Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa all’Università Gregoriana di Roma, sarà a Brescia venerdì 30 ottobre per presentare alle ore 18 alla libreria Rinascita di via Calzavellia 26 il suo ultimo libro, “Gli anni difficili. Lorenzo Milani, Tommaso Fiore e le Esperienze pastorali” (edizioni il Pozzo di Giacobbe, pp.286, euro 20). A conversare con l’autore ci saranno Paolo Corsini e Agide Gelatti.
Si tratta della prima monografia dedicata esclusivamente ad “Esperienze pastorali”, un saggio che il sacerdote fiorentino aveva scritto negli anni in cui era viceparroco a San Donato di Calenzano (fra il ‘47 e il ‘54) per raccontare il suo operato. Fu poi pubblicato nel ’58 per la Libreria editrice fiorentina e si impose subito per la forte denuncia delle ingiustizie sociali che imperavano nel dopoguerra, della vita di stenti e di emarginazione degli operai e contadini, privati persino del “diritto ad essere cittadini che posseggono la parola”. Stroncato dalla stampa cattolica e condannato dalla Congregazione del Sant’Uffizio, il testo venne “ritirato dal commercio” poiché conteneva “ardite e pericolose novità” di natura sociale.
Il volume di Tanzarella, oltre ad inquadrare storicamente quella pubblicazione, presenta alcune importanti novità mai pubblicate sinora: la versione originale di “Esperienze Pastorali” con le varianti; le correzioni proposte dal revisore ecclesiastico (il padre domenicano Reginaldo Santilli), le scelte definitive di don Milani e, soprattutto, il carteggio inedito fra il prete e l’intellettuale meridionalista Tommaso Fiore, autore di long seller quali “Un popolo di formiche” e “Il cafone all’inferno”. Fiore lesse con coinvolgimento ed entusiasmo le “Esperienze pastorali” e alla fine del ’58 avviò con il priore di Barbiana un avvincente scambio epistolare, a distanza di pochi giorni dall’intervento repressivo del Sant’Uffizio. Si tratta di un carteggio intenso, che segnala la condivisione della necessità di difendere i poveri dai soprusi dei ricchi, ma anche elementi di distanza e incomprensione riguardo alle modalità dell’impegno politico. A 50 anni di distanza resta il fascino di un colloquio serrato ed esemplare tra due free-taker, l’uno nella Chiesa l’altro nel Pci, appartenenti a due mondi che sembravano destinati all’incomunicabilità e al sospetto reciproco. Ma Tommaso Fiore e don Milani avevano molto in comune: se lo studioso pugliese giudica politicamente impensabile il tempo libero e incarna “l’idea della vita come lavoro, come impegno disinteressato, come non rassegnata sofferenza”, il prete toscano da uno spiritualismo che può rivelarsi rassegnazione nei confronti dell’ingiustizia sociale e chiede ai giovani lavoratori di “studiare e non bestemmiare il tempo in vane ricreazioni”.
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