lunedì 7 dicembre 2020

Lidia Menapace è morta

Non ce l'ha fatta Lidia Menapace: dalle 3.10 di stanotte, la pura e dolce vita che l'ha attraversata per 96 anni non c'è più. 
Nata a Novara nel 1924, è una giovanissima ma ancor più coraggiosa staffetta partigiana e poi, proprio per questo, entra nel movimento per la nonviolenza. 
Impegnatasi in politica nella Democrazia Cristiana, ne esce nel fatidico 1968. Tra gli animatori del quotidiano “il manifesto”, sarà poi protagonista di tutte le battaglie per la pace, per la giustizia sociale e per l’emancipazione femminile, fino ad approdare in Senato nel 2006 nelle file di Rifondazione Comunista. A Palazzo Madama il suo impegno antimilitarista le costa la presidenza della Commissione Difesa del Senato: alla vigilia dell'elezione, in un'intervista al “Corriere della Sera” dichiara quello che tutti sanno, “le Frecce Tricolori sono uno spreco e inquinano". 
Esile di costituzione, ironica per vocazione e anticonformista nel profondo, nella vita pubblica e in quella privata, nelle idee e nello stile di vita, Lidia è sempre stata per noi un solido punto di riferimento, una compagna coerente con i valori della propria giovinezza. 
Impossibile dimenticare i suo racconti di una formazione umana e civile vissuta sotto le bombe, nelle fughe in bici col terrore di incontrare i nazifascisti, i messaggi in codice imparati a memoria, i libri studiati al buio con la candela durante i coprifuoco. 
Chi non l'ha mai incontrata può leggere i suoi libri Canta il merlo sul frumento e Io, partigiana. Nelle sue conferenze e interviste Lidia amava ripetere un ricordo d'infanzia: "Mia madre insegnò a noi due figlie un suo codice etico. Ci diceva: 'Siate indipendenti economicamente e poi fate quello che volete, il marito lo tenete o lo mollate o ve ne trovate un altro. L'importante è che non dobbiate chiedergli i soldi per le calze'”.

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