lunedì 9 gennaio 2017

Guarire dall'epatite: la storia di un compagno

L'epatite C è una patologia molto diffusa anche dalle nostre parti. Sarebbero circa un migliaio le persone che ne sono affette nel Bresciano e almeno 170 mila i casi acclarati in Italia, stando alle stime più prudenziali.
 Per curare questa infezione che costituisce una delle principali cause di cirrosi, trapianto e tumore epatico, negli ultimi anni la ricerca scientifica ha compiuto passi da gigante: sono state infatti approvate e commercializzate nuove cure che vanno a sostituire le più datate e meno efficaci terapie a base di interferone pegilato e ribavirina.
 “Oggi non solo i tassi di guarigione vengono pressoché raddoppiati – osserva un giovane compagno  di Calcinato, che ha scoperto da sei anni di esserne affetto -  ma gli effetti collaterali diminuiscono sensibilmente”.
 Fin qui sembrerebbe delinearsi un quadro davvero rassicurante per i pazienti, i cui giorni da malati sarebbero prossimi alla fine. Ma proprio quando tutte le pedine occupano la giusta posizione, qualcosa impedisce di compiere la mossa che potrebbe chiudere definitivamente la partita con l'indesiderato ospite.
 “Le nuove cure - denuncia il giovane - hanno prezzi decisamente proibitivi, che impediscono al sistema sanitario nazionale di erogare la cura a tutti i pazienti colpiti dal virus, centellinando la prescrizione esclusivamente ai casi più gravi. Così i pazienti ancora 'troppo sani' si trovano bloccati in uno strano limbo, nel quale non sanno se gioire per il fatto di essere ancora in buone condizioni o se disperarsi per il fatto di avere un danno così lieve tale da negare loro la possibilità di essere curati subito”.
 Ma non tutti accettano la situazione. “Ovviamente - informa - chi ha la possibilità di sborsare i 70 mila euro necessari all'acquisto del farmaco non ci pensa due volte. Ma pochi hanno a disposizione somme tanto ingenti . Molti sono costretti a vendere casa, ipotecare i propri beni, chiedere mutui e prestiti, solo per riaffermare un diritto sancito dalla nostra Costituzione, che viene loro negato: il diritto alla salute”.
Privi di tutele, molti decidono allora di riprendere il controllo sulla loro salute trovando una strada per poter guarire, non tra qualche anno o in un imprecisato futuro, ma adesso. Ed è quello che hanno fatto, fra gli altri, il giovane calcinatese e una coppia di pensionati franciacortini (aiutati e accompagnati in questa avventura da uno dei loro figli) che sono andati fino a Mumbai, in India, per "mettere le mani sui tanto agognati farmaci salvavita”.
 “Tutto è partito - specifica il giovane compagno - dalla puntata 'Caro farmaco' del programma televisivo di Rai3 Presa diretta, alla quale il signor Mario Buffa raccontò brevemente la propria esperienza indiana e di come si fosse procurato, in maniera perfettamente legale e trasparente, la cura. Da quel momento il nostro è stato un incessante lavoro di ricerche in rete, messaggi a blogger e attivisti dall'altro capo del pianeta, mail a ospedali e distributori farmaceutici indiani, che ci consentono di acquistare a un prezzo decisamente più abbordabile, che va dai 700 ai 1150 euro, il prodigioso farmaco”.
  “A Mumbai - annuncia - dopo aver consultato un epatologo che ci ha prescritto la ricetta per comprare i farmaci, abbiamo potuto contattare un distributore farmaceutico che ci ha recapitato la cura, iniziata al nostro ritorno in Italia. E i risultati non si sono fatti attendere. Dopo soli sei giorni dall'inizio della terapia, il valore quantitativo del virus si è già negativizzato. Certo è solo un primo segnale; la conferma definitiva della sua scomparsa si avrà solo a tre mesi dalla fine del trattamento. Ma è davvero un riscontro incoraggiante, non solo per noi, ma per tutti quelli che si trovano nella nostra stessa situazione e che sono determinati a guarire”.

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