giovedì 25 febbraio 2010

A PIE' DEL COLLE SCORRE IL LAMBRO, LIMPIDISSIMO FIUME (francesco petrarca)




[Gabriele Cereda - La Repubblica]


Lambro, dietro quel sabotaggio appalti ed un progetto milionario

Quasi 200mila metri quadri di superfici, piste ciclabili ed edifici ecosostenibili: così dovrebbe cambiare il volto dell'antico complesso industriale di Monza da cui qualcuno ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro e il Po. La Procura indaga sul sottobosco degli appalti


È un affare da mezzo miliardo di euro, un progetto faraonico da 187mila metri quadrati su un terreno di 309mila. Ed è previsto proprio sui terreni della Lombarda Petroli, l´ex raffineria di Villasanta a Monza da cui qualcuno, nella notte tra lunedì e martedì, ha fatto uscire gli ottomila metri cubi di petrolio che hanno avvelenato il Lambro per poi riversarsi nel Po.

Su quell´impianto, e sui terreni che lo circondano, dovrebbero sorgere appartamenti, negozi, capannoni industriali, un grande centro direzionale. In una parola, Ecocity: così lo ha battezzato la Addamiano Engineering di Nova Milanese, che vuole realizzare tutto ciò. Un progetto che da qualche tempo sembra segnare il passo, frenato da una serie di difficoltà economiche, e sul quale ora la catastrofe del Lambro si abbatte con la forza di un ciclone. E le indagini dei carabinieri, della polizia provinciale e del Noe, il nucleo ecologico dell´Arma, sembrano avere già imboccato una direzione precisa: quella del sottobosco dei subappalti.

La Procura di Monza ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque a carico di ignoti. Nessun dubbio che si sia trattato di un sabotaggio a cui hanno preso parte almeno tre persone. Per svuotare le cisterne è necessario sbloccare le valvole, attivare nella giusta sequenza tre comandi e attendere che gli idrocarburi vengano aspirati dal fondo e pompati in apposite tubature. Solo a questo punto si possono aprire le ultime paratie che dovrebbero essere collegate ad autobotti. L´amministratore delegato della Lombarda Petroli, Giuseppe Tagliabue, è stato interrogato a lungo. Sarebbero emerse gravi carenze nella sicurezza dell´impianto.

Nei prossimi giorni verrà sentita anche la famiglia Addamiano: i fratelli Giosuè, Rosario e Matteo, alla guida del holding Addamiano Engineering di Nova Milanese, fondata negli anni Sessanta. I costruttori si sono presentati ai cancelli della Lombarda Petroli per verificare di persona quanto accaduto sui terreni dove a breve prenderà il via il loro progetto di riqualificazione urbana. L´idea di Ecocity è trasformare l´ex raffineria in una cittadella ecosostenibile. Il masterplan è stato realizzato dall´architetto Massimo Roj in collaborazione con progettisti del Politecnico. La prima parte, 80mila metri quadri dedicati all´industria, è già stata realizzati.

Presto dovrebbe partire l´intervento per la costruzione della zona residenziale, altri 36mila metri quadri. Ed entro due anni dovrebbe essere aperto il cantiere per l´edificazione dell´ultima parte, quella direzionale (44mila metri quadri), che si troverebbe proprio dove oggi ci sono le cisterne del deposito carburanti della Lombarda Petroli da cui è uscita la terrificante onda nera che ora avanza lungo il Po. Nel quartiere svetteranno proprio due delle cisterne, simbolo della old economy, reperto di archeologia industriale, che saranno inserite nel nuovo contesto fatto di verde, piazze e piste ciclabili. «È prematuro dire se quanto accaduto rallenterà il nostro lavoro» fanno sapere gli Addamiano. Di certo c´è che questa non è la loro unica opera di lottizzazione di grosse dimensioni.

Sparsi da Nord a Sud, gli Addamiano hanno disseminato l´Italia di quartieri ecosostenibili, ma in questo momento soffrono di scarsa liquidità come molti imprenditori del settore. Un dato, quest´ultimo, che non è sfuggito agli inquirenti che hanno deciso di compiere una serie di accertamenti proprio in questa direzione. E la pista degli interessi legati al mattone prende corpo anche nelle dichiarazioni del presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, che ha dichiarato: «Se la magistratura dovesse individuare nella speculazione edilizia il movente di quest´azione criminalesarebbe necessario porre un vincolo urbanistico su tutte le aree attorno al Lambro».

L´ex raffineria della Lombarda Petroli non è per la verità nelle vicinanze del fiume ferito, ma il sospetto che dietro il sabotaggio alle cisterne ci sia un qualche misterioso interesse legato al futuro di tutta quell´area è la principale pista su cui, per ora, si stanno concentrando procura e carabinieri.




