lunedì 17 febbraio 2020

Con i portuali genovesi: no alle navi di guerra!

Da mesi a Genova è in atto una mobilitazione partita dai lavoratori del porto, che ha impedito l'imbarco di materiale bellico diretto in Arabia Saudita e destinato alla guerra in Yemen. Analoghe manifestazioni a sostegno del blocco del traffico di armi si sono svolte in altri porti europei - Bilbao, Le Havre, Marsiglia - contro le navi della compagnia saudita Bahri, che rifornisce di armi e mezzi militari tutto il Medio Oriente. 
I venti di guerra però non si sono fermati né in Siria, né in Libia, né in Iraq: conflitti sanguinosi quotidianamente mietono vittime, devastano territori, spingono migliaia di persone ad abbandonare i loro paesi per emigrare. Il complesso militare industriale è tra i molti responsabili di questa escalation, in combutta con governi sempre pronti ad approvare politiche di saccheggio verso le risorse naturali in varie zone del mondo. Il combinato disposto con una crisi economica non risolvibile all'interno del sistema capitalista rende la guerra una costante nelle nostre società. Fermarli però è possibile, cominciando dai territori. 
Oggi a Genova arriva una nuova nave carica di armi, la Bahri Yanbu. I lavoratori chiamano tutta la città solidale a unirsi a loro per bloccare l'ennesimo traffico di morte. Chiediamo a tutti i lavoratori, ai cittadini, ai sindacati e alle forze politiche di sostenere questo blocco trasformando la giornata in un'azione nonviolenta contro la guerra e per la pace. Dalla produzione bellica alla sua logistica, dalle basi militari ai centri di ricerca, l'ingranaggio bellico è ampio e diffuso e permette a chiunque e dovunque di agire per opporvisi: la guerra è un crimine contro l'umanità.

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