mercoledì 3 ottobre 2012

Con gli operai del Gruppo Imar, in lotta per lo stipendio e la difesa del posto di lavoro

Ennesimo sciopero oggi al Gruppo Imar di Calcinato dove i 90 lavoratori sono da mesi senza stipendi. Le adesioni anche stavolta hanno superato il 90%. Molti operai hanno presidiato sin dal primo pomeriggio Piazza Aldo Moro in attesa del confronto convocato dal sindaco Marika Legati fra la proprietà, Fim e Fiom.
 Fra gli oltre cinquanta presenti si respirava rabbia e sconforto. Molte le storie difficili finanche da raccontare, testimonianza di una crisi che erode persino le certezze più consolidate.Le voci dei dipendenti sono allarmate: “Non prendo un euro da marzo e oramai ho finito anche i soldi messi da parte per l’affitto” urla un giovane; “Sono giunta a tagliare le spese per i medicinali ai bambini” gli fa eco una donna; “Eravamo oltre 100 l’anno scorso, ora siamo rimasti in 90. Una quarantina sono in Cigs straordinaria da giugno, altri 20 vi si sono aggiunti ad agosto, mentre una trentina lavora da mesi senza stipendio: la proprietà deve smetterla di disattendere le promesse” osserva un altro.
 Verso le 14 giungono la segretaria provinciale Fim-Cisl Laura Valgiovio e il funzionario della Fiom-Cgil Giacomo Guerrini. Poco dopo arriva Severino Corsini, il padrone. Ad accoglierli in municipio il primo cittadino. Gli operai chiedono di salire per assistere all’incontro, i vigili di sorveglianza chiedono lumi, la proprietà sembra non gradire e Guerrini esce pregandoli di aspettare fuori. E così chi la crisi di questa fabbrica la sta pagando sulla sua pelle da tempo, non può nemmeno ascoltare il padrone, il sindaco e i sindacati che decidono del proprio futuro.
 “Vogliamo date e numeri precisi” raccomandano all’ingresso quasi in coro. Poco più di un’ora dopo l’incontro termina. Il primo a parlare è Corsini, il quale preannuncia “per metà ottobre proposte concrete. Stiamo facendo tutto il possibile per risolvere la crisi aziendale, compreso un aumento di capitale di 2,5 milioni di euro. Per noi è prioritaria la salvaguardia dei posti di lavoro e per questo, in base al recente decreto sviluppo emanato dal governo, rilanceremo chiedendo un concordato di continuità”.
 “Una delibera del consiglio di amministrazione del 1° ottobre – spiega poco dopo la Valgiovio – incarica la proprietà di compiere azioni tassative che verranno annunciate in un incontro in programma sempre qui alle ore 14 di mercoledì 17. L’impressione è che l’azienda stia elaborando un piano di salvataggio, sia livello di istituti bancari che normativo. Nei prossimi giorni noi proseguiremo la mobilitazione con nuove agitazioni del personale”. “Dopo il 17 se non ci saranno le condizioni per un accordo – dichiara – noi partiremo comunque con le ingiunzioni al fine di recuperare i salari pregressi”.
 Da parte sua il sindaco esprime la propria soddisfazione per “l’avvio del dialogo fra le parti”. “L’incontro – dice – si è svolto in un clima di tensione costruttiva, testimonianza della volontà condivisa di continuare un percorso trasparente. Il 17 capiremo se il concordato di continuità che verrà chiesto dall’azienda condurrà a una fase fondata e concreta della risoluzione della vertenza”.
 In sostanza il Gruppo Imar è intenzionato a presentare l’istanza di cessione di una parte dell’azienda lunedì 15 al tribunale, il quale esaminerà i documenti per verificare le possibilità di un trasferimento d’azienda al fine di sanare una situazione quanto mai difficoltosa.
 Seguiremo la vicenda al fianco dei compagni che lavorano in questa azienda, per esigere il mantenimento degli attuali livelli occupazionali,  il pagamento degli stipendi in arretrato e la solerte fuoriuscita dal grave stato di crisi.

