sabato 27 febbraio 2010

OSSERVAZIONI ALL'IMPIANTO ASPIRECO DI LEGAMBIENTE MONTICHIARI E MEDICINA DEMOCRATICA CASTELLANZA




Si presenta qui una sintesi delle osservazioni che il Circolo Legambiente di Montichiari e “MedicinaDemocratica” di Castellanza -VA- hanno presentato,nel settembre scorso, ai competenti uffici della Regione Lombardia relativamente allo Studio di impatto ambientale (SIA) elaborato dalla società Ecosphera e relativo alla proposta di “Impianto di Trattamento e recupero di rifiuti speciali contenenti amianto”, con capacità complessiva di 240.000 tonnellate/anno, ridotto a 200.000 in seconda battuta, che la società Aspireco intende realizzare a Montichiari, via Dritta


1. Quadro programmatico

1.1 E’ presente nel raggio di pochi Km dal sito in oggetto un numero eccezionale di discariche:

in esercizio:
a Montichiari: ASM “Cava Verde” per RSU e assimilabili m3 3.530.000 (scad. prev. 2/2011)
“Vals.Eco 1” per speciali e tossico-nocivi m3 1.805.910, in esaurimento e approvata, probabilmente in via d’esercizio, “Vals.Eco 2” per speciali e tossico-nocivi m3 950.000;

a Calcinato: “Ge.D.I.T.” per speciali non pericolosi e pericolosi non tossico-nocivi m3 1.303.000;

esaurite:
a Montichiari: “Monti.Ri.Am. 1” per speciali e tossico-nocivi m3 746.000; “Monti.Ri.Am. 2” per speciali e tossico-nocivi m3 300.000; “Pulimetal” per speciali assimilabili agli urbani m3 2.091.057 ; “Se.Ac 1” per inerti e speciali cemento-amianto derubricati inerti m 75.124 e “Se.Ac 2” m3 100.000;

a Calcinato: ASM “Antica Idrovora” per RSU e assimilabili m3 2.575.000;

a Castenedolo: ASM “Tra.Se” per RSU e assimilabili m3 985.000.

Questo per un totale, grosso modo, di 15 milioni di m3 già tumulati e in via di tumulazione di rifiuti non pericolosi, speciali non pericolosi e speciali pericolosi che pongono quest’area al vertice della non invidiabile classifica dei luoghi lombardi di massimo conferimento di rifiuti.

- In via di approvazione:
Come se non bastasse, sono in avanzata fase di definizione anche, attenendosi al solo Comune di Montichiari, le richieste per :
“GEDIT” discarica di rifiuti pericolosi di m3 960.000 (la Regione ha già espresso parere favorevole alla V.I.A.);
“ECOETERNIT” discarica di rifiuti non pericolosi con amianto di m3 960.000 (la Regione ha già espresso parere favorevole alla V.I.A.);
“BERNARDELLI INERTI” discarica di rifiuti non pericolosi di m3 871.000 (la Regione ha già espresso parere favorevole alla V.I.A.);
“CAVA VERDE 2 – MONTICHIARIAMBIENTE” discarica per rifiuti non pericolosi (solido-urbani) di 1.990.000 m3 (la procedura per la V.I.A. risulta ancora in istruttoria presso la Regione)

E’ depositata in Regione, al momento sospesa su istanza del committente, la richiesta di “APRICA BRESCIA” per la realizzazione di un impianto di recupero ceneri pesanti da inceneritore di rifiuti con capacità di lavorazione di 250.000 t/anno.

Si ricorda l’obbligo legale di assicurare un “elevato livello di tutela ambientale” che tende a spostare il sistema giuridico europeo dalla considerazione del danno da riparare, alla prevenzione. Questo per uno sviluppo economico davvero sostenibile ed un miglioramento sociale che veda garantita la qualità della vita e l’ambiente quale valore umano fondamentale di ogni persona e della società .


1.2 Nel SIA l’eventuale incremento di traffico diurno feriale dei veicoli pesanti sulla provinciale (per 1 solo impianto!), ex statale 236, è stimato del 10%. Si aumenterà il già pesante, e potenzialmente eccezionale, impatto viabilistico della zona di Fascia d’Oro al centro di programmi infrastrutturali di trasporto imponenti, data la vicinanza all’aeroporto di Montichiari (non a caso tuttora interessato da apposito Piano d’Area con relativa procedura di V.A.S.) peggiorando, ad esempio, la situazione del PM 10. Inoltre appare quantomeno strano che l’area interessata all’impianto vada a sovrapporsi in parte col sedime del percorso ipotizzato per la linea Alta Capacità nella tratta Milano-Venezia.


