giovedì 16 luglio 2009

UN GIORNO O L'ALTRO SI DOVRA' ARRIVARE AD UN'INTERNAZIONALE..MA NE' COMUNISTA, NE' SOCIALISTA (W.V)




[di Andrea Garibaldi - dal Corriere della Sera, 15 luglio 2009]


La figlia Stefania, sottosegretario in carica: felice di sentirgli dire queste parole
Veltroni su Craxi: «Innovò più di Berlinguer»
Svolta dell’ex leader pd: solo lui capì davvero la società, insufficienti gli sforzi di Enrico

Ottobre 1983: l'allora presidente del Consiglio, il socialista Bettino Craxi e il segretario del Pci Enrico Berlinguer


ROMA — Craxi? «Interpre­tò meglio di ogni altro uomo politico come la società italia­na stava cambiando». La sua politica estera? «Fu grande. Ci fu l’episodio di Sigonella ma anche la scelta di tenere l’Ita­lia nella sfera occidentale, sen­za intaccare autonomia e di­gnità del Paese». Parole di Walter Veltroni (dirigente per trent’anni di Pci, Pds, Ds, ex segretario pd) davanti a Stefa­nia Craxi, la figlia del leader socialista che fu capo del go­verno dall’83 all’87. Occasio­ne, il libro di Stefano Rolan­do, Una voce poco fa. Politica, comunicazione e media nella vicenda del Psi dal 1976 al 1994. Veltroni, asciutto e disteso, in attesa dell’uscita a fine ago­sto del suo nuovo romanzo, effettua, nella Sala della Mer­cede della Camera, un altro strappo con il suo passato. Ri­corda che Craxi aveva di fron­te due grandi partiti, uno sem­pre al governo — la Dc — e uno sempre all’opposizione — il Pci — in un sistema che stava bene a entrambi: massi­mo di stabilità e massimo del debito pubblico: «Craxi deci­se che bisognava cambiare gioco, porre la sinistra di fron­te al problema di una nuova leadership ». Il Pci, intanto, si trascinava quella grande mac­chia, il 1956, l’invasione del­l’Ungheria: «Ho riletto i verba­li delle riunioni del partito, fanno accapponare la pelle». Craxi nel ritratto tutte luci e niente ombre che ne fa Veltro­ni, disegna un partito diver­so, rispetto ai modelli del No­vecento, Pci e Forza Italia, «un partito fluido, moderno, capace di raccogliere anche ciò che non è omogeneo a sé, ma che si unisce attorno a de­terminate idee». E sembra che rievochi il suo Pd.Craxi innovava ma, negli stessi anni, anche Berlinguer trasformava il Pci. Con uno sforzo, dice Veltroni, già gio­vane collaboratore di Berlin­guer, «non sufficiente al pro­cesso che bisognava mettere in campo. Il Pci soffriva l’inno­vazione come tale». Eppure Berlinguer non era certo un conservatore: «Sono tra quelli — dice Veltroni — che pensa­no che l’Unione sovietica ab­bia fatto di tutto, ma proprio di tutto, per togliere di mezzo Berlinguer...».
La platea è piena di sociali­sti di un tempo. Antonio Ghi­relli, già portavoce di Pertini. Gennaro Acquaviva, che fu trait d’union fra socialisti e cattolici. Luigi Covatta, sotto­segretario di Craxi. Enrico Mentana, prima tessera Psi nel 1974, a 19 anni. Ma spun­tano anche l’ex ministro Fran­cesco De Lorenzo, come Craxi coinvolto in Tangentopoli e Gustavo Selva. Nella ricostru­zione di Veltroni un’ombra, per la verità, c’è e riguarda l’ultima fase del craxismo: «Referendum 1991, sulla rifor­ma elettorale: Craxi anziché dire 'andate al mare', avreb­be dovuto usare quella leva per promuovere il bipolari­smo. E la riforma sarebbe po­tuta avvenire solo con una lea­dership riformista e non con una post-comunista». Era Cra­xi, insomma, il capo naturale a sinistra.
Nella memoria di Veltroni c’è anche spazio per un ricor­do che lo accomuna al leader socialista. «Nel ’96 io dissi: 'Un giorno o l’altro si dovrà arrivare a un’Internazionale né comunista né socialista, ma democratica. Nel mio cam­po, un’affermazione difficile da fare. Ma era lo stesso con­cetto che esprimeva Craxi. Og­gi è naturale per tutti pensare che Obama e il partito india­no del Congresso stiano assie­me nel medesimo organismo mondiale».Stefania Craxi dice che è «felice di sentire Walter parla­re così». Ma non è indulgente come Walter. Afferma che il Psi di Craxi cadde anche per mano dei grandi giornali di proprietà dei «poteri forti», Fiat e De Benedetti, in disac­cordo con Confindustria sul decreto che tagliava la scala mobile: «Quei grandi giornali si portarono dietro altri gior­nali, come l’Unità , diretta al­l’epoca da Veltroni, qui pre­sente...» .



