giovedì 12 febbraio 2015

Un "ribelle per amore"

Settant'anni fa nel lager di Gusen moriva di fame, maltrattamenti e freddo Giovanni Morelli.
Questo giovane è una delle figure più fulgide della Resistenza calcinatese al nazifascismo. Nato a Montecatini il 2 febbraio 1924, dopo l’8 settembre 1943 si rifiutò di entrare nell’esercito della Repubblica sociale italiana e aderì al movimento partigiano guidato da Astolfo Lunardi.
 Fucilato Lunardi dai tedeschi il 6 febbraio 1944 a Mompiano, fu spiccato contro di lui un mandato di cattura. Nel frattempo il padre, il generale Antonio, veniva internato in Germania per essersi rifiutato anch’egli di aderire alla Rsi  e sulla casa di famiglia in via Garibaldi si concentrò l’attenzione dei nazisti e delle brigate nere.
 Fattosi assegnare come autista al quartiere generale repubblichino a Salò, Giovanni in quel pericoloso ambiente continuò a svolgere una coraggiosa attività clandestina, operando per la consegna di un quantitativo di armi e munizioni che aveva seppellito nell’orto di casa. Avvertito dell’imminenza del suo arresto, nel settembre 1944 si allontanò da Salò, ma dovette poi presentarsi al comando delle SS di Brescia perché durante una perquisizione dell’abitazione (durante la quale il fratello Giulio era riuscito fortunosamente a fuggire) la sorella Anna Maria e la madre erano state arrestate e incarcerate prima a Villa Feltrinelli, poi a Canton Mombello, dopo una condanna del Tribunale speciale di Bergamo (ne usciranno il 25 aprile 1945).  
 Incarcerato sua volta, fu più volte interrogato e torturato. Le armi furono poi scoperte (e la casa di via Garibaldi saccheggiata e devastata ) per una confessione estorta sotto tortura a un altro partigiano, che subito dopo si impiccherà in cella.
 In pietose condizioni di salute per le sevizie subite, Giovanni Morelli fu deportato in catene al campo di sterminio di Mauthausen, dove giunge il 19 dicembre: il suo calvario si sarebbe concluso il 12 febbraio 1945 a Gusen.

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