15 commenti:

  1. Caro Flavio,
    dopo aver letto i tuoi articoli, vorrei fare alcune precisazioni.
    Io non sono padrone del Gruppo Imar che essendo una persona giuridica coinvolge tante soggetti oltre ai dipendenti, fornitori, clienti,banche istituzioni, territorio e infine gli azionisti che avendo una posizione di totale rischio nominano il management .Io da legale rappresentante devo tutelare gli interessi giuridici di tutti questi soggetti, lavoratori compresi. Vedo peraltro che sul Bresciaoggi non usi termini antichi di lotta di classe. I lavoratori non sono entrati nel comune perché la riunione è stata organizzata, dal sindaco,nella sala della giunta ed era riservata ai rappresentanti. Non c'è' perciò alcuna mia volontà di privare i lavoratori di notizie riguardanti il loro futuro tant'è che l'incontro lo ho richiesto io ed era fissato per lunedì 1 ottobre alle ore 17. Poi su una scelta sindacale, senza avviso è stato deciso di convocare un tavolo dal Sindaco. Le informazioni che ci siamo scambiati ieri erano già apparse in un comunicato nostro scritte in un linguaggio più corretto e comprensibile, ieri la novità è stata la gogna mediatica che ho subito attraversando la piazza del comune dove sono nato, indicato come il Padrone, mentre ho dovuto ipotecare la mia casa e quella dei miei genitori per tentare un aumento di capitale finito peraltro in mano alle banche. Se il Gruppo IMAR chiude i lavoratori non perdono il loro stipendio arretrato e godono di altri tre anni di ammortizzatore, io mando i miei sulla strada.
    Ti invito inoltre a verificare che non esiste alcun lavoratore che non riceve un euro da marzo, sicuramente avrai inteso male, perché ogni mese sono state corrisposte cifre. Dal 20 luglio al 20 settembre sono state pagate di fatto (60gg) poco meno di quattro mensilità , destinando ai lavoratori tutta la finanza disponibile in Azienda.
    Negli ultimi anni abbiamo vinto il premio della Regione per la sicurezza e il basso impatto ambientale della fabbrica, il Premio di Lega ambiente sul prodotto come miglior soluzione per l'uso integrato di rinnovabili . Siamo presenti da quarantaquattro anni e tante famiglie si sono scaldate con i nostri prodotti , siamo partiti figli di mezzadri e non ci siamo arricchiti per nulla, ciò che abbiamo fatto è rimasto nella fabbrica.

    Disponibile ad ogni confronto e chiarimento, ti porgo distinti saluti



    Severino Corsini

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  2. Il legale rappresentante del Gruppo Imar ci ha onorato di una replica al post da noi confezionato ieri sera sulle anticipazioni della stampa.
    Mescola però testate giornalistiche di tradizione consolidata con questa piccolo blog di paese che ha fatto della scrittura collettiva un metodo da tempo condiviso, sulla scorta degli insegnamenti di don Lorenzo Milani.
    Fatta questa precisazione di metodo, veniamo al dunque, in sei punti.
    1. Chiediamo al dottor Corsini che in qualità di legale rappresentante dell’azienda tuteli in pari misura gli interessi di dipendenti, fornitori, clienti e azionisti. Quanto a banche, istituzioni e territorio, crediamo che sappiano badare a se stessi.
    2. I lavoratori non sono entrati in municipio perché gli stato impedito. Con le buone, ma gli è stato impedito; c’è più di un testimone. Il fatto poi che gli operai sian gente pacifica che non ama le chiassate ha evitato l’acuirsi della tensione che si respirava.
    3. Quanto alla gogna mediatica, ci sembra che la protesta in piazza sia stata ferma ma civile e che la stampa ne abbia dato conto in modo equilibrato, sentendo tutte le parti in campo. Può non piacere in questo momento al dottor Corsini, ma per tutti a Calcinato lü l’è ’l padrù (va meglio il dialetto?), legittimamente peraltro. Viene indicato per quel che è, non prendiamoci in giro. I salti mortali, anche economici, che sta facendo per salvarla gli fanno onore, ma non mistifichiamo la realtà.
    4. A quanto pare ama i parossismi quando scrive: “se il Gruppo Imar chiude i lavoratori non perdono il loro stipendio arretrato e godono di altri tre anni di ammortizzatori, io mando i miei sulla strada”. Noi abbiam visto in piazza decine di operai orgogliosi ma provati, prima di tutto nel fisico, dalla vertenza in corso. E’ con gli ultimi, con i più poveri, che abbiamo imparato a stare nei lunghi anni della nostra attività. Con i giubbini, i maglioni sformati, le tute e i jeans; le giacche e le cravatte le lasciamo ai padroni. Ancora don Milani esortava gli operai a non privarsi della divisa di classe fatta di abiti sobri (quando non lisi), a portarli con dignità e orgoglio come simboli del proprio lavoro.
    5. Non siamo in grado di verificare chi dica la verità, fra i diversi lavoratori che ci han detto di non ricevere il salario da marzo e il dottor Corsini che assicura che ciò non è vero dati alla mano. Ma non sta qui il punto.
    6. Il punto è che l’esito del piano di ristrutturazione allo studio può essere prefigurato anche nell’atteggiamento che si ha verso gli interlocutori. A noi sembra che gli operai non abbiano offeso nessuno con il loro comportamento e le loro parole. Ci auguriamo che, oltre ai danni che ci hanno raccontato di avere patito, non subiscano ora anche la beffa di una conclusione ingloriosa per tutti.

