domenica 20 gennaio 2013

Appunti sparsi su democrazia, mercato e antipolitica

 Erano gli anni '70 e sentivo parlare di una legge elettorale con il sistema maggioritario da Marco Pannella, che allora si proponeva come il difensore dei deboli contro un imbelle e grosso PCI.
 Non capivo. Mi veniva magnificato un sistema che mi ricordava tempi sorpassati e periodi in cui il diritto al  voto era garantito per censo.
 Poi venne la stagione della governabilità, la "necessità" di un governo stabile per tutta  la legislatura: basta crisi, basta   governi "balneari".
 Il sistema proporzionale era un impiccio voluto all'indomani della Costituzione, i troppi partiti creano confusione, ricatti e corruzione. Così si disse.
 Bisognava garantire a chi "vinceva" le elezioni la possibilità di governare liberamente. Assistevo perplesso a questo stravolgimento delle logiche democratiche: l'approvazione di leggi per tutelare la maggioranza a scapito della rappresentanza delle minoranze. Tutto invece veniva subordinato alla dichiarata staordinaria efficacia di un sistema che avrebbe dato finalmente stabilità e progresso a tutto il paese. La faccio breve, di passo in passo anche in nome del "bipolarismo e dell'alternanza " abbiamo accentuato la parte maggioritaria del sistema elettorale passando alla sedicente seconda repubblica,  al "porcellum" , e ora qualcuno "lungimirante" parla già della necessità della terza (sic!) per dare spazio ad un "presidenzialismo", toccasana per ogni prossima crisi.
Varrebbe forse la pena, ora, di fare un bilancio di questa esperienza per capire cosa abbiamo ottenuto dalle mirabolanti promesse iniziali.
Se c'è stata stabilità è andata a vantaggio della destra liberal-clericale con il partito padrone a governare l'Azienda Italia e ad accontentare molte bocche fameliche e in primis la sua. Per poi comunque finire anticipatamente nel 2011 pur avendo parlarmentarmente una maggioranza" bulgara". Invece  durante i "suoi" governi il centro sinistra è stato sempre capace di dividersi e vorrei ricordare, per inciso che, a quanto so, per questo andrebbero ringraziati in particolare D'Alema prima e Veltroni poi lasciando perdere la favola consolatoria e autoassolutoria che ancora si racconta nel PD contro Rifondazione (che ha altre sue responsabilità).
 Ma allora se non abbiamo conseguito la "stabilità" abbiamo ottenuto qualche altro  risultato favorevole? Com'è la situazione politico economico sociale ora?
  Schematicamente: vedo che è cresciuta la corruzione, è cresciuta l'illegalità istituzionale, è cresciuta la forbice fra le classi sociali, è calata la possibilità di partecipazione.
-Le cronache di questi giorni sembrano dimostrare che l'aver dato una "stabilità artificiale" ai governi e alle amministrazioni locali ha portato ad una diffusa corruzione. Il malaffare, i sistemi mafiosi agiscono meglio se hanno di fronte un unico soggetto. Per me vale un po' la lezione dagli USA al tempo del proibizionismo. E' un classico, il poliziotto di quartiere blandito, minacciato o ricattato dal mafioso di turno che si poteva "dedicare" concentrandosi sull' unico intralcio rimastogli. Questo dando per ammessa la buona fede iniziale. Lo stesso meccanismo vale per gli amministratori pubblici responsabili "unici".
-L'altro risultato della "stabilità" è stato quello di creare una classe politica che si crede al di sopra delle leggi, anzi crede di essere La Legge (illegalità istituzionale). Amministratori e parlamentari in nome della presunta superiorità del  mandato  elettorale ricevuto (vedi anche le polemiche con la magistratura) prendono provvedimenti e legiferano per il tornaconto personale o al massimo delle lobby che li hanno sostenuti, ignorando completamente la seconda parte dell' articolo 1 della Costituzione, cioè di essere soggetti alla legge. Credono che chi vince una partita sia legittimato a cambiare le regole della democrazia a suo favore.
 Poi arrivano le condanne, le sanzione e le multe che finiscono a carico di tutti i cittadini e non dei singoli responsabili.