1.3 Appare ai più evidente come i pareri di V.I.A (Valutazione di Impatto Ambientale),. sui nuovi impianti per rifiuti nell’area vengano continuamente rilasciati in assenza di studi completi ed indipendenti che verifichino l’impatto sulla salute e sull’ambiente delle numerose discariche già esistenti, delle varie attività industriali che vi si esercitano, del pesante carico viabilistico che vi grava e, a maggior ragione, vi graverà in futuro, con un fenomeno di sovrasaturazione per eccessiva densità di tale tipologia di impianti. Ci si avvale dichiaratamente, nell’esprimere tale preoccupato parere, anche dello studio “Indirizzi recupero cave” commissionato nel 2004-5, oltre che agli architetti Cigognetti e Sigurtà, anche all’architetto Cocchi che ora, inopinatamente, troviamo estensore della relazione paesistica che é parte del progetto Aspireco.
Soprattutto ci parrebbe non più rinviabile la necessità di introdurre una analisi effettiva degli impatti cumulativi all’interno della V.I.A.


1.4 Facciamo presente che tra la serie di discariche già realizzate in territorio monteclarense due di quelle esaurite (Seac 1 e Seac 2) sono proprio di amianto. Inoltre la V.I.A. per la discarica “Ecoeternit”, da realizzarsi eventualmente in Via Levate di Vighizzolo (a meno di 2 km. dall’ipotizzato sito dell’impianto Aspireco) ha già ottenuto parere favorevole in Regione. Con i sui 960.000 m3 essa sarebbe una discarica nettamente più grande delle altre due per cemento-amianto ipotizzate per la provincia di Brescia (Travagliato 500.000 m3, S.Polo – Brescia 80.000 m3).
Allora, se nel Piano Regionale Amianto Lombardia si è stimato un quantitativo di 2.700.000-2.800.000 m3 di cemento-amianto da bonificare in Lombardia, si può definire equa e logica l’azione che intenderebbe concentrare nel territorio dello stesso Comune, nel raggio di non più di 5 Km l’una dall’altra, tre discariche e un impianto di incenerimento-trattamento che, da solo, in un decennio sarebbe in grado di smaltire la totalità del cemento amianto da bonificare nella nostra regione?


1.5 L’impianto verrebbe ad inserirsi in prossimità di terreni agricoli destinati a produzione di ortaggi, foraggi per il consumo animale e, soprattutto, sottrarrebbe al paesaggio ed al suolo agricolo oltre 60.000 m2 sin qui individuati dal PRG comunale (che necessiterebbe di modifica) come zona “E1-agricola produttiva” e confermato a livello provinciale dal PTCP come ambito “agricolo strategico.


1.6 La proposta di realizzazione dell’impianto a livello –6 m dal piano campagna prevede la realizzazione di una cava temporanea con asportazione di circa 300.000 m3 di ghiaia da cedere a terzi.


1.7 Ci pare sfuggito ai tecnici estensori del progetto che la limitrofa cascina Pasqua non è affatto disabitata e che il nucleo abitato più prossimo composto da oltre 200 abitanti, residenti in villette unifamiliari, case a schiera e palazzine, è quello di Fascia d’Oro, distante non più di 1 Km dal sito ipotizzato, e non più di 2 Km come dichiarato.


2. Quadro progettuale –Relazione tecnica AIA

2.1 Il processo: Il processo prevede temperature di esercizio molto maggiori rispetto al brevetto alla base della tecnologia, scelta che non viene adeguatamente giustificata, essendo l’85%-90% del rifiuto cemento e solo il resto amianto, di vario tipo. Non si capisce inoltre perché non si usino tecnologie prese ad esempio dall’industria ceramica, come la fornace a tunnel.


2.2 Le scelte tecnologiche-impiantistiche
Dal SIA sembrano impossibili da determinare:
-le modalità d’arrivo dei rifiuti d’amianto
-La segregazione degli ambienti di lavoro
-Elementi per valutare come sono strutturati i locali e le aree “polmone” per la decontaminazione degli addetti. Inoltre:
-i luoghi di lavoro (e i relativi presidi) ove verrà realizzata la bonifica non potranno essere modificati successivamente alla loro realizzazione, seppur in presenza di indicazioni assolutamente carenti.
- Riesce difficile immagine come possa essere indifferente la forma di arrivo dei rifiuti
- Non è chiaro quale sia il destino del capannone di messa in riserva con capacità di stoccaggio di 50000 t una volta completato l’impianto.