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  3. Solidarietà al Sig. Corsini e agli operai.
    Voi vergognatevi per questo tentativo di strumentalizzazione.
    Parolai e nulla più.

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  4. Grazie per l'articolato commento, caro Anonimo, ma non raccogliamo il Suo invito a vergognarci.
    Chi e perché avremmo strumentalizzato? Siamo stati l'unico gruppo politico rispettosamente solidale con gli operai in piazza. Qualcuno di noi poi, nelle conversazioni avute con il legale rappresentante dell'azienda, non ha mancato di esprimergli il rispetto e l'attenzione che la sua vicenda, umana prima ancora che economica, meritano.
    Lo studio della storia ci ha però insegnato a stare dalla parte degli ultimi. E' una colpa? Ce la prendiamo tutta. Fieramente.

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  5. Ma lasci da parte le solite frasi stucchevoli e rileggetevi l'articolo in discussione non la solidarietà pelosa di "qualcuno di voi".
    Pasolini quelli come voi li avrebbe sbertucciati.

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  6. Il signor Anonimo parla di qualcosa che sembra non conoscere: noi siamo glabri e allergici allo stucco.
    Ci dà del lei, poi del voi: si decida! La dissociazione non porta bene: ne sapea qualcosa il povero Pier Paolo Pasolini, di gigantesca potenza visionaria al centro di Roma di giorno, a mendicar calore umano nelle periferie di notte.

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  7. sarebbe interessante conoscere la vostra formula per difendere gli attuali livelli occupazionali,uscire dallo stato di crisi e quindi pagare i dipendenti!
    Magari funziona e allora si può esigere che venga applicata!

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  8. Ah, è grigia, caro Anonimo. Non abbiamo formule che possano aprire scrigni, quelli che nel passato abbiamo visto all'opera applicandole, le formule, hanno generato mostri e lutti.
    In questo momento aspettiamo che la proprietà presenti la propria istanza in tribunale, secondo quanto le consente la legge. Le valutazioni andranno fatte non sulle intenzioni ma su quanto vi sarà scritto.
    Quello che chiediamo nel cammmino che speriamo si sia aperto è la trasparenza nei processi decisionali, per consentire a tutte le parti di valutare informate e di conseguenza assumere consapevolmente le proprie decisioni.

