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APPELLI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
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1. APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CONTRO IL COLPO DI STATO RAZZISTA
Il pachetto sicurezza voluto dal governo Berlusconi con la complicita' di una asservita maggioranza parlamentare puo' e deve essere respinto. E' nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallarel'introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto conla Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminali e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l'ordinamento giuridico della Repubblica. Al Presidente della Repubblica in prima istanza facciamo ora appello affinche' non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello stato di diritto e della civilta' giuridica, cheviola i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana.
linea indipendente, Calcinato, 2 luglio 2009
2. APPELLO DEGLI INTELLETTUALI CONTRO IL RITORNO DELLE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA
Le cose accadute in Italia hanno sempre avuto, nel bene e nel male, unastraordinaria influenza sulla intera societa' europea, dal Rinascimentoitaliano al fascismo. Non sempre sono state pero' conosciute in tempo. In questo momento c'e' una grande attenzione sui giornali europei per alcuniaspetti della crisi che sta investendo il nostro paese, riteniamo, pero', un dovere di quanti viviamo in Italia richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica europea su altri aspetti rimasti oscuri. Si tratta di alcuni passaggi della politica e della legislazione italiana che, se non siriuscira' ad impedire, rischiano di sfigurare il volto dell'Europa e di fararretrare la causa dei diritti umani nel mondo intero. Il governo Berlusconi, agitando il pretesto della sicurezza, ha imposto alParlamento, di cui ha il pieno controllo, l'adozione di norme discriminatorie nei confronti degli immigrati, quali in Europa non sivedevano dai tempi delle leggi razziali.
E' stato sostituito il soggetto passivo della discriminazione, non piu' gliebrei bensi' la popolazione degli immigrati "irregolari", che conta centinaia di migliaia di persone; ma non sono stati cambiati gli istituti previsti dalle leggi razziali, come il divieto dei matrimoni misti. Con tale divieto si impedisce, in ragione della nazionalita', l'esercizio di un diritto fondamentale quale e' quello di contrarre matrimonio senzavincoli di etnia o di religione; diritto fondamentale che in tal modo viene sottratto non solo agli stranieri ma agli stessi italiani.Con una norma ancora piu' lesiva della dignita' e della stessa qualita'umana, e' stato inoltre introdotto il divieto per le donne straniere, incondizioni di irregolarita' amministrativa, di riconoscere i figli da loro stesse generati. Pertanto in forza di una tale decisione politica di una maggioranza transeunte, i figli generati dalle madri straniere "irregolari" diverranno per tutta la vita figli di nessuno, saranno sottratti alle madrie messi nelle mani dello Stato. Neanche il fascismo si era spinto fino a questo punto. Infatti le leggi razziali introdotte da quel regime nel 1938 non privavano le madri ebree dei loro figli, ne' le costringevano all'aborto per evitare la confisca dei loro bambini da parte dello Stato. Non ci rivolgeremmo all'opinione pubblica europea se la gravita' di queste misure non fosse tale da superare ogni confine nazionale e non richiedesseuna reazione responsabile di tutte le persone che credono a una comuneumanita'. L'Europa non puo' ammettere che uno dei suoi Paesi fondatori regredisca a livelli primitivi di convivenza, contraddicendo le leggi internazionali e i principi garantisti e di civilta' giuridica su cui si basa la stessa costruzione politica europea.E' interesse e onore di tutti noi europei che cio' non accada. La cultura democratica europea deve prendere coscienza della patologia cheviene dall'Italia e mobilitarsi per impedire che possa dilagare in Europa. A ciascuno la scelta delle forme opportune per manifestare e far valere la propria opposizione.