[Rita Querzè - Corriere della Sera]


GLI IMMOBILIARISTI ORIGINARI DI CERIGNOLA, IN PROVINCIA DI FOGGIA, IERI ERANO IRREPERIBILI

Le sette cisterne sabotate nella Ecocity mai decollata alle porte di Monza

Amianto e degrado dappertutto. «Attentato per fare pressioni». Si parla anche di «avvertimento» mafioso

MILANO — «Ecocity, il più grande progetto multifunzionale della Brianza». Dove oggi ci sono le sette cisterne violate della Lombarda Petroli sorgeranno a breve villette, uffici e centri commerciali. Lo annunciano gli enormi cartelli che costeggiano la strada che porta allo stabilimento. In fondo ci sono già i numeri a cui telefonare per prendere informazioni. Una città ecologica su terreni satolli di gasolio? Bella grana per i fratelli Addamiano (Giosuè, Rosario e Matteo), gli artefici del progetto. Ma tant’è, gli immobiliaristi originari di Cerignola, in provincia di Foggia, ieri erano irreperibili. Come del resto Enzo Tagliabue, il proprietario della Lombarda Petroli. Gli Addamiano hanno precisato soltanto che il terreno su cui sorge la Lombarda Petroli è ancora di Tagliabue. Come dire: noi con questo disastro non c’entriamo nulla.

Qui alle porte di Monza tutti sanno che gli Addamiano e Tagliabue si sono intesi da tempo sul futuro dell’area. Una parte dei terreni che erano della Lombarda Petroli sono già passati di mano e ora ospitano una fila di capannoni. Insomma, le sette cisterne svuotate con le cattive avevano i giorni contati. Come testimonia lo stato complessivo del sito: amianto e degrado dappertutto. Del resto il 15 aprile del 2009 il progetto «multifunzionale» è stato approvato dal consiglio comunale. Insomma, si potrebbe partire a suon di fondamenta e calcestruzzo per costruire 172 mila metri quadrati dedicati a uffici, residenza, commerciale e produttivo. Il tutto — recitano le brochure— «immerso in un grande parco di 80 mila metri quadrati».

Ma ora è l’immobiliare a tardare nella firma della convenzione. D’altra parte il mercato del mattone è ingessato dalla crisi. Sottoscrivere il documento vorrebbe dire mettere liquidità nel nuovo progetto. E gli Addamiano adesso sono impegnati su un altro fronte, la commercializzazione del polo tecnologico di Desio sull’ex area Autobianchi. Cui prodest? A chi conveniva avventurarsi di notte dentro il perimetro della Lombarda Petroli (operazione peraltro semplice, la sorveglianza delle telecamere pare fosse limitata al cancello d’ingresso)? Qualcuno sussurra che la responsabilità potrebbe essere dei vecchi dipendenti dell’azienda, cacciati via ad uno ad uno (oggi sono rimasti solo in cinque).

Ma l’assessore regionale al Territorio della Lombardia lascia intuire altre ipotesi.«Questo è un atto doloso di gravità eccezionale — ha detto ieri Davide Boni —. E se qualcuno pensa che così facendo si possa avere qualche agevolazione urbanistica ha sbagliato Regione». Il presidente delle Provincia di Milano, Guido Podestà, si è addirittura spinto oltre: « Potremmo pensare a un vincolo perenne». «E se si trattasse di un avvertimento mafioso?», sussurrano altri. Le infiltrazioni della ’ndrangheta a Buccinasco sono note, ma anche Desio non è estranea al fenomeno. A dipanare il groviglio delle ipotesi in queste ore è la procura di Monza. Il primo punto da chiarire riguarda la quantità di olio combustibile presente nelle cisterne. La Lombarda petroli aveva autocertificato meno di 5 milioni. Una soglia che permetteva una semplificazione delle procedure di sicurezza.




[da Monza Brianza news -http://www.mbnews.it/ambiente/81-ambiente/12471-villasanta-disastro-ambientale-ecco-la-storia-della-lombarda-petroli.html ]

La Lombarda Petroli è un’azienda storica, nata sul finire della Seconda Guerra mondiale e capace, nel 1965, dopo l’accordo con la francese Total, di pompare qualcosa come un milione e mezzo di tonnellate di combustibile.

Giuseppe Tagliabue, 54 anni, presidente della Lombarda Petroli, è rimasto, insieme al cugino Rinaldo, a dirigere l’impresa dopo che lo zio, il fondatore dell’attività, si è ritirato a vita privata. La prima svolta, per la Lombarda Petroli, è datata 1984, quando la raffineria chiude, con buona pace dei suoi 220 operai, e si trasforma in un deposito di stoccaggio di idrocarburi in conto terzi: petrolio, combustibile e gasolio.

Nel 2004, il secondo colpo di scena, i Tagliabue firmano un accordo storico con l’amministrazione comunale di Villasanta: la Lombarda Petroli, circa 330mila metri quadrati, corrispondenti a circa un terzo del territorio comunale, verrà dismessa.

Al suo posto vedrà la luce una nuova città: case, uffici, attività produttive, terziario e, nel mezzo, un parco a punta di diamante. Un restyling che, ultimato, avrebbe un valore stimato tra i 25 e i 50 milioni di euro.

Della partita è Addamiano srl, società immobiliare di Nova Milanese, che progetta un cantiere futuristico: “Eco City Villasanta”. L’accordo è chiaro: Addamiano bonifica l’area, Lombarda Petroli paga.

Sorgono le prime crepe nell’intesa: Addamiano chiede di rivedere il piano licenziato dal comune di Villasanta, trasformando 30mila metri quadrati da uffici a case. Nel frattempo, dopo 15 anni di governo di centrosinistra, in paese, è la volta di una nuova giunta di centrodestra.

Infine, alla Lombarda Petroli scade la convenzione per continuare a utilizzare i 100mila metri quadrati rimasti come deposito di idrocarburi.

Quindi, ieri, il sabotaggio.



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