Nella SIA si elencano le tipologie di rifiuti di amianto che si intendono accettare senza specificare le stime relative alla quantità annua e/o il fabbisogno di stoccaggio (rifiuti della lavorazione dell’amianto, rifiuti della fabbricazione di amianto cemento oppure contenenti amianto). Si ritiene opportuno che il proponente specifichi le quantità previste per ogni tipologia (codice CER) di rifiuto che si intende conferire all’impianto. Ancor meno comprensibile appare il passaggio ove questi vengono considerati come rifiuti speciali non pericolosi, in contrasto con la normative.

Non vi sono indicazioni relative ai momenti di fermata (programmata) ma anche alle modalità di avvio o dei possibili casi di anomalia di funzionamento che rendono necessaria la fermata dell’impianto (di cui non si conoscono i tempi di arresto/avvio sia in condizioni normali che in situazioni di emergenza e le modalità stesse di avvio/arresto rispetto, in particolare, alla alimentazione dei rifiuti), a parte in caso d’incendio.
Per alcune parti dell’impianto secretate “soggette a know-how aziendale”: i forni, il ciclone, il sistema di lavaggio ad umido “water-system”, la “unità di decontaminazione” nella area di riconfezionamento posta nella “area attrezzata di messa in riserva”, non si ha conoscenza se siano state validate dalla autorità competente.


2.3 La configurazione emissiva
Nei certificati di analisi (CA) presso l’impianto mobile di Arborea (OR), preso come modello, si apprende:

a) Nel CA al camino ARPA Sardegna giugno 2006 i valori la concentrazione di fibre di amianto misurate con le modalità previste dal DLgs 114/95, sono pari a 0,5 fibre/litro (tecnica in MOCF, misura di tutti i tipi di fibre) ma non riporta dati relativi a ”temperatura, pressione dell’aria e velocità di flusso delle fibre di amianto emesse nel condotto”. Non sono inoltre pienamente indicati “uno schema semplice che illustri la collocazione dei punti di prelievo, le dimensioni dei condotti, il volume dei campioni raccolti e il metodo di calcolo utilizzato per determinare i risultati;
b) Dai due CA della Chimica Servizi Srl relativi a campioni ricevuti le emissioni sono pari a 7,7 fibre/litro e 2,6 fibre/litro, ma sono presenti le medesime carenze dei certificati ARPAS ;
c) Da un certificato di analisi della ditta Sardinia Service Srl relativo a un prelievo del 3.04.2007 con risultato <>

Ferme le carenze sopra esposte, indicative di gravi approssimazioni nella presentazione dei dati destinati a fornire elementi di valutazione dell’affidabilità dell’impiantistica adottata e delle modalità di conduzione, nell’allegato 2 vengono proposti dei CA ambientale in punti diversi nel sito e al perimetro dell’impianto di Arborea, dai quali emerge quanto segue:
da prelievi in postazioni interne al sito del 14.12.2006, ARPAS ha riscontrato 0,3; 0,5 e 0,3 fibre/litro di amianto (con medesima tecnica in MOCF adottata per l’analisi al camino), quindi valori pressoché identici a quelli in emissione, senza alcun effetto diluizione ma, viceversa, un evidente effetto di accumulo ambientale.
.
Si segnala inoltre che il sistema di abbattimento previsto è specifico per le polveri/fibre e non per i macroinquinanti da combustione (o lo è solo in parte in relazione al ciclone ad umido, di caratteristiche non note in quanto riservato). Non è previsto un sistema di postcombustione per la completa ossidazione dei fumi prima del trattamento di abbattimento in relazione al trattamento di amianto in matrice cementizia (e con altri materiali come gli imballaggi plastici, i dispositivi di protezione dei lavoratori ecc…).

Secondo quanto riportato dal proponente il limite di emissione per l’amianto (media giornaliera) sarebbe di 0,01 mg/Nmc ovvero 200 fibre/litro ma, dato ancor più preoccupante, e apparentemente inspiegabile un limite per le diossine di ben 0,01 mg/Nmc ovvero un milione di volte superiore al corrispondente limite applicato per l’incenerimento dei rifiuti (0,1 nanog/mc).
Inoltre, incredibilmente, non viene previsto alcun limite per le polveri.
L’incredibile dato relativo alle diossine sarebbe di ben 27,65 kg di diossine/anno che da solo, basterebbe per l’immediata spedizione al mittente del progetto. Basti pensare che l’inventario ENEA stima – al 2005 – emissioni di diossine da tutte le fonti a livello nazionale e su base annua, non superiori a 191,4 grammi. Nella seconda versione la previsione delle diossine emesse viene ridotta a poco meno di 0,01 nanog/mc, indicativo dell’attenzione posta al progetto.
Ma anche i 2,76 kg/anno di amianto emesso non sono certamente ininfluenti.