dal discorso alla camera dei deputati di Bettino Craxi del 3 luglio 1992


In quest’aula e di fronte alla Nazione io penso che si debba usare un linguaggio improntato alla massima franchezza. Bisogna innanzitutto dire la verità delle cose e non nascondersi dietro nobili e altisonanti parole di circostanza che molto spesso e in certi casi hanno tutto il sapore della menzogna.

Si è diffusa nel Paese, nella vita delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni una rete di corruttele grandi e piccole che segnalano uno stato di crescente degrado della vita pubblica.

Uno stato di cose che suscita la più viva indignazione, legittimando un vero e proprio allarme sociale e ponendo l’urgenza di una rete di contrasto che riesca ad operare con rapidità ed efficacia. I casi sono della più diversa natura, spesso confinano con il racket malavitoso, e talvolta si presentano con caratteri particolarmente odiosi di immoralità e di asocialità.

Purtroppo anche nella vita dei partiti molto spesso è difficile individuare, prevenire, tagliare aree infette sia per la impossibilità oggettiva di un controllo adeguato, sia talvolta per l’esistenza ed il prevalere di logiche perverse.

E così all’ombra di un finanziamento irregolare ai partiti e, ripeto, al sistema politico, fioriscono e si intrecciano casi di corruzione e di concussione, che come tali vanno definiti, trattati, provati e giudicati.

E tuttavia, d’altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto, è che buona parte del finanziamento politico è irregolare od illegale.I partiti, specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale.

Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest’aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro. E del resto andando alla ricerca dei fatti, si è dimostrato e si dimostrerà che tante sorprese non sono in realtà mai state tali.

Per esempio, nella materia tanto scottante dei finanziamenti dall’estero sarebbe solo il caso di ripetere l’arcinoto “tutti sapevano e nessuno parlava”.Un finanziamento irregolare ed illegale al sistema politico, per quanto reazioni e giudizi negativi possa comportare e per quante degenerazioni possa aver generato non è e non può essere considerato ed utilizzato da nessuno come un esplosivo per far saltare un sistema, per delegittimare una classe politica, per creare un clima nel quale di certo non possono nascere né le correzioni che si impongono né un’opera di risanamento efficace ma solo la disgregazione e l’avventura.

Del resto nel campo delle illegalità non ci sono solo quelle che possono riguardare i finanziamenti politici. Il campo è vasto e vi si sono avventurati in molti, come i fatti spero si incaricheranno di dimostrare aiutando tanto la verità che la giustizia.A questa situazione va ora posto un rimedio, anzi più di un rimedio. E’ innanzitutto necessaria una nuova legge che regoli il finanziamento dei partiti e che faccia tesoro dell’esperienza estremamente negativa di quella che l’ha preceduta. Altre proposte ed altri rimedi sono già sul tavolo. Vi aggiungeremo le nostre, sollecitando un di-battito parlamentare chiarificatore, serio e responsabile, su tutti gli aspetti di questa questione.

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