durissimo. “Siamo un popolo che le rogne se le va a cercare. Al cimitero di Monza, tanto per restare nell’aria che tira in zona, hanno deciso di non dare più sepoltura ai musulmani, costringendoli ad andare a quel paese, cioè fino a Segrate. Ma questo è cercare il freddo per il loculo, la buca che ti scavi con le tue stesse mani. Possibile che non calcolino le conseguenze - in termini di esclusione, conflitto, sete di vendetta - che provvedimenti del genere finiscono per generare? Insomma, alla Santanché a faccia scoperta come vicina di casa preferirò sempre mille volte cento splendide mamme musulmane col burqa, anche se sono contrario a questo tipo di abbigliamento femminile, troppo provocante nelle nostre contrade, troppo sexy, perché ti immagini solo seni naturali e labbra non a canotto. Ah! Pensa, per esempio, che una gazzetta brianzola mi ha definito ‘l’opinionista bresciano’: non meriterebbe di venir chiusa con ordinanza ministeriale? No: basta continui a essere così involontariamente comica, mi ci abbono. Magari adesso salta fuori che per qualcuno lì del tribunale io sono un giornalista, ne vedremo e sentiremo delle belle, soprattutto quando toccherà a me prendere la parola”.
Il nuovo governo non è che un dettaglio nel suo fosco quadro, anche se con un imprevisto ribaltamento finale: “I sacrifici chiesti da Monti non solo non sono equi ma sono anche inutili perché al momento non controbilanciati dal corrispettivo sacrificio richiesto ai politici, al vampirismo delle banche e ai grossi capitali almeno finanziari, sacrifici che resteranno inutili come i precedenti perché la classe dirigente non cambia né cambia atteggiamento nei confronti della politica e domani piegherà di nuovo il capo di fronte alle lusinghe del prossimo acquirente che le racconterà insulse barzellette per scatenare la gara a chi si fa vedere a sghignazzare di più in culo ai lavoratori che non hanno nemmeno più i denti per far finta di ridere. Tuttavia, Mario Monti è un vero cervello politico che non può essere giudicato per le cose a metà del momento o certi ministri discutibili come quello dell’Ambiente, Monti ha una visione progettuale ben più vasta, solo che troppe sono le servitù verso la classe politica che lo tiene sotto mira di cui deve liberarsi e man mano che lo farà... e lo farà... la sua azione sarà determinante per far uscire l’Italia dal medioevo della modernità, io mi aspetto grandi sorprese, una più antidemagogica e antipopulista dell’altra. Spero ardentemente che dica no alle Olimpiadi di Roma, per esempio, e a cinque miliardi di euro... che diventerebbero minimo il doppio... buttati nelle ganasce delle mafie più incompetenti, rapaci e rovinose, e magari questo governo si rivelerà non essere poi così fotocopia delle veline del Vaticano e del precedente governo Fininvest. Io ho molta fiducia in lui, e già mi sembra un mio miracolo personale che il mio istinto politico non mi porti a diffidarne. Come dire? E’ troppo intelligente per essere disonesto e troppo coraggioso per essere un incapace, ecco. Diamogli tempo, gli altri ce ne hanno già tolto abbastanza e continuerebbero solo a togliercene, e magari questi sacrifici iniqui e inutili cominceranno a esserlo di meno”.
“Qui, invece, il problema centrale è la malversazione” osserva. “Come Beccaria, sono a favore della pena di morte in un unico caso, quando i beni e i denari pubblici vengano scientemente scialacquati o infilati in tasche private”.
“Mi piacerebbe scrivere un romanzo in una lingua straniera - rivela - per illudermi di non aver scritto gli altri 40 nella lingua di un paese vecchio, improduttivo, molliccio, meschino e vile”.
E ne ha anche per la nostra città. “Non esco mai e non ho rapporti di alcun tipo con gli intellettuali bresciani, troppo organici alla Pentecoste, se frequentassi la sacrestia in loco il risultato sarebbe lo stesso. A Brescia non vado da anni, dopo le 13mila preferenze date al figlio di Bossi alle regionali: è più facile che mi vedano a Lourdes a fare shopping di candele già accese usate come peretta”.
Non va meglio per Montichiari. “I cartelli stradali Montichiari-Munticiàr sono il solo lascito culturale e civile di 13 anni di leghismo. L’unico atto di riguardo verso di me è stato installare un trasformatore elettrico sotto le mie finestre che mi causa otiti a ripetizione. Gli amministratori vivono come un corpo separato, chiusi nel loro mondo, non ascoltano più nemmeno il livore dei cittadini. C’è la strada che attraversa il paese, di sampietrini posati con lo sputo, che è un percorso a ostacoli che a me è già costato i raggi della bici saltati, una mezza caduta a piedi con storta e lo sbandamento di un’auto che per un pelo sono riuscito a schivare se no mi scagliava contro la porta del macellaio Beni”.