-E dal punto di vista economico sociale cosa ci ha portato l' era della " governabilità"?
 Ricordo negli anni '70 insigni economisti dichiarare la necessità del debito pubblico per sostenere l'economia. Poi si è affermata l'ideologia del mercato e gli stessi tecnici di prima ci hanno rispiegato che le spese sociali sono troppo onerose, al di sopra delle nostre possibilità,creano il debito che soffoca l'economia , insomma l'inevitabilità dei tagli e delle privatizzazioni.  Nel frattempo la  stessa logica bipolare-maggioritaria aveva portato la "sinistra" ad una rincorsa al centro per arrivare finalmente nella stanza dei bottoni. Così ci si è trovati volonterosi sostenitori del mercato, della Nato. delle missioni di guerra umanitarie, negando ogni spazio a qualsiasi alternativa. La solita logica di sempre della due fasi: adesso accettiamo facciamo tatticamente il contrario di quello che vorremmo e poi arriverà "il sol dell'avvenir".  Ingenui o meno il risultato è  stato un peggioramento drastico della possibilità di una minima giustizia sociale con la perdita di diritti per lavoratori dipendenti e giovani ed il contemporaneo aumento della povertà. E qui torniamo alla Costituzione così avventatamente presa di mira per "un necessario aggiornamento"( vedi l'ultimo caso del suicida "pareggio in bilancio") invece di essere semplicemente applicata.( Art.3, 4, 36, 41).
- Poi altro aspetto perverso è la mancata rappresentanza. La logica emergenziale della governabilità e della stabilità (ad usum mercati?) ha negato ogni possibilità di confronto e dialogo dentro e fuori le istituzioni. La mitica "soglia di sbarramento", così cara poi anche a Veltroni, è nata per impedire alle minoranze di disturbare il manovratore al governo. Milioni di voti senza rappresentanza buttati via. Poi qualcuno parla di antipolitica e confonde gli effetti con la causa. Servirebbe un po' più di sana autocritica e una sincera riflessione sulle conseguenze che un parlamento di" nominati" ha avuto nella propaganda qualunquistica dilagante nel Paese. Sostenere, poi, come prova di buon risultato, l'esempio dei comuni: " Che ha funzionato", significa solo credere che le decisioni di un uomo solo al comando siano meglio di tante teste pensanti, e dimenticare com'è  diventato  risibile il ruolo degli assessori e inutile quello dei consiglieri comunali. Però i comuni hanno fatto scuola si sono inventati anche i "governator- padroni" nelle regioni. Quindi sono arrivati i partiti personali (con i loro bei faccioni invece del nostalgico busto) e non se ne vede la fine, in una logica  da "testimonial"  commercialmente forse efficace , ma anche con l' altro risultato di promuove il messaggio dell'uomo immagine, l'uomo capace di salvarci dal baratro e  a cui inevitabilmente delegare tutto. Ci siamo messi in uno scivolo, un pericoloso precipizio , si incentiva la delega, non la partecipazione responsabile. Come non allarmarsi quando discutendo della nuova legge elettorale  l'unico punto non messo in discussione era un "premio di maggioranza" da far sembrare la "legge truffa" degli anni '50 una tutela per la minoranze? 
 Come se invece della governabilità prevalesse l'interesse per la spartizione del potere che come ben si sa e fatto di molti interessi e molti privilegi per pochi.
  Come si fa a credere che la strada imboccata oltre vent'anni fa non abbia nessuna relazione con l'attuale situazione?
 Per anni è stata tolta la possibilità di un confronto, di un dibattito aperto e serio sulla situazione economico sociale, sui problemi delle minoranze a cui si stavano togliendo  i diritti. Chi governa a colpi di decreto legge o di voti di fiducia in nome di sedicenti maggioranze, può capire cosa succede nel paese, o è interessato solo a difendere interessi di potenti lobby, veri azionisti di riferimento di un moderno stato- azienda? E' solo iI potere finanziario extranazionale che può determinare le scelte di una classe politica subalterna e senza alternative?
