Verso le ore 15 il corteo si è mosso guidato
da un trattore giunto dalla campagna di Calcinatello, zona fra le più colpite
da questa grande opera pubblica.
Accompagnati
dalla tambureggianti musiche degli Appel, i manifestanti hanno percorso le vie Tarello, Garibaldi, Roma, Tirale, per giungere
in via Campagna di Sopra dove, proprio nel punto in cui sorgerà uno dei più
grandi cantieri per la costruzione della nuova linea ferroviaria, ha preso la
parola il consigliere comunale di Lonato Giovanni Contiero, il quale ha ricordato
che “la galleria che partirà da qui giungerà sino al
territorio di Desenzano , scorrendo a una profondità di 40 metri e con cunicoli
a doppia canna e sbucando fra le località Bornate e San Lorenzino”.
“Questa galleria - ha detto - costerà 700
milioni di euro, praticamente 100 milioni al chilometro, con un’area di
cantiere che occuperà 100mila mq. E tutto ciò mentre si trascura da tempo la
viabilità di collegamento di questa frazione”.
In seguito Fiorenzo Bertocchi, sempre del Comitato
organizzatore, ha dichiarato che “barano i Comuni quando dicono che intendono gestire
e non subire l’opera: l’unico modo per non subirne l’imposizione dall’alto è
non accettarla. E invece le amministrazioni si limitano a chiedere compensazioni
qua e là sul territorio per ottenere quei fondi che con il Patto di stabilità
non riescono più a giungere loro”.
Lasciata
la frazione Campagna, all’imbrunire il corteo si è diretto verso via Tirale per
poi proseguire attraverso le vie Montebello e Borgo Clio, imboccando in seguito
il tratto di corso Garibaldi che ha ricondotto i partecipanti in Piazza Martiri
della Libertà, dove poco dopo le ore 17 è stata offerta la merenda a tutti i presenti
e sono intervenuti, oltre ai portavoce dei diversi comitati locali dei paesi sulla
tratta Brescia-Verona, anche altre due militanti. Il consigliere comunale di Lonato
Daniela Carassai ha detto che”anziché tutelare il territorio, l’amministrazione
comunale sembra ora cercare di alzare il prezzo per realizzare quelle opere che
in cinque anni non è riuscita a fare”. Invece Cristina Cicorella, madre di
Mattia, il giovane in carcere da un anno a Torino insieme ad altri tre compagni
del movimento con l’accusa di aver distrutto un compressore nel cantiere di
Chiomonte, in Val di Susa, ha ricordato che “per questo capo d’imputazione rischia
fino a dieci anni di prigione: al Tribunale di Torino la sentenza è prevista
per mercoledì 17 dicembre”.
Infine ha chiuso la manifestazione il
cantautore gardesano Fabio Koyru Calabrò, che accompagnandosi all’ukulele ha
cantato l’inno “No Tav”, composto la sera prima ma già cliccatissimo alla pagina
web https://www.youtube.com/watch?v=l9pwwaEEjSo.
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