Il Piano di governo del territorio rappresenta la massima
espressione politica di un’amministrazione comunale: in questo documento sono
contenute non solo le previsioni insediative, ma l’idea di comunità, di città
di cui un governo si fa portatore e sul quale ha costruito il suo consenso.
Il nostro giudizio sul Pgt votato il 28 dicembre 2012 è
quello della massima distanza: tecnica, politica, economica, urbanistica. Per
tale ragione non abbiamo ritenuto di dover partecipare alla votazione di un
documento sul quale in diverse forme, nel corso degli ultimi sette anni,
abbiamo espresso i nostri punti di vista. Mancato in questo dilatato lasso di tempo l’aspetto
partecipativo, non avendo potuto minimamente incidere sulle premesse, sulle
analisi e sulle scelte, la nostra presenza in fase di voto è assolutamente
inutile.
Altro corollario a quanto sopra espresso: scopriamo solo in
sede di discussione dell’esistenza di un’ulteriore osservazione relativa
all’area Efercal (comunicata estemporaneamente alla collega del Pd), dopo che
il consiglio comunale (il terzo in un mese) viene convocato al limite della
scadenza delle osservazioni, i cui documenti sono consegnati, in fretta e
furia, a cavallo di festività e periodo di vacanza. E questo è un atteggiamento
consolidato della giunta Legati, che propone documenti relativi a scelte di lunga durata (fatte altrove e in
precedenza: Garda Uno docet) soli cinque giorni prima della seduta del
consiglio, interpretando il proprio ruolo pro tempore quasi fosse quello di un
podestà.
Voto che, in fase di adozione, ha conosciuto un momento di
enorme criticità democratica: la scelta, legittimata da una sentenza del TAR
Veneto, di eludere l’incompatibilità (che viene invece sottolineata
nell’espressione dell’esistenza di un plurimo reale conflitto di interesse)
mediante un balletto dei consiglieri ed assessori che si sono succeduti in
entrate ed uscite nel voto delle distinte tavole, o porzione di esse, per
garantire la maggioranza assoluta dei votanti.
Il Piano andrà, quindi, comunque in approvazione definitiva:
non sarebbero sufficienti le notifiche sulle centinaia di errori materiali, o
argomentazioni in merito a questioni insediative, urbanistiche o normative; quella
in votazione è l’idea consolidata e condivisa delle ultime due amministrazioni
che hanno governato Calcinato. E non sarebbe certo l’ostruzionismo ad
impedirla.
La maggioranza di centro-destra che ha gestito questo piano,
si è costruita otto anni fa intorno all’opposizione al Prg del 2004, contro il
quale ha presentato addirittura un ricorso (posizione che ci trovava vicini); e
nelle linee programmatiche ha affermato come necessario ed urgente il processo
di annullamento e rifacimento dello strumento urbanistico. Insediatasi nel
2004, una legge regionale del 2005 le consente di istituire un nuovo processo
pianificatorio, che avrebbe potuto cancellare con un colpo di spugna la norma
precedente. Invece, con addirittura eccesso di zelo, attua a spron battuto il
tanto vituperato Prg dell’allora Lista Per Calcinato, ampliandone le
potenzialità edificatorie con innumerevoli varianti all’azzonamento (non si
contano i piani di recupero che
mascherano distruzione della memoria fisica ed architettonica del paese e che
alterano il suo sistema insediativo; ed almeno due vergogne non possono essere
non annoverate: il Piano del Costiolo, tanto necessario che ha già ottenuto una
doppia proroga e a demolizioni avvenute giace immobile tra le macerie delle
costruzioni rurali del centro del paese, e l’autorizzazione alla demolizione
del camino della fornace Marcoli, archeologia industriale segnalata tra quelle
di interesse regionale) che tendono ad aumentare vertiginosamente il numero di
abitanti (reali, non teorici..) indifferentemente dai principi affermati in
campagna elettorale ed in consiglio comunale.
Un ultimo commento sul calcolo degli abitanti teorici del
nuovo Pgt, che l’estensore effettua in modo quanto meno curioso: per non
ammettere lo spropositato aumento insediativo determina coefficienti arbitrari
di attuazione nel quinquennio per rientrare nei parametri di legge. Una
modalità ben peggiore di quanto eseguito nel 2004 dove (correttamente secondo
il nostro modesto punto di vista) i dati venivano, seppur arbitrariamente, solo
semplificati.
Il Pgt, che si è avvantaggiato di due proroghe concesse da
Regione Lombardia, è stato in gestazione per sette anni, ma non rivela affatto
alcuna complessità normativa o di disegno. La prima grande critica che muoviamo
è quella legata alla sua durata: la fase di produzione del piano è ben
superiore a quella che sarà la sua attuazione (normalmente 5 anni). Se il piano
si fosse concluso in tempi normali ora staremmo discutendo della sua variante
generale, che avrebbe acquisito richieste e necessità consone alla contingenza,
non relative a sette anni fa. E forse la maggioranza avrebbe reso un servizio
al paese annullando un piano inutilmente grande, con uno strumento più
misurato, che oggi, in virtù della crisi, anche edilizia, potrebbe essere
rivisto in altre chiavi (magari in quella della manutenzione della città e del
disegno dei suoi spazi pubblici ed aperti, dando attenzione alla
regolamentazione delle zone agricole, introducendo concetti fondamentali di
compensazione ecologica o regolamentazione degli usi dei suoli agricoli).
