L’impiego di armi
chimiche in Siria contro popolazioni inermi è, e rimane un crimine
contro l’umanità che non possiamo che condannare fermamente da
qualunque parte provenga, così come, altrettanto fermamente,
condanniamo l’utilizzo di qualunque altro tipo di armi, comprese le
armi leggere che partono anche dalla nostra provincia e che, per le
vittime che hanno prodotto nel conflitto siriano, sono esse stesse
“armi di distruzione di massa”.
Ora, dopo quasi centomila
morti e due milioni di sfollati, la comunità internazionale, che
prima non è stata in grado di imporre l’embargo delle forniture di
armi verso la Siria, si prepara ad un intervento militare nel paese,
riproponendo percorsi fallimentari già sperimentati anche
dall’Italia in questi ultimi lustri, sia collaborando con le
iniziative militari unilaterali NATO in Iraq , Kossovo e Afganistan,
sia agendo sotto l’ombrello di una ambigua interpretazione di una
decisione ONU in Libia, aree tuttora destabilizzate dove la pace
appare come una chimera.
Nel dichiararci
assolutamente contrari a che l’Italia venga ancora una volta
coinvolta, in barba all’art.11 della Costituzione, in interventi
militari fuori dal nostro territorio, carichi di incognite e forieri
di tragiche conseguenze, ribadiamo che la via per uscire dal
conflitto non può assolutamente essere quella delle armi e della
guerra che può provocare un incendio di proporzioni inimmaginabili,
come si è visto ormai in molti altro casi.
Le logiche militari
invece di risolvere i conflitti, li aggravano, perciò auspichiamo
che ci sia un serio ripensamento nel governo e nella maggioranza che
lo sostiene affinchè l’Italia rifiuti qualunque sostegno anche
indiretto (utilizzo delle basi e diritto di sorvolo) all’intervento
armato, esprimendo una posizione finalmente non subalterna a logiche
di potenza e in sintonia con le speranze dei nostri costituenti che
l’hanno voluta impegnare al “ripudio della guerra”,
Bisogna abbandonare la
logica delle armi e adoperarsi per una risoluzione nonviolenta dei
conflitti, rilanciare l’opzione diplomatica e politica che
coinvolga tutti gli attori compresi Russia e Iran, utilizzare gli
strumenti del diritto internazionale, ma soprattutto cessare
immediatamente ogni fornitura militare alle parti in conflitto.
E’ inoltre
assolutamente necessario coinvolgere i movimenti nonviolenti siriani
come il Movimento Mussalaha che da tempo si adoperano per una
soluzione del conflitto “dal basso”, basata sul dialogo e la
riconciliazione, che rifiutando logiche di divisione, segregazione e
smembramento del Paese, lavorano per la preservazione dell’equilibrio
civile e religioso preesistente alla guerra, per
l’autodeterminazione, la non ingerenza e il diritto internazionale.
Queste forze esistono e
operano e benché sistematicamente ignorate dalla diplomazia
internazionale, vanno coinvolte , valorizzate e sostenute.
Un intervento armato non
porterà la pace, ma solo distruzione e altra violenza.
Se vogliamo la pace
prepariamo la pace.
M.I.R., Movimento
Nonviolento, Pax Christi, Emergency, Comitato No F-35, Nuova
Resistenza.
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