Roma, 29 giugno 2009
Andrea Camilleri, Antonio Tabucchi, Dacia Maraini, Dario Fo, Franca Rame,Moni Ovadia, Maurizio Scaparro, Gianni Amelio
3. APPELLO DEI GIURISTI CONTRO L'INTRODUZIONE DEI REATI DI INGRESSO ESOGGIORNO ILLEGALE DEI MIGRANTI
Il disegno di legge n. 733-B attualmente all'esame del Senato prevede varieinnovazioni che suscitano rilievi critici.In particolare, riteniamo necessario richiamare l'attenzione delladiscussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso eil soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una normache, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'usosimbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali epresenta molteplici profili di illegittimita' costituzionale.La norma e', anzitutto, priva di fondamento giustificativo, poiche' la suasfera applicativa e' destinata a sovrapporsi integralmente a quelladell'espulsione quale misura amministrativa, il che mette in luce l'assolutairragionevolezza della nuova figura di reato; inoltre, il ruolo di extremaratio che deve rivestire la sanzione penale impone che essa sia utilizzata,nel rispetto del principio di proporzionalita', solo in mancanza di altristrumenti idonei al raggiungimento dello scopo.Ne' un fondamento giustificativo del nuovo reato puo' essere individuatosulla base di una presunta pericolosita' sociale della condizione delmigrante irregolare: la Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) ha infattigia' escluso che la condizione di mera irregolarita' dello straniero sia sintomatica di una pericolosita' sociale dello stesso, sicche' lacriminalizzazione di tale condizione stabilita dal disegno di legge sirivela anche su questo terreno priva di fondamento giustificativo. L'ingresso o la presenza illegale del singolo straniero dunque nonrappresentano, di per se', fatti lesivi di beni meritevoli di tutela penale,ma sono l'espressione di una condizione individuale, la condizione dimigrante: la relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio ratione subiecti contrastante non solo con il principio dieguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si puo' essere puniti solo per fatti materiali. L'introduzione del reato in esame, inoltre, produrrebbe una crescita abnormedi ineffettivita' del sistema penale, gravato di centinaia di migliaia diulteriori processi privi di reale utilita' sociale e condannato per cio'alla paralisi. Ne' questo effetto sarebbe scongiurato dalla attribuzione della relativa cognizione al giudice di pace (con alterazione degli attuali criteri di ripartizione della competenza tra magistratura professionale emagistratura onoraria e snaturamento della fisionomia di quest'ultima): da un lato perche' la paralisi non e' meno grave se investe il settore digiurisdizione del giudice di pace, dall'altro per le ricadute sul sistema complessivo delle impugnazioni, gia' in grave sofferenza. Rientra certo tra i compiti delle istituzioni pubbliche "regolare la materia dell'immigrazione, in correlazione ai molteplici interessi pubblici da essa coinvolti ed ai gravi problemi connessi a flussi migratori incontrollati" (Corte Cost., sent. n. 5 del 2004), ma nell'adempimento di tali compiti illegislatore deve attenersi alla rigorosa osservanza dei principi fondamentali del sistema penale e, ferma restando la sfera didiscrezionalita' che gli compete, deve orientare la sua azione a canoni dirazionalita' finalistica."Gli squilibri e le forti tensioni che caratterizzano le societa' piu'avanzate producono condizioni di estrema emarginazione, si' che (...) non sipuo' non cogliere con preoccupata inquietudine l'affiorare di tendenze, oanche soltanto tentazioni, volte a 'nascondere' la miseria e a considerarele persone in condizioni di poverta' come pericolose e colpevoli". Le parole con le quali la Corte Costituzionale dichiaro' l'illegittimita' del reato di"mendicita'" di cui all'art. 670, comma 1, cod. pen. (sent. n. 519 del 1995)offrono ancora oggi una guida per affrontare questioni come quella dell'immigrazione con strumenti adeguati allo loro straordinaria complessita' e rispettosi delle garanzie fondamentali riconosciute dalla Costituzione a tutte le persone.
25 giugno 2009
Angelo Caputo, Domenico Ciruzzi, Oreste Dominioni, Massimo Donini, Luciano Eusebi, Giovanni Fiandaca, Luigi Ferrajoli, Gabrio Forti, Roberto Lamacchia,Sandro Margara, Guido Neppi Modona, Paolo Morozzo della Rocca, ValerioOnida, Elena Paciotti, Giovanni Palombarini, Livio Pepino, Carlo Renoldi,Stefano Rodota', Arturo Salerni, Armando Spataro, Lorenzo Trucco, Gustavo Zagrebelsky
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