giovedì 8 dicembre 2016

Al mondo si nasce per cambiarlo

Sono un ragazzo di ventidue anni che, un anno e mezzo fa, ha deciso di lasciare amici e famiglia in Italia per prendere un volo con destinazione Stati Uniti d’America. Qui studio per prendere due lauree e nuoto in una piccola università nel Midwest.
Se avessi potuto, avrei votato Bernie Sanders alle primarie dei democrats, Hillary Clinton il 7 novembre, e Remain il 23 giugno. Sarei stato il candidato ideale a votare Sì domenica scorsa. Sorpresa. Avrei voluto votare No. Avrei voluto perché il plico elettorale mi è stato consegnato lunedì 5, giusto in tempo per accendere il fuoco nel camino di casa.
Il mondo che vorrei è un mondo liquido, multiculturale, multietnico, multisessuale e di cuore. Non razionale.
Scegliere un’identità non significa solo fare una scelta logica e razionale: ragionando ad absurdum e seguendo la sua linea di pensiero, chiunque scelga un’identità stigmatizzata sarebbe solo un povero idiota, incapace di usare il proprio cervello per compiere una scelta adeguata. Non voglio questo nel mondo che desidero.
Credere che la globalizzazione sia inesorabile rievoca in me il verso che Leopardi, sbeffeggiando il cugino Terenzio Mamiani, scrisse nella sua Ginestra: le magnifiche sorti e progressive.
Non sono un giovane con l’anima di un vecchio.
Credere che le leggi dell’economia siano inesorabili tanto quanto i principi di Newton è a dir poco riduzionista e un pochino ignorante, mi permetta di sottolineare.
Le leggi dell’economia sono solamente una costruzione sociale. Al di là dei paroloni, ciò significa che gli umani hanno costruito - attraverso l’interazione -  leggi definite inesorabili. Si crede che il mercato così come lo conosciamo oggi sia sempre esistito; tuttavia, se si esplorasse il mondo oltre il palmo della sua mano, ci si renderebbe conto che il libero mercato non è l’unico tipo di economia che esiste su questa terra. Basta semplicemente cercare oltre. Sicuramente è la più diffusa, su questo non c’è alcun dubbio, ma la diffido dal semplificare il discorso con l’equazione più diffusa uguale migliore. John Dewey, il più grande pedagogista americano, nel lontano 1929 definì questa logica “ridicola e sconcertante”. Marx, invece, avrebbe detto che è un chiaro esempio di come le idee dominanti siano solamente quelle della classe dominante, che lui ha chiamato bourgeoisie. Inoltre, Hitler e Mussolini avevano la maggioranza dei rispettivi popoli dalla loro parte, ed entrambi sappiamo come è andata a finire.
Credere che le banche non abbiano alcun ruolo nel sistema capitalista è miope. Le banche sono parte del sistema, e fanno i propri interessi. Lei cita Goldman Sachs, ignorando che quella banca ha le mani sporche del sangue dei cittadini greci, insieme al Fondo Monetario Internazionale, che - per essere chiari - ha guadagnato circa due miliardi e mezzo dal 2010 al 2015 con gli interessi sui prestiti alla Grecia.
Avrei voluto dire no, non per tornare indietro, ma per guardare avanti.
Credere che il mondo in cui viviamo sia l’unico possibile e sia immodificabile è il primo passo verso la sottomissione.
Tuttavia, questo non significa che cambiare sia positivo a prescindere. Tanto per dare un po’ di aria alla casa delle vacanze dopo un freddo inverno. È fin troppo facile accusare i giovani di aver votato con i piedi o di essere mammoni, ma è anche un po’ idiota. I giovani che per scelta, necessità o comodità hanno deciso di rimanere in Italia meritano un pochino di rispetto, a prescindere dal fatto che condividiamo la loro decisione. Andare all’estero (o abbandonare la barca che affonda) è stata una delle decisioni che riprenderei; non è stata la più semplice, ma la rifarei al 100%.
Sicuramente il referendum è stata un’occasione per cambiare, e la maggioranza degli italiani ha deciso di rimanere.
Avrei voluto dire No non per rimanere nella situazione in cui siamo, ma per avere un’Italia migliore, che non assomigliasse a una teocrazia, con l’unica differenza che il Deus ex machina sarebbe stato il presidente del consiglio dei ministri. Avrei voluto dire di no perché ho letto, compreso e non condiviso la proposta di cambiamento. Tra la Costituzione del 1948 e la possibile Costituzione del 2016 ho preferito la prima.
Non avrei voluto dire No perché sono legato al passato.
Avrei voluto dire No a uno dei futuri possibili per la nostra Italia.
Gli altri futuri sono solo da immaginare e da costruire.
Andrea Bazzoli

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