mercoledì 24 aprile 2024

Dimenticato il centenario di Giovanni Morelli: amnesia involontaria?

Anche di Giovanni Morelli, nato il 2 febbraio di cento anni fa, nessuno nella comunità di Calcinato ha fatto memoria. Scriviamo queste poche note biografiche, sperando che qualcuno le legga e si ricordi del suo sacrificio giovedì prossimo, quando anche nel nostro Comune verrà celebrato il 79esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. 
Figlio del notissimo generale di Stato Maggiore Antonio Morelli, studente al Liceo classico Arnaldo, Giovanni dopo l'8 settembre 1943 non rispose alla chiamata alle armi della Repubblica sociale italiana, ma aderì alla Resistenza, mettendosi in contatto con il capo partigiano Astolfo Lunardi. Dopo la sua fucilazione, nel febbraio 1944 venne ricercato perché il comando del Distretto militare di Brescia rinvenne la sua pratica di ammissione all'Accademia militare di Modena. 
Il padre fu internato nei lager dove, più volte interrogato, rifiutò sdegnosamente di aderire alla Repubblica sociale italiana di Salò. Sulla loro casa di via Garibaldi vigilarono attentamente le SS e le brigate fasciste.
Verso la metà del febbraio 1944 sua madre venne arrestata. Solo allora Giovanni si presentò al Distretto militare e riuscì a farsi assegnare come autista al quartier generale di Salò, da dove continuò a svolgere attività clandestina contro il regime, fino a quando nell’agosto 1944 capì di essere sospettato. Per l’assidua sorveglianza delle SS tedesche e delle brigate nere sulla casa di famiglia, non riuscì a trasportare, nella località stabilita dal comando partigiano, le armi e munizioni che aveva seppellito nell'orto. 
Nel settembre 1944, avvertito dell'imminenza del suo arresto, si allontanò da Salò e il 29 dello stesso mese dovette presentarsi al comando delle SS in Brescia in seguito al nuovo arresto della madre. Rinchiuso in carcere, venne più volte interrogato e ferocemente torturato. Nell'ottobre 1944 le SS riuscirono a scoprire nell'orto dell'abitazione dei Morelli le armi e le munizioni nascoste. 
La casa venne barbaramente saccheggiata e devastata. Oltre alla madre fu arrestata anche la sorella Anna Maria ed entrambe furono condannate dal Tribunale speciale fascista a Bergamo e imprigionate nel carcere di Brescia fino alla Liberazione. 
Nel novembre 1944, ridotto in pietose condizioni per i maltrattamenti subiti in carcere, Giovanni Morelli fu deportato nel lager nazista di Mauthausen. Spogliato di tutto e rivestito con un sacco, fu sottoposto ad altre inenarrabili sevizie dal capo del campo di concentramento, un ergastolano tedesco liberato. Privo di cibo, morì di fame, freddo e botte l’11 febbraio 1945.

2 commenti:

  1. Non posso dimenticarmi di Giovanni Morelli, lo conoscevo per interposta persona; quando andavo a trovare una mia pseudo-zia vedevo sempre, su un mobile in bella mostra, una foto incorniciata che per questa persona rappresentava una quasi reliquia. Chiamarlo santo, potrebbe essere esagerato, ma comunque martire della bestialità di chi lo tradì, insieme ai fratelli Roveri, ad Alberti e ad altri che ora mi sfugge il nome. Santo fu senz'altro il padre Antonio che, annientato dalla perdita del proprio figlio, dopo la Liberazione, facendo parte dell'Epurazione, non si vendicò dei fascisti che fecero arrestare Giovanni.

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  2. Non potrò mai dimenticare Giovanni Morelli, l'ho imparato a conoscere da ragazzino per interposta persona. Questa mia cara conoscente, quando la andavo a trovare, teneva sempre una fotografia di Giovanni in una bella cornice; per lei questo giovane rappresentava quasi una reliquia, un santo da adorare. Santo senz'altro lo fu il padre, generale Antonio, che sopportando lo strazio ed il dolore per la perdita del figlio, dopo la Liberazione, facendo parte dell'Epurazione, venne a conoscenza dei barbari che denunciarono il figlio e lui da cristiano, non fece nulla per vendicarne lo scempio.

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