Il 26 giugno abbiamo inviato al Sindaco di Calcinato una serie di considerazioni sul Piano di Governo del Territorio, che di seguito pubblichiamo.
"Con questo documento intendiamo sottolineare le criticità che abbiamo rilevato nella formulazione definitiva del PGT, chiedendo una attenta rivalutazione dei seguenti punti.
1. L’iter
a. Contestiamo la modalità con cui è stato elaborato il Piano, predisposto senza l’adeguata partecipazione delle parti interessate alla pianificazione, come invece è espressamente previsto dalla legge regionale 12/2005. Ricordiamo anche che non c’è stata la benché minima discussione delle scelte della Giunta Municipale e del tecnico estensore: sarebbero stati opportuni dei passaggi di verifica intermedi dei diversi componenti del piano durante la loro elaborazione (quanto meno in Commissione Urbanistica e in Consiglio Comunale).
b. Contestiamo la stesura del Piano che, privo di una visione di ampio respiro, non tiene conto di un ordinato e razionale utilizzo delle risorse del suolo né tanto meno della salvaguardia dell’ambiente.
c. Contestiamo il fatto che non siano state create le sinergie attivabili tra le parti sociali ed economiche del territorio comunale. A nostro avviso la strategia di sviluppo, non necessariamente edilizio, del territorio comunale dovrebbe scaturire da chi vi opera realmente, con la proposta dei futuri scenari che si intendono prospettare formulate interloquendo con artigiani, commercianti, industriali, parrocchie, società sportive, sindacati, cooperative, associazioni di volontariato, privati cittadini.
d. Contestiamo la durata dell’iter (ben sette anni!), durante i quali il vecchio e tanto vituperato (dalla Giunta Municipale precedente e da quella attuale) PRG è stato attuato a spron battuto, spesso incrementando le possibilità edificatorie (si vedano, ad esempio, le varianti con piano di recupero di cui abbiamo perso il conto e le proroghe ai piani attuativi in sospeso). L’attuale PGT è una riproposizione dello schema di costituzione del PRG: segue la logica dello scambio di interessi parcellari e le aree non partite del PRG vengono semplicemente riproposte pari pari.
2. La filosofia
La legge lombarda utilizza dei termini specifici per definire la nuova strategia di pianificazione: parla di COMPENSAZIONE, PEREQUAZIONE, INCENTIVAZIONE URBANISTICA E SUSSIDIARIETA’. Lo scarto ontologico tra PRG e PGT sta in questo; è evidente che non possiamo utilizzare il territorio all’infinito, ma dev’essere usato in maniera intelligente e oculata; si doveva passare dallo sviluppo infinito al Governo della trasformazione dell’esistente, in un ottica di ottimizzazione, limitazione dello spreco, miglioramento dei servizi e rispetto del paesaggio.
I quattro termini individuano delle strade che il piano doveva interpretare e rendere norma, in funzione delle reali necessità, anche minute, del territorio, derivate da una conoscenza attenta, orientata e opportunamente informata e condivisa.
3. I contenuti
a. Il Piano delle Regole
I nove ambiti di trasformazione presentati pongono enormi perplessità. Avremmo apprezzato, in linea generale, un risparmio totale del consumo del suolo, compatibilmente con le richieste avanzate, e riteniamo che una politica di effettiva crescita zero, previamente annunciata, discussa, motivata e condivisa, avrebbe consentito di gestire più agevolmente anche le singole richieste di inserimento. Il Piano delle Regole, non dimentichiamolo, è il luogo della gestione della trasformazione del paese, non necessariamente il documento dell’ampliamento a tutti i costi delle zone urbanizzate. Dal punto di vista normativo esso è invece estremamente rigido, figlio di una logica da PRG, che pretende di controllare e standardizzare gli interventi, anche minuti, dimenticando di indicare con precisione macroregole morfologiche e insediative. Il regolamento edilizio può essere variato anche in pochi mesi, mentre le regole di trasformazione vincolano il territorio per generazioni (insomma, meglio un paragrafo in meno sulle ringhiere ma delle considerazioni più precise sullo sviluppo agricolo o industriale, tanto per fare un esempio).
Rispetto agli ambiti di trasformazione, dovevano avere maggior peso, in sede di inserimento e di approvazione, le valutazioni legate alle condizioni geomorfologiche, alle criticità idro-geologiche (legate alle zone di esondazione), alla salvaguardia del paesaggio agricolo-produttivo.
Il Piano delle Regole avrebbe dovuto intervenire in modo più deciso sulla compensazione del doppio regime dei suoli, evitando l’apposizione di “francobolli” qua e là, di su e di giù, in maniera caotica, irazionale e incomprensibile (o forse fin troppo comprensibile, ma non dal punto di vista delle necessità di sviluppo).
b. Il Piano dei Servizi
Esso deve rispettare il principio di sussidiarietà e i documenti depositati non fanno pensare a una reale percorribilità dell’iter normale per le opere pubbliche programmate. Il Piano dei Servizi ancora una volta è corollario agli altri documenti, contrariamente a quanto previsto dalla normativa, la quale impone che sia propedeutico alle necessità del PGT.
c. Il Documento di Piano
E’ del tutto assente una visione generale dello sviluppo del paese. Piccoli interventi in risposta alle esigenza di carattere privato non possono sostituire un’idea complessiva di sviluppo del territorio, determinabile invece con ben altre potenzialità progettuali (prevedendo, per esempio, il Parco sul Fiume Chiese, il Parco delle Colline, il Mercato a chilometro zero, una ridefinizione della rete di trasporto comunale, un riassetto della struttura viaria, l’incentivazione alle produzioni agricole di qualità tracciabile)".
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