mercoledì 15 aprile 2015

Dalla Scuola di Barbiana all'economia solidale: doppio appuntamento con Franco Gesualdi

Venerdì 17 aprile alle ore 21 a Palazzo Laffranchi in Piazza Martiri della Libertà a Carpenedolo (e poi sabato 18 alle 8.30 alla palestra dell’Istituto Don Milani di via Marconi 41a Montichiari) l'economista Franco Gesualdi terrà una conferenza dal titolo ”Uscire dalla crisi oltre il mito della crescita”.
  Noto per le sue iniziative di cooperazione con i paesi in via di sviluppo, Gesualdi ha attraversato da protagonista gli ultimi decenni della vita sociale italiana. Nato nel 1949 nei pressi di Foggia, ha frequentato la scuola popolare di Barbiana, condotta da don Lorenzo Milani (è lui il Francuccio al quale sono indirizzate numerose lettere nonché il testamento spirituale del priore). Attivo nel movimento del ‘68 come sindacalista, nel ’70 entra in fabbrica come operaio. Dopo un paio d’anni è insegnante a tempo pieno alla “scuola di servizio sociale” di Calenzano. In seguito compie missioni sociosanitarie e agroalimentari nel Terzo mondo, operando con la moglie nel Bangladesh. Tra i suoi volumi più noti, oltre ai contributi nella stesura della celebre “Lettera a una professoressa”, si ricordano “Signornò” (una storia di naia pubblicata nel ’73 da Guaraldi che vendette 25 mila copie in pochi mesi) e il manuale alternativo “Economia: conoscere per scegliere”.
 A Vecchiano, in provincia di Pisa, dirige il Centro nuovo modello di sviluppo,  coordinamento nazionale del movimento dei “consumatori critici” nei confronti degli iniqui meccanismi che regolano i rapporti fra i produttori del Sud del pianeta e i distributori delle merci.
 Di fronte ai diktat della finanza internazionale, Gesualdi non crede che l'unica cosa che si possa fare sia stringere la cinghia e pagare. In pagine di avvincente lettura ricostruisce la storia del fenomeno, mostrando come il debito non nasca da una serie di sfortunate circostanze e di errori di pianificazione, ma da una precisa e condivisa strategia, orientata a contenere il conflitto sociale e a rafforzare la posizione di rendita di un apparato bancario e finanziario dall'appetito insaziabile.
  Alla lunga quella strategia ha mostrato la corda, com'era prevedibile, e a quel punto le forze della finanza globale l'hanno denunciata come la disinvolta iniziativa di governi inclini allo sperpero. E soprattutto l'hanno duramente sanzionata, imponendo il ricorso a misure di austerity destinate a impoverire ulteriormente larghi strati della popolazione.
 Sfuggire al ricatto della finanza internazionale, per l'economista toscano, è possibile solo ristrutturando, anziché onorare ciecamente, il debito degli stati sovrani, prestando maggior attenzione alle esigenze dell’ambiente e ai reali bisogni delle persone.

Nessun commento:

Posta un commento