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  9. L'unica variabile legata all'occupazione, e' il valore della produzione ovvero i ricavi, cioè la capacità dell'azienda di essere competitiva nella propria offerta. Il settore in cui opera il Gruppo IMAR ha subito dal 2006 una riduzione del 35 per cento in numeri e di oltre il 50 per cento in valore. Da anni i 4 principali concorrenti hanno bilanci negativi. Il Gruppo Imar ha pesantemente investito in questi anni per differenziare ed ampliare la propria offerta specialmente nelle rinnovabili, e il mercato ha risposto positivamente, anche se non in modo adeguato rispetto agli investimenti fatti e al conseguente aumento della posizione debitoria che l'azienda ha tentato di equilibrare proponendo un cospicuo aumento di capitale per 2.5 mil. deliberato nell'agosto 2011 alla vigilia della più grave turbolenza finanziaria planetaria del dopoguerra e così, in due mesi, le banche da una disponibilità ad offrire un multiplo dell'aumento sono passate ( non tutte) ad un sistematico assorbimento della liquidità immessa, mettendo l'azienda in condizione di non riuscire a produrre per mancanza di circolante. Per uscire da questo stallo l'azienda deve trovare ancora risorse fresche, cosa non semplice in questi tempi, deve inoltre tener conto delle perdite accumulate nell'ultimo anno per mancata produzione. Per poter immettere risorse senza che queste vengano cortocircuitate e perciò non utili ai fini della ripresa produttiva, l'azienda si avvale delle procedure di salvaguardia contenute nel decreto sviluppo in vigore dallo scorso 11 settembre. Perciò trovare le risorse è il primo problema , esplicare tutte le pratiche per la società " veicolo" funzionale alla continuità , mentre il Gruppo Imar è in " manutenzione" richiede almeno venti gg . è pure un problema. Fatto questo bisogna vedere cosa il mercato ci riserva. Sarà difficile ritornare ai livelli pre crisi in pochi mesi. Penso che dare date e numeri precisi non sia nelle possibilità di nessun comune mortale e chi asserisce il contrario non la conta giusta. Le uniche certezze su cui posso contare sono l'assoluta volontà nel perseguire quanto sopra e il fatto che comunque la nostra gamma di prodotto è tutt'ora fra le più innovative del mercato e non ultimo la fiducia di tanti nostri clienti.
    Francamente credo , con tutto il rispetto, che i riti sindacali o il solidarismo ecumenico poco possono ai fini del successo o meno del piano.

    Severino Corsini

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  10. Non capita tutti i giorni di ricevere da un'azienda italiana informazioni così chiare, delicate e dettagliate: il legale rappresentante del Gruppo Imar ci descrive analiticamente una situazione della quale davvero sembra difficile venire a capo.
    Per noi è una lucida, amara, lezione di come va l'economia ai tempi della crisi.
    Che possiamo dire? Ci piacerebbe sapere se e come essere concretamente utili - anche a livello amministrativo, nell'ambito del quale i nostri due consiglieri comunali William Spassini e Flavio Vida sono pronti a muoversi -al piano di rilancio connesso all'istanza di concordato che Severino Corsini dovrebbe presentare in tribunale a metà mese, soprattutto se esso prevede tempi definiti per il pagamento dei salari in arretrato ai lavoratori e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

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  11. 1200€ circa è lo stipendo di un operaio.
    Con la cassa integrazione lo stipendio si riduce fino ad 800€ mensili se a zero ore .
    Qualcuno si è permesso la leggerezza di chiedere "Ma non ti sei messo da parte nulla?" , con 1200€ mensili si mette da parte poco e solitamente i risparmi sono vincolati.

    Affitto, panettiere , fruttivendolo , macellaio , benzinaio, meccanico, farmacista, energia elettrica , acqua potabile , tasse comunali non vengono automaticamente ridotte del 33% dichiarando di essere in cassa integrazione.

    Se poi questi 800€ non arrivano e non si sa se o quando arriveranno, nasce un certo malumore.

    Io non ho mutui o finanziamenti , non ho moglie, non ho figli da mantenere, ma molti miei colleghi si. Hanno scadenze da rispettare e i ritardi dei pagamenti degli stipendi hanno portato alcuni di loro a trovarsi nell'impossibilità di rispettarle. Chi è in affitto può avere comprensione dal proprietario di casa, ma non sempre.Trovarsi senza gas e corrente elettrica in casa a gennaio non è una bella cosa, e l'inverno si avvicina , di nuovo.

    Il timore per il futuro si trasforma in paura e esasperazione una volta persa la certezza dello stipendio per cui si ha lavorato.
    La fiducia fatica a tornare seppur alimentata da saltuari acconti sugli stipendi arretrati, le promesse non mantenute fanno di nuovo perdere la strada alla fiducia.

    La cassa integrazione straordinaria cominciata a fine giugno verrà corrisposta dall'INPS a data incerta, nell'attesa alcuni dipendenti sono riusciti a ottenere un anticipo della stessa tramite banche per un accordo con l'INPS, traendo un sospiro di sollievo, ma non basta.

