Gli
obiettori di coscienza al servizio militare tornano in prigione. A quarant’anni
dall’approvazione della legge istitutiva del servizio civile domenica 18
novembre quegli ex giovani profetici, ormai sessantenni, accompagneranno i
cittadini interessati nella visita all’ex
carcere militare di Peschiera del Garda, la famigerata Caserma XXX Maggio, dove
soggiornarono per lunghi mesi anche diverse figure dell’antimilitarismo
bresciano.
Dalla nostra città il Movimento Nonviolento,
che promuove la manifestazione in collaborazione con il Comune di Peschiera del Garda, organizza un pullman
che partirà dal piazzale dell’Om Iveco in via Volturno alle ore 9. Alle 10
l’arrivo a Peschiera, dove mezz’ora più tardi il corteo partirà dal piazzale
del Municipio. Previsti gli interventi del sindaco Umberto Chincarini, del Presidente del Movimento Nonviolento Mao Valpiana, dell’obiettore di
coscienza Matteo Soccio e del giornalista
della Rai Beppe Muraro.
Alle 11 ci sarà la visita all’ex carcere militare, guidata fra
gli altri dal rezzatese Claudio Bedussi, poeta e insegnante che qui trascorse
in cella lunghi mesi fra il 1971 e il 1972 per aver rifiutato di indossare la
divisa. Come si ricorderà, a difenderlo intervenne allora nel processo l’avvocato
Mino Martinazzoli.
“Il mio fu un atto di disobbedienza civile al
servizio militare e agli apparati di guerra, considerati fino allora come
uniche possibilità di difesa della collettività, indipendentemente dalle cause
economiche e di potere che alla guerra portano e che affrontate consentirebbero
di convertire le armi in aratri” ricorda Bedussi.
“Il fatto di pagare di persona era solo un
aspetto del problema” osserva. “Con queste scelte volevamo sollecitare
l’approvazione di una legge sul servizio civile che consentisse ai giovani un
servizio diverso da quello militare a vantaggio della società e della lotta
contro le cause che portano periodicamente agli eventi bellici”.
“Una volta dietro le sbarre - racconta - la
sorpresa più grande fu sperimentare l’anima violenta del nostro cosiddetto
vivere civile, che normalmente è celata dietro una serie di veli e di
perbenismo che la mascherano. Provai su di me e i miei compagni di detenzione
tutti quei meccanismi di violenza e di spoliazione della personalità, che oltre
all’ovvia privazione della libertà, rappresentano una tortura suppletiva
destinata a trasformare in peggio il detenuto, altro che pena rieducativa. Così
mettemmo in campo azioni per migliorare la vita carceraria e le pagammo con
minacce, cella d’isolamento e altri mesi di carcere”.
Con Bedussi l’altro bresciano incarcerato a
Peschiera, dopo l’arresto a Torino nel Centro Spastici dove prestava servizio
civile, fu il calcinatese Carlo Filippini, poi fondatore a Roma insieme ad
altri militanti della storica Lega obiettori di coscienza.
A coordinare la rete di sostegno ai giovani
incarcerati era Adriano Moratto, ora
animatore della sede del Movimento in
via Milano 65. “Torniamo in carcere per ricordare la lunga storia da cui è
partito l'attuale servizio civile nazionale: è necessario che le giovani
generazioni sappiano che nulla viene regalato e che nulla è dato per sempre”
spiega Moratto.
“A Peschiera finivano tutte le marce
antimilitariste” sottolinea. “Lì andavamo per gridare la nostra solidarietà e
vicinanza ai compagni rinchiusi, per un ideale di pace e fratellanza, nelle
celle anguste e malsane di una caserma ottocentesca. Ricordo gli improvvisi
silenzi della folla sotto le mura per sentire le voci che giungevano dall'
interno, con il timore delle ritorsioni dei secondini: pestaggi, cella di
rigore, denunce. Un intera generazione di giovani solidarizzò con gli
obiettori, fino alla legge che aprì le porte del carcere e istituì il servizio
civile”.
“Quello di domenica - conclude - sarà un
momento di stimolo a riaffermare la necessità del primato della coscienza,
perché oggi come ieri è necessario ritrovare la capacità di opporsi al
pensiero unico dominante che ci vuole rassegnati e impotenti”.
Gli interessati a prenotare
la propria partecipazione alla giornata di mobilitazione possono acquisire informazioni
al 339/6243617 oppure scrivere a movimentononviolento.bs@alice.it.
Nessun commento:
Posta un commento