martedì 3 novembre 2020

Presidenziali USA: il voto di Lawrence Ferlinghetti

Lui che aveva combattuto la più terribile ci ha insegnato a disertare ogni guerra, ad amare i profumi, i saperi, i viaggi e i fiori senza raccoglierli, a offrire inermi sorrisi senza documenti ai vigili urbani; con lui siamo andati in cerca di moscarole e formaggi prealpini, abbiamo capito come tradurre i poeti italiani ed evitare i sensi unici.
Ora va per i 102 Lawrence Ferlinghetti, che ha cavalcato il secolo di vita ormai alle spalle passando da una pandemia all'altra: sopravvissuto alla nascita in pieno picco americano della spagnola, resiste indenne anche all'ecatombe mondiale da Covid19.
Le radici bresciane vibrano dense e profonde anche nell'ultima antologia di quest'uomo considerato unanimemente dalla critica fra i maggiori scrittori viventi: “Fui concepito nell'estate del millenovecentodiciotto / mentre era in corso una qualche guerra / ma non impedì a due persone / di fare all'amore a Ossining quell'anno" recita l'incipit di True Confessional, pezzo forte dei Greatest Poems pubblicati da Mondadori.
La traduzione di Leopoldo Carra rende giustizia anche nella lingua di suo padre a quest'uomo che non poté mai conoscere il genitore, essendo Carlo Ferlinghetti da Chiari scomparso prima della nascita del quinto figlio. Dopo aver girato mezzo mondo, l'avventuroso battitore d'aste era approdato agli inizi del secolo scorso nello stato di New York dove mise su famiglia, morendo d'infarto nell'ottobre 1918: Lawrence nascerà il 24 marzo 1919.
E se da un lato il poeta consegna antifrasticamente alla nube dell'indefinito quel grandioso e terribile conflitto mondiale, da diverse pagine di questa silloge - che riprende testi dalla prima raccolta del 1955 Pictures of the Gone World fino all'ultima At Sea - promanano gli echi di una infanzia languida e sofferta, consentendoci di ripercorrere la sua ricchissima parabola esistenziale.
Poeta, editore, pittore, libraio di lungo corso, non manca di dire la sua sul presidente più controverso della storia americana, dalla elevatissime vette di sorprendente freschezza con le quali prosegue indomito la lotta contro le guerre e il capitalismo, in opere e performance che sono salutari iniezioni di fiducia nella libertà, nella nonviolenza, nella possibilità che tutte le donne e gli uomini del pianeta possano vivere felici.
Una delle ultime poesie che ha scritto di recente, Trump's Trojan Horse, ha ispirato le piazze della protesta americana degli ultimi tempi:
“Omero non visse abbastanza a lungo
per raccontare la Casa Bianca di Trump
che è il suo cavallo di Troia
da cui tutti gli uomini del presidente
sono saltati fuori per distruggere la democrazia
e installare le multinazionali
come dominatrici assolute del mondo
persino più potenti degli stati
E sta succedendo mentre dormiamo
Inchinati, o uomo comune,
Inchinati!”
Adesso che New York gli ha reso tardivamente omaggio con la prima mostra dedicata a suoi dipinti - allestita alla New Release Gallery, al civico 60 di Mulberry Street, dalle parti di Chinatown - che nonostante la pandemia ha avuto migliaia di visitatori chiudendo i battenti (dopo una proroga di tre settimane) venerdì 23 ottobre, Lawrence Ferlinghetti - che ormai non ci vede più e soffre di diversi acciacchi dovuti alla veneranda età - non ha bisogno di prendere posizione sulle elezioni presidenziali di martedì 3 novembre. A Columbus Avenue, nel cuore di San Francisco, la sua dichiarazione di voto imbandiera da mesi il City Lights Bookstore, la più famosa libreria d'America da lui fondata nel lontano 1953: STOP WAR AND WAR MAKERS.
Flavio Marcolini

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