Del passaggio dei Granatieri di Toscana a Calcinatello nel 1859 in vista dello svolgimento della battaglia di San Martino e Solferino vi è anche una serie di pregevoli testimonianze artistiche.
Lo ha scoperto in paese lo studioso Mario Negroni che, in seguito ad accurate ricerche, ha rinvenuto l’esistenza di ben 4 opere del pittore macchiaiolo Telemaco Signorini (1835 - 1901), artista al seguito dei Granatieri Toscani che sostò nella frazione di campagna di Calcinato proprio nei giorni precedenti la battaglia decisiva della seconda guerra di indipendenza. In particolare la sosta si svolge nei pressi dell’attuale via che prende il nome da San Martino della Battaglia, perpendicolare alla via principale del paese, la via Santa Maria.
Tra gli esponenti più significativi a livello nazionale dei macchiaioli, Signorini è noto per la sua collaborazione con gli impressionisti francese (soprattutto Degas e Monet), che incrementò la sua sensibilità nei confronti della tematica della luce e del tono. Le quattro opere repertoriate dal Negroni sono un quadro, due bozzetti e un disegno. Il quadro e un bozzetto si trovano nella collezione della Fondazione Marzotto a Valdagno in provincia di Vicenza, un bozzetto è ospitato in una collezione privata nel milanese mentre non vi è traccia recente del disegno. «Un tempo quando si partiva per la guerra - spiega Negroni nel suo studio - ai soldati si univano anche scrittori e pittori: erano i cronisti dell’epoca. Così nel 1859 come artigliere al quinto pezzo della prima batteria sotto il comando del colonnello Masel e del capitano Palmieri e poi sotto il comando di Garibaldi, partì anche Telemaco Signorini, figlio di pittore (il padre era un ottimo vedutista nella Firenze lorenese) pensava che la sua vocazione fosse quella del letterato, ma quasi obbligato dal padre si decise a dedicarsi principalmente alla pittura».
Nel suo studio Negroni passa in rassegna le doti dell’artista toscano, la sua sveglia intelligenza critica e la mordace vena polemica che gli valsero anche alcune fortune di carattere letterario. «Dell’opera L’alt dei granatieri toscani a Calcinatello presso Brescia esiste un disegno, che sembra databile al 1859 e realizzato dal vero poiché ritrae alcuni soldati in un momento di riposo - sottolinea Negroni - dal disegno Signorini trasse un primo bozzetto, di esecuzione molto sommaria. Poi un secondo bozzetto, di dimensioni più piccole, nel quale la conduzione pittorica definisce le persone e le cose con maggior accuratezza; esso è più vicino alla versione definitiva e le masse sono distribuite con pari modalità compositiva. Questa teletta presenta una straordinaria tavolozza luminosa, chiarissima nel cielo. Secondo la critica è con questo bozzetto che Signorini dimostra di aver maturato il nodo della macchia chiaroscurale. Il dipinto - prosegue lo studioso - esprime compiutamente i valori acquisiti della nuova ricerca macchiaiola, incentrati sul contrasto violento di ombre e luci e sulla calibrata ricerca tonale. Il quadro fu esposto al prezzo di 50 francesconi alla Promotrice di Firenze nel 1860. Andato invenduto, figurò successivamente alla Esposizione Nazionale di Brera a Milano, dove fu acquistato dalla Società degli Artisti e Patriottica di quella città. Interessante rilevare che il soggetto dell’opera non è propriamente bellico, ma la scelta di Signorini privilegia l’illustrazione di temi militari antiretorici. I soldati infatti vengono rappresentati in un momento di riposo: se non fosse per le divise indossate dalle persone ritratte si potrebbe addirittura ipotizzare un contesto pacifico nell’ambito di una calma periferia urbana dell’epoca».
Una delle ultime apparizioni del quadro è datata 2004, in na mostra a Palazzo Zabarella, a Padova.