    La crisi finanziaria globale tanto richiesta e infine arrivata ha bloccato il mercato edilizio e tutto il resto di conseguenza.
    L'evoluzione dei prodotti del Gruppo Imar ha cercato di tenere il passo con il mercato, parzialmente riuscendoci, sfortunatamente la concatenazione di eventi inerenti alla crisi ha portato l'azienda ad uno stallo finanziario.
    La mancanza di liquidità ha causato ritardi negli approvvigionamenti di materiale, di conseguenza ritardi nella produzione , di conseguenza ritardi nelle consegne ai clienti , perdita di fiducia da parte di clienti. Forse la fretta di soddisfare i clienti ha portato a una minor cura della qualità dei prodotti e di conseguenza una nuova perdita di fiducia.
    La mancata produzione per l'assenza di materiale ha portato all'azienda una ulteriore spesa inutile , scelta discutibile ed opinabile, in opzione alla cattiva pubblicità della cassa integrazione , poi inevitabile. Ma non soffermiamoci sugli errori passati.

    Un concordato e nuovi investimenti basteranno a risanare l'azienda?
    Riconquisteranno la fiducia di fornitori e clienti?
    Probabilmente si dovrà passare una buona fase di restyling dei prodotti , su specifiche della clientela, prima di tornare a produrre. Quindi altra cassa integrazione ed è impensabile riuscire ad evitare un ridimensionamento.

    I dipendenti cosa si devono aspettare?

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  12. Grazie, Mazardi, per la Sua testimonianza, che fa piazza pulita di tanti luoghi comuni.
    Cosa si devono aspettare i dipendenti lo sapremo il 17, crediamo di aver capito.

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  13. Il guaio della dirigenza, è che da sempre ha imparato a credere alle bugie che inventava..
    Vuole forse farci credere che gli stipendi di marzo aprile maggio e giugno siano stati pagati? Vuole forse farci credere che ad oggi, i soldi della cassa integrazione siano arrivati ai dipendenti??? Il fatto che voi paghiate lo stipendio di febbraio in settembre, non vuol dire che noi A SETTEMBRE ABBIAMO PRESO I SOLDI.. C'è una bella differenza!!!

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  14. Gentile Lineaindipendente,
    sono pienamente daccordo con quanto detto dal precedente Anonimo.
    Vorrei aggiungere che la pianificazione deve essere fatta consapevolmente e non nella speranza che si realizzino vendite impossibili sulla carta. Budget imposti ai venditori, acquisti realizzati non sull'effetiva disponibilità finanziaria ma su una necessità di vendita idealizzata, piani industriali lungimiranti e stellari a poco servono se poi, in concreto, ci si scontra con la crisi e si finisce a gambe all'aria. Come ci insegna Darwin l'evoluzione premia chi sà adeguarsi meglio, e più in fretta, alle modifiche del mondo circostante. Lo stesso principio si ha anche nel mondo del business.
    Le colpa ed i meriti di quanto fatto fino ad ora sono solo di chi poteva decidere. Il management. Perchè non è riuscito ad adeguarsi per tempo alle necessità del mercato.
    Un ultima cosa e poi tolgo il disturbo.
    Il Sig. Corsini dice a riguardo delle propria famiglia che dovrà mandarli sulla strada ma, sà che alcune famiglie alle sue dipendenze ci sono da più di un anno?
    Ritardi nei pagamenti risalgono ad Agosto 2011 (ferie fatte con l'amaro in bocca), ritardi nella mensilità di dicembre e tredicesime 2011 (niente santa Lucia per figli e niente soldi per il Natale), mancato riconoscimento dei premi 2011.. e cosi via, fino ad oggi.
    Un saluto

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  15. Registrando la rabbia dei lavoratori negli ultimi due commenti, constatiamo che ci sono almeno due versioni sul pagamento degli stipendi agli operai.
    Rimandiamo ai post pubblicati ieri e oggi l'approfondimento del problema, chiedendo, ai lettori interessati a proseguire il dibattito, di intervenire in calce al post odierno che dà conto dell'incontro di ieri.

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