martedì 14 luglio 2009

CONTRO LA FAME NEL MONDO. ANCHE A TAVOLA



di Aldo Busi [il manifesto - 8 agosto 2001].


Da due mesi ho smesso di mangiare carne di ogni tipo, rossa e bianca, di bovino e di pollame e di maiale, e non parliamo poi del capretto e degli uccelletti allo spiedo, brrr, ma non sono diventato vegetariano, mangio pesce, perché se non lo mangio io pesce mangia pesce e finisce che si mangiano tra di loro, il mio cibarmene non intacca, per il momento, la catena alimentare fra animali e fra animali e altri umani, non riduce all'anoressia coatta alcun cormorano e alcun pescatore di perle; anche il pesce, però, non deve essere di allevamento, cioè non deve sottrarre proteine, cereali, farine - a chi non ha nemmeno una ciotola di riso o di soia o di frumento al giorno per sopravvivere (non deve trattarsi né di balena né di delfino, e ora mi sto lentamente allontanando anche dal mio pesce preferito, il merluzzo, in via di estinzione). Contribuisco così a ridistribuire le risorse agricole ora sottratte dal complesso bovino internazionale, che manduca e defeca mais a tutto spiano per il palato del ricco carnivoro occidentale a scorno di tutte quelle popolazioni indie e asiatiche e africane falcidiate dalla carestia e dalle epidemie a causa della crescente desertificazione di pascoli e foreste per allevare bestiame.

Da quando ho smesso di mangiare carne mi sento meglio, la mia funzionalità epatica è più attiva, m'è passata la stipsi quasi del tutto e ho dimenticato la gastrite, la pelle è una seta, e ho anche meno problemi d'erezione (altrui), sono più spiritoso e buontempone, ecco. Un toccasana meraviglioso, visto che consta nel fare a meno di qualcosa anziché sovrapporle qualcos'altro per lenire il danno a monte spesso raddoppiandolo.

Da circa due anni sentivo un che di nausea al solo vedere carne nel piatto, ma ancora non capivo bene che mi stava succedendo, ne stavo consumando sempre di meno e sempre più raramente, al ristorante m'è capitato di mandare indietro fiorentine e filetti, di per sé succulenti, o perché erano troppo cotti o perché troppo al sangue... perché troppo carogna, cicatrizzazione, sacrificio barbarico, infine, e vagamente tossico. Mi sentivo un cannibale nell'ombra, un pervertito del gusto per ignoranza.

Poi ho avuto il colpo di grazia, come sempre, dalla letteratura: è stato quasi senza accorgermene che mi sono avvicinato, e contemporaneamente, a Del mangiare carne di Plutarco (Adelphi) e a Ecocidio di J. Rifkin (Mondadori), e è stato tale il disgusto che ho provato per il mio passato di carnivoro che sono sicuro non avrò più alcun futuro in quel senso. Sono due testi davvero sacri per la sapiente profanità con cui articolano storia antica e prassi moderna del rapporto uomini e animali, a cominciare dal toro e dalla vacca prima deificati e poi fatti perno del crescente sfruttamento capitalista, testi che non devono assolutamente mancare nello zaino di alcun anarchico attivista di piazza e nel tinello del rivoluzionario in pantofole e tuttavia non meno determinante del primo nell'ottica militare del "mondo migliore".

È incredibile il danno che si può fare al sistema contestandolo senza colpo ferire, non facendo qualcosa contro ma cessando di fare qualcosa pro, astenendosi dal fare alcune cose per automatismo tribale, per esempio, dal comprare alcune merci e cibarie, dal guardare la televisione o dal trarne argomento di conversazione, e magari guardandola a capricci per visionare tutte le pubblicità che passano in quel momento, segnarsele e riproporsi di non comprare per un anno nessuno di quei prodotti: non solo pieghi la televisione che più ti sta sul gozzo, ma mandi un avvertimento anche a un paio di multinazionali in un colpo solo - e non rischi neanche di venire manganellato e macellato a Genova o, secondo i soliti auguri, a Roma.

Se in Italia di punto in bianco venti milioni di italiani - ne basterebbero tre - smettessero di mangiare carne come me - e non più per paura della mucca pazza ma per definitivo convincimento culturale, cioè per sana ideologia inerente l'ecosistema terraqueo -, cambierebbero tante e tante di quelle cose, anche istituzionali, che ora non possiamo nemmeno immaginarci. Non dimentichiamoci che più leggerezza di stomaco e di intestini dà più rabbia in corpo, e più idee a qualsiasi causa. Muovere una guerra e vincerla a colpo sicuro senza muovere un dito è, una volta tanto, esaltante e esilarante. Si potrebbe cominciare dall'eliminare la carne dal piatto e poi, che ne so, i telefonini, l'ultima moda, il gel nei capelli, le radio private quando sei alla guida, l'ultimo accessorio e già che ci sei l'ultima automobile, eliminare le donne sessuali, gli uomini sessuali, i preti e gli altri politici e asessuati di sinistra in generale. Io per esempio, insieme alla carne, ho eliminato anche l'acquisto - ma questo da un anno circa - dei due settimanali italiani principali (due si fa per dire).

Provateci: mi ringrazierete.

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