Lo ha scoperto in paese lo studioso Mario Negroni che, in seguito ad accurate ricerche, ha rinvenuto l’esistenza di ben 4 opere del pittore macchiaiolo Telemaco Signorini (1835 - 1901), artista al seguito dei Granatieri Toscani che sostò nella frazione di campagna di Calcinato proprio nei giorni precedenti la battaglia decisiva della seconda guerra di indipendenza. In particolare la sosta si svolge nei pressi dell’attuale via che prende il nome da San Martino della Battaglia, perpendicolare alla via principale del paese, la via Santa Maria.
Tra gli esponenti più significativi a livello nazionale dei macchiaioli, Signorini è noto per la sua collaborazione con gli impressionisti francese (soprattutto Degas e Monet), che incrementò la sua sensibilità nei confronti della tematica della luce e del tono. Le quattro opere repertoriate dal Negroni sono un quadro, due bozzetti e un disegno. Il quadro e un bozzetto si trovano nella collezione della Fondazione Marzotto a Valdagno in provincia di Vicenza, un bozzetto è ospitato in una collezione privata nel milanese mentre non vi è traccia recente del disegno. «Un tempo quando si partiva per la guerra - spiega Negroni nel suo studio - ai soldati si univano anche scrittori e pittori: erano i cronisti dell’epoca. Così nel 1859 come artigliere al quinto pezzo della prima batteria sotto il comando del colonnello Masel e del capitano Palmieri e poi sotto il comando di Garibaldi, partì anche Telemaco Signorini, figlio di pittore (il padre era un ottimo vedutista nella Firenze lorenese) pensava che la sua vocazione fosse quella del letterato, ma quasi obbligato dal padre si decise a dedicarsi principalmente alla pittura».
Nel suo studio Negroni passa in rassegna le doti dell’artista toscano, la sua sveglia intelligenza critica e la mordace vena polemica che gli valsero anche alcune fortune di carattere letterario. «Dell’opera L’alt dei granatieri toscani a Calcinatello presso Brescia esiste un disegno, che sembra databile al 1859 e realizzato dal vero poiché ritrae alcuni soldati in un momento di riposo - sottolinea Negroni - dal disegno Signorini trasse un primo bozzetto, di esecuzione molto sommaria. Poi un secondo bozzetto, di dimensioni più piccole, nel quale la conduzione pittorica definisce le persone e le cose con maggior accuratezza; esso è più vicino alla versione definitiva e le masse sono distribuite con pari modalità compositiva. Questa teletta presenta una straordinaria tavolozza luminosa, chiarissima nel cielo. Secondo la critica è con questo bozzetto che Signorini dimostra di aver maturato il nodo della macchia chiaroscurale. Il dipinto - prosegue lo studioso - esprime compiutamente i valori acquisiti della nuova ricerca macchiaiola, incentrati sul contrasto violento di ombre e luci e sulla calibrata ricerca tonale. Il quadro fu esposto al prezzo di 50 francesconi alla Promotrice di Firenze nel 1860. Andato invenduto, figurò successivamente alla Esposizione Nazionale di Brera a Milano, dove fu acquistato dalla Società degli Artisti e Patriottica di quella città. Interessante rilevare che il soggetto dell’opera non è propriamente bellico, ma la scelta di Signorini privilegia l’illustrazione di temi militari antiretorici. I soldati infatti vengono rappresentati in un momento di riposo: se non fosse per le divise indossate dalle persone ritratte si potrebbe addirittura ipotizzare un contesto pacifico nell’ambito di una calma periferia urbana dell’epoca».
Una delle ultime apparizioni del quadro è datata 2004, in na mostra a Palazzo Zabarella, a Padova.
Stiamo lavorando per cercare di comporre uno studio sistematico sulle quattro opere, nel tentativo di esporle a Calcinato, in corrispondenza col centocinquatenario della battaglia, le cui celebrazioni sono da poco iniziate a Desenzano e Solferino.
(p.s. l'immagine postata in intestazione è un quadro di Signorini, ma riporta il passaggio delle truppe Francesi a Solferino, dopo la battaglia)
Nessun commento:
Posta un commento