 Ci è stato anche fatto credere che solo garantendo agli eletti un elevato stipendio avremmo selezionato i più capaci. Ora ci raccontano che invece abbiamo incentivato carriere per opportunisti o gregari del leader maximo di turno. Come rimedio la proposta è di ridurre il numero dei rappresentanti in parlamento. (Taglio alla casta!). Non sarebbe forse più logico ridurre stipendi e benefit  garantendo una migliore e disinteressata rappresentanza parlamentare? Non si potrebbe immaginare una competizione elettorale con spazi e spese uguali per tutti nel rispetto della sovranità di ciascuno e senza favorevoli vantaggi per i più uguali?  Perchè tre diversi governi non sono riusciti a modificare una pessima legge elettorale con il sistema tanto vituperato di "sbarramenti" ed eletti "nominati" ? La democrazia, la Costituzione sono compatibile con un concezione oligarchica della sovranità popolare? Si possono ignorare le istanze che vengono dagli elettori come nel caso del referendum sui beni comuni?
 Si può continuare con l'uso della comunicazione e dei media finalizzato solo a criminalizzare il dissenso e la protesta con tecniche pubblicitarie per stravolgere il  significato delle richieste popolari?
 Problemi ed esigenze presenti nella società come la sicurezza, l'emigrazione, il lavoro, la spesa pubblica, diventano pretesti per guerre fra poveri, per politiche  emergenziali razziste ed antidemocratiche. Partono campagne disinformative martellanti:  criminalizzazioni di drogati, tossicodipendenti, nomadi, albanesi, marocchini, emigranti extracomunitari..(e ci ritroviamo le carceri strapiene).; oppure accuse contro scala mobile, art. 18, le troppe regole,anziani avidi privilegiati, giovani bamboccioni...; e poi, troppe tasse, troppe spese per la scuola, la salute, l'assistenza, trasporti, il " viviamo al di sopra delle nostre possibilità"... Ma mai una campagna per spiegare il crescente divario fra ricchi e poveri, sull' origine del debito pubblico, sulla situazione delle pensioni, sul precariato giovanile, sui paradisi fiscali e la formazione dei capitali all'estero, sulle spese militari,  la corsa al riarmo, le guerre e le missiono umanitarie.. Poche reticenti parole sul risultato delle privatizzazioni, sulla esternalizzazioni dei servizi. Nessuna proposta alternativa alle scelte che ci hanno portato a questo punto. Ci si accanisce sull' evasione fiscale di idraulici e bottegai e non c'è una proposta per i miliardi che si costituiscono " legalmente" nei paradisi fiscali.
Non che manchino le idee o le proposte alternative alle scelte "inevitabili" di questi anni, ma è l'attuale sistema che impedisce qualsiasi innovazione in difesa dell' attuale fallimentare pensiero unico del mercato. Un pensiero in difesa dei monopoli dominanti non può accettare confronti e discussioni con pretese richieste di fastidiosa partecipazione democratica.
  Questa logica, che vede nella competizione, nella concorrenza, nella "meritocrazia" del più forte la legittimazione al potere assoluto, non può che avere come strumento finale la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti per il controllo delle risorse e dei mercati mondiali.
Quello che noi  chiamiamo "il ripudio dell' articolo 11 della Costituzione" è il logico corollario delle attuali scelte dei padroni del vapore con la corsa al riarmo in un momento di crisi economica.
 Forse esagero?  Possibile  che tutto parta dalla ben intenzionata voglia di stabilità e governabilità senza perdere tempo in  confronti ed interminabili discussioni con le solite minoranze?
Ma mi dicono gli esperti credenti nell'aldilà : "Di buone intenzione è lastricata la via dell'inferno".
Personalmente mi sono limitato a farmi domande alla luce del buon vecchio detto : "Sapere di non sapere è vero sapere".
 So di non essere "super partes", credo nel potere di tutti (con Capitini), o se volete al diritto alla sovranità per ciascuna persona (con don Milani). Ogni limitazione all'uguaglianza,alla pari responsabilità, non mi importa la ragione e la gravità, diventa una scorciatoia per l'oligarchia e la dittatura.

Adriano Moratto

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