lunedì 18 agosto 2014

Aldo Busi e i profughi in arrivo a Montichiari

Pubblichiamo integralmente l'intervento dello scrittore apparso ieri sul dorso bresciano del Corriere della sera.

Sulla nota del Dipartimento per le libertà civili e l´immigrazione del Ministero dell´Interno che l’8 agosto ha previsto la sistemazione di almeno 200 profughi nell´ex caserma Serini alla Fascia d´Oro di Montichiari, lungo la strada che porta all´Aeroporto Gabriele D´Annunzio, bisognerà pur dire due parole. 
Aver inserito l´ex caserma tra le strutture dismesse e utilizzabili per le finalità dell´accoglienza degli stranieri significa non conoscere la struttura di cui si parla. Io la visitai alla fine degli anni Ottanta, per una conferenza ai militari che vi erano alloggiati, e già allora mi sembrava molto spartana, anzi, un bel po’ malandata. Recentemente l’ho rivista, è assai malridotta e vi mancano le condizioni minime di agibilità. Invece di portarli in un edificio fatiscente il cui ripristino appena decente potrebbe comportare un paio di milioni di euro minimo e chissà quanto tempo, le autorità competenti farebbero prima, e con meno costi, a trovare sul territorio una serie di alloggi adeguati, che potrebbero essere assegnati loro in locazione a canoni calmierati coperti dalle amministrazioni comunale e regionale nell’ambito di un apposito capitolo di spesa corrente creato a bilancio. Ma anche questa non può essere la soluzione di un problema che a medio termine va affrontato distribuendo equamente i nuovi arrivati su tutto il territorio nazionale da Palermo ad Aosta ad Ortisei, facendo finalmente cadere i vieti privilegi di cui ancora godono le regioni a statuto speciale, con il coinvolgimento diretto degli enti locali che non possono e non devono subire diktat irresponsabilmente calati dall’alto. 
La effettuazione delle necessarie opere di riqualificazione di cui parla il documento del Ministero porterebbe a lungaggini inutili, che fanno a pugni con la logica dell’emergenza che dovrebbe ispirare operazioni di questo tipo, considerato il fatto che, dopo 300 anni di colonialismo e 50 di smaltimenti abusivi di scorie e rifiuti tossici, da anni il continente africano manda ogni giorno sulle nostre coste centinaia di disperati che vengono a riprendersi una milionesima parte di quello che è stato depredato ai propri padri. Già ne arrivano due su tre - io da tempo non compro più pesce del Mediterraneo per paura di mangiare libici, somali, siriani o iracheni, non sono cannibale, preferisco quello di allevamento o il merluzzo dell’Atlantico - per finire in case cosiddette di accoglienza ovvero centri di identificazione ed espulsione, dove si sono viste persone, denudate, lavate con la canna dell’acqua; almeno chi si salva da queste odissee inenarrabili riceva una ospitalità umana, in linea con le norme del diritto internazionale vigenti in materia. 
Insomma, questa gente non deve subire una ennesima e reiterata forma di martirio, fra l’altro in un contesto sociale, quello monteclarense, totalmente sguarnito, con poco più di dieci carabinieri in servizio e altrettanti in organico alla Polizia locale, oltre che automezzi e dotazioni di sicurezza insufficienti a contenere possibili e comprensibili fughe di profughi dalla caserma. 
Montichiari è rimasta assolutamente priva di politiche d’integrazione negli ultimi 15 anni, un periodo lunghissimo per i tempi che corrono, durante il quale il numero degli stranieri è lievitato a oltre 5mila, per limitarci a conteggiare le presenze regolari. Queste persone sono vissute, e si vivono esse stesse, come corpi estranei alla nostra cittadina: quando mi incontrano hanno ancora ritrosia a salutare persino me, che per principio saluto tutti, perché non sono abituate alla gentilezza civile che riservo loro come a tutti da sempre. 
Quello delle forme di accoglienza da dare a questi profughi è un argomento che dovrebbe sviluppare un acceso quanto veloce dibattito. Non per temporeggiare con la furbizia a corto di fiato di chi fa lo gnorri, ma per risparmiare tempo, dolore, criminalità e dare una soluzione fattibile, pragmatica e dignitosa. Invece qui a Montichiari tutto tace. Forse sono in ferie: ebbene, rientrino immediatamente. Io, ad esempio, vorrei conoscere la posizione della Chiesa locale, sentire il parere dei sindacati, delle associazioni di categoria, del volontariato. Invece sento solo il diffondersi di facili quanto sciocchi allarmismi sul fatto che i nuovi arrivati porterebbero nuove malattie: dire queste cose significa, non so quanto inconsapevolmente o consapevolmente, seminare discordie, non conoscere le profilassi poste in atto nei centri medico-sanitari di prima accoglienza sulle isole e nei luoghi ai quali questi disperati approdano, scatenare una guerra fra poveri assai pericolosa perché porta alla diffidenza, alla rabbia, al rancore, che prima o poi finiscono per diventare reciproci, creando ghetti e comunità chiuse di tutti contro tutti. Mi aspetto che la nuova amministrazione comunale di Montichiari si ispiri molto di più all’operato del sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini che non a quella vecchia, vecchia e di bassa lega in tutti i sensi: meglio duecento profughi che una sola discarica in più, perché bisognerà pur cominciare a decentrare e distribuire anche quelle. 
Possono cominciare passando almeno una mano di vernice sulle scritte ‘Munticiàr’ agli ingressi della città, allestire in municipio il registro delle coppie di fatto, istituire nelle scuole corsi di educazione sanitaria per la prevenzione delle malattie veneree e da tossicodipendenze, contro l’omofobia e il machismo e, magari, contro il clericalismo di chi vorrebbe abolire la realtà per imporre i suoi sempre più bislacchi, ridicoli e pelosi idealismi. Inoltre, ovviamente, si potrebbe sempre far partire un paio di treni di millecinquecento profughi ciascuno con destinazione Monaco di Baviera, Salisburgo, Lione, Anversa, Rotterdam, Bath, Ginevra e navi da crociera mensili, però con quindicimila profughi per volta, che facciano scalo a New York. Con tutti i miliardi di dollari fatturati dalla fornitura di armi Made in Usa alle dittature africane e mediorientali, Obama e il Congresso dovrebbero ospitarli full credit al Pierre per il resto della loro vita. 
Infine, nel mio piccolo pur sempre relativo, io a Montichiari ho un bell’appartamento arredato di 70 mq, abbastanza per accogliere un piccolo nucleo famigliare. Se l’amministrazione comunale provvede alle spese di luce, acqua, gas e condominiali, oltre ad assumersi la responsabilità civile e penale degli inquilini, glielo cedo in comodato per cinque anni e non voglio alcun affitto, il che significherebbe pur sempre circa 30mila euro di tasca mia. Sono sicuro che ci sono almeno cento monteclarensi che non vedono l’ora di essere messi in grado di fare altrettanto. 
Aldo Busi

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