“Il mio proposito è di andarmene dall’Italia” afferma. “Qui quello che potevo fare l’ho fatto. Ma ho sbagliato, ho scritto in italiano, anziché in un’altra lingua europea, un italiano che era morto prima di me e lo sarà dopo di me. Quindi sono stato punito con una vita non vissuta in un paese di schiavi felici, ignoranti e sapientoni”.
E racconta che “dal tabaccaio stamane su 11 clienti 9 erano lì per i gratta-e-vinci, gli stessi che poi si infilano al bar per attaccarsi ai videopoker. Berlusconi non ha fatto fatica: ha tirato le reti, anche televisive, schiacciando un bottone e vi ha trovati tutti già inscatolati pronti per i suoi scaffali. E io, stupido, a lottare per del pesce che si pasce della sua salamoia".
“Qui a Montichiari-Munticiàr l’unico modo per cambiare aria è tenere chiuse le finestre” sottolinea. “Se le apri entrano miasmi fra l’agro, il mellifluo, il bruciato e il maialesco. Tutti sanno che nella Bassa bresciana orientale si registra il record delle patologie respiratorie infantili e forse non è un caso”.
Che cosa resta allora? – per riprendere l’attacco dell’incipit di “Seminario sulla gioventù”. “Aldo Busi lui resta, è stata la mia invenzione più potente e imperitura. Io di mio non avevo niente, solo l’istinto di difendermi dalla castrazione che si voleva farmi subire per i soliti fini superiori. Non mi sono mai disperato, nessuno ha il diritto di farlo, la disperazione manifesta è ignobile in sé, meglio la rabbia che mette a fuoco e fiamme. Ho accettato il fatto che mi respingessero e ne ho fatto una risorsa. Inoltre, per quanto me la tiri, sono molto, molto più amato di quanto voglia ammettere. Amato senza farmelo sapere, ovvio, a parte constatare che, se ancora non mi hanno ammazzato, non è necessariamente perché non valgo nemmeno il costo di una pallottola”.
“Coltivo un senso del pudore mai entrato nel senso comune” spiega. “Così come ho regalato i miei non abbondanti averi a bizzeffe anche quando erano addirittura scarsi, non ho mai frequentato le stanze che contano, contano e poi contano un cazzo. Il mio problema non è mai stato vedermi respingere un favore, visto che neppure ne ho mai chiesto mezzo di mezzo, ma respingere i favori che mi si voleva costringere ad accettare per poi avanzare pretese sulla mia libertà di parola. La furbizia serve per difendersi, l’intelligenza per andare all’attacco. Mi ripugna il pensiero di disporre di qualsiasi cosa ottenuta con il favoritismo, la furbizia, la frode, la sopraffazione, il venir meno alla parola data, il disonore di offendere la fiducia risposta in te da una persona in buonafede, troppo italiano. Mi ripugna lo psicofarmaco di azzerare per un istante la mia mediocrità e cialtroneria ammantandomi di penne non mie, meglio spennato che falsato da un super ego costruito sulla pelle degli altri. Per me ogni essere umano è sacro e intoccabile e di per sé non usufruibile nella catena alimentare degli umani stessi, e chiedere compermesso è infinitamente più erotico che violare, asservire, umiliare, e se ti dicono di no, pazienza, è un loro diritto inalienabile. Se mai mi dotassi di un’arma, sarebbe per usarla su me stesso. E’ una vita dura così, perché gli italiani capiscono solo la ragione della violenza e del soldo e dell’accordo sottobanco. La crisi è economica perché è morale, non se ne esce, ma qui si parla solo di economia come se fosse una scienza a sé la cui manutenzione o si morde la coda o si morde la lingua, nel senso che rimuove dal linguaggio ogni implicazione di etica civile. Uno stupidissimo giro dell’oca per arrivare ad avere un superfluo centesimo di più e a perdere una zecca in vita di relazione. E’ più gratificante stringere la cinghia che allargarla proditoriamente oltre i propri legittimi e legali mezzi, sempre premettendo che inintelligibili leggi ad personam vanno smantellate al più presto, partendo ovviamente dal codice Rocco”.
“Ma non demorderò” assicura. “Continuerò a diventare Aldo Busi. Sempre di più. Che poi non è un dono di natura, ma un’occasione e un talento alla portata di tutti. Certo, bisogna avere un bel po’ di senso dell’umorismo per anagrammarsi in Diabolus”.
(Intervista rilasciata il 12 febbraio 2012 a Flavio Marcolini e uscita in "Primo Piano", febbraio 2012)
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