Il calcolo delle emissioni totali rivela:
-Errori e superficialità nelle stime degli ossidi di carbonio, zolfo e azoto, diossine, IPA, ecc…
-Non vengono specificate le modalità di raffreddamento del materiale e dei fumi fino alle temperature previste (temperatura ambiente per il materiale, fumi a 50 °C).
Inoltre: nel paragrafo dedicato alle risorse idriche non viene indicato il prelievo di acqua per raffreddamento.

Nella parte dedicata al monitoraggio sono previsti monitoraggi semestrali indicati come “da definire” per ossido di carbonio, COVNM, ossidi di azoto, ossidi di zolfo, PCDD, cloro e inorganici, fluoro e inorganici, amianto, IPA; questo anche per l’analisi annuale dell’amianto nelle acque di scarico.
Non viene previsto un monitoraggio per le polveri sottili (PM10 e PM2,5) né per i metalli (che sono presenti nei materiali “granulati” uniti ai manufatti in amianto), i monitoraggi sono solo semestrali per i macroinquinanti da combustione nonché per il contaminante “caratteristico”, l’amianto.

Il prodotto del trattamento per poter essere riutilizzato come materia prima seconda deve essere esente da cristobalite, sospetta cancerogena, ciò nonostante nessun monitoraggio in tal senso è stato previsto per i prodotti in uscita dall’impianto.
Non viene previsto alcun monitoraggio sulle temperature (previsto esclusivamente per i forni) relativamente al flusso dei fumi e sulle caratteristiche chimico-fisiche degli stessi (pressione, umidità, ossigeno).


3. Quadro ambientale

Un primo aspetto che si vuole evidenziare sono le concentrazioni degli inquinanti, proposte nello SIA, utilizzate per elaborare il modello -6 fibre/l – sono in contrasto al valore di 200 fibre/l, indicato nella parte progettuale. Da notare che non è possibile individuare lo scenario meteoclimatico utilizzato.

Utilizzando il valore di emissione di 200 f/l, anziché 6 f/l, il valore massimo di ricaduta al suolo, anziché 0,0054 fibre/l, sarebbe stato 0,18 fibre/l, un incremento di per sé significativo sia rispetto a quanto indicato dalle linee guida dell’OMS (ancorché riferito a una esposizione di durata di una intera vita) come pure rispetto alle misurazioni ambientali note per le diverse province della Lombardia.
Il limite di 100 fibre/litro preso in considerazione è riferito a una esposizione professionale di 8 ore (e non della popolazione come “media giornaliera”) ed è attualmente un valore limite da non superare (e non un “livello d’azione a cui scattano determinati obblighi”).
Si ritiene che valori superiori a 20 fibre/litro (valutati in MOCF), ottenuti come valori medi su almeno tre campionamenti, possono essere indicativi di una situazione di inquinamento in atto.”

Dal contenuto dello SIA, inoltre, emerge che non sono stati considerati nelle simulazioni i gas serra prodotti oltre a tutti gli altri inquinanti (da combustione del combustibile fossile di supporto e da altri materiali avviati al forno). Per far funzionare l’impianto di 18 MW si utilizzerebbe l’energia consumata in un anno dalle famiglie dell’intera città di Montichiari. La CO2 prodotta necessiterebbe di una foresta di km2 per essere riassorbita. Ma non è possibile a tale proposito reperire in alcuna parte della documentazione riferimenti agli adempimenti previsti dal proponente.


Conclusioni
A fronte di tutte le diverse carenze nella documentazione presentata sopra evidenziate, nonché delle incongruenze e contraddizioni denunziate, con riserva di formulare ulteriori valutazioni nei termini e modi consentiti

SI CHIEDE

che venga espressa una pronuncia negativa di compatibilità ambientale e negata l’autorizzazione richiesta.

1 commento:

  1. Abito in zona fascia d'oro.... e comincio ad avere paura... sono con voi... fermiamoli..... Roby

    RispondiElimina