Invece va in votazione uno strumento vecchio, con previsioni
di espansione che giustificano un piano di servizi faraonico che con poche
probabilità (fortunatamente, vista la leggerezza ed incompetenza con cui
vengono affidati incarichi, appalti ed approvati progetti da parte della giunta
Legati: citiamo solo il Cinema Marconi, l’ampliamento del Municipio o il ponte
pedonale sul Chiese) troverà realizzazione.
Dobbiamo citare i costi di questo strumento: affidamento
d’incarico diretto ad 80mila euro a tre professionisti, due dei quali neanche
abilitati a produrre documenti urbanistici, ma che (quale assurdità tutta
italiana!) hanno i requisiti, lasciano l’incarico dopo pochi mesi; parcelle che
pochi mesi fa superavano i 250mila euro per uno strumento (senza polemica)
pieno di errori, lontano dai presupposti della legge che lo presuppone e
prodotto su supporto non conforme (i piano devono essere georeferenziati e
costruiti mediante appositi programmi informatici).
Quando ci troveremo ad affrontare la prima variante al Pgt,
presumibilmente entro i prossimi 5 anni, l’incaricato dovrà redigere ex novo
tutta la parte conoscitiva, che in questo strumento è carente, banale, inutile
ed errata.
Sui contenuti tecnici ci siamo già espressi altrove; ci
limitiamo a riaffermare la carenza dell’aspetto perequativo, compensativo ed i
dubbi sull’effettiva sussidiarietà del piano. In ultima istanza l’aspetto che
maggiormente emerge dagli elaborati: la totale assenza di un disegno delle
infrastrutture. Queste sono sempre acquisite in maniera a critica ed a livello
territoriale mai approcciate secondo le necessità reali del paese (sono
evidenti le assurdità a compensazione del tratto della Tav-Tac in termini di
sovrappassi e sottopassi ed attraversamento del fiume, piuttosto che la
proliferazione di inutili rotonde, da quelle della SS Lenese a quelle della SS
Padana Superiore e suoi innesti).
Da ultimo stigmatizziamo l’approccio con cui sono gestite le
osservazioni. Ritenendo inemendabile il piano non abbiamo presentato
osservazioni: un piano sbagliato in nuce non può essere accomodato o migliorato,
ma cassato e rifatto. Il nostro ruolo in opposizione e la convocazione del
Consiglio Comunale ci obbligano però ad esprimerci intorno ad esse. Tralasciamo
la loro sterilità, sono (quasi) tutte tese a coltivare interessi privati e mai
a riflettere sui principi dell’urbanistica e ci limitiamo ad una valutazione sulle
controdeduzioni. Queste sono labili, effimere, inargomentate e celano un
aspetto privatistico che non ci
appartiene. Laddove la norma è messa in crisi dall’osservazione di un privato
la risposta non può essere la deroga particolare (specie dove si tratta di
previsioni di uso del suolo e non di richiesta per una trasformazione
particolare già preventivata). Ci si riferisce ovviamente alla concessione di
edificabilità sulla collina delle Coste, peraltro assentita ad una fondazione,
che evidentemente provvederà a sperequare
secondo il principio del rinnovato diritto del suolo. Si tratta di un nuovo
peccato originale, che viola l’inedificabilità delle zone collinari. Ogni
atteggiamento diverso dal rilascio della possibilità di costruire a chiunque ne
farà legittimamente richiesta, da qui in avanti, sarà quindi ingiusto. Andremo
incontro, per l’ennesima volta, al disordine, al caos, generato da un
intervento non pianificato, inutile, eseguito non secondo una volontà
complessiva, di disegno, ma particolare. Riteniamo che sia sbagliato costruire
sulle colline di Calcinato, ma comprendiamo che possa essere valida un’opzione
che prevede la loro urbanizzazione al fine residenziale. Lo comprendiamo esclusivamente
in un ottica di un disegno urbano di qualità, che porti benefici al territorio,
al paesaggio e garantisca l’interesse collettivo (in termini di oneri,
strutture e servizi). Non lo comprendiamo quando, come in questo modo,
favorisce la speculazione edilizia ed urbana nel solo interesse, particolare,
privato.
Questo PGT si afferma come luogo di vendita del territorio,
possibilità di incasso di oneri e corrispettivi di convenzioni e diritti
edificatori, invece che momento di riflessione sulla forma urbana, sui servizi,
sulle regole di trasformazione dello spazio architettonico ed antropico.
Linea Indipendente,
che ha la pretesa di essere portatrice di uno scenario di sviluppo migliore e alternativo
lascia la seduta e decide di non partecipare alla votazione del documento.
Complimenti per l'intervento, che temo si sarà rivelato inutile. Voci di corridoio parlano di irregolarità nella votazione. Voi cosa ne pensate? E vero che si sta imbastendo un ricorso?
RispondiEliminaSembra che gli estensori di una osservazione che pare non sia stata posta in votazione stiano valutando con il loro pool di legali se presentare ricorso avverso il provvedimento.
RispondiEliminaSe nei prossimi giorni avremo notizie più precise, le pubblicheremo.
il "pool" di legali